BERTINOTTI A MESSINA, CRITICHE ALLA CANDIDATURA DI CALEARO…

7000ac4a65af9deccce9714849272a27.jpgSono finiti i tempi delle adunate in piazza: oggi Bertinotti tiene i comizi al cinema. E forse è meglio così, vista l’accoglienza fredda che gli è stata tributata stamattina al mercato Zaera, durante quello che doveva essere un ingegnoso spottone pubblicitario. Tutta un’altra cosa la riunione al chiuso, tra vecchie facce e tanti giovani, anche giovanissimi, venuti a sentire il discorso (lunghissimo, quasi 2 ore) della vecchia volpe della sinistra italiana.

I temi sul tappeto sono tanti in quella che è stata definita la campagna elettorale più brutta della storia repubblicana Innanzitutto l’opposizione al duopolio delle coalizioni elefantiache PD e PDL, simili nella sigla, e, a sentire Bertinotti, accomunate anche dall’intento di cancellare la politica riducendo la contrapposizione ad un accordo che premia chi ha il potere e emargina gli altri. Se il PD deriva verso il centro, la sinistra è necessaria per compensare questa tendenza, nonché per ricostruire la politica nel paese reale. «La crisi della politica – continua Bertinotti -, la perdita di credibilità, il distacco dalla vita quotidiana, che ha preso il volto dei costi della politica, derivano da scelte che hanno trascurato le reali esigenze del Paese. Eppure piccole cose le ha fatte qualcuno e non altri. E’ la prima volta che la Camera ha un bilancio inferiore a quello dell’anno precedente; è la prima volta che non viene approvato l’aumento degli stipendi e delle pensioni per i parlamentari.».

L’esperienza di governo viene evocata con un apparente senso di pudore: «Il Governo ha deluso le aspettative di andare oltre l’avversione verso Berlusconi per costruire una politica. Ciò è avvenuto a causa delle forze moderate, che hanno dato voce ai poteri forti. Noi siamo rimasti sperando che forse dopo sarebbe cambiata la direzione. E’ prevalsa la logica dei 2 tempi: prima il risanamento, poi… un poi che non è arrivato mai». E qui un’accusa implicita al centrosinistra: «E’ insopportabile che gli stessi che non hanno appoggiato in Parlamento la nostra proposta di redistribuire almeno una parte del tesoretto agli italiani parlino oggi di aumenti degli stipendi e delle pensioni». Ma le accuse ai vecchi compagni di governo non finiscono qui, Bertinotti non dimentica di stigmatizzare la candidatura nel PD di Massimo Calearo, «il falco della Confindustria, che ha annunciato che si batterà per l’eliminazione del Contratto nazionale di lavoro».

Tra i temi toccati, anche il lavoro precario, che oggi «è diventato il lavoro. Un’intera generazione rischia di diventare precaria. Ma il precario non sostituisce il disoccupato, si somma ad esso. In realtà il precario sostituisce il lavoratore stabile. Il precario è ovunque, anche nella pubblica amministrazione, perché il sistema ne ha bisogno per dominare e corrompere la persona, costringendola ad accettare ogni condizione». Un impegno primario della Sinistra l’Arcobaleno sarebbe la revoca della Legge 30/2003 (strategicamente Bertinotti evita di chiamarla Legge Biagi, come altrettanto strategicamente la battezzò il Governo di allora). Il presidente della Camera la annovera tra i peggiori demeriti dell’ultimo Governo Berlusconi, perché «ha trasformato il mercato del lavoro in un supermercato, dove le aziende si riforniscono di lavoratori per poi gettarli via dopo qualche mese».

Collegato al tema del lavoro è quello dei salari, con il depauperamento delle famiglie, il divario sempre più netto tra redditi e prezzi. Per contrastare la perdita di potere di acquisto Bertinotti ha lanciato la proposta di una indicizzazione automatica annuale dei salari e delle pensioni per adeguarli all’andamento dei prezzi. Una idea da mondo dei sogni, in apparenza, ma poi ha aggiunto: «Si può fare? Certo che si può fare. E i soldi dove li prendiamo? Lì dove sono andati a finire in tutti questi anni di sperequazioni sociali: nella rendita e nel profitto».

Della Sicilia, e più in generale del Mezzogiorno, il leader della SA ha sottolineato la ricchezza di risorse e la necessità di valorizzarle, invece di considerare queste regioni un peso per il Paese. «L’attuale modello economico e sociale – ha detto – relega il Mezzogiorno al ruolo di discarica, dove sistemare le attività più pericolose e dannose, e inoltre lo condanna al lavoro nero e a tutte le forme di lavoro grigio.». Si è spinto fino a immaginare un marchio “made in Sicilia”, che prenda a modello il “made in Italy” per promuovere prodotti di eccellenza nostrani nel mondo. Ma il presidente non ha dimenticato la realtà del Sud, che è per certi versi drammatica, a causa della mafia, del sistema clientelare della politica, che la considera un bacino di voti, delle scelte della classe dirigente: «In Calabria in questi anni sono arrivate barche di soldi, ma la popolazione non se ne è anche accorta», ha ricordato. Una situazione che ha causato la ripresa dell’ emigrazione, soprattutto dei giovani, «magari nel Triveneto, per trovare un lavoro precario».

Dal pubblico tanti applausi, soprattutto all’evocazione dei temi più cari alla città e al nostro territorio, la valorizzazione delle risorse e dell’ambiente, il no al Ponte, l’impegno per l’occupazione stabile. Su tutto, però, aleggia lo spettro dei sondaggi, che danno la Sinistra l’Arcobaleno oscillante intorno all’otto per cento, e soprattutto al di sotto del totale dei voti che ottennero i singoli partiti che la compongono alle Politiche del 2006.

BERTINOTTI A MESSINA, CRITICHE ALLA CANDIDATURA DI CALEARO…ultima modifica: 2008-03-29T19:08:32+01:00da leonedilipari
Reposta per primo quest’articolo