Da Padova in linea Antonio Famularo. Appunti di viaggio

afamularo2.jpgdi Antonio Famularo

Estate 2013  –  Appunti di Viaggio.

E’ Domenica, Euterpe, è quella di oggi si annuncia come una splendida giornata agostana. Sono appena ritornato a Salina e sto andando a Pollara con un pullman che si inerpica fra i tornanti della strada che da Malfa, e poi dal bivio di Barbanàcola, sale fin su verso il Semaforo per ridiscendere fino al capolinea di Pollara… Giuntovi scendo davanti al piazzale della Chiesa di Sant’Onofrio, mi guardo attorno e vedo che tutto è cambiato e… non è cambiato nulla: la sua anima è immutabile come è immutabile il riaffiorare della memoria e la percezione dei ricordi. Non vi ero più tornato dal lontano Agosto del 1994, quando morì mio padre; seduto sui gradini del piccolo cimitero me ne sto pensieroso a guardare verso il mare e pensando alla ineluttabilità dello scorrere del tempo e di noi che ‘passiamo’ mi vengono in mente le parole di Neruda: “Seppellitemi davanti al mare che conosco”…
 
Medito sul fatto che questa potrebbe essere anche l’ultima volta che vengo a rivedere questo luogo e la sua anima e le sue atmosfere corrispondono alla mia descrizione…  “Pollara, racchiusa in un tempo dilatato, situata fra cielo e mare, scolpita da venti in combutta con Nettuno, Re di tempeste e naufragi, che in barba al vecchio Eolo la fanno spesso da padroni. Monti aspri e sinuosi, arbusti di capperi debordanti che profumano le sue notti coi loro fiori iridescenti sotto il chiarore della Luna, selvatica costante presenza che ovunque s’espande e fuoriesce da ogni crepa e fessura di roccia. Pollara sembra quasi muoversi nel fruscio delle lucertole che ubriache e cotte di sole, e stordite dal canto estenuante delle cicale, si riparano furtive al verde ombroso delle foglie. Pollara da gradoni di tufo scende verso il mare le cui onde si infrangono in un moto perpetuo sugli atavici sassi levigandoli e smussandone asperità e geometrie. Discese e risalite tortuose che penetrano la bellezza del luogo e poi i suoni invernali della risacca sospinti dai rèfoli sferzanti del vento; persino il mare manifesta il suo legame con la terra che par voglia affiorare dagli impervi fondali. 

Tra minuscole case sparse par che aleggino presenze che s’aggirano ansiose tra i sedili di pietra, un mondo di fascinose sensazioni sospese sui suoi siti che diffondono energia e memoria che da grafemi si fanno poesia. Sono passati tanti anni: dov’era il cappero s’è insediato l’assenzio e i giorni si sono intristiti come lo Scoglio antistante che contempla incredibili tramonti che rimandano ad antiche sere agostane che parevano incendiare arbusti di ginestre. Pollara, sapiente sinergia di monti e falesie scoscesi che conservano i ricordi di lontani pomeriggi estivi trascorsi a battere sull’aia rami secchi di baccelli di ceci, lontana dai frastuoni di una frenetica esistenza. Pollara, dov’era ubicata la casa di mio padre, e un’attigua baracca di legno, che abitai e amai ascoltando i silenzi delle sere mentre la Nonna accendeva il lume col suo chiarore fioco simile a quello delle stelle. Giorni indimenticabili, vissuti fra spazi di cielo e mare udendo arcani fonemi di vento e di risacche, stratificati ormai tra le pagine della memoria dove immagini e sentimenti popolano e alimentano la mia anima”… Poi sono sceso fino alla ‘Punta’ e ho immaginato il piroscafo ‘Panarea’ provenire da Filicudi, il ‘rollo’ avventurarsi al largo del ‘Perciato’ e alla punta estrema della scogliera rivedere ancora il mio indimenticabile vecchio cane ‘Jimmy’ latrare e guaire tristemente mentre ci vedeva allontanare.

Risalendo lungo i tornanti ho rivisto l’antico Semaforo, ingiuriato, più che dal tempo, dall’incuria e da ogni sorta di vandalismo e di volgarità: Dove nulla hanno potuto le cannonate sparate dalle navi inglesi, ci sono riusciti con successo i ‘notabili’ dell’isola. Come è lontano il tempo, mia adorata Euterpe, in cui sognavo di vederlo restaurato e restituito al suo originario mandato essendo ubicato in un luogo strategico: un Osservatorio Geografico-Astronomico, con un telescopio e un planetario, attrattiva culturale per i turisti, ricercatori e studiosi, e docenti e alunni di scuole di ogni ordine e grado. A guardarlo, senza porte e finestre, mette tanta tristezza essendo diventato di fatto la Casa del Vento. A Santa Marina, intento a gustare un delizioso gelato, ho sentito che il Comune ha ricordato la figura di Massimo Troisi intestandogli una via e proiettando il film ‘Il Postino’, con la partecipazione dell’attrice Maria Grazia Cucinotta, alla quale conferirà la cittadinanza onoraria. Trovo lodevoli e positive queste iniziative, ma mi sono pure chiesto: come mai non invitare o non conferire la cittadinanza onoraria anche al bravissimo attore Philippe Noiret, la cui figura e magistrale interpretazione sono ormai legate per sempre alla ‘casa’ pollarese del ‘Postino’ più che a Troisi stesso?

A mio parere quella ‘casa’ è più legata al ruolo di Noiret che a Troisi, pur avendola quest’ultimo individuata e scelta. Perchè dunque non invitare quel gran signore e persona per bene che è Noiret, magari nell’estate del prossimo anno? E’ stato poi così piacevole conversare (in Inglese), vicino ad un chiosco, con due giovani tedesche (insegnanti di scuola primaria e musiciste) su aspetti storico-culturali delle Eolie che la serata è trascorsa in fretta. All’una di notte son salito sulla nave ‘Bridge’ e alle due e un quarto sono sceso a Lipari col desiderio di andare a dormire non appena giunto a casa. Mentre percorro la strada di Marina Lunga medito di andare a trascorrere la giornata di Ferragosto a Filicudi, per ritornare a Salina il giorno dopo. Te ne parlerò successivamente, magari anche da lì stesso. Grazie per la tua amabile presenza e compagnia… E’ bello sapere che ‘ci sei’, oggi, domani, sempre! Ti auguro tanta serenità. (3 – Continua) 
Da Padova in linea Antonio Famularo. Appunti di viaggioultima modifica: 2013-10-07T08:37:22+02:00da leonedilipari
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