Lipari&Pasqua

di Santino Maio

bpasqua25.jpgLa Pasqua è una festa bellissima, perché la Resurrezione di Gesù ci fa risorgere a pasqua38.jpgvita nuova annullando tutte le nostre malefatte e donandoci la pace che è quell’elemento che ci da tanta serenità e voglia di ripartire, come la primavera che fa risorgere e ripartire la natura. Però, scusatemi per la mia presunzione, ma il Natale, almeno per me, è una festa che mi da una gioia e voglia di vivere pasqua39.jpgparticolare, sarà la nascita di Gesù, sarà il Presepe, sarà l’Albero di Natale, saranno tutte le luci che adornano le vie della città, saranno i canti della Novena e Notte di Natale, ma io mi sento meglio. Non so se a Voi vi fa questo effetto!

Foto di Antonello Profilio e Daniela Martello

Lipari&Pasquaultima modifica: 2013-03-31T18:22:00+02:00da leonedilipari
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Lipari&Pasqua

anatolidonna.jpgdi Agostina Natoli

PASQUA di RESURREZIONE. La storia di Gesù non finisce con la morte: numerosi segni manifestano che egli vive nella gloria della risurrezione, come Signore che dona la Spirito. Per mezzo di lui anche noi risorgiamo a vita nuova; sperimentiamo la gioia di amare e di offrire noi stessi in sacrificio, la più limpida e duratura che ci sia.

Pasqua vuoi dire passaggio, nell’Antico Testamento vuol dire il passaggio dell’Angelo, che per obbligare Faraone a lasciare andar libero il popolo di Dio uccise i primogeniti degli egiziani, e trascorse le case degli ebrei contrassegnate col sangue dell’agnello sacrificato il giorno avanti, lasciandole immuni da tal flagello, nel Nuovo Testamento significa, che Gesù Cristo è passato dalla morte alla vita, e che trionfando sul male, sul demonio, ci ha trasferiti dalla morte del peccato alla vita della grazia.

Gesù è risorto come capo dell’umanità: «Come tutti muoiono in Adamo, così tutti riceveranno la vita in Cristo» (1Cor 15,22).

La Resurrezione, secondo le stesse parole di Gesù è l’ultimo e definitivo motivo per credere offerto da Lui agli uomini, essa passa attraverso la testimonianza degli apostoli e di altri discepoli, le uniche in grado di informare sull’evento, anche come fatto storico, ciò diventa testimonianza di un fatto realmente accaduto: gli apostoli videro Gesù.

La resurrezione di Gesù, diventa così, un motivo per gli apostoli “in cui credere” è nello stesso tempo come un motivo “per cui credere”.

San Paolo ci ricorda nella 1cor. 15,14 che: “Se Cristo non è risuscitato, allora è vana la nostra predicazione ed è vana anche la nostra fede”.

L’evento della resurrezione si fonda sui testi evangelici dai quali emerge che essa è una convinzione basata su un fatto reale, e non un mito o una “concezione”, prodotta dalla prima comunità della Chiesa, conseguente alla morte di Cristo in croce. Gli apostoli e i discepoli non hanno inventato la resurrezione perché erano del tutto incapaci di una operazione simile. Non vi è traccia di una loro esaltazione personale o di gruppo, che li abbia portati a congetturare un evento desiderato e atteso e a proiettarlo nell’opinione e nella credenza comune come reale. Hanno creduto, non senza forti resistenze, che il Cristo è risorto semplicemente perché la risurrezione fu da loro vissuta come un evento reale, di cui poterono convincersi di persona incontrando più volte Cristo nuovamente vivo nei quaranta giorni prima dell’Ascensione.

Le successive generazioni cristiane accettarono la testimonianza dei apostoli e degli altri discepoli come testimonianza credibile e di fede, tramandata per due millenni. Basterebbe ricordare le parole di alcuni sommi sacerdoti che stavano per condannare Gesù: “… se costui è un millantatore la sua dottrina morirà con lui, ma se è veramente il Figlio di Dio, non possiamo fare nulla”.

La resurrezione è vera, ela Chiesacattolica dopo duemila anni è ancora presente, perché sorretta da Cristo stesso.

