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Eolie, viaggio di marinai, venti e donne volanti
“Isola è termine d’ogni viaggio, meta della grande via per cui ha navigato la civiltà dell’uomo” scriveva Vincenzo Consolo nelle “Isole dolci del Dio”.
La Sicilia e e le sue isole non sono più quelle di cui scrivevamo vent’anni fa, un terzo di quel mondo sopravvive, il resto è cambiato. L’isola approdo a un mondo di conoscenza, progetto della storia in parte è stato cancellato e questo viaggio sui luoghi dei nostri racconti è la metafora del mondo in continuo cambiamento dove ricordare bisogna ma non per andare in depressione ma per immaginare un nuovo mondo.
Le isole dolci del Dio continuano a essere il grembo materno nel quale trovare spazi e silenzi sovrumani. Il monte Pelato con le sue pomici che originavano la spiaggia caraibica non c’è più. Il furioso Nettuno lo Scuotiterra ci ha accolti con le saettate del suo tridente, ma a sera nel porto di Ponente a Vulcano la sua Fucina ci ha accolti col rosa dei suoi tramonti indescrivibili. Tutte le strade portano al bar Remigio era l’incipit di quel primo racconto di ” Venti marinai e donne volanti”. . I bagni di fango non sono più liberi e anche alle acque calde si arriva a compimento dell’tinerario. Hanno costruito anche ” I Pagghiari” per accogliere i giornalieri dei fanghi. Solo l’aria non si vende che aspiri ad ampie volute con le sue zaffate di zolfo. …………….
VIAGGIO ALLE EOLIE DI MARINAI, DI VENTI E DONNE VOLANTI
di Giuseppe Alibrandi
La prua della Caravaggio aprì la sua bocca di squalo e vomitò l’esercito di pendolari, forzati giornalieri delle terme e dei fanghi di Vulcano. L’isola era una pietrafocaia che rinfocolava i suoi elementi primordiali di terra acqua aria e fuoco. Poco distante dal bar Remigio, attendevo, sul molo, l’attracco della nave squalo. Ero andato a fare un sopraluogo: a giorni mi sarei imbarcato per Lipari. Tra la folla, in attesa, scorsi il mio potenziale interlocutore. Era un uomo calvo, olivastro; stagionato e composto come un graduato abituato a consumare veglie e pedinamenti. Faceva al caso mio.
L’uomo mi introdusse nei meandri misteri dell’isola, mi parlò dei suoi forestieri, coloni messinesi e catanesi; mi fece l’elenco di quel poco che ancora il turismo di massa non aveva sporcato, offrendomisi da guida per quei pochi giorni che sarei rimasto a Vulcano. Più sopra del bar Remigio – tutte le strade a Vulcano portano al bar Remigio – feci la mia conoscenza con un corvo misantropo che, non meno del mio informatore al porto, anche lui aveva a noia quell’andirivieni sull’isola e ripeteva epiteti irripetibili all’indirizzo dei passanti spostandosi di continuo sulla gruccia, facendo le spallucce con le ali senza remiganti.
Una ad una avrei ritrovato le antiche affabulazioni sulla gente di mare, apprese ai focolari, sulla costa: Genoveffe e donne volanti che vagavano per l’isola di Spartivento; mastri d’ascia che sotto pergole di uva sultanina calafatavano caicchi marticani e palamitare che sopra e sotto vento solcavano le onde per l’isola di Spartivento. Indelicato fu il mastro d’ascia che sulle rive di Canneto sagomò
l’ultima Maria Marticana. Sulle rive di Macumbo le donne la vedevano spuntare all’orizzonte col mare grosso e il vento in poppa cercare lo scaro sulla spiaggia e lanzare da bordo una fune che scampasse tutti dal malotempo. Del bosco conservavano l’impeto del vento le barche di mastro Indelicato e sulla costa non c’era palamitara o caicco che a remi o a vela potesse superare la Maria Marticana. Partivano a remi e con le isole a portata di mano: gli uomini di Macumbo avevano imparato a leggere il tempo guardando le Eolie.
