Rassegna Stampa. “L’Espresso” e Tirrenia

lespresso.jpgL’ultima estate dei traghetti di Stato scorre veloce, inghiottita fra le partenze d´agosto e la lunga vacanza della politica. Eppure, fra qualche mese, nulla sarà più come prima e quel che resta della flotta pubblica che ancora naviga sotto i vessilli della Tirrenia avrà con ogni probabilità già cambiato proprietario. Le navi che da Genova, Livorno, Civitavecchia, si contendono ogni giorno i passeggeri diretti alle grandi isole saranno interamente private, se il governo continuerà a dar corso al suo progetto di cessione del capitale della Tirrenia. D´altra parte, appare difficile fare diversamente. L´Unione Europea ha chiesto al nuovo titolare del dicastero dei Trasporti, Altero Matteoli, di sospendere a fine anno ogni possibile deroga ai contributi pubblici. Come dire, basta soldi alla flotta di Stato e avvio rapido del processo di privatizzazione della capogruppo Tirrenia e delle controllate regionali (Caremar, Toremar, Siremar e Saremar oltre alla divisione Adriatica). Fra quattro mesi, quindi, termineranno i contributi pubblici alla flotta e, conseguentemente, si aprirà il percorso che porterà alla cessione del capitale. Ma la strategia che il governo intende seguire passa necessariamente dal coinvolgimento dell´armamento privato, candidato naturale alla successione, e dei sindacati, fermi nel rivendicare il rispetto dei contratti in vigore e il mantenimento dei livelli occupazionali attuali. L´esito favorevole della vicenda dipende da questa triangolazione, evitando così di scatenare un nuovo fronte di battaglia sindacale. A maggio, con le prime avvisaglie di smobilitazione e il paventato taglio dei collegamenti Tirrenia da Genova per Olbia e Porto Torres, il livello della tensione si era immediatamente alzato, portando alla clamorosa protesta di un marittimo che, nel porto di Genova, a bordo di in traghetto Tirrenia, aveva manifestato con un cappio al collo, a significare l´imminente scomparsa della flotta pubblica. La protesta era poi rientrata con l´annuncio del governo di non procedere fino alla fine dell´anno con alcun ridimensionamento delle rotte. Ma la partita resta aperta. Per chiuderla, i privati hanno già messo a punto una strategia molto articolata che passa da due mosse obbligate: il trasferimento delle società regionali sotto il cappello delle regioni e la successiva gara per la vendita di quel che resta della flotta pubblica, impegnata nei collegamenti fra il continente e le due isole maggiori, Sicilia e Sardegna. «Quello che sta emergendo nei tavoli aperti con i rappresentanti del governo, dell´Unione Europea, degli enti locali e dei sindacati – spiega il presidente di Confitarma Nicola Coccia, prorogato con una sorta di acclamazione unanime per un altro anno al timone degli armatori privati – è che la disponibilità di Confitarma non è legata a fini speculativi. Non siamo pronti a impegnarci direttamente per aggredire un concorrente, ma al contrario entriamo in campo perché l´Unione Europea ha imposto la fine delle sovvenzioni pubbliche ed è quindi necessario che un nuovo soggetto si faccia avanti, facendosi carico della flotta e del suo personale. Se abbiamo rispetto per questa tesi e non cadiamo in battaglie ideologiche, arriviamo all´accordo con tutti gli attori, salvaguardando un patrimonio umano e professionale di altissimo valore, quale è quella della Tirrenia e delle sue controllate». La proposta di Confitarma, che verrà valutata a settembre dal governo, punta sul passaggio delle società regionali (Caremar, Toremar, Siremar e Saremar) che garantiscono i collegamenti con le isole minori di Campania, Toscana, Sicilia e Sardegna sotto il controllo delle regioni competenti. Ovviamente, non potendo essere le regioni garanti della qualità del servizio e, al tempo stesso, gestori del collegamento, bisognerà studiare un bando di gara che abbia come punto fermo la garanzia dei collegamenti con le isole minori, anche quelli svolti in periodi poco redditizi e quindi con “funzione sociale”. Ciò che di fatto Tirrenia ha sempre svolto, garantendo nel corso del tempo anche corse fuori stagione, palesemente antieconomiche dal punto di vista del business, ma fondamentali per non lasciare mai isolate Sicilia, Sardegna e le isole minori con la Penisola. Chiusa questa partita, ci si potrà poi dedicare alla privatizzazione di una Tirrenia “depotenziata” delle società regionali e di fatto operativa su rotte dove sono già presenti i privati. E anche in questo caso, il bando di gara dovrà contenere clausole molto chiare sull´occupazione. «Noi siamo pronti, chiediamo al governo di attivarsi quanto prima – chiude Coccia – affinché fra la fine delle sovvenzioni pubbliche e la privatizzazione non siano periodi tali da pregiudicare la qualità di un servizio che gli operatori privati già offrono da tempo».

Rassegna Stampa. “L’Espresso” e Tirreniaultima modifica: 2009-08-19T14:03:23+02:00da leonedilipari
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