Risuscitare con Gesù Cristo spiritualmente vuol dire, che come Gesù Cristo per mezzo della sua risurrezione ha cominciato una vita nuova, immortale e celeste, così noi pure dobbiamo cominciare una nuova vita secondo lo spirito, rinunziando interamente e per sempre al peccato e a tutto ciò che ci porta al peccato; amando Dio solo, e tutto ciò che ci porta a Dio.

La nostra società sta vivendo un periodo storico contrassegnato dall’eclissi del sacro, la vita si esaurisce in ciò che può essere fatto, quello che conta appartiene al quantitativo, al visibile ed al tangibile. La questione di Dio esce fuori di scena. La lotta interiore dell’uomo si dibatte tra l’innata tensione verso Dio, e la tendenza ad allontanarsi da Dio, in questa lotta egli non riesce ad essere quello che vorrebbe, come dice S. Paolo nella lettera ai Romani: “Non compio il bene che voglio, ma il male che non voglio”.

L’uomo di oggi ha raggiunto livelli altissimi di conoscenza, ma non conosce è se stesso, i nostri antenati non avevano lauree, a malapena sapevano leggere e scrivere, ma avevano le idee chiare e conoscevano il segreto della felicità, perché nelle loro case c’era la luce della fede, erano più saggi e sapienti di noi.

Amare Cristo significa mettersi alla sua sequela, significa spogliarsi di orgoglio, manie di grandezza, arroganza, potere e rivestirsi di umiltà.  Il mondo cambierà se cambieremo noi, solo allora si alzerà il livello di bontà e potremo chiamarci cristiani veri ed autentici, veri figli di Dio, degni del suo Amore.

Lipari&Pasquaultima modifica: 2012-04-09T18:07:58+02:00da leonedilipari
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Lipari&Pasqua

di Agostina Natoli

agostinapasqua5.JPG

agostinapasqua12.JPGIl Sabato Santo è liturgicamente chiamato Sabbatum Sanctum o Sabato delle tenebre è il giorno che precede la Pasqua, è il giorno della pietà popolare, giorno di attesa e di silenzio: Cristo giace nel Sepolcro e la Chiesa medita ciò che Nostro Signore ha fatto per noi.

La Passione si conclude: dopo la deposizione del corpo di Cristo nel Sepolcro. L’immagine del Cristo sulla Croce o che riposa nel Sepolcro mettono in luce il mistero del Sabato Santo, terzo giorno del Triduo Pasquale in cui la Chiesa non celebra agostinapasqua8.JPGl’Eucarestia, ma sosta presso il Sepolcro del Signore meditando la sua passione e morte. A differenza agostinapasqua6.JPGdel Venerdì Santo la comunione può essere distribuita solo come viatico, (per questo il Sabato Santo è detto “aliturgico”), mentre gli altari di tutte le Chiese rimangono senza tovaglie e senza ornamenti fino alla solenne Veglia Pasquale, definita da S. Agostino « la veglia madre di tutte le veglie ».

Da sempre, i fedeli devoti eoliani con vero sacrificio e cuore contrito, si recano presso i Sepolcri (Altari della reposizione) della loro Chiesa in memoria di quell’irripetibile Sabato a rendere la Visita di lutto a Gesù e alla Madre Addolorata, Molti si recano al Sepolcro  per una semplice visita, una preghiera, un saluto, un lungo meditare con la Madre, che comprende ogni dolore. Nella tradizione agostinapasqua7.JPGpopolare si chiama Sepolcro la reposizione dell’Eucarestia, che si conserva la sera del Giovedì Santo per l’Adorazione e per fare la comunione il Venerdì Santo. Il silenzio di questo giorno parla da sé, è un giorno dominato dal lutto più solenne, che nel viso della Madonna è speranza, è Resurrezione.

 

Cruci Santa, Cruci vera

di cu fustivu Adurata!

Di Giuvanni e Maddalena,

e di la Matri Addulurata.

Croce Santa, Croce vera

da chi foste Adorata!

Da Giovanni e Maddalena,

e dalla Madre Addolorata.

agostinapasqua10.JPGLa notte del Sabato Santo è «la notte di veglia in onore del Signore» (Es 12,42), in questa notte il Signore «è passato» per salvare e liberare il suo popolo oppresso dalla schiavitù in Egitto, «è passato» alla vita vincendo la morte; questa notte è celebrazione e memoriale del nostro «passaggio» in Dio attraverso il Battesimo, la Confermazione e l’Eucaristia.

