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btedros2.jpgdi Marcello Benedetto Tedros*

Oltre 44 milioni di telefonini attivi su una popolazione di 60 milioni di abitanti. Il numero dei cellulari in Italia supera persino quello delle automobili circolanti che nel 2010 erano quasi 37 milioni. 
Il telefonino non a caso ha già sorpassato in utilizzo il fratello maggiore “fisso” con 113,8 miliardi di minuti di conversazione nel 2009 contro i 103,8 della vecchia cornetta.
Gli italiani in altre parole sono dei fedelissimi del cellulare. La maggior parte di loro però non conosce o, nel migliore dei casi sottovaluta, il rischio per la loro salute, legato all’emissione delle onde elettromagnetiche. 
Ogni volta che avviciniamo il cellulare all’orecchio per parlare (ma anche quando sta nel taschino o in borsa), l’apparecchio emette una quantità di onde che vengono assorbite dal nostro corpo, in particolare dal cervello, con effetti potenzialmente dannosi per la salute.
Ad affermarlo ufficialmente è niente meno che l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro.

“Manca una corretta informazione”

“Eppure, nonostante il parere dello Iarc, si fatica ancora ad avviare una massiccia campagna di informazione che tuteli i consumatori, specialmente i più giovani”: spiega al Salvagente Riccardo Staglianò, giornalista e autore del libro “Toglietevelo dalla testa”, che ripercorre le tappe e approfondisce il tema della pericolosità dei cellulari. Per conoscere quindi l’intensità di queste onde, che variano da modello a modello, per esempio, viene in aiuto il Sar (Specific Absorption Rate), cioè il tasso di assorbimento specifico che viene espresso dal rapporto fra watt e massa cerebrale (W/kg).

Il Sar? Tocca cercarlo

Il Salvagente si è messo alla ricerca dei valori di Sar e nel numero in edicola da giovedì 9 febbraio (e acquistabile anche in Pdf a un euro nel nostro negozio virtuale) pubblica la lista inedita dei valori di ben 100 modelli, suddividendoli in 5 categorie, in base all’intensità. 
Nella tabella di seguito, pubblicata sul Salvagente.it, anticipiamo i valori più bassi (quindi più sicuri). Una ricerca che non è stata affatto facile perché, va detto, ciascun costruttore applica la propria politica in fatto di trasparenza. 

 Poca trasparenza

Se Samsung sul proprio sito web dedica una sezione a parte nelle specifiche tecniche di ogni modello consentendo di individuare questo valore in pochi clic, Nokia obbliga a scaricare il manuale d’uso (a meno che il valore non sia riservato solo a chi ha già acquistato il cellulare) dove il Sar si trova relegato nelle ultime pagine. Lg invece costringe a tradurre il nome commerciale nella sigla tecnica del modello (E510 per l’Opti­mus Hub ad esempio).

Con Blackberry quasi impossibile

Ancora peggio per Blackberry. In questo caso è molto complicato, se non quasi impossibile, capire quale sia il Sar effettivo: nel manuale d’uso il produttore distingue tra diverse serie di costruzione; inoltre indica due Sar “tarati” su grandezze diverse: per 1 grammo e per 10 grammi (quest’ultima viene presa a riferimento dalla norma di sicurezza internazionale), nonché Sar diversi a seconda che il telefono si trovi agganciato alla cintura o in tasca, o usato in prossimità dell’orecchio.
Tutto si traduce in un’eccessiva mole di informazioni che complicano non poco la vita al consumatore che vuole capirne di più. 
La maglia nera però va a Htc: sul sito non si trova alcuna informazione nemmeno scaricando il manuale, e per i dati sul Sar bisogna attingere da fonti esterne. 

Teste calde

Confrontando 100 modelli inoltre emergono differenze interessanti. 
La forbice del valore dichiarato dai produttori infatti va da 0,26 watt per kg del Samsung Galaxy S, cui va la palma del miglior telefono, a 1,61 W/kg del Sony Ericsson Xperia X10 mini Pro, che occupa l’ultima posizione. Sam­sung fa meglio di tutti piazzando ben 6 modelli su 8 nella categoria dei cellulari con il Sar più basso (fino a 0,50 W/kg).
Se è vero che tutti i telefonini per essere commercializzati devono in ogni caso rispettare i limiti di sicurezza europei di 2 W/kg  – Stati Uniti e Canada abbassano questa soglia a 1,6 W/kg – le differenze sono comunque abbastanza ampie da poter orientare l’acquisto di un modello a scapito di un altro, soprattutto per chi non guarda soltanto alle caratteristiche tecniche del dispositivo, ma anche al grado di sicurezza per l’uso costante che se ne fa.