Gli abitanti della costa puntavano sulle isole il barometro del tempo. La foschia era scirocco o levante; nuvole basse, in cui il sole si insaccava al tramonto, erano presagio di maltempo; dal canale di ponente irrompeva Eolo gonfiando le acque fino a riempire le case di Macumbo costruite sulla sabbia. Sotto alla lanterna di Vulcano malotempo incoglieva i naviganti e per loro le mavare supplicavano il san Giorgio a cavallo: sopra vento, sotto vento portali all’isola di Spartivento! Sotto
costa, a Gelso, gli uomini si rifugiavano in un vecchio casolare: stendevano i conzi e nettavano gli ami dei rimasugli di esca per rimediare una ghiotta all’inedia del giorno. A quei luoghi di fatica, divenuti meta di turisti, si arriva da Vulcano Piano per una strada che ruzzolando a picco sul mare diventa trazzera. Prima di raggiungere la vecchia lanterna, assiepata dalla macchia mediterranea, c’è Maniaci che non accetta prenotazioni ma offre a tutti, per lo stesso prezzo, l’identico menù: melanzane e pesce fresco, occhiate, gamberi, scampi, totani, dentici.
Barche e rezze sono sulla spiaggia, davanti al terrazzo eoliano, sul bagnasciuga. Intorno i gusci di riccio, le carcasse dei granchi, i paguri con le immarcescibili corazze di gasteropodi vuote, le sardelline, i gamberetti con l’addome vuoto e rinsecchito ancora impigliati tra le maglie delle rezze. Non lezzano di marciume a testimonianza di un mestiere
inventato di notte e smesso solo all’alba per fare posto all’albergatore-ristoratore che s’aggira tra i tavoli del terrazzo, sotto alla pergola di grappoli d’uva smunti, a prendere ordinazioni tra un brulicare di vespe, offrendo ai suoi clienti la vista di un Riace a torso nudo. La luce che qui abbaglia il mare a sera si fa più scura e nera, s’indurisce in lava, perché lava sono gli scogli qui intorno, neri i chicchi di sabbia che vento e mare frantumano contro i ciottoli anch’essi di lava e che i pescatori della costa chiamano màzare: sassi tondi, porosi e levigati da un chilo, mezzo chilo, un quarto di chilo e a scalare tutta la pezzatura degli infinitesimi grammi.
Li ho raccolti sulla sabbia, soppesandoli per esser certo di avere tutta la scala dei pesi. A Gelso il viaggio si fa conversazione e ritorno all’infanzia rivisitata attraverso quei luoghi marinareschi capaci di far regredire i ricordi fino a quelle sere d’inverno quando, accanto al braciere, i nipoti eravamo ammessi alla conversazione dei grandi nella cucina in penombra rischiarata
dal lume a petrolio. Seguivamo il nonno nel suo racconto. Aveva acceso il fuoco sulla spiaggia di Ficarelli. Aveva preparato la ghiotta sugli scogli senza accorgersi di aver cucinato sulla groppa di un pescetonno. Mandò il mozzo a raccogliere le braci e non c’era più segno del fuoco acceso. Donna Genoveffa, col mare grosso, li aspettava intorno al capo d’Orlando, dove remando remando giunse anche la ciurma d’Orlando, il paladino di ritorno dalle crociate.
A tempo di seppie l’incantatrice delle trombe d’aria sul mare, scrutato il cielo d’aprile terso e traslucido, insegnava alla ciurma a sicciare, secondo l’arte antica delle donne di accalappiare l’uomo e farselo marito. Si prelevavano le seppie femmine alla scummiata del coppo del cianciolo e si innescava il richiamo sotto costa per il maschio che con la sua nuotata a reazione andava a infilarsi nella nassa a imbuto protendendo il suo tentacolo
specializzato per il trasporto alla femmina della spermatofora. E a quel punto l’angelo a volo radente sull’acque chiudeva il cerchio e ogni preda era catturata. Nei nostri sogni continuavamo a fantasticare sulla groppa di un pesce tonno amico. Prima di lasciare Gelso e le sue sabbie nere afferrai, furtivo, la barra di un timone da una barca in disarmo in mezzo al canneto. La barra del timone era di legno di frassino di Sicilia, duro e resistente come quello usato per costruire i pioli dei carretti siciliani.
Indistruttibile! Avevo raccolto il mio pezzo di marineria da museo, subito incignato a bordo del dinghj in navigazione da porto Ponente alla grotta del Cavallo e da qui, puntando sulla punta del Perciato, attraverso le bocche di Vulcano, nuovamente al porto di Ponente. “Orza e cazza ! Poggia e fila !“ La Spartivento cerca il maestrale portandosi fuori costa a seguire la silhouette in volo dei pesci rondine, il guizzo della sardella seguito dal tonfo dei cefali, il nuoto dei delfini che squittiscono inabissandosi.