Vegliare è un atteggiamento permanente della Chiesa in attesa della Parusìa e del ritorno definitivo di Cristo, quando la Pasqua si compirà nelle nozze eterne con lo Sposo e nel convito della vita eterna (cf Ap 19,7-9).

La liturgia della Veglia Pasquale è articolata in varie parti: inizia con la Liturgia della Luce (lucernario), simboli di Gesù Risorto che vince le tenebre del male, l’accensione del fuoco e del cero pasquale e la processione al canto “Lumen Christi”.

Il Sabato Santo dunque è incentrato nell’apparente trionfo del male con la morte in croce di Gesù, agostinapasqua11.JPGsiamo sollecitati ad una profonda riflessione sul senso del vivere e del morire. La morte fa impallidire di paura ogni uomo di buona volontà, che ne avverte il senso bruciante della sua finitezza umana, e ci fa scoprire come il mistero pasquale può aprire alla speranza, e come solo la fede nella risurrezione può illuminare le vie buie della vita, la disperazione, che finisce per sovrastarci  quando ci scontriamo con la caducità, la vanità, e la fugacità del tempo e delle cose terrene, con il male politico, sociale, economico, che sembra dominare oggi più che mai la scena del mondo.

Nel memento della Passione e Morte di Cristo, gli uomini devono spingersi alla solidarietà diventando essi stessi prossimo degli altri, con la certezza che la notte del peccato è vinta dalla luce della Pasqua di Cristo e che il silenzio di Dio prelude alla Gloria della Parusìa.

Lipari&Pasquaultima modifica: 2012-04-07T21:01:00+02:00da leonedilipari
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Lipari&Pasqua

di Agostina Natoli

agostinapasqua4.JPGVenerdì Santo. Il Venerdì Santo, detto anche Feria Sexta in Passione Domini si fa memoria della Passione di Gesù. La passione e la morte di Cristo, penetrano, riscattano e nobilitano tutta la sofferenza umana.  Egli ha sofferto e ci ha insegnato a soffrire. Ciò che più spicca nella passione e morte di Cristo è la sua perfetta conformità al volere del Padre. S. Paolo dice di Cristo che si è fatto «obbediente sino alla morte di croce» (Fil 2,8). Così Gesù arriva alla morte come l’atto supremo di obbedienza: «Padre, nelle tue mani rimetto il mio spirito» (Lc 23,46), lo spirito, cioè il principio della sua vita umana. «Disprezzato e reietto dagli uomini, uomo dei dolori che ben conosce il patire» (Is 53,3) Gesù ha dimostrato tutta la verità contenuta in quelle sue parole preannunciatici: «Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici»  (Gv 15,13).

 

Lu Vènniri Santu di matina

la Matri Santasi misi ‘n caminu,

nto mpurticatu ci iù a tricculiari,

donni monici cumparieru.

“Donni monici, donni monici,

l’aviti vistu passari a me Figghiu?”,

“Vostru Figghiu passò antura

cu ‘na longa cumpagnia:

cu ci dava ‘na angata,

cu ci dava ‘na surriata,

sangu russu ci currìa,

l’anciulieddi lu cugghiànu

lu mittiànu nta lu calici,

lu sapiànu cunsacrari

ch’era sangu di Gesù!”.

Il Venerdì Santo di mattina

la Madre Santasi mise in cammino,

in un portone andò a bussare,

donne monache comparvero.

“Donne monache, donne monache,

l’avete visto passare mio Figlio?”.

“Vostro Figlio è passato poc’anzi

con una lunga compagnia:

chi gli dava uno schiaffo,

chi gli dava una frustata,

sangue rosso gli scorreva,

gli angioletti lo raccoglievano

lo mettevano dentro il calice,

lo sapevano consacrare

perché era sangue di Gesù!”.

La Salita di Gesù al Calvario ci fa riflettere sulle parole di Isaia: “Maltrattato si lasciò umiliare, non aprì la sua bocca; era come agnello condotto al macello, come pecora muta di fronte si suoi tosatori e non aprì bocca”. Gesù ha voluto con i suoi dolori riscattare il genere umano significando, che la sofferenza è un male necessario come lo è la morte del corpo, conseguenza del peccato, che può essere trasformata in luce di speranza. Maria, straziata dal dolore, vede Gesù travolto dai tormenti e  dai flagelli per i peccati del mondo.

