di Teodoro Cataffo
in questi giorni ed in queste lunghe notti in cui le forze atmosferiche, orientate al peggio, ci avvolgono misteriosamente in un magico affascinante isolamento, solo ora siamo davvero isolani.
In questo inverno che ci sta regalando, a piene mani, i rumori che creano l’intimità : il sìbilo fischiante del vento che gonfia i vetri, lo scrosciare della pioggia torrenziale che in poco riempie le vuote cisterne, il fragore del mare quasi nero che si scontra con la spiaggia e “fraie” nel salire e nel tornare spumando di bianco la riva ; è adesso che ci sentiamo davvro isolani.
Chi può impedirci di vivere insieme sole e nuvole nere, vento ed uragano, pioggia e stelle, mare e barche tirate a secco?
E sentirli, i rumori, sotto le calde coperte ed anche accanto ed abbracciati al corpo che ci è amore.
E farli propri , i rumori, come incontestabile giustificazione per non essere partiti, per non essere presenti.
E vederli i rumori, mitigati dalle imposte socchiuse della camera del letto, avanzare lentamente, cosi come la luce del giorno con fatica avanza tra le nuvole nere..
Perchè dobbiamo negarci questo optional che il caso ci ha dato, perchè?
Perchè noi isolani sentiamo una strana esigenza.
Alzarci , uscire e vivere “lo storm”, la tempesta. Starci dentro, pensare di poterne determinare gli effeti e la durata, credere di essere anche noi uno degli elementi della selvaggia natura..
SONO COSE SOLO NOSTRE, DEGLI ISOLANI!!!
e quindi dimentichiamo per un attimo gli aliscafi e le navi che non viaggiano.
Mettiamoci al centro della tempesta e viviamo la sfida.