9 maggio 1943, l’affondamento del piroscafo “Santa Marina con 61 morti. Una tragedia da non dimenticare…

BFERLAZZO.JPGdi Bartolino Ferlazzo

Sono passati ben 68 anni da quel tragico 9 maggio 1943, una data, purtroppo, destinata a rimanere impressa, in amostra11.JPGmodo indelebile nella storia delle Isole Eolie, impressa come una macchia che mai il tempo potrà cancellare.
Il tempo, non solo non riesce a far dimenticare, ma ogni anno, questa data, fa rivivere in tutta la sua ampiezza catastrofica il crudele affondamento del prioscafo di linea il Santamarina.

In quell’ assurdo ed incredibile pomeriggio, Lipari e le sue sorelle, toccarono con mano, quelli che furono gli orrori della guerra stessa, oltre a subire la crudeltà di un conflitto, certamente non voluto dalle popolazioni, ma loro malgrado costrette a subirne l’ offesa, la disperazione, i lutti, le privazioni, la ripugnanza  e l’ inutilità .
Tante vittime innocenti perirono, ben 61su 97 persone che erano a bordo, per colpe che certamente non avevano, ma immolate solamente sull’ altare della Patria, una Patria che probabilmente ancora oggi non si ricorda più di loro.
Quel giorno, domenica, a Lipari si era svolta nella mattinata la festa dell ‘ impero, con grande partecipazione di folla, come succedeva spesso equipaggiosantamarina.jpgin quegli anni, nel pomeriggio intorno alle ore 15,10 il piroscafo di linea Santamarina, salpava gli ormeggi da Marina Corta per far rotta su amostra10.JPGVulcano-Milazzo, seguendo la rotta 102/C; il mare era particolarmente mosso, ma certamente non metteva in crisi un’ imbarcazione che, per quei tempi era considerata d’ avanguardia; così, lasciato lo scalo di Vulcano, il Santamarina proseguiva felicemente la sua rotta, quando a nove miglia da Lipari ed a non più di tre- quattrocento metri da Punta Bandiera  nella frazione di Gelso, un siluro lanciato intorno alle ore 15,48, dal sommergibile inglese Unrivalled, comandato dal tenente H. B. Turner, partito il primo maggio dalla base navale di Malta, per un’ operazione di pattugliamento delle coste nord/orientali della Sicilia, lo colpiva al centro ed esattamente all’ altezza della sala macchine, spaccandolo in due tronconi e facendolo colare a picco in pochissimi minuti, portandosi dietro il suo immane carico di morte e di disperazione.

Rimbombano ancora oggi, per chi allora era presente, nelle orecchie, fanno triste eco al cuore, le grida strazianti, le implorazioni disperate di aiuto da parte della marea di gente che immediatamente affollò Marina Corta; erano lagrime di madri, di spose, di figli, di amici, di parenti e conoscenti dell’ equipaggio e dei passeggeri che ignari e innocenti, in quel giorno primaverile, incontrarono la morte tra i flutti di questo nostro mare. Ma non fu un solo siluro ad essere lanciato dallo scafo inglese, perchè all’ accorrere di una motovedetta tedesca, ne veniva lanciato un amostra9.JPGsecondo che non centrava lo scafo, solo perchè non veniva considerata la poca chiglia di cui era dotata l’ imbracazione.
Che tragedia più immane sarebbe stata, ci chiediamo ancora oggi, se quell’ attacco fosse stato portato nella mattina di quella terribile domenica, quando a bordo del Santamarina, si trovavano circa duecento giovani in partenza per la visita di leva del giorno successivo.-
A Marina Corta era invasa da una folla enorme, atterrita, convulsa che correva che cercava di aiutare i volenterosi a varare le barche, a preparare coperte, medicinali, perchè il tempo era poco e bisognava far presto.
Solo qualche barca a motore poi tutti a remi per coprire una distanza, dal luogo dell’ affondamento, che sembra interminabile, ma bisognava agire di fretta potevano esserci dei naufraghi dei superstiti, correva notizia del siluramento di un’ imbarcazione che si era recata per prestare soccorso, in pochi si salvarono, e cominciarono a serpeggiare i primi nomi di coloro che si erano visti partire, di coloro che fino all’ ultimo momento si sperava di poter salvare, di coloro che si sono visti trascinare giù nei gorghi di una mare amico ma in quel momento terribilmente crudo e famelico,  ” allora Lipari capì davvero tutta l’ atrocità della guerra, fu un trauma, una presa di coscienza sulla tremeda realtà “.

