Da Santa Marina Salina in linea Teodoro Cataffo

tcataffo.jpgdi Teodoro Cataffo

Pubblicazione “”CASA AL MARE””. CAPITOLO  2°

Il villaggio. 1991. Questa, la casa al mare, è stata sempre un punto strategico nella geografia di S. Marina. Lo era anche quando, negli anni sessanta, tre, quattro ragazzi ci sedevamo con gli occhi rivolti verso la Sicilia aspettando che spuntasse il “Progresso Nero”. Era un barcone pieno di bandierine che allora sembrava immenso. Settimanalmente arrivava, la domenica pomeriggio, con un carico sempre nuovo di turisti francesi.

Questi alloggiavano nei bungalow di paglia del Club Mediterraneé di S. Marina, in paese chiamato u villaggiu. Appena avvistato, una decina di ragazzini sui quindici anni ci radunavamo sul pontile in prossimità della scaletta. Il porto allora

non era così lungo e non c’era l’attracco per i traghetti e dalla parte di terra il pennello finiva con l’inizio di una meravigliosa spiaggia di sabbia nera. Correvamo  dietro il motocarro a tre ruote di Lausta o a quello di Settimino, affannandoci a caricare e poi a scaricare le borse e le valigie dei francesi per ricevere in cambio i bottoni colorati che tramite qualche amico cambiavamo alla direzione del villaggio in soldini.

L’unico di noi ragazzi che aveva la fortuna di entrare dentro il villaggio era Tonio. Forse perché aveva qualche anno in più, ma è probabile entrasse perché con la sua chitarra era indispensabile alla piccola orchestrina che a notte fonda faceva divertire i francesi con “ciuri ciuri” e “vitti na crozza”. Al mattino ci andava anche con suo padre che era barbiere e lo aiutava a fare la toilette ai turisti. Quello che ci raccontava era incredibile.

Al suono di fisarmonica, chitarra, flauto, mandolino e al ritmo delle immancabili nacchere del Signor Pietro, tra le francesi, ebbre dei sapori della salsa eoliana, del gusto dei totani ripieni preparati alla griglia dalla signora padrona del villaggio e colpevole anche una buona malvasia, a sentire lui, ci scappava anche qualche nudo. Era quanto bastava perché le nostre fantasie giovanili prendessero il volo. Purtroppo questo libertinaggio nel villaggio rischiò di finire quando qualcuno raccontò tutto in confessionale a Don Checchino, il parroco di  S.Marina. Tuonò dal pulpito contro il cattivo esempio di quei barbari ma poi capì che era più produttivo da ogni punto di vista un accordo.  

E così ogni mercoledì pomeriggio alle sei della sera tutti gli ospiti del villaggio si radunavano in chiesa per assistere alla benedizione, per ascoltare l’organo suonato da Don Checchino che i sacrestani facevamo funzionare azionando un grosso mantice posto dietro l’altare maggiore. Sentivano raccontare la storia della santa patrona ed infine depositavano dei soldi nella tazza che girava tra i banchi.

Da Santa Marina Salina in linea Teodoro Cataffoultima modifica: 2011-11-10T13:37:00+01:00da leonedilipari
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