Eolie&San Bartolomeo

sleoneestate1.JPGdi Salvatore Leone

Ormai solo San Bartolomeo potrà salvare la chiusura del Punto Parto e la soppressione del Tribunale di Lipari. Certo potrebbe anche pensarci il nostro Presidende della Repubblica Giorgio Napolitano, (diventato cittadino “d’adozione” Stromboliano). Un tentativo dovrà essere fatto da parte del nostro sindaco Marco Giorgianni. Anzi dai quattro sindaci eoliani. Auguri a tutti i Bartolo sparsi nel mondo.

Eolie&San Bartolomeoultima modifica: 2012-08-23T18:45:00+02:00da leonedilipari
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Eolie&San Bartolomeo

alba24.jpgCari amici lontani e vicini,
 
San Bartolomeo c’è. Sempre. In ogni momento della vita eoliana dentro e fuori dalle isole, vive religiosamente in silenzio la figura del Santo patrono sempre argentato e con il cuore d’oro. La festa patronale del 24 agosto continua a vivere con le Eolie e per le Eolie come la madre di tutte le feste. Meno male. Essa rappresenta il punto di confine fra la fine dell’estate ed il rientro di tutti gli emigranti eoliani nelle terre di lavoro e di vita sempre con la benedizione di San Bartolomeo eterno protettore. Il mondo ha bisogno adesso di un San Bartolomeo, ma Lui ha tantissimo lavoro in queste 7 isole.
 
Buon San Bartolomeo e Buon Notiziario dal sole libero delle Eolie.
Eolie&San Bartolomeoultima modifica: 2011-08-24T07:43:42+02:00da leonedilipari
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Eolie&San Bartolomeo

lsciacchitano.jpgdi Livio Sciacchitano

 

Non so se la fame di cultura storica o la mia incondizionata devozione mi abbiano spinto da tempo ad approfondire la storia e la leggenda del nostro patrono S. Bartolomeo.  Spesso la natura di alcune azioni non trova fondamento nella ragione ma nell’istinto, o meglio come in questo caso, in qualcosa di più grande che è la fede. Ed in questa famelica ricerca, forse l’idea di seguire territorialmente il cammino delle reliquie di S. Bartolo mi ha spinto fino a Benevento, come chi per ritrovare qualcuno ne cerca con particolare attenzione le orme lasciate sul terreno.

La storia di questo apostolo discepolo di Cristo, come dice il suo stesso nome figlio di Tolomeo, sembra partire da postumo proprio dalla nostra isola nel 264 d.c..

E’ questa la data in cui la leggenda vuole che le spoglie del santo siano giunte sulle sponde di Lipari all’interno di un sarcofago di pietra, miracolosamente galleggiante. La venuta sembra sia stata premonita in sogno da un angelo del signore al Nostro vescovo S. Agatone, e che nonostante gli sforzi dei tanti presenti, a portala in secco vi riuscirono solo dei bambini tutti chiamati Bartolo.

La collocazione del corpo del santo fu la chiesa di S. Bartolomeo in Moenia a Lipari   e lì rimase per 615 anni circa, anche se la chiesa eretta per accogliere le spoglie aveva dimensioni diverse dalla chiesa che oggi ammiriamo e che è solo che un’infima parte della grande chiesa che occupava quell’area.

La venerazione del corpo di S. Bartolo a Lipari si interrompe bruscamente nell’879. Si colloca in quell’anno una delle invasioni saracene più SBARTOLO1.jpgbarbare che la storia dell’isola di Lipari ricordi. La ferocia degli infedeli musulmani aveva travolto la Mesopotamia, la Persia e dopo aver apprestato la conquista di Sardegna e Sicilia con enorme violenza si abbatté anche sulle Isole Eolie. Lipari fu messa a ferro e fuoco, le donne violentate. La mano saracena assassina non risparmio nessuno neanche i Vescovi che furono condotti all’ostracismo e le chiese distrutte. La furia degli infedeli non risparmiò neanche anche le ossa del santo Patrono che assieme a quelle di S. Agatone e di altri defunti furono sparse nei campi.

E qui possiamo forse parlare già di storia di S. Bartolomeo, in quanto scritta. Esiste infatti presso la curia un documento autografo, di un certo La Rosa di Lipari, che narra del ritrovamento delle ossa del Santo patrono avvenuto da parte di un ecclesiastico. Questi era uno dei pochi scampati alla furia dei saraceni perchè rifugiatosi in una grotta dell’isola  dove lo scritto racconta che gli apparve S. Bartolo e gli intimò: “Surge, vada et collige ossa mea” – (trd. vai e raccogli le mie ossa), spiegandogli che le avrebbe riconosciute dalle altre perché nella notte queste avrebbero brillato come se illuminate. Tutto come richiesto si compì e l’ecclesiastico eremita una volte raccolte le ossa del Santo Patrono si premurò di lasciare Lipari per porle in scampo, ed a bordo di un battello raggiunse Salerno prima e poi Benevento ove queste vennero custodite dai Beneventini.