Sul Calvario si consuma l’obbedienza di Gesù al Padre, qui si compie la nuova e definitiva alleanza dell’uomo con Dio, sigillata dal sangue di Cristo, evento che si rinnova in ogni Eucaristia nella quale Gesù coinvolge anche noi. Le Lacrime di Maria e il sacrificio di Gesù, unitamente a quello della Madre non è vano, in questa consolazione Madre e Figlio si reggono reciprocamente.

Gesù muore alle tre di Venerdì. Maria sotto la croce sembrava morta, perché le hanno ucciso il Suo Bene, il Figlio-Dio, la ragione della Sua vita, Colui che l’aveva resa Madre di Dio, ai piedi della croce è associata al sacrificio dell’Agnello di Dio, sta in piedi, sorretta dal dolore salvifico della Pasqua.

Maria non è una presenza “devozionale” nel Venerdì Santo: è l’immagine della Chiesa della Pasqua.

Tutto il genere umano è responsabili delle Piaghe nel costato di Cristo. È giusto che tutti sentiamo la responsabilità dei nostri peccati, è giusto che siamo molto riconoscenti a Gesù, perché alle nostre manifestazioni di poco amore, Egli risponde sempre con un Amore totale.

Venerdì Santo: Passione di Cristo e l’adorazione della croce, da lassù Egli riposa e intercede per la salvezza di tutto il mondo.

Dice l’evangelista Giovanni, che morto Gesù sulla croce non gli spezzarono le gambe come si fece con i ladroni, posti alla sua destra e alla sua sinistra. Ma, uno dei soldati con un colpo di lancia gli ferì il costato dal quale come da una fonte, sgorgano acqua e sangue. L’acqua simbolo del primo sacramento che rigenera, il sangue simbolo dell’Eucarestia che vivifica.

Le ferite dei cadaveri non si rimarginano mai, ma restano sempre aperte. E ancora oggi dopo oltre venti secoli, dal costato di Cristo scaturisce quella fonte di grazie, che attraversa i sette canali dei Sacramenti cui si unisce la preghiera e ogni azione liturgica. La grazia del Signore Gesù morto e risorto irrora la nostra povera umanità ed è alimento che risuscita e rinnova, conforta e salva.

Lipari&Pasquaultima modifica: 2012-04-06T20:28:00+02:00da leonedilipari
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Lipari&Pasqua

di Agostina Natoli

agostinapasqua.JPGMERCOLEDῘ  SANTO. Tutto il periodo quaresimale è dominato dal tema del perdono, evidenziato nei più svariati aspetti, Gesù è venuto per dare la vita, muore per raccogliere in unità i figli dispersi. Egli ci presenta la grandezza del perdono come l’espressione della nostra vera dignità, del nostro essere al di fuori di qualsiasi violenza, il credente non è un illusionista, sa di vivere in un mondo dominato da violenze, odi, maledizioni, anche la sua vita è in pericolo, e anch’egli può commettere violenza. Il vero cristiano deve interrompere la catena del male, non aggiungere anche il proprio.

Nel contesto della denuncia del peccato, che produce schiavitù e miseria Gesù annuncia e rende visibile l’amore misericordioso di Dio, che accoglie e perdona, lo fa con parabole, atteggiamenti, comportamenti e gesti.

Il grande paradosso della passione di Cristo è che Egli sapeva tutto ciò che sarebbe accaduto, chi lo avrebbe tradito e come lo avrebbe consegnato, ma non si tirò indietro, sapeva e portava nel cuore il segreto del Padre, l’amore che riempiva quella volontà cruenta. Gesù vedevala Graziaela Gloriaanche negli occhi assassini di Giuda. Lo sguardo di Gesù oltrepassava i sentimenti d’affetto e di giustizia di Pietro, lo vedeva già piangente sui suoi peccati, e lo aveva già perdonato.

Nel vernacolo paesano troviamo la preghiera del Mercoledì Santo:

 

La sira di li triemuli

‘ranni scruru chi facìa,

la Madonnaia pi’ via

dava un passu e poi cadìa:

“forsi chi luci un puocu di luna

ca lu me cori nun s’abbannuna!”.