La Tabella: ecco i modelli più sicuri

Il Salvagente si è messo alla ricerca dei valori di Sar dei telefoni cellulari in vendita nel nostro paese e nel numero in edicola da domani 9 febbraio pubblica la lista inedita dei valori di ben 100 modelli, suddividendoli in 5 categorie, in base all’intensità. 
In tabella anticipiamo i valori più bassi (quindi più sicuri) riscontrati su 8 modelli dal settimanale dei consumatori. 
Tutti gli altri dati sono pubblicati sul settimanale in edicola domani.

Emissioni basse (fino a 0,50 W/kg)

Samsung Galaxy S:     0,26 W/kg
Samsung Galaxy Nexus:     0,30 W/kg
Samsung Galaxy S Plus:     0,34 W/kg
Samsung Galaxy S2:     0,35 W/kg
Sony Ericsson Xperia Play:     0,36 W/kg
Samsung Galaxy Note:     0,39 W/kg
Sony Ericsson Xperia Mini Pro:     0,46 W/kg
Samsung Nexus S:     0,50 W/kg 

*Coordinatore CittadinanzAttiva Eolie

Eolie&CittadinanzAttivaultima modifica: 2012-03-01T08:08:00+01:00da leonedilipari
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di Marcello Benedetto Tedros*

bnatale4.jpgVisto il momento di austerity che nostro malgrado stiamo vivendo, troviamo intelligente non sprecare nulla, anche i cosmetici, esiste il sistema per non gettare via ciò che apparentemente è vecchio e ci appare malandato.

Chi lo dice che essere attenti all’ambiente e alle conseguenze delle nostre azioni significhi rinunciare al makeup? Esistono molti marchi che possono soddisfare le esigenze cosmetiche senza danneggiare l’ambiente. Tenendosi alla larga dai prodotti che di naturale hanno solo il nome (ma per quello basta leggere le etichette), si possono fare buoni acquisti.

Prodotti naturali però significa prodotti dalla vita più breve che non sempre vengono esauriti prima della scadenza e per molte c’è il problema delle vecchie giacenze iperchimiche.

Ecco qualche consiglio per riciclare i prodotti cosmetici:

OMBRETTI
tutte le polveri pigmentate possono essere utilizzate come coloranti (per esempio, delle candele fatte in casa). Qualche altro esempio:

aggiungeteli alla colla bianca per dipingere o decorare

mescolateli allo smalto trasparente per ottenere una nuova sfumatura personalizzata.

SMALTI
Lo facevano le nostre nonne, funziona ancora: una passata di smalto è un ottimo modo per tamponare il buco nei collant.

se volete dare un luccichio alle opere dei vostri piccoli geni, spennellate con lo smalto le loro creazioni in pasta di sale (più glitter c’è, meglio è)

utilizzatelo per decorare i vasetti di vetro e per ottenere dei bottoni davvero originali

lo smalto può essere utilizzato anche per contrassegnare contenitori in plastica e metallo.

ROSSETTI
Gli avanzi di vari rossetti possono essere mescolati scaldandoli a bagno maria (senza farli bollire!) e poi trasferiti in un contenitore per diventare un nuovo rossetto.

MASCARA
Dopo averlo immerso in acqua calda per pulirlo, il pennellino può essere riutilizzato come pettine per ciglia e sopracciglia
e per pulire i gioielli (meglio dello spazzolino da denti!).

CONSIGLI GENERALI:
Attenzione a riutilizzare sul corpo ombretti e mascara vecchi perché possono essere veicolo di infezioni batteriche. Alcuni produttori di cosmetici si stannno muovendo con programmi di “rottamazione” e invitando a portare in negozio i vecchi prodotti, tenete gli occhi aperti e se possibile sensibilizzate il vostro rivenditore sul tema.
Riutilizzate i vecchi contenitori dopo averli svuotati e puliti con cura. I porta ombretto possono essere utilizzati per mescolare nuovi cosmetici i o come contenitori da viaggio.