Qui il mare anche quando il sole tramonta non è mai del colore del vino: è di un blu intenso, colore tonno, che il bagliore del sole trascolora in verde azzurro e l’isola che lontana lambisce appare il labbro di un cratere che un Dio irato può capovolgere. Può accaderti di gettare l’ancora in mezzo a un banco di tonni che pasturano fuori di punta Castagna e magari al porto sentirai dire da un liparoto, in attesa dell’aliscafo per Rinella, che anche lui, la stessa mattina, li ha visti migrare al largo di Salina puntando i binocoli dalla sua casa di Malfa. I marinai sono tutti narratori del mare.
Anche senza avere avuto un passato come quello di Achab a caccia della balena bianca, si portano ugualmente addosso una ferita, una mutilazione, un amuleto a ricordo di quell’abbandono vissuto dentro una barca, in balia del mare grosso. Il mare è il ventre della Madre Immensa, grande vuoto e contenitore di gioie e paure, rappresentazione dell’amniotico mare materno che agli albori della nostra infanzia ci ha attratti erepulsi.
Di noi e della nostra Spartivento, uscita dal porto di Ponente per non farvi ritorno che dopo due giorni trascorsi a Canneto tra le acque azzurre iridescenti di punta Spinarello e della Papesca, al Togo-Togo, il camping dov’eravamo attendati, avevano perso ogni speranza dandoci per dispersi. Dispersi senza l’emozione di un naufragio, senza le Donne-Madri Coraggio piangenti sulle rive a tendere la fune lanciata dall’equipaggio perché mani pietose ci portassero a salvamento.
A sera, sul terrazzo del Togo-Togo, nessuno fu sorpreso del nostro rientro, solo il gestore sacramentava sordo come il corvo misantropo all’altro capo dell’isola. L’elicottero dei carabinieri non si era levato in volo per noi e, all’indomani, i giornali della costa non pubblicarono la notizia del nostro naufragio: nell’isola c’erano pochi gettoni e lunghe file all’unica cabina telefonica. Le macchine lungo il viale la facevano da padrone, tante per un’isola senza pompe di benzina. In queste isole il forestiero è forestiero: un isolano glielo legge in volto al turista di passaggio.
Nessuno infatti vi giunse senza conoscere i venti e le rotte dell’ossidiana e del silicio: sicuramente il favore di un Dio l’assisteva! Il navigante forestiero aveva un Dio alle spalle che l’accompagnava! Anch’io volli provare a presentarmi a nome di un Dio. Cacace, un liparoto, mentre dalla Forgia Vecchia scrutavamo la città col suo castello, me ne diede l’estro. Cacace fece di me un Telemaco a Pilo. Mi diede istruzioni sul modo di andare a cercare le migliori ossidiane dell’isola. – Non è per queste rocche che troverai ossidiana ! – – E dove posso io trovarla ? – – Tra le bianche pomici del Pelato ! – – E come potrò io scavare tra le sue bianche pomici ? – Mi manda Cacace ! – mi suggerì di dire il liparoto. E a nome di Cacace ebbi le più belle ossidiane che quel giorno le ruspe avevano scavato tra le bianche pomici del monte Pelato.
A quel “ mi manda Cacace “ il guardiano della Pumex, come sospinto da una atavica reazione istintiva, mi prese con sé e onorando l’ospite mi accompagnò al terrazzo che sporgeva sul mare e mi disse : – Su queste spiagge i fratelli Taviani girarono Kaos.- Qui o dappertutto, in Sicilia, puoi sostenere che sia nato il mondo o che la sua immagine sia più prossima al negativo del suo essere intimo e fondamentale: il bianco e il nero !
LE INTERVISTE DE “IL NOTIZIARIO”. Lipari, presentato il volume “Così non si può vivere. Rocco Chinnici: la storia mai raccontata del giudice che sfidò gli intoccabili”, Parlano i figli Caterina e Giovanni, e Eleonora Iannelli e Fabio De Pasquale
Un omaggio al giudice Rocco Chinnici, con le testimonianze dei figli e di chi ha ricostruito la storia della strage del 29 luglio 1983, con aspetti ancora inquietanti e misteriosi. Presso il Castello di Lipari, si è svolta la presentazione del libro “Così non si può vivere. Rocco Chinnici: la storia mai raccontata del giudice che sfidò gli intoccabili”, edito da Castelvecchi di Roma, un saggio dei giornalisti Fabio De Pasquale ed Eleonora Iannelli.