 E così sarebbe semplice  comprendere la storia delle reliquie del nostro patrono, ma nel corso della storia le cose cambiano e l’Italia passa sotto il dominio germanico ed Ottone terzo imperatore di Germania dopo aver espugnato  Benevento dopo poco più di cent’anni dall’arrivo delle spoglie nella città volle che queste venissero trasferite a Roma dove aveva fatto realizzare una chiesa dedicata al santo nell’isola Tiberina dove tutt’oggi in un elegantissimo sepolcro di porfido si trovano le reliquie di S. Bartolo. Ma a questo punto la confusione che poi tra le altre cose mi ha spinto a legger della storia del corpo del patrono è proprio questa, allora esistono più reliquie! Come può essere avvenuto ciò?

La spiegazione consta nel fatto che a quanto sembra i Beneventini il corpo che consegnarono ad Ottone terzo non era il corpo dell’’apostolo. La questione ha aperto una disputa nei tribunali ecclesiastici che a quanto mi è dato di sapere forse ancora non risolta.

Ho chiesto lumi sulla questione al prof. Iacolino col quale ogni tanto faccio una chiacchierata di storia, e mi ha trasferito di come nei primi secoli la mercificazione delle salme come corpi dei santi era cosa comune e costante, perché vantare nell’ambito di un territorio il corpo di un Santo rappresentava una più facile espiazione dei peccati per tutti coloro che quel territorio lo abitavano. Le conseguenze erano comprensibili e da ciò la confusione giunta fino ai nostri giorni, e quindi il mistero è presto chiarito. L’arrivo della pelle dell’apostolo a Lipari è invece certo e testimoniabile in quanto questa arrivò nell’agosto del 1926, (e dell’evento esistono le foto detenute dal centro studi di Lipari) grazie all’interessamento del arcivescovo di Messina del tempo che era Mons. Angelo Paino (originario di Lipari) che le ottenne grazia alla concessione del patriarca di Venezia dal Capitolo Cattedrale della città.

Questa mia ricerca della verità o della certezza mi fa venire in mente la frase che L’arcangelo Gabriele disse alle donne che si erano recate al sepolcro di nostro Signore: “Colui che voi cercate non è più qui, è risorto”.

Il mistero della resurrezione è forse alla base della nostra fede cristiana forse il pilastro portante della nostra cristianità. Nel mio viaggio a Benevento nella cattedrale di S. Bartolo così come nella visita- sopralluogo che ho fatto  a Roma nella “Chiesa di S. Bartolo in flumine nata” ho trovato molte cose per esempio il calderone ove i saraceni tentarono di sciogliere la statua che custodiamo a Lipari, ho trovato dipinti che raffigurano l’effige del martire, dei busti argentei come quello di Benevento e le reliquie ma non mi sentivo appagato non avevo trovato quello che cercavo.

E mi crucciavo con quest’idea l’altra sera mentre salivo la scalinata per la festa di S. Bartolo dei terremotati per capire cosa stavo cerando sulla storia di san Bartolo e dove stavo cercando S. Bartolo a Benevento a Roma nelle suo corpo nelle sue reliquie. Alla fine ha compreso che era proprio nella cattedrale di Lipari che si custodiva la vera testimonianza del passaggio su questa terra di questo apostolo. Una folla interminabile di eoliani in silenzio, con filiale devozione, con mistico assoggettamento si univa in preghiera, non un brusio, non una defezione comportamentale, anche i bimbi erano composti ad ascoltare l’omelia di Mons. Alfredo Adornato. Ognuno di presenti portava nel cuore un grande dono tarsmessogli dai genitori e a questi da loro genitori e così via fino a quel giorno del 264 d.c. in cui iniziò la nostra venerazione per il Santo Patrono. Questo dono  che è la fede è il vero corpo di S. Barotlo, l’amore e la venerazione che in nessun posto ho trovato. È a Lipari il vero miracolo, nella fede della gente eoliana testimoniata da persone come Tindaro Fonti o  Francesco Rizzo  che fanno a gara per portare la statua di S. Bartolo in processione, piccolo grande gesto di devozione ma frutto di una fede mai scalfita nei secoli. Gridate senza reticenza o timore

VIVA VIVA CU TUTTU L’ONURI A S. BARTULU PRUTITTURI

Eolie&San Bartolomeoultima modifica: 2009-10-10T15:12:55+02:00da leonedilipari
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