Caminannu n’autru puocu

ci ascuntrau ‘na putìa:

“e tu mastru chi fa’ dduocu?”.

“Fazzu li chiova

pi lu Figghiu di Maria!”,

“E tu mastru nun li fari

ca ti pacu la mastria

e si dinari nun n’avissi

iò lu mantu mi vinnissi,

e si lu mantu nun m’abbastassi

iò di serva mi nni issi.

La sera dei tremiti

grande buio che faveva,

la Madonnaandava per la via

dava un passo e poi cadeva:

“possa la luna dare un poco di luce

così il mio cuore non si scoraggia!”.

Camminando un altro poco

Le venne di fronte una bottega:

“e tu mastro, che fai lì?”.

“Faccio i chiodi

per il Figlio di Maria!”,

“E tu mastro non li fare

che ti pago il lavoro

e se denaro non avessi

io il manto mi venderei,

e se il manto non mi bastasse

a fare la serva me ne andrei.

Il Mercoledì Santo Giuda tradisce il Signore: così ne parla Matteo nel suo Vangelo: “Uno dei Dodici, chiamato Giuda Iscariota…Da quel momento cercava l’occasione propizia per consegnarlo”. Grandi furono i peccati di Giuda e di Pietro, entrambi tradirono il maestro: l’uno consegnandolo nelle mani dei persecutori, l’altro rinnegandolo per tre volte. Pietro si pentì, pianse per il suo peccato, chiese perdono e fu confermato da Cristo nella fede e nell’amore, col tempo saprà dare la vita per il Signore, al contrario, Giuda non si affidò alla misericordia di Cristo. Fino all’ultimo gli furono lasciate aperte le porte del perdono di Dio, ma non volle oltrepassarle con la penitenza.

Lipari&Pasquaultima modifica: 2012-04-05T10:19:33+02:00da leonedilipari
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Lipari&Pasqua

di Agostina Natoli

settimanapasqua.JPGMARTEDῘ  SANTO. Il martedì Santo nelle Parrocchie Eoliane non si celebra l’Eucarestia, perché viene celebrata un’unica Messa (detta Messa del Crisma) nella Basilica Cattedrale di Lipari, presieduta da S.E. Mons. Calogero la Piana Arcivescovo di Messina-Lipari-S. Lucia del Mela insieme a tutti i suoi presbiteri e diaconi.

A motivo della problematica insulare, fu Mons. Bernardino Re durante il suo vescovato a disporre che la funzione della benedizione deli Olii si svolgesse il Martedì Santo anziché il Giovedì, per dare ai Sacerdoti delle isole dell’Arcipelago la possibilità di rientrare il giorno dopo (mercoledì) e poter celebrare il triduo pasquale nelle rispettive Chiese isolane.

Il rito della benedizione degli Olii Santi apre la celebrazione della Missa in Coena Domini, in questa settimanapasqua1.JPGMessa vengono consacrati gli Olii e i presbiteri rinnovano le promesse effettuate al momento della loro ordinazione. Il celebrante ha la tunica rossa.

Nella celebrazione vespertina di ieri sera in Cattedrale il Vescovo, Padre e Pastore della nostra Chiesa eoliana ha consacrato il Sacro Crisma e ha benedetto gli Olii Santi, il Santo Crisma, olio misto a profumo, l’Olio dei Catecumeni e l’Olio degli Infermi, consegnandoli ai parroci e agli altri Sacri Ministri perché li utilizzino nella celebrazione dei sacramenti in tutte le parrocchie del territorio Eoliano.

Anche la nostra comunità parrocchiale li accoglie come dono che esprime la comunione nell’unica fede e nell’unico Spirito.

 Oltre i presbiteri ed i diaconi vi partecipano tutti i fedeli, perché questa Messa vuol significare l’unità della Chiesa locale raccolta attorno al proprio Vescovo.

Con Oli Santi si intendono i tre olii usati dalla Chiesa nei Sacramenti.

Il primo Olio è il Crisma: esso viene usato nel Battesimo per l’Unzione che si effettua dopo il Battesimo vero e proprio. Viene usato anche per amministrare la Cresima. Inoltre con esso si ungono le mani di chi ha ricevuto l’Ordine Sacro.