All’incontro, oltre agli autori, sono intervenuti Caterina e Giovanni Chinnici. Hanno introdotto Michele Benfari, dirigente del Museo archeologico “L.Bernabò Brea” e Lino Natoli, Presidente dell’associazione “Amici del Museo Archeologico Luigi Bernabò Brea”. Sono state proposte anche immagini e foto di Chinnici e della strage di via Pipitone Federico. Si discuterà pure del caso di un processo “fantasma”, che la Procura di Palermo si “dimenticò” di celebrare, quindici anni fa, contro un giudice messinese accusato di corruzione per aver assolto i mandanti della strage Chinnici, come rivelano gli autori del libro.
Il saggio è stato pubblicato in occasione del trentennale dell’uccisione del magistrato, prima strage di mafia eseguita con un’autobomba, sotto casa, nel cuore della Palermo residenziale. Racconta la storia del responsabile dell’ufficio Istruzione, capo di Falcone e Borsellino, ideatore del pool antimafia, dando voce ai ricordi della famiglia e di giudici, avvocati, investigatori, cronisti del tempo, ma è pure un’inchiesta con scoperte e documenti inediti. I figli svelano la loro verità: l’antefatto della strage, le minacce subite, i depistaggi, l’isolamento del padre, la “sonnolenza” del Palazzo di giustizia e dell’intera città, come risulta anche dal diario autografo di Chinnici, pubblicato per la prima volta.
Uno “spaccato” della città di Palermo e della Sicilia, negli anni Ottanta, quelli della seconda guerra di mafia e dei delitti eccellenti. La prefazione è curata dal presidente del Senato Pietro Grasso, ex giovane collega di Chinnici che ne ricorda i meriti professionali e umani e varie curiosità.
Le interviste a Caterina e Giovanni Chinnici, a Eleonora Iannelli e Fabio De Pasquale.
http://www.bartolinoleone-eolie.it/roccochinnici31082013.wmv
” Collegamenti per le Eolie dagli aeroporti di R.Calabria, Catania, Palermo, Lamezia Terme, Napoli, Taormina e Milazzo”
INFO +39.340.3667214
Lipari&Centro Studi. Presentato il volume della poetessa Antonietta Raso
Presso i giardini del Centro Studi Eoliano, è stato presentato il libro Tu che conosci le pietre… di Antonietta Rosa Raso, protagonista dell’ultimo appuntamento dei Pomeriggi Culturali Eoliani 2013. La “poetessa di Lipari” ha illustrato la sua nuova raccolta, tra frammenti di vita personale e ricordi di emozioni vissute, tutte raccontate in versi.
“Tu che conosci le pietre: un microcosmo emotivo dove la poetessa, ancor maggiormente rispetto alle precedenti produzioni poetiche, fa prevalere la ricercata accuratezza nel vocabolo giusto e appropriato, degno in quanto sgorga da un pensiero profondo. Il linguaggio risulta quindi essenziale, liberato dal superfluo, sfrondato dalle molte parole che potrebbero venire in mente, così facendone non d’una cento, ma di cento una: si potrebbe associare la parola a una perla, e non è facile per tutti i pescatori-poeti saper scegliere e afferrare una perla di grandissimo pregio!” scrive Paola Pajno.
“Tutto è amore” è l’ultimo pensiero della raccolta di Antonietta Rosa Raso che nei suoi versi esprime la consapevolezza nella maturità di un sentimento di gratitudine nei confronti della vita e rende orgogliosi i liparesi per il suo prestigio a livello nazionale e estero.
Sono intervenuti con l’autrice Francesco Rizzo e Davide Cortese.
LE INTERVISTE DE “IL NOTIZIARIO”. Lipari&Centro Studi. Presentato il volume “Riscatto”. Consegnata la borsa di studio “Anna Maria Leone”. Parlano Melo Freni, Martina Iacolino, Alice Rossello e Nino Saltalamacchia
Lipari – Nei giardini del Centro Studi presentato il libro “Riscatto” di Melo Freni.
Intervenuti monsignor Giovanni Marra e Michele Giacomantonio. Durante le serata consegnata la quinta edizione della borsa di studio “Anna Maria Leone”. Presenti anche mamma Sina Natoli Leone, la nipote Annarella e il genero Gimmi Stefani. La manifestazione, promossa dal Centro Studi e Ricerche di Storia e Problemi Eoliani Onlus, è giunta alla sua V edizione e quest’anno ha visto in gara, per contendersi il premio, sei tesi con argomenti inerenti alle Isole Eolie che spaziano dall’economia, alla letteratura, dalla comunicazione, alla storia e all’architettura.
