Da Padova in linea Antonio Famularo. Appunti di viaggio

afamularo2.jpgdi Antonio Famularo

Cara Euterpe, le mie vacanze volgono quasi al termine e seduto in un bar-pasticceria sto mangiando due pesche, piccole ma molto deliziose (una ragazza al banco mi ha 
detto che quelle grandi le fanno solo in inverno, come anche i ‘màgnuli’ di riso!).
Mi dispiace davvero che non Tu non sia venuta, avresti gustato delle paste squisite e avrei voluto vederti alle ‘prese’ con qualcuna d’esse e un ottimo caffè. 
Zigzagando sul Corso fra i tanti turisti e conoscenze locali ho dato un’occhiata a vari manifesti e locandine ma non ho trovato avvenimenti che in qualche modo mi potessero
interessare: né mostre, né concerti, né rappresentazioni teatrali né l’annuale rassegna cinematografica. Un po’ di musica popolare viene proposta da un gruppo locale, ma più come ‘icona’ di attrattiva turistica che di ‘proposta’ dai contenuti filologici e culturali; a mio parere, mia Cara, non sarebbe sufficiente cantare ‘in dialetto’, usare costumi da ‘cartolina’ e strumenti acustici per fare genuina musica popolare, tenendo pure conto che una vera e propria musica popolare ‘eoliana’ non esiste in quanto un vero e proprio 
studio approfondito, una seria e sistematica ricerca filologica sui testi e le musiche, e sugli autori, non è stata fatta e quindi non è disponibile alcun cànone/elenco, alcuna catalogazione di un ‘repertorio’ a cui riferirsi o da cui attingere o riproporre…
Scorro il programma della rassegna ‘Un Mare di Cinema’ e penso ad alcuni films che sono stati girati alle Eolie e che cinematograficamente vengono ricordati in quegli ambienti colti e in quei salotti buoni che piacciono tanto agli eoliani che piacciono, per il solo fatto di essere stati girati alle Eolie. Di ‘Stromboli’ ci sarebbero da salvare solo le scene relative alla ‘mattanza’ (la pesca dei tonni), buon esempio di cine-documentario, considerato che Rossellini, pur barcamenandosi con la regia, in realtà aveva l’occhio (e il talento) del documentarista; e forse è proprio ciò che sta dietro al riconosciuto successo di ‘Roma città aperta’; fu con la notorietà di questo film che la Bergman si interessò a
Rossellini, manifestandogli il desiderio di incontrarsi e di recitare per Lui. In realtà ‘Stromboli’ viene ricordato solo per i loro retroscena umani e i loro risvolti sentimentali, e si vede bene  che il film in sé è concepito ‘presto’ e partorito ‘male’: Rossellini era impreparato ad una collaborazione ‘artistica’ con un’attrice ben definita e di un certo spessore come la Bergman e non aveva un buon soggetto/copione da proporre se non un film raffazzonato, privo di alcun contenuto ‘narrativo’ e di alcun spessore artistico; quella storia non l’avrebbe ritenuta credibile nemmeno il pubblico di ‘Catene’ o ‘La terra trema’; fra quel pubblico nessuno si sarebbe mai commosso recitando in contemporanea le battute dei protagonisti! Rossellini si ritrovò la Bergman disponibile su un piatto d’argento ma non ebbe la caratura di saperne fare pane ‘artistico’ per i suoi denti. E infatti ‘Stromboli, oltre che in Italia, in America fu un clamoroso ‘flop’ al punto tale che si dovette cambiare anche il finale. La loro storia sentimentale è ben nota e proporla all’attenzione turistica è come offrire una minestra riscaldata che sa di olio rifritto.
