Rubrica Religiosa a cura di monsignor Alfredo Adornato

aadornato.JPGdi Alfredo Adornato

XXV Domenica del tempo ordinario (Anno B)

Dal Vangelo secondo Marco
In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli attraversavano la Galilea, ma egli non voleva che alcuno lo sapesse. Insegnava infatti ai suoi discepoli e diceva loro: «Il Figlio dell’uomo viene consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno; ma, una volta ucciso, dopo tre giorni risorgerà». Essi però non capivano queste parole e avevano timore di interrogarlo.
Giunsero a Cafàrnao. Quando fu in casa, chiese loro: «Di che cosa stavate discutendo per la strada?». Ed essi tacevano. Per la strada infatti avevano discusso tra loro chi fosse più grande. Sedutosi, chiamò i Dodici e disse loro: «Se uno vuole essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servitore di tutti».
E, preso un bambino, lo pose in mezzo a loro e, abbracciandolo, disse loro: «Chi accoglie uno solo di questi bambini nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato».Pretese di antagonismo e di affermazioni personali; sogni e ambizioni di successo e di gloria futura… Ai nostri giorni se ne fa’esperienza, se è vera la convinzione dilagante per la quale occorre possedere un nome per essere presi in considerazione; che sia necessaria una posizione altolocata o un ruolo di prestigio per essere considerati qualcuno, e la conseguenza è quella di aspirare, in linea generale ai posti di precedenza e di prevaricazione sugli altri, tentando di primeggiare in tutte le circostanze. Lungi dal voler dare agli altri il meglio di sé nella posizione che si occupa sul momento, ci si illude di voler trovare la propria realizzazione attraverso vani tentativi di successo e di preponderanza in campo sociale.
E’ la cultura della nostra epoca, ma se ci facciamo caso anche quella che interessa tutti i periodi della storia, se è vero che Gesù si trova a sedare una discussione banale che sorge addirittura fra gli apostoli: “Chi di noi può considerarsi il più grande?”
E la risposta di Gesù oltre ad interessare i suoi interlocutori diretti, scuote le coscienze anche agli uomini di tutte le epoche, tanto invischiati nella cultura e nella mentalità sopra descritta: grande rispetto agli altri non è colui che vanta dei diritti incontrastati o che goda una supremazia o che abbia il coltello dalla parte del manico in determinate circostanze torreggiando sulla massa, ma piuttosto colui che è disposto a servire. L’argomento di Gesù ci interpella tutti quanti perché, mentre si aspira alle grandi conquiste e alle posizioni di riguardo, poco ci si accorge che tali posizioni richiedono si sia particolarmente dotati di maggiore disponibilità e predisposizione ad essere servi!!
Nessuno può assumere ruoli di comando se prima non ha sperimentato il servizio e l’obbedienza e non c’è superiore che sia realmente tale se non prima di essere stato suddito.
Soprattutto a motivo del fatto che nessuno in altolocate posizioni sarà mai capace di recare sulle spalle l’inevitabile fardello della croce, se non lo avrà portato da subalterno!
Proprio così. Determinati incarichi di fiducia o ruoli in cui si svolgono compiti di leadership costituiscono occasioni di immolazione, piuttosto che riverenze e un posto nel quale tutto quanto dipende solo da te è molte volte un vero e proprio martirio. L’esperienza insegna che se da un lato si sognano ambizioni e successi, dall’altro ben poco si considera quanto questi abbiano un prezzo esorbitante in fatiche, sudori e frustrazioni e tanta umiltà e spirito di sacrificio vanno esercitati per poterli raggiungere.
E allora, piuttosto che l’interrogativo: “Chi di noi sarà il più grande?” è necessario che si affronti l’altra domanda: “Chi di noi sarà mai in grado di mettersi veramente al servizio del prossimo?”
E questo indipendentemente da qualsivoglia posizione si occupi o si intenda occupare in futuro.

Rubrica Religiosa a cura di monsignor Alfredo Adornatoultima modifica: 2009-09-19T08:50:07+02:00da leonedilipari
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