I lavori pervenuti ed esaminati sono stati i seguenti:
1) Alessia Trovato, Le isole Eolie nella narrativa di Melo Freni, Università degli Studi di Messina. Facoltà di Lettere e Filosofia. Corso di laurea in Lettere Moderne. Relatore: Ch.mo Prof. Lucrezia Lorenzini.
2) Grazia De Pasquale, Analisi della sostenibilità economico-finanziaria del porto crocieristico, diportistico di Lipari, Università degli Studi di Messina. Facoltà di Economia. Corso di laurea in Economia e Commercio. Relatore: Ch.mo Frof. Antonio Forgione.
3) Martina Iacolino. Vocazione, tutela e sviluppo: una possibile conciliazione. Il caso della pomice a Lipari, Libera Università Maria SS: Assunta . Roma. Facoltà di Lettere e Filosofia. Laurea specialistica in Comunicazione d’impresa. Relatore: Ch.mo Prof. Roberto Veraldi.
4) Alessandra Carrà, La controversia Liparitana, Università degli Studi di Catania. Facoltà di Lettere e Filosofia. Corso di laurea in Scienze della Comunicazione. Beni culturali. Relatore: Ch.mo prof. Carmen Salvo.
5) Valeria Bertuccio, Valori delle architetture e dell’ambiente delle Isole Eolie per il recupero del linguaggio architettonico. Università degli Studi Roma Tre. Laurea magistrale in Restauro. Relatore: Ch.mo prof. Michele Zampilli.
6) Alice Rossello, Il turismo nell’arcipelago eoliano. Un’analisi del profilo del turismo tra la caotica Lipari e l’isolata Alicudi. Alma Mater Studiorum. Università di Bologna. Facoltà di Economia di Rimini. Corso di laurea magistrale in Economia e Management del Turismo. Relatore: Ch.mo Prof. Paolo Figini.
La commissione, dopo avere valutato i sei lavori, ha giudicato vincitrici “ex aequo” con la qualifica di ottimo Martina Iacolino e Alice Rossello. Entrambe le concorrenti hanno affrontato temi di grande attualità e di particolare significato per il futuro delle isole, offrendo indicazioni per lo sviluppo della ricerca.
Le interviste al giornalista-scrittore Melo Freni, al presidente del Centro Studi Nino Saltalamacchia e a Martina Iacolino e Alice Rossello.
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“Questa è Florenzia” è il nuovo libro di Michele Giacomantonio presentato nel giardino del Centro Studi Eoliano con la partecipazione di Mons. Giovanni Marra, vescovo emerito di Messina, Lipari, S.Lucia del Mela e dello scrittore Franco Scaglia. E’ la storia di una ragazza liparese, Giovanna Profilio, nata a Pirrera nella seconda metà dell’800 che è costretta, dal precipitare della condizione economica della famiglia dopo la morte del padre, ad emigrare, come tanti a New York. Negli Stati Uniti si fa suora, prende il nome di Florenzia, e dopo qualche anno rientra richiamata a Lipari dal Vescovo per dare vita ad un Istituto religioso per l’assistenza dei bambini abbandonati e delle ragazze madri. E così la storia di Florenzia diventa la storia del suo Istituto – l’Istituto delle suore francescane dell’Immacolata concezione di Lipari -, delle difficoltà, delle resistenze sia nella società che nella comunità ecclesiale. Ci vorranno vent’anni perché finalmente la congregazione possa decollare lasciandosi alle spalle perplessità e problemi. Ma una volta avvenuto il decollo le tappe del cammino divengono spedite: dai piccoli paesi alle città della Sicilia, in alcuni centri dell’Italia meridionale e settentrionale, la casa generalizia a Roma, la missione in Brasile. Questa è l’avventura di Florenzia che parte da un piccolo villaggio contadino delle Eolie e conquista per sé e per il proprio istituto un posto di rilievo nella Chiesa, non solo per le opere ma prima di tutto per la sua vita e la sua spiritualità visto che è in corso il processo canonico per il riconoscimento della sua santità. Qualche anno fa, sempre su Florenzia, al secolo Giovanna Profilio, era uscito un altro libro dello stesso autore: “Florenzia che ha svegliato l’aurora”. “Era una ricerca storica che parla della Florenzia che emerge dai documenti – ci dice Giacomantonio – quella che ho cercato di presentare nel nuovo libro è una Florenzia viva con i suoi sentimenti e i suoi problemi. Sentimenti e problemi che ho potuto scorgere penetrando nel suo animo al di là delle carte. Spero di esserci riuscito e che la grande avventura di questa donna vissuta a cavallo fra l’800 e il 900 riesca a suscitare, anche grazie a questo libro oltre che all’opera delle sue suore, interesse e simpatia anche nei giovani d’oggi”.




