Da Padova in linea Antonio Famularo. Appunti di Viaggio

afamularopiccola.jpgdi Antonio Famularo
 
Sono di nuovo a Salina, Euterpe, seduto in un bar della piazzetta di Lingua e insieme ad un caffè freddo mi sto gustando un ultimo scampolo di sereno pomeriggio e l’immagine piacevole di due bambini che sul muretto, seduti l’uno di fronte all’altra, stanno leccando il loro gelato. Ho trascorso la mattinata a Pollara, scendendo fino ai ‘magazzini a mare’ e soffermandomi poi nella ‘casa del Postino’, completando il testo e la musica di una canzone dedicata a Massimo, Maria Grazia e Philippe, supportato dalla mia fedele chitarra, una Ovation Collectors Series 1987. E’ il 16 di Agosto, osservo l’eleganza di volo di alcuni gabbiani,  Lipari che si lascia quasi ‘toccare’ con mano e Panarea e Stromboli un po’ sfumate in lontananza. Rimangono ancora alcuni giorni prima del rientro, poi tutto sarà memoria, come riposto in una valigia piena di tutto e di niente da portarsi dietro.
Sono qui, intento a rivedere il testo della canzone, e la mia mente è altrove… Sono come ‘immerso’ a rivedere le immagini e la storia di quel film: la sensibilità artistica e ‘poetica’ di Troisi e il suo dramma umano, la figura di Neruda, vero punto di riferimento ‘poetico/spirituale’ in un Paese la cui dittatura diregime lo aveva esiliato… Perché, dunque, ‘commemorare’ Troisi intestandogli una via? Solo perchè ‘Il Postino’ fu girato a Salina’? Se fosse così sarebbe alquanto riduttivo e fuorviante, e non lo voglio pensare, anche perché ormai Troisi appartiene un po’ a tutti. Il film in sè non è un gran bel film, come del resto non lo sono per nulla tutti gli altri che in precedenza, e anche dopo, sono stati girati alle Eolie
(e su questo, mia Cara, ritornerò in un’altra occasione), e la ‘sintesi’ operata da Troisi (vuoi per i mezzi impiegati e certamente anche per i ‘tempi’ cinematografici relativi alla durata media di un film) sulla vera tematica della storia, che ruota dietro e attorno alle vicende dei ‘percorsi’ umani dei personaggi,non rende pienamente merito al suo talento e agli sforzi nel tradurre compiutamente ciò che della tematica di quella storia aveva percepito.  O forse Troisi si concentrò di più sugli intrecci sentimentali di quella storia trascurando lo ‘sfondo’, che poi tanto ‘sfondo’ non è?  Perchè dunque, Euterpe, pur con i suoi limiti, e un premio Oscar di ‘consolazione’ postumo per la colonna sonora, è comunque un gran bel film, sicuramente il migliore fra quelli girati alle Eolie, quantomeno nella sincerità e onestà della sua realizzazione? Prima di tutto grazie al talento degli attori: Troisi, Cucinotta, Noiret, e altri, con la loro naturale e genuina carica umana riescono a essere ‘credibili’ e ‘veri’ nei loro rispettivi ruoli. Ma a mio parere, mia Cara, la vera grandezza del film è nell’essere un grande atto d’amore, quasi un Inno, a quel “bisogno insopprimibile di poesia dell’animo umano” (sono parole tratte dalla prefazione di un mio libro scritte dalla mia emerita Professoressa  di Latino alle Magistrali) senza la quale, insieme alla preghiera e alla musica, l’Uomo non riesce a ‘elevarsi’, dato che sono le uniche cose di valore che Egli può fare ‘ascendere’ al Cielo.  Ricordo ancora ciò che mi disse una volta un ‘critico letterario’ nella saletta della Sellerio, a Palermo, a proposito di ‘Poesia’: “… Cosa vuole, Signor Famularo…  la Sellerio non ha una ‘collana’ di Poesia per il semplice fatto che i libri di poesia non si vendono”…  Così, mia Musa, con l’unico ‘Credo’ del ‘profitto’ e il ‘culto’ dei beni materiali e dei moderni ‘feticci’ tecnologici,  tutto deve essere ‘vendibile’,’spendibile’!  L’intimità dei sentimenti, la sfera affettiva e i rapporti interpersonali, l’amicizia, l’ Amore stesso, vengono ‘rottamati’ come obsoleti e sostituiti con surrogati con la stessa velocità e disinvoltura