*Coordinatore CittadinanzAttiva Eolie

 

Eolie&CittadinanzAttivaultima modifica: 2011-12-15T14:27:01+01:00da leonedilipari
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btedros2.jpgdi Marcello Benedetto Tedros*

Presentata l’Indagine di Cittadinanzattiva sul fumo nelle scuole: il vizio accomuna studenti ed insegnanti. Scarse le sanzioni. Estendere il divieto anche negli spazi aperti

Studenti ma anche insegnanti: ad unirli il comune vizio di fumare a scuola. Dichiara apertamente di accendere la sigaretta negli ambienti scolastici quasi uno studente su tre (31%) delle superiori e un modesto ma significativo 4% dei ragazzi delle medie. Ma ben l’82% degli studenti delle scuole superiori e il 51% degli studenti delle scuole medie dicono di aver visto altri compagni fumare durante l’orario scolastico. Dunque, il numero di chi ammette senza remore di fumare a scuola è presumibilmente inferiore di chi poi effettivamente lo fa.  Alla domanda se hanno visto docenti fumare a scuola, risponde positivamente il 77% degli studenti delle superiori e il 49% delle medie.

A fumare sono soprattutto i maschi, in particolar modo nelle scuole medie (59% contro 41%), mentre alle superiori lo scarto è inferiore (53% e 47%). Più della metà dei ragazzi (59% del campione delle superiori e 56% nelle scuole medie) è consapevole che esiste un divieto di fumo nelle scuole, ma è un divieto solo sulla carta, dal momento che dichiarano di essere stati puniti in maniera sistematica solo nel 17% dei casi alle superiori e nel 36% alle medie.
Sono questi alcuni dei dati che emergono dalla prima Indagine civica sul fumo a scuola presentata oggi al Senato da Cittadinanzattiva, alla presenza dei senatori Ignazio Marino (PD) e Antonio Tomassini (PDL), cofirmatari del disegno di legge“Disposizioni per la tutela della salute e per la prevenzione dei danni derivanti dal consumo dei prodotti del tabacco” che propone, tra le altre cose, di vietare la vendita delle sigarette ai minorenni e di proibire il fumo anche negli spazi aperti delle scuole.
L’indagine, promossa nell’ambito di “Impararesicuri” campagna nazionale di Cittadinanzattiva per la sicurezza a scuola, è stata realizzata attraverso questionari anonimi compilati da 3.213 studenti, di cui 1.641 delle scuole secondarie di II grado (superiori) e1.572 delle scuole secondarie di I grado (medie). Coinvolte 154 scuole (81 superiori e 73 medie) di 15 regioni: Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Emilia Romagna, Lazio, Liguria, Lombardia, Marche, Piemonte, Puglia, Sardegna, Sicilia, Toscana ed Umbria.
Nelle scuole superiori gli studenti non hanno problemi a farsi vedere mentre fumano. Infatti, il 70% di loro lo fa in cortile. All’opposto, invece, i più piccoli (in prevalenza tredicenni, secondo il nostro campione), fumano prevalentemente fuori dalla scuola (60%) o in bagno (49%) probabilmente per non farsi vedere.

“Nelle nostre scuole sono in gran parte assenti i cartelli con il divieto di fumare, la vigilanza scarseggia così come le sanzioni e gli adulti non sempre si propongono come modelli positivi”, afferma Adriana Bizzarri, responsabile scuola di Cittadinanzattiva. “In questo contesto condividiamo la necessità di estendere il divieto di fumo a tutti gli ambienti della scuola, compreso il cortile, sia per tutelare anche chi non fuma dai rischi del fumo passivo sia per questioni di sicurezza legate al rischio incendio, che potrebbe scaturire a causa delle sigarette. Gli interventi repressivi devono però andare di pari passo con la formazione ed informazione come da anni facciamo con la Giornata nazionale della sicurezza nelle scuole, in programma anche quest’anno il prossimo 25 novembre”.
Fumano soprattutto sigarette (94% dei campione delle superiori, e 93% delle medie) ma anche altro (13% nelle superiori, 7% nelle medie) prevalentemente spinelli.
Ad essere molto, troppo tolleranti sono soprattutto gli insegnanti che non danno il buon esempio e spesso fanno finta di nulla se scoprono che un loro studente fuma a scuola: il 25% dei docenti delle superiori e il 3% dei docenti medi si mostra “indifferente”.  Solo il 28% degli insegnanti delle superiori e la metà nelle scuole medie segnala correttamente l’accaduto al Dirigente che, per legge, è responsabile della sicurezza nella scuola. 
“Crediamo – continua Bizzarri – che i corsi di formazione ed aggiornamento sul tabagismo previsti dal disegno di legge vadano estesi anche a dirigenti, docenti e collaboratori scolastici, perché sia chiaro che tutto il personale della scuola ha responsabilità nella promozione e nella tutela della salute e della sicurezza all’interno dell’edificio scolastico”.