Il secondo Olio è l’Olio dei Catecumeni: con esso viene unto il petto di chi si prepara a ricevere il Battesimo. Tale Unzione significa la forza di Dio per vincere il combattimento contro il peccato.

Il terzo Olio è l’Olio degli Infermi, con il quale viene amministrato il Sacramento dell’Unzione degli infermi (o Unzione dei malati). L’unzione con il Sacro crisma è il dono che ci fa partecipare alla consacrazione profetica, regale e sacerdotale di Cristo.

Lipari&Pasquaultima modifica: 2012-04-04T08:55:06+02:00da leonedilipari
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Lipari&Pasqua

di Agostina Natoli

bpasqua36.jpgLunedì Santo. L’annuncio di Gesù crocifisso, può apparire anche oggi lontano dal modo di pensare comune. La cultura dell’efficienza, che emargina la sofferenza non aiuta immediatamente a comprendere nella fede il valore della croce, come «potenza di Dio e sapienza di Dio» (1 Cor 1,24), ma è in Cristo crocifisso e risorto che si svela il mistero della sua persona e dell’amore misericordioso di Dio per noi. Quindi, è importante che il vangelo della croce sia annunciato sempre e accolto nel suo significato vero per essere vissuto come doni di vita, di riconciliazione e di salvezza.

Tutti gli uomini possono convertirsi e diventare giusti, perché l’amore di Dio e di Cristo è più forte di ogni peccato.

Cristo,“L’uomo dei dolori”, ha tanto amato il Padre sino ad abbassarsi alla condizione di servo, e Dio ha risposto con la gloria della resurrezione. Nella croce di Cristo ciascuno di noi può trovare il senso della sofferenza, essa ci fa entrare nel mistero, ci mostra un Dio che si fa debole per amore e si offre per la salvezza dell’umanità. Bellissima l’osservazione di S. Agostino:

“Ma perché anche sulla croce aveva bellezza? Perché la follia di Dio è più sapiente degli uomini; e la debolezza di Dio è più forte degli uomini.[1] A noi dunque che crediamo, lo Sposo si presenta sempre bello. Bello è Dio, Verbo presso Dio; bello nel seno della Vergine…bello nei miracoli, bello nei supplizi; bello nell’invitare alla vita, bello nel non curarsi della morte; bello nell’abbandonare la vita e bello nel riprenderla; bello sulla croce, bello nel sepolcro, bello nel cielo” .

Sul Calvario Maria è lì come Vittima unita al Figlio. Vittima per la redenzione dell’umanità; rimane accanto a Lui quando il Figlio è accusato di essere un malfattore, pazzo, indemoniato e bestemmiatore.

Maria è lì, èla Pietàche patisce.

Coinvolta nell’opera di salvezza, compagna inseparabile nelle gioie e nei dolori di Gesù, Ella ha condiviso anche le sue sofferenze, accettate e volute da Cristo per la redenzione di tutta l’umanità.

Quando una madre vede che il figlio soffre, soffre con lui e sente per riverbero ciò che egli prova, e Maria ha sentito nel suo cuore tutto ciò che Gesù ha sofferto nel suo corpo per gli stessi fini, con la stessa fede e con lo stesso amore.

 

Di ccà passu e nieputa pigghiu,

nudda Matri mori p’un figghiu,

ma cu nun cridi alla me dulìa

nun po’ essiri scritta nta litania.

Da qui passo e nepitella prendo,

nessuna madre muore per un figlio,

ma chi non crede al mio dolore

non può essere scritta nella litania.

 

Dai pochi versetti della preghiera vernacolare, (che suppongo siano incompleti), si intuisce che Maria era in cammino alla ricerca del proprio Figlio. Ella ci invita, con la voce della liturgia a considerare il suo dolore: “Voi tutti che passate per la via, considerate e osservate se c’è un dolore simile al mio…Dio mi ha posta e come stabilita nella desolazione”.

La tradizione racconta che Maria era in cerca di Gesù, lo incontra che porta la croce. Avendo sete cercò di dissetarsi con delle foglie di nepitella, che anziché dissetarla accrebbero la sua amarezza, perché la nepitella è un’erba amarissima. Il dolore della Vergine più grande di tutti i dolori non fu considerato abbastanza neppure dalla sua stessa madre Sant’Anna, che per tale motivo rimase fuori dalle litanie.