con cui si cambiavano fino a ieri i telefonini e oggi gli smartphone, i tablet, i fablet e quant’altro, per un modo di vivere e interagire ‘virtuale’ trascurando la vita reale, quella ‘in diretta’.  Di certo le tecnologie, pur con la loro utilità, non hanno reso le persone più felici o più ‘unite’; la ‘Morale’ non è più un valore, essendo opinabile, e l’insoddisfazione e l’ansia sono gli stati d’animo prevalenti coi loro conseguenti effetti negativi. E allora, Euterpe, sarebbe preferibile un ‘ritorno’, o una ‘riconversione’, verso quella che è parte integrante e inscindibile della nostra natura: la nostra interiore dimensione morale e spirituale, la consapevolezza di essere persone in grado di usare nel modo giusto le conoscenze ed esperienze acquisite, evitando la pigrizia mentale di delegare ad altri tutto ciò che ci riguarda, che investe la vita e la nostra sfera personale.  E quindi nel film di Troisi trovo commovente la figura umile e popolana del ‘Postino’ che tende verso la ‘Poesia’ come mezzo di elevazione spirituale, ma pure di elevazione sociale e culturale, come mezzo dignitoso col quale esprimere i suoi moti interiori, dare voce alla sua ‘anima’ dandole una lingua e un
vocabolario per esternare i suoi sentimenti amorosi. E com’è commovente la figura del ‘Poeta’ che lo’inizia’ e ‘introduce’ al mondo della ‘Poesia’, discettando su di Essa in riva al mare o sulla scogliera di  di tufo, ascoltando i suoni naturali di quegli ambienti marini e la magia evocativa e sonora di ogni parola…
“…E mi vengono le poesie?”, domanda ‘il postino’, “Certamente!”, lo rassicura e motiva “il Poeta”,quasi come un moderno ‘Virgilio’ che si accompagna a un modesto ‘Dante’ aiutandolo in un processo di crescita interiore, di raffinamento e consapevolezza dei propri mezzi espressivi,  lungo un percorso esistenziale fatto di certezze e di gioie autentiche (come il suo amore, ricambiato dalla sua Amata, il loro matrimonio), ma pure disseminato di incognite (come l’illusione che le ideologie politiche possano ‘elevare’ gli uomini, la sua fine prematura). Come sono emotivamente ‘gratificanti’, una vera medicina per l’anima, i dialoghi sulla poesia e le riflessioni poetiche del ‘Poeta’ nel patio di quella minuscola casa
‘rosada’: Neruda è lì a rappresentare il tentativo di negazione della poesia da parte della ‘barbarie’ di un potere arrogante e corrotto, confinata in una località sperduta, come lo è oggi la vera Poesia, come ‘confinata’ in un’isola, emarginata da una società ‘capitalistica e faccendiera’ che ‘ha perso le reti e va cercando i sugheri’. E nonostante le sue apparenti condizioni, quanta pulizia e ordine, dignità e decoro, si intravedono in quella ‘casa’, piccola ma adatta a Lui, dove il Poeta mantiene la sua dignità di Uomo libero e la sua libertà di parola e di espressione, una libertà che nessun ‘politico’ di mestiere, né alcun ‘operatore’ nel mondo della finanza, potrà mai capire, né avere, né tantomeno mettere a tacere. E che
la vera Poesia rimarrà sempre ad addolcire e ‘ingentilire’ il cuore dell’Uomo, della quale non potrà maifarne a meno tanto nel ‘pubblico’ che nel ‘privato’, viene mostrato dal Poeta che nel patio di quella casa balla un tango, ‘un pensiero triste che si balla’, con la Donna del Postino, come una Musa ispiratrice o forse come una personificazione della Poesia stessa che si concede al suo estimatore e Cantore, con le parole della canzone ‘Madreselva’ e la voce accorata e implorante di Cardel fuoriuscire dal complice ‘cuore’ di un vecchio grammofono.
Sono un po’ stanco, mia Cara, alla fine di questa intensa e irripetibile giornata, ma la tua compagnia e questo splendido mare di Santa Marina non mi stancano mai!  Domani?… Ci penserò domani!
Abbi sempre cura di te… e di me! Grazie, so che lo farai. Caramente…
( 5 – Continua ) 
        
         
       

Da Padova in linea Antonio Famularo. Appunti di Viaggioultima modifica: 2013-10-20T23:36:52+02:00da leonedilipari
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