Eolie, diario di un viaggio

apanareapiccola.jpgAppuntamento al porto di Tropea per un rapido briefing e per prendere possesso della barca: la Clizia. Quindici metri di vetroresina presi a noleggio, ma praticamente nuovi che avrebbero cullato il nostro desiderio di svago e libertà per i successivi sette giorni. Il gruppo dei velisti allo sbaraglio è composto da otto membri; il nono si sarebbe accodato alla truppa dopo un paio di giorni. Un gruppo eterogeneo ma affiatato nel quale ognuno riconosce immediatamente per indole o per necessità il proprio ruolo in barca. Abbiamo anche le magliette tutte uguali da vero equipaggio: fondo blu con bordi bianchi, il nome della barca ricamato sul petto e il ruolo nella squadra stampato sulle spalle. Considerando la caratura tecnica del gruppo, questo vezzo è davvero eccessivo! Ma, in fondo, al di la della vacanza in barca, la voglia di provare ad andare davvero un po’ a vela lo abbiamo tutti. Si sale a bordo! I “tecnici” del gruppo verificano strumentazioni e dotazioni dello scafo, scambiando di quando in quando qualche battuta a voce alta, forse per far credere ai vicini di barca che ci sappiamo fare davvero. La manovalanza sottocoperta, invece, smentisce subito quell’apparenza imprecando nel tentativo di aprire qualche scomparto del cucinino, manifestando, così, la propria natura da meri turisti fai da te! La gara per accaparrarsi la cabina migliore viene sospesa perché il fatto non sussiste: il design interno, comodo e piuttosto simmetrico, offre quattro ampie cabine doppie molto simili tra loro e tutte con bagno. La gara, pertanto, diventa quella per trovare il compagno di materasso meno rumoroso durante il sonno. Ma tanto sappiamo bene che le ore di sonno saranno davvero poche! Lasciamo all’amico ritardatario la cabina dello skipper a prua: i meno poetici la definirebbero più piccina ed un po‘ isolata, i veri velisti, invece, colgono il regno del vero lupo di mare. Un’ultima occhiata alla cambusa per gli acquisti dell’ultimo minuto. È trascorsa qualche ora da quando abbiamo indossato le magliette da equipaggio e la frescura della sera inizia a farsi sentire. Fuori dal porto il mare sembra un po’ agitato ma i bollettini meteo ci confortano. Tutto è pronto. Molliamo le cime ed iniziamo il nostro viaggio.

Abbiamo scelto la traversata notturna, consapevoli che non sarà una passeggiata ma vogliamo qualcosa di speciale per il nostro viaggio. La brezza soffia leggera e la smania di issare le vele è troppa per non cedere. Uno sguardo di intesa, qualcuno indossa i guanti ed il timoniere dà il via alle manovre. Alcuni di noi ci sanno fare davvero, qualcun altro, invece, quando sente il verbo “cazzare” crede che qualcuno si sia arrabbiato! Forse visti da lontano sembriamo un po’ goffi, non siamo perfettamente sincronizzati ma riusciamo a muoverci discretamente. Le vele salgono veloci, il vento inizia a spingerci con impeto delicato e la barca va! Ce l’abbiamo fatta, non siamo poi così malaccio! Ti guardi intorno, il colpo d’occhio è di quelli che non dimenticherai più: sei con i tuoi più cari amici, il sole fa l’occhiolino nascondendosi dietro l’orizzonte e tu guardi lontano senza sapere dove, respirando la salsedine con il vento nei capelli. Le urla concitate della manovra non si sentono più, siamo tutti in silenzio, ci godiamo quel momento con le gambe a penzoloni fuori dalla murata: qualcuno alza il naso per guardare la cima dell’albero, qualcun altro cerca di sfiorare l’acqua mentre lo scafo si inclina dolcemente e scivola sulle onde. Un’immagine che ha del romantico inteso alla tedesca, quasi dell’eroico ma l’imprevisto è alle porte. L’onda lunga bussa allo scafo e alcuni dei naviganti trascorrono il resto della traversata con la testa fuoribordo! Prima dell’alba giungiamo in “vista plotter” della rada di Panarea: una schiera di alberi illuminati in cima ondeggia placida per darci il benvenuto. L’isola del divertimento dorme ancora.

Lettera firmata.

Eolie, diario di un viaggioultima modifica: 2010-06-30T17:58:22+02:00da leonedilipari
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