Da Roma in linea Natalino Natoli

nnatolipiccola.jpgdi Natalino Natoli*

Il “male oscuro”: i disturbi depressivi.

Con la descrizione dei disturbi dell’umore concludiamo questo viaggio su alcuni disturbi psichici.

Il termine “depressione” tende generalmente a denotare una sensazione pervasiva e persistente di malinconia, tristezza o assenza di sentimenti. Tuttavia, essa non è di per sé sufficiente a diagnosticare un disturbo dell’umore: a tal fine, difatti, il sintomo della depressione deve essere associato ad altri segni per costituire un episodio depressivo. Questo comprende, difatti, anche una serie di manifestazioni cliniche riguardanti vari aspetti delle funzioni dell’individuo, tra cui quelle vegetative.

Come affermano Girardi e coll., “Nella depressione, l’individuo generalmente si descrive come triste, abbattuto, senza speranza; alcuni lamentano di sentirsi “spenti” o peggio di non avere sentimenti. Il quadro clinico è generalmente dominato dall’abbassamento del tono dell’umore, della perdita del piacere nel fare le cose (anedonia) e dalla perdita di interessi. La perdita di interesse o di piacere rappresenta un sintomo quasi sempre riscontrabile; spesso i pazienti riferiscono di sentirsi meno interessati agli hobbies, di non provare piacere o divertimento in attività che in precedenza erano considerate piacevoli”.

In seguito ad un episodio depressivo maggiore, si assiste ad un’alterazione in più aree:

Ø Area affettiva: si sperimenta un’incapacità di provare piacere e gioia; il soggetto ha una visione pessimistica di sé, si considera incapace e colpevole, è invaso da sentimenti di inadeguatezza e indegnità.

Ø Area neurovegetativa: modificazione dell’appetito e del peso corporeo (nei casi di riduzione dell’appetito è spesso riferita un’assenza di piacere nell’alimentarsi); alterazioni del ritmo sonno – veglia, diminuzione del desiderio sessuale; soprattutto in età adolescenziale si assiste ad un quadro di umore irritabile o instabile. Assai comuni sono la riduzione dell’energia, la faticabilità ed una generica astenia.

Ø Area cognitiva: il soggetto prova difficoltà di concentrazione ed esitazione nell’eloquio, peraltro caratterizzato dall’assenza di modulazione nel tono; sono frequenti idee di morte; spesso sono presenti idee ruminative su errori del passato, le quali, nelle forme più gravi, possono assumere caratteristiche deliranti. Alterazioni mnestiche sono spesso un sintomo evidente della depressione negli anziani.

Ø Area psicomotoria: agitazione o rallentamento psicomotorio: la prima si manifesta, tra l’altro, come incapacità di stare seduti, stropicciarsi la pelle o gli indumenti, maneggiare nervosamente oggetti; il secondo, come riduzione della mimica e della gestualità, spesso accompagnata da un rallentamento ideativi e riduzione della produzione verbale.

Criteri diagnostici del DSM IV – TR per l’Episodio Depressivo Maggiore

A. Cinque (o più) dei seguenti sintomi sono stati contemporaneamente presenti durante un periodo di 2 settimane e rappresentano un cambiamento rispetto al precedente livello di funzionamento; almeno uno dei sintomi è costituito da 1) umore depresso o 2) perdita di interesse o piacere.

Nota Non includere sintomi chiaramente dovuti ad una condizione medica generale o deliri o allucinazioni incongrui all’umore.