Lipari&Pasquaultima modifica: 2012-04-03T10:16:14+02:00da leonedilipari
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Lipari&Pasqua

di Agostina Natoli

cannetopasqua.JPGLa Settimana Santa. Le domeniche di Quaresima sono cinque, la sesta in cui ha inizio la Settimana Santa, si chiama Domenica delle Palme e della Passione del Signore. La preghiera della Settimana Santa riflette i giorni santi che ci conducono al centro, alla sorgente e al punto culminante di tutto l’anno liturgico e della vita cristiana: il Mistero Pasquale di Gesù Cristo.

La Settimana Santa o “Grande Settimana”, come la chiamava nel quarto cannetopasqua1.JPGsecolo Egeria, è la settimana che precede la Pasqua ed è la più importante dell’anno. In essa seguiamo Gesù dal suo ingresso a Gerusalemme, la domenica delle Palme, fino alla sua morte e sepoltura.

Anche la comunità di Canneto ha rievocato il memento dell’ingresso di Gesù in Gerusalemme, che prepara il cristiano a vivere i giorni della Passione e morte del Cristo crocifisso, giorni fondamentali per il credente, in attesa della Risurrezione pasquale.

Mons. Gennaro Divola in presenza di Padre Mario hanno benedetto palme e ramoscelli d’ulivo portati dai numerosi fedeli, che alla fine della celebrazione hanno condotto alle proprie case quale simbolo di pace, la cerimonia ha dato ufficialmente il via ai riti della Settimana Santa.

cannetopasqua2.JPGSubito dopo la benedizione, la processione si è snodata per un breve  tratto di strada e si è conclusa all’interno della Basilica. La cerimonia è proseguita con la celebrazione della S. Messa caratterizzata dal ricordo del trionfale ingresso di Gesù a Gerusalemme osannato dalla folla che lo salutava agitando rami di palme.

La preghiera che di seguito si riporta, trae la sua origine dalla Settimana Santa, ci offre l’occasione di riflettere sulle nostre miserie, ci fa rivivere i momenti fondamentali della nostra redenzione, ma soprattutto ci fa capire quant’è grande la potenza della croce.  cannetopasqua3.JPG  

 

Simu arrivati a lu Lùnedi Santu

lu Màrtidi è ghiurnata di lamientu,

lu Mièrcuri Maria si metti ‘n chiantu.

lu ‘Jòvedi Matri mia sicunnu e sienzi

vi cummigghiati sutt’on niuru mantu.

Lu Vènniri Matri mia

‘n cruci mi mettinu ,

ca pi’ li piccatura patu tantu.

Lu Sabbatu Figghiu  mia fori e stienti.

Duminica gloria nte cieli a Diu

cu suoni e canti!

Siamo arrivati al Lunedì Santo

il Martedì è giornata di lamenti,

il Mercoledì Maria inizia a piangere.

Giovedì, Madre mia, secondo i sentimenti

vi coprite sotto un luttuoso manto.

Il Venerdì Madre mia

in croce mi  mettono,

che per i peccatori patisco tanto.

Il Sabato Figlio mio dolori e sofferenze.

 Domenica Gloria nei cieli a Dio

con suoni e canti.

Lipari&Pasquaultima modifica: 2012-04-02T09:34:56+02:00da leonedilipari
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Lipari&Pasqua

alauricellapiccola.jpgdi Tindara Lauriicella
Le foto delle varette di Pasqua, montate in video.
Per vederle cliccare nel limk che segue:
 
Lipari&Pasquaultima modifica: 2011-04-28T07:59:25+02:00da leonedilipari
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Lipari&Pasqua

apasqua2.jpgNoi Comitato Organizzatore dei Festeggiamenti del Cristo Risorto di Lipari prendiamo atto delle voci che circolano nel paese e smentiamo ogni tipo di voce, fondata sulle problematiche degli ex lvaoratori della pomice e dichiariamo espressamente che “I fondi raccolti nell’anno 2010 per i festeggiamneti della SS. Pasqua, sono rimasti interamente al Comitato Organizzatore per i festeggiamenti della Pasqua 2011. Grazie

Lipari&Pasquaultima modifica: 2010-04-09T14:21:24+02:00da leonedilipari
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