 

SUPERIORI

Se un docente sorprende uno studente a fumare all’interno della scuola….* 
COSA FA

 

MEDIE

46%

Lo rimprovera

39%

24%

Lo punisce

33%

28%

Lo segnala al Dirigente

50%

17%

Tenta di parlarci per farlo smettere di fumare

43%

13%

Chiama la famiglia

49%

16%

Fa finta di niente

2%

9%

Altro

9%

9%

Non dice nulla perché anche lui fuma

1%

6%

Ci scherza

1%

*possibili più risposte
Cittadinanzattiva – Indagine sul fumo a scuola, ottobre 2011

La sanzione più frequente, adottata nei confronti degli studenti delle superiori è la multa (31%), tra i 25 e i 100 euro, mentre nelle scuole medie è la sospensione (32%). Piuttosto scarso invece il coinvolgimento della famiglia che viene avvisata o convocata solo nel 6% dei casi di studenti superiori e nel 15% di quelli

delle medie sorpresi a fumare.

SUPERIORI

TIPO DI SANZIONE

MEDIE

9%

Sospensione

32%

31%

Multa

6%

6%

Nota/Richiamo

3%

4%

Comunicazione alla famiglia

6%

2%

Convocazione della famiglia

9%

2%

Convocazione dal Preside

5%

2%

Rimprovero

2%

2%

Abbassamento voto condotta/provvedi. discipl

2%

1%

Espulsione

2%

Cittadinanzattiva – Indagine sul fumo a scuola, ottobre 2011

Un raffronto regionale
In un raffronto tra Lombardia, Lazio e Calabria, emerge che gli studenti delle scuole superiori laziali fumano più dei loro coetanei lombardi e calabresi (52%, contro 43% e 25%; 31% la media nazionale), ma cominciano a fumare più tardi, visto che nelle scuole medie del Lazio dichiara di non fumare il 99% degli studenti, rispetto al 95% della media nazionale (93% in Lombardia, 97% in Calabria). Gli insegnanti più viziosi sembrerebbero concentrarsi nelle grandi aree urbane, i più permissivi nei confronti degli studenti, invece, in Calabria: infatti, in Lombardia e Lazio, l’86% degli studenti superiori ha dichiarato di aver visto fumare i propri docenti, contro il 77% della media nazionale e il 78% dei calabresi; il 40% dei docenti calabresi fa finta di nulla se vede un proprio studente con la sigaretta tra le mani, rispetto al 17% dei lombardi e al 11% dei laziali (25% la media nazionale). Ed in generale in Calabria il 42% dei ragazzi delle superiori non viene punito in alcun modo se scoperto a fumare a scuola.

*Coordinatore CittadinzAttiva

Eolie&CittadinanzAttivaultima modifica: 2011-10-22T14:00:00+02:00da leonedilipari
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btedros2.jpgdi Marcello Benedetto Tedros*

Il 14 ottobre Age.Na.S., di cui Cittadinanzattiva è partner nel progetto “Semplificazione e trasferimento di modelli di empowerment organizzativo per la valutazione e il miglioramento della qualità dei servizi sanitari”, incontrerà i referenti di tutte le Regioni per presentare il progetto e raccogliere le candidature alla partecipazione come Regioni-pilota. Durante l’incontro presenteremo l’ipotesi di un sistema di valutazione del grado di umanizzazione degli ospedali pubblici e privati accreditati, di cui Cittadinanzattiva curerà la sperimentazione.

Fumo nelle scuole: in Cina si sponsorizza, da noi….

Mentre in Cina le multinazionali del tabacco sponsorizzano le scuole, in Italia un disegno di legge ne vieta l’uso in tutte le scuole di ogni ordine e grado, anche negli spazi aperti. E il prossimo 20 ottobre la Scuola di Cittadinanzattiva presenta la prima Indagine sulla diffusione del fumo tra gli studenti.