1) umore depresso per la maggior parte del giorno, quasi ogni giorno, come riportato dal soggetto (per es., si sente triste o vuoto) o come osservato dagli altri (per es., appare lamentoso). Nota Nei bambini e negli adolescenti l’umore può essere irritabile

2) marcata diminuzione di interesse o piacere per tutte, o quasi tutte, le attività per la maggior parte del giorno, quasi ogni giorno (come riportato dal soggetto o come osservato dagli altri)

3) significativa perdita di peso, senza essere a dieta, o aumento di peso (per es., un cambiamento superiore al 5% del peso corporeo in un mese) oppure diminuzione o aumento dell’appetito quasi ogni giorno. Nota Nei bambini, considerare l’incapacità di raggiungere i normali livelli ponderali

4) insonnia o ipersonnia quasi ogni giorno

5) agitazione o rallentamento psicomotorio quasi ogni giorno (osservabile dagli altri, non semplicemente sentimenti soggettivi di essere irrequieto o rallentato)

6) faticabilità o mancanza di energia quasi ogni giorno

7) sentimenti di autosvalutazione o di colpa eccessivi o inappropriati (che possono essere deliranti), quasi ogni giorno (non semplicemente autoaccusa o sentimenti di colpa per essere ammalato)

8) ridotta capacità di pensare o di concentrarsi, o indecisione, quasi ogni giorno (come impressione soggettiva o osservata dagli altri)

9) pensieri ricorrenti di morte (non solo paura di morire), ricorrente ideazione suicidaria senza un piano specifico, o un tentativo di suicidio, o l’ideazione di un piano specifico per commettere suicidio.

B. I sintomi non soddisfano i criteri per un Episodio Misto.

C. I sintomi causano disagio clinicamente significativo o compromissione del funzionamento sociale, lavorativo o di altre aree importanti.

D. I sintomi non sono dovuti agli effetti fisiologici diretti di una so-stanza (per es., una droga di abuso, un medicamento) o di una condizione medica generale (per es., ipotiroidismo).

E. I sintomi non sono meglio giustificati da Lutto, cioè, dopo la perdita di una persona amata, i sintomi persistono per più di 2 mesi o sono caratterizzati da una compromissione funzionale marcata, autosvalutazione patologica, ideazione suicidaria, sintomi psicotici o rallentamento psicomotorio.

La comparsa di uno o più episodi depressivi maggiori determina la sindrome denominata “Disturbo Depressivo Maggiore”. Esso colpisce più frequentemente le donne e può insorgere in qualsiasi età, sebbene le fasce in cui essa ha maggiori probabilità di presentarsi vanno dai 25 ai 35 anni e dai 55 ai 65. Esordisce in maniera spesso nascosta, difatti talvolta il soggetto non è immediatamente consapevole della presenza di tale disturbo; solo successivamente quest’ultimo tende a stabilizzarsi, assumendo intensità variabili da forme lievi, in cui permane un livello di funzionamento abbastanza buono, a forme estremamente gravi, sfocianti in deliri e spesso in suicidi. Anche la durata dell’episodio depressivo è variabile da poche settimane a molti mesi, in genere in proporzione all’intensità della sintomatologia. Il disturbo tende a risolversi spontaneamente, seguito da un periodo denominato normotimia nel quale il soggetto torna ai livelli di funzionamento precedenti l’insorgenza del disturbo. Le possibilità di recidiva sono molto elevate: nei due anni successivi alla remissione del primo episodio raggiungendo il 50% di probabilità; in assoluto, la possibilità di un secondo episodio nel corso della vita raggiunge il 90%.

Mentre per diagnosticare la presenza di una depressione maggiore è necessario che siano presenti almeno cinque dei sintomi indicati all’interno dell’episodio depressivo maggiore (vedere Tabella), l’esistenza di soli tre sintomi (di cui uno necessariamente relativo all’umore depresso), presenti per almeno due anni, determina la diagnosi di Disturbo Distimico. Esso è ad insorgenza precoce (soprattutto tra i 18 e i 30 anni) e tende ad essere meno responsivo ai trattamenti farmacologici; tale disturbo è caratterizzato da un umore cronicamente depresso per un periodo non inferiore ai due anni, che però non raggiunge mai una gravità tale da essere diagnosticabile come Disturbo Depressivo Maggiore. A causa della precoce insorgenza della Distimia, la sua sintomatologia diviene parte dell’esperienza quotidiana dell’individuo e pertanto è spesso difficilmente distinta dal suo funzionamento abituale.

*Psicologo

Da Roma in linea Natalino Natoliultima modifica: 2013-02-09T16:13:30+01:00da leonedilipari
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