http://www.youtube.com/user/EOLIENEWS/videos
– Un mare di Cinema – Eolie in Video 30^ edizione Giardini Centro Studi.
Comunicazione: la proiezione del film “Viva La Libertà” di Roberto Andò prevista per il 26 agosto 2013 è stata rimandata a Giovedì 29 agosto – ore 20.30.
LE INTERVISTE DE “IL NOTIZIARIO”. Lipari. Castello&Ex carceri. “Oradaria”, Silvia Carbone, Michele Bellamy Postiglione e Daniele Billitteri
Lipari – Appuntamento nei locali dell’ex carcere all’interno del castello con il giornalista Daniele Billitteri che ha parlato dei “Grandi ossimori dei Siciliani” nel suo PIANTI AI MATRIMONI, RISATE AI FUNERALI.
Le interviste a Silvia Carbone, Michele Bellamy Postiglione e Daniele Billitetri.
http://www.bartolinoleone-eolie.it/bellami22082013.wmv
-di Marcello D’Amico (Melbourne)
Ho letto con grande emozione l’articolo della manifestazione artistica al castello di Lipari “Pensieri di una Notte al Tropico”- allestimento del carissimo amico Michele Postiglione Bellamy- con la regia di Emanuele Bottari. Mi hanno colpito particolarmente la parole di Michele nel descrivere la performance della protagonista Paola Centorrino :”Emozionante Performance….maturita’ artistica e il suo grande talento”. Queste parole illustrano perfettamente l’artista Paola.
L’ho incontrata personalmente a Malfa a settembre del 2009 dopo lo spettacolo Otello, diretto sempre da Emanuele Bottari, presentato in notturna, ma quella volta sensa i pirotecnici naturali, nel cortile della Biblioteca Comunale. Tutto il cast e’ stato bravissimo ma mi ha colpito in particolare la performance di Paola Centorrino nel ruolo del “cattivo” Iago. Ruolo alquanto difficile perche’ nell’originale testo di Shakespeare Iago e’ un uomo. La bellissima ed incantevole Paola riusci’ a trasformarsi in un vero mostro di tutto cio’ che e’ cattivo.
Una settimana dopo ero a Casajanca a Canneto dove l’amica Silvia Carbone mi aveva offerto il salone del suo albergo per allestire una mostra pittorica. Ma non potete immagginare il mio shock quando lei mi disse che Michele Postiglione Bellamy si aveva offerto di mettere su la mostra e curarsi pure di tantissime altre cose.
Ma il giorno prima che la mostra venisse presentata al pubblico mi venne la brillante idea di chiedere all’attrice Paola Centorrino, dopo avermi consultato con Michele che aveva la parola finale- se fosse disposta a leggere delle poesie mie, dell’amica poetessa canadese Rona Shaffran, ed in particolare quelle del genitore di Silvia. Rimase sorpreso quando lei mi rispose immediatamente si. Poco dopo incontrai il maestro Pavano e gli chiese se potesse accompagnare con la sua chitarra Paola mentre recitava. Anche lui confermo’ la sua disponibilita’.
E cosi’ il giorno dell’inaugurazione, mentre io e Michele ci occupavano degli ultimi tocchi tecnici, il maestro Pavano e Paola facevano le prove con serieta’ e professionalita’, si fermarono solo un’ora prima dell’inaugurazione.
L’inaugurazione fu un enorme successo grazie soprattutto alla performance dei due artisti. La sala era gremita di persone ed alcuni dovettero rimanere fuori. Conclusa la parte ufficiale verso mezzanotte un gruppo d’amici ci siamo riuniti davanti alla vasca d’acqua calda termale di Casajanca e i maestri della chiatarra Pavano e Lo Cascio improvvisarono un concerto musicale che si concluse alle ore piccole del mattino, accompagnato anche da uno sconosciuto dal nome Johnny Walker Red Label!! Quella e’ stata per me un’esperienza indimenticabile e sono sicuro che mi perdonerete se ringrazio nuovamente alcune persone che sono stati i veri artefici del successo di quella mostra: Silvia ed il suo consorte Massimo e tutta la famiglia, il carissimo amico Michele Postiglione Bellamy, Paola Centorrino, i maestri Pavano e Lo Cascio, il nostro direttore Bartolino Leone, il direttore tecnico Massimo e la presentatrice Barbara Brundu e naturalmente l’amico fraterno Antonio Brundu. Ed infine gli amici di Lipari Fabiola e Fabrizio Famularo.