Lo stesso dicasi di ‘Vulcano’, dove con la sua mediterraneità la Magnani ci poteva anche stare: fu un altro insuccesso a causa del legame che lo univa, dietro le quinte, alla stessa tragica sorte di ‘Stromboli’ e ai suoi ‘sfilacciati’ protagonisti. Due films in contrapposizione fra loro come una lotta e una sconfitta annunciata fra poveri, non prodotti per motivi artistici, film brutti, inutili, specchio di una italianità avventuriera che ha usato il cinema anche come mezzo di riscatto dalla emarginazione sociale e di elevazione culturale dalle macerie di un’Italia tutta da ricostruire. ‘L’Avventura’ viene considerato una sorta di giallo-psicologico sulla incapacità di dialogo dei personaggi e, più in generale, sulla incomunicabilità nei rapporti interpersonali, e qui le Eolie si mostrano nella nudità della loro naturalezza, ‘arretrate’ più che altrove, quando era ancora da venire il boom del turismo che insieme al benessere avrebbe portato pure l’erosione e la perdita della indigena identità culturale. A me personalmente il film non piace e mi guardo bene dall’andare a rivederlo; preferisco annoiarmi con altre cose. Di ‘Kaos’ l’unica cosa che nobilita il film è l’arte e il genio di due straordinari artisti, soprattutto grandi attorii di teatro, amati dal grande pubblico ma inversamente snobbati (cioè disprezzati) da critici cialtroni e sedentari. Mi riferisco agli indimenticabili Franco Franchi e Ciccio Ingrassia, che videro mortificato il loro naturale talento solo perchè facevano film da ‘cassetta’ (anche brutti); ma prima di loro una sorte analoga era toccata a Stan Laurel e Oliver Hardy, a Buster Keaton e Charlie Chaplin, a Totò… Erano unici, erano bravi, venivano dalla ‘strada’ e conoscevano ‘la vita’ (quella vera), hanno contribuito a far ridere, sorridere far star bene (non è poi così facile come superficialmente si crede) e, critici o non critici, hanno contribuito a fare la storia del Cinema scrivendo alcune delle sue pagine più belle e indimenticabili.  
A volere essere benigni, di Moretti si può solo dire che il suo ‘Caro Diario’ non ha reso alcun buon
servizio alle Eolie, al pari di ‘Panarea’, dandone una ‘visione’ distorta e avulsa dal loro reale contesto. 
Una buona occasione mancata da uno stralunato Moretti, perso dietro i fumi delle sue manie e i suoi 
incubi ‘onirici più che i fumi e le esalazioni di zolfo sulla sommità dello Stromboli. Della fiction televisiva
tratta dalla fatica editoriale (si fa per dire!)  ‘Edda Ciano e il Comunista’, di recente memoria e gossip, 
dico solo che tutta l’operazione, dal becero ‘libretto’ allo squallido ‘filmetto’, è stata tutta una gran porcata e una sfacciata operazione commerciale! Chi ha avuto ha avuto… E qui mi fermo. 
Mia Cara, detto così si potrebbe pensare che io non salvi o non apprezzi nulla di quanto gli altri 
abbiano voluto, saputo o potuto fare. Sicuramente ognuno avrà amato e reso omaggio alle Eolie alla 
sua maniera o secondo come le ha ‘fruite’ o ‘percepite’ e, perché no, anche strumentalizzate per i propri tornaconti. Il fatto è che le Isole Eolie non sono adatte per girarvi dei film, i loro scenari non sono adatti ed esse stesse non hanno nemmeno delle storie tali da dedicarvi e ambientarvi dei films; il loro utilizzo come ‘set cinematografico’, oltre che costoso, non rende in termini di profitti commerciali e i produttori preferiscono andare sul sicuro investendo altrove. Qualcuno ha detto che ‘amministrare bene, qui, non è difficile… E’ impossibile!’  Io ho già visto all’opera tre generazioni di politici e amministratori locali: la prima aveva saputo creare una certa ‘ricchezza’, la seconda l’aveva in qualche modo amministrata, la terza l’ha  pressochè sperperata.  P uò darsi che io riesca a vedere anche la quarta generazione, ma non so se ne  avrò voglia… Spero davvero che ai futuri  vacanzieri ed estimatori delle Eolie non restino soltanto il  mare, il  sole e una cartolina da spedire in tutto il mondo da un Sito ritenuto giustamente ‘patrimonio dell’umanità’, ma ancor  più da ritenere, prima, ‘patrimonio’ degli Eoliani tutti. Ti prego, mia Musa, ispirami ancora, e… Augurami tanta serenità!…
( 7 –  Continua )
Da Padova in linea Antonio Famularo. Appunti di viaggioultima modifica: 2013-11-03T09:36:17+01:00da leonedilipari
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