Multe:si riducono i tempi per fare ricorso Dal 6 ottobre 2011 gli automobilisti avranno solo 30 giorni di tempo per fare opposizione ad un verbale di accertamento di violazione del Codice della Strada. Questa una delle novità introdotte dal Decreto legislativo n.150/2011, che riduce i tempi per presentare un ricorso al giudice di pace, ma soprattutto le tutele per i cittadini.Le norme abrogate o modificate dal presente decreto continueranno ad applicarsi alle controversie pendenti alla data di entrata in vigore dello stesso.

*Coordinatore CittadinzAttiva Eolie

Eolie&CittadinanzAttivaultima modifica: 2011-10-13T19:39:00+02:00da leonedilipari
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Eolie&CittadinanzAttiva

btedros2.jpgdi Marcello Benedetto Tedros*

“Caro … (nome del bimbo), felicitazioni per il tuo arrivo!” così esordiva la lettera, che l’allora Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, indirizzava ai nascituri. E proseguiva: “lo sai che la nuova legge finanziaria ti assegna un bonus di 1.000 euro? I tuoi genitori potranno riscuoterlo presso questo ufficio postale …”.

La Finanziaria del 2006 (legge 266/2005, articolo 1, commi 331-334) introduceva infatti il bonus bebè per ogni figlio nato o adottato nel 2005 o per ogni secondo o ulteriore figlio nato o adottato nel 2006. A distanza di più di 5 anni i toni sono cambiati e non è più il Presidente del Consiglio a scrivere, bensì il Ministero dell’Economia e delle finanze, solo che le richieste sono diverse. L’oggetto della lettera di cui sono destinatarie circa 8000 famiglie (“Contestazione di indebita riscossione del bonus bebè”) ha toni quasi intimidatori, per chiedere alle stesse famiglie che hanno riscosso il bonus di restituirlo perché non gli spettava! Cittadinanzattiva ha scritto questa mattina al Ministro Tremonti chiedendo una moratoria, per limitare il rimborso richiesto ai soli mille euro senza sanzione amministrativa, e informazioni più chiare proprio alla luce dell’evidente errore commesso dalla Pubblica Amministrazione nella promulgazione di un testo poco comprensibile.

Ma come si è arrivati a questo punto? E soprattutto sono legittime le richieste del Ministero? Il problema di fondo sta in una legge poco chiara che non ha specificato che il requisito essenziale per aver diritto al bonus consisteva nell’avere un reddito complessivo pari ad euro 50.000 lordo e nelle mancate verifiche prima della erogazione dello stesso come indicato espressamente nella legge da parte degli organi istituzionali preposti che non hanno effettuato le opportune verifiche prima della erogazione, come invece indicato espressamente nella legge. I genitori dei nascituri oltre a restituire la somma di euro 1.000 indebitamente erogata, potrebbero anche essere soggetti ad una sanzione pecuniaria pari ad euro 3.000 per dichiarazioni mendaci (art. 316 e art. 640 comma 2, n. 1 codice penale).

La dicitura della Finanziaria ha evidentemente tratto in inganno i cittadini! Ma come comportarsi se si è incappati in questa situazione? Ricevuta la lettera di restituzione del bonus bebè, è necessario accertarsi se siano trascorsi più di cinque anni dall’incasso del bonus, perché decorso tale termine è possibile invocare la prescrizione per tale richiesta, e quindi non dover restituire la somma dei 1.000 euro. In questo caso consigliamo di inviare una raccomandata a/r al Ministero, eccependo la prescrizione della richiesta in questione. Se invece i cinque anni non sono trascorsi, occorre restituire la somma dovuta, poiché le richieste, al di là della poca chiarezza della norma, riteniamo siano legittime.

Quanto alla ulteriore sanzione pecuniaria di euro 3.000 non dovrà essere pagata contestualmente ai 1.000 euro, ma solo nel caso in cui verrà accertata dal giudice la punibilità della dichiarazione mendace effettuata. Inoltre, da questa mattina è possibile segnalare la propria storia e chiedere maggiori informazioni a bonusbebe@cittadinanzattiva.it –  tedroslipari@hotmail.it

*Coordinatore CittadinanzAttiva Eolia

Eolie&CittadinanzAttivaultima modifica: 2011-08-16T17:22:00+02:00da leonedilipari
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btedros2.jpgdi Marcello Benedetto Tedros*