Ritornando a Paola, proprio come dice Michele che d’arte non e’ un principiante, ha un enorme talento che come tanti altri spesso e volentieri viene dimenticato dalle autorita’ locali quando si organizzano delle manifestazioni culturali. In passato, e questo continua ancora, abbiamo visto degli artisti “importati”, alcuni anche di nome, che hanno deluso con le loro prestazioni, mentri gli artisti locali ignorati proprio perche’ erano del luogo, non avrebbero certamente sfigurato. Mi rivolgo ai responsbili, voi avete il diritto ed il dovere di far fiorire il talento locale e di non metterlo da parte a favore degli “importati”. E poi sono sicuro che costerebbero molto di meno.
– di Michele Bellamy Postiglione
Alle ore 19 appuntamento con il giornalista Daniele Billitteri che ci parlerà dei “Grandi ossimori dei Siciliani” nel suo PIANTI AI MATRIMONI, RISATE AI FUNERALI.
-Pochi ma buoni alle carceri, per la lettura interpretata PENSIERI DI UNA NOTTE AL TROPICO con Paola Centurrino e Daniele Cannistrà per la regia di Emanuele Bottari. Splendide le scenografie naturali offerte dai fulmini che squarciavano il fazzoletto di cielo sopra le teste degli attori, accompagnati dal roboante sottofondo dei tuoni.
Non alle prime gocce, ma appena la concentrazione lo ha concesso ci si è spostati nella cella che ospita l’opera di Matteo Appignani, per concludere tra applausi scroscianti e scrosci di pioggia l’emozionante performance di Paola Centurrino, che sempre più dimostra la sua maturità artistica e il suo grande talento.
– “Oradaria”, rassegna di arte, musica, cultura. E’ in corso all’ ex carceri al castello di Lipari fino al 24 di agosto.

LE INTERVISTE DE “IL NOTIZIARIO”. Lipari&Centro Studi. Presentato il volume “Sicilia, la fabbrica del mito”. Parla il giornalista Matteo Collura
Lipari – Presso il Centro Studi Eoliano, è stato presentato il libro Sicilia. La fabbrica del mito (Longanesi) di Matteo Collura, giornalista del Corriere della Sera, uno dei più autorevoli scrittori siciliani, storico e biografo di Pirandello e Sciascia. L’autore delinea un ritratto della Sicilia come luogo del mito, si riferisce ai miti di antica tradizione, ma anche ai miti posticci, inventati e sbandierati dai siciliani. Il libro è un viaggio nei luoghi di Salvatore Giuliano, Ettore Majorana, Giuseppe Genco Russo, del barone Pisani e di molti altri personaggi che, con le loro storie, hanno contribuito a rendere la Sicilia una vera e propria fabbrica del mito. Tra tanti misteri, sono riportate anche le vicende di donne che hanno cambiato il corso della storia (Franca Viola) e di uomini che furono vittime di fatali ossessioni femminili (Vincenzo Bellini). E’ un percorso, quello di Matteo Collura, che fa luce sui misteri e sui miti che hanno reso la Sicilia e i siciliani celebri “inquilini della storia”. Sono intervenuti con l’autore: Davide D’Amico e Silvia Campantico. La grande partecipazione del pubblico che ha seguito con interesse la presentazione del libro di Matteo Collura e la numerosa presenza alla successiva proiezione del film “La migliore offerta” di Giuseppe Tornatore hanno reso memorabile un’altra serata del Centro Studi all’insegna della cultura e del cinema.
L’intervista al giornalista Matteo Collura.
http://www.bartolinoleone-eolie.it/collura20082013.wmv
http://www.youtube.com/user/EOLIENEWS/videos
LA NOTA PRECEDENTE. E’ stato presentato, presso il Centro Studi Eoliano, il libro “Le Eolie all’ONU” di Giuseppe La Greca edito dal Centro Studi Eoliano.
Narra la storia del gemellaggio dei piccoli stati insulari che nel 1998 ha contribuito determinare un’importante azione diplomatica internazionale a favore dell’Italia, grazie all’intervento dell’ambasciatore Francesco Paolo Fulci. Marcello Sorgi ha introdotto gli interventi di Francesco Paolo Fulci, Antonino Maggiore, Alessandro Pajno, Alberto La Volpe e Marco Giorgianni.