A bordo di quell’ ultimo viaggio avevano preso posto un centinaio di passeggeri, dei quali quarantotto si salvarono gli altri non avrebbero più amostra8.JPGvisto la loro terra, le loro isole, i loro cari.
Ma quali furono, le probabili cause che portarono all’affondamento del Santamarina; la prima sarebbe quella che l’ alto comando alleato in vista dello sbarco in Sicilia denominato ” Husky ” aveva previsto come primo obiettivo di neutralizzare e distruggere tutti i mezzi e le basi navali ed aeree del nemico in Sicilia;  la seconda, sarebbe quella dovuta al fatto che qualche giorno prima un idrovolante tedesco attaccato da aerei alleati, di ritorno dall’ Africa, fu costretto ad ammarare nel laghetto di Lingua nell’ isola di Salina e siccome a bordo, circolò notizia, ci fossero alti ufficiali tedeschi che avrebbero dovuto raggiungere Milazzo con la nave di linea, il comando alleato, ne venne a conoscenza ed invio sul posto il sommergibile Unrivalled con l’ intento di affondare la nave, ma questo fatto su scoperto dal comando tedesco, che prelevò con un aereo gli ufficiali a Salina, lascianndo così al suo destino il Santamarina, carico d’ inermi passeggeri.
Con il Santamarina, è affondata, pure, una parte di queste isole, una parte della nostra coscienza, certamente mortificata ed umiliata da una guerra assurda, dichiarata solo per una sventata mania di grandezza e cagionata dalla mania omicida che aveva pervaso irrimediabilmente, in quegli anni l’ Italia, una mania che distrusse il paese, che annientò una buona fetta di italiani, una mania che mise in ginocchio un’ intera nazione.

Commemorare questi nostri fratelli non deve essere una ricorrenza ma un dovere verso chi ignaro, andò incontro alla morte non conoscendone la ragione, è un dovere morale e civico dare risalto a questi fratelli, è un dovere morale e civico posizionare un monumento che amostra7.JPGpossa ricordare a tutti il terrore della guerra ed il sacrificio di nostri parenti, amici, conoscenti, è un dovere morale e civico ricordare coloro che hanno dato la vita per la nostra libertà, non farlo sarebbe aver dimenticato, non farlo significa non avere ricordi, non farlo significa non avere rispetto per i nostri morti e chi non ha rispetto per i morti amostra6.JPGnon può avere rispetto e coscienza per i vivi;  e vorremmo concludere riportando le parole di Charles Peguy  ” … dopo tanta lotta, una pace eterna; dopo tanta guerra , una vittoria eterna; dopo tanta miseria una gloria eterna; dopo tanta bassezza un’ elevazione eterna; dopo tanta contestazione un regno incontestato …”
Proponiamo da questo giornale che il 9 maggio sia per le popolazioni eoliane il giorno del ” ricordo ” per non dimenticare i nostri morti e gli orrori della guerra.
Lipari, reagisci anche a queste tristi memorie, ricordando quanti non ci sono più e, se questo non avverrà, Voi da lassù abbiate solo pietà di chi per futili motivi e per interessi privi di ogni significato si è dimenticato del vostro sacrificio e del vostro martirio.
Lipari Auguri.

9 maggio 1943, l’affondamento del piroscafo “Santa Marina con 61 morti. Una tragedia da non dimenticare…ultima modifica: 2011-05-09T07:33:00+02:00da leonedilipari
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