Durante la serata è stato presente Gian Lorenzo Cornado, ambasciatore italiano in Canada, che tramite un collegamento skype ha potuto assistere e prendere parte alla presentazione direttamente dalla sede dell’ambasciata italiana ad Ottawa.
La proiezione del video “Le Eolie all’ONU”, inoltre, ha riportato i momenti più importanti dell’indimenticabile serata Eoliana al Waldford Astoria di New York.
L’intervista
http://www.bartolinoleone-eolie.it/lagreca18082013.wmv
Lipari&Caccia al libro…d’autore. Alle 21,30 Domenico Seminerio
Martedì 20 agosto p.v. alle ore 21,30 nel giardino dell’albergo Casajanca – Canneto, l’Associazione I.Dee propone il terzo incontro di “Caccia al libro… d’autore” con Domenico Seminerio.
Seminerio vive e lavora a Caltagirone.
Ha curato alcuni saggi di carattere storico ed archeologico, frutto della sua collaborazione con la Soprintendenza alle Antichità della Sicilia Orientale e raccolte poetiche, ha pubblicato alcuni romanzi : “Il volo di Fifina” (Flaccovio), “Senza re né regno” (Sellerio, 2004), “Il cammello e la corda” (Sellerio,2006), “Il manoscritto di Shakespeare (Sellerio, 2008).
Una sua novella, Il nero dell’Etna, è stata inserita nell’antologia Delitti in provincia di Guanda editore.
Ha vinto numerosi premi letterari, tra cui il Domenico Rea, il Corrado Alvaro, il Premier roman di Chambery, il Primo romanzo Città di Cuneo, il Città di Viagrande ed è stato finalista a Un libro per l’estate 2006 e al Giuseppe Dessì.
A Lipari presenterà la sua ultima raccolta di poesie “Complementi d’argomento”, pubblicata nel 2013 da Città del sole.
Da Malfa in linea Antonio Brundu
LE INTERVISTE DE “IL NOTIZIARIO”. Lipari&Centro Studi. Lipari, presentato il volume dedicato al commendatore Bartolo Zagami. Parlano il figlio Bartolino e Silvia Campantico
Lipari – Presso il Residence La Giara a Lipari, presentato il libro “Sogno Passione Realtà. La vita di Bartolo Zagami nella storia di Lipari” di Silvia Campantico. Presente il pubblico delle grandi occasioni.
Il commendatore Bartolo Zagami, non ha rappresentato per Lipari solo la luce, ma anche un certo spirito nobile al servizio di una fedelta’ isolana meritevole di ogni attenzione. Nel suo modo di essere, anche moderno imprenditore, ha sempre favorito l’assunzione di personale locale, al quale
ha dato mestiere e professionalita’. Lui stesso in ogni stagione amava seguire personalmente ogni lavoro semplice o ardimentoso. Osservava attentamente il suo
personale quando si arrampicava sui pali di legno con appositi accessori dentati e con voce pacata consigliava il miglior modo per dare precedenza prima alla sicurezza e poi al risultato. “
Se ne era andato l’uomo della luce – ha scritto Silvia Campantico – ma Lipari non era rimasta piu’ al buio”.
Il libro, oltre ad un ricordo di un grande eoliano vuole essere anche un riferimento al futuro che ha bisogno ancora di tanta energia.
Nel 1926 fu costituita la S.E.L. (Società Elettrica Liparese) e fu inaugurata la centrale elettrica grazie alla passione di Bartolo Zagami, l’imprenditore che aveva saputo trasformare un sogno in realtà, favorendo lo sviluppo e il progresso dell’arcipelago eoliano.
Testimonianze, foto e rassegna stampa dell’epoca arricchiscono questa prima pubblicazione della collana Storie Eoliane promossa dal Centro Studi per ricordare gli eoliani illustri che hanno lasciato un’impronta nella storia delle Isole Eolie e del mondo. Sono intervenuti con l’autrice Silvia Campantico, Angelo Ferro, ex componente del cda del gruppo Rcs-Corriere della Sera, Marco Saltalamacchia, ex direttore Bmw Europa, Vera Zagami e il sindaco Marco Giorgianni. Domani mattina tarsmetteremo le interviste con i dottori Ferro e Saltalamacchia: si parlerà anche di turismo e prospettive.
Le interviste a Silvia Campantico e al dott. Bartolino Zagami
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Le interviste con i dottori Ferro e Saltalamacchia: si parlerà anche di turismo e prospettive.
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