Siamo coscienti del momento delicato per il nostro Paese, ma la qualità della manovra proposta è pessima: i costi gravano quasi integralmente sui soggetti deboli e su una classe media già messa a dura prova dalla crisi, le misure più rilevanti sono sfacciatamente rinviate alla prossima legislatura e, soprattutto, dietro l’affastellamento di sforbiciate e nuovi balzelli, non si intravede nessuna strategia. I conti dell’Italia vanno male per almeno quattro cause ampiamente note: un debito pubblico spropositato, l’evasione fiscale, il peso della corruzione, i costi della politica. Nei testi presentati non si trovano però misure pertinenti su questi problemi, anche soltanto di valore simbolico. Per esempio, una imposta sui grandi patrimoni da destinare direttamente alla riduzione del debito avrebbe testimoniato la volontà di concentrare tutte le energie del Paese sul fare fronte alla situazione, e non casualmente è stata avanzata anche in ambienti confindustriali. L’ammontare non sarebbe decisivo, ma un miliardo di euro è pari al 50% del valore della manovra per il 2011

La manovra si caratterizza per il ricorso a più tasse: taglio ai trasferimenti a Regioni, province e comuni (7,4 miliardi a regime) e alla spesa sanitaria, con il nuovo ticket da € 10. Le pensioni poi contribuiscono con circa 300 milioni, i risparmi delle famiglie con l’imposta sui depositi titoli (che raggiungerà fino a 3 miliardi e mezzo), a somma fissa. E anche la cittadinanza attiva rischia di farne le spese, dato che è stato annunciato un taglio alle detrazioni per le donazioni a favore delle onlus. Scuola. Alcune decisioni contenute nella manovra avranno effetti deleteri anche sulla sicurezza delle scuole, creando di fatto scuole di serie A (con Dirigente) e scuole di serie B (con reggente), e peggiorando le condizioni qualitative e di vivibilità. Infatti, a seguito degli accorpamenti delle scuole, un unico dirigente dovrebbe occuparsi di “governare” e provvedere alla sicurezza, alla qualità, allo sviluppo didattico ed organizzativo di molti edifici; in centinaia di casi, lo dovrà fare un reggente. Nelle classi dove il rapporto numerico insegnante di sostegno e alunni disabili è di 1:1, sarà possibile applicare la norma che prevede l’innalzamento del numero di alunni per classe, creando, quindi, situazioni di sovraffollamento e di invivibilità.

Nessun cenno invece all’edilizia scolastica, nonostante l’appello in questo senso anche di Conferenza delle Regioni, Anci, Upi, a cui uniamo anche il nostro affinché: venga completato e resa accessibile l’Anagrafe dell’Edilizia scolastica, e, su questa base sia definito un elenco degli interventi più urgenti e prioritari; siano esentati gli interventi dal rispetto del Patto di stabilità e siano defiscalizzati; vengano resi immediatamente disponibili i fondi del II piano stralcio dei fondi CIPE. Investire sull’edilizia scolastica significherebbe anche rimettere in moto gli investimenti sul settore dell’edilizia pubblica.

Sanità. Nel testo del Decreto Legge che sarà presentato domani (14 luglio) alla Camera, il finanziamento del servizio sanitario nazionale a cui concorre lo Stato per far fronte al maggior finanziamento concordato con le Regioni (incrementato di 486,5 milioni di euro nel decreto legge, per tutto il 2011), in commissione Programmazione economica bilancio del Senato, è stato ridotto a 105 milioni di euro, e diventerà operativo già dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto. (art. 17 comma 6) Fin da subito, quindi, i cittadini si troveranno a versare 10 euro di quota fissa su ricetta per ogni prestazioni di assistenza specialistica ambulatoriale, eccezion fatta per gli esenti.

Inoltre dal 2014 lo Stato potrà introdurre ulteriori ticket aggiuntivi su farmaci, prestazioni di diagnostica e di specialistica, ricoveri ospedalieri e medicina di base (art. 17 comma 1 lettera d). La manovra fa riferimento a ticket aggiuntivi rispetto ai ticket già introdotti dalle Regioni. E’ consentito alle Regioni di ridurre i ticket ed indicare misure alternative da concordare preventivamente ai tavoli di Governo. Se l’importo massimo di ticket per ogni prestazione è fissato a 36,15 euro, ma in alcune regioni come per esempio la Sardegna il ticket raggiunge i 46 euro (o, ancora, in Calabria si paga 45 euro più un euro di quota fissa) l’aggiunta dei 10 euro di ticket e, dal 2014 possibili ticket aggiuntivi, quanto andranno a gravare sulle tasche degli italiani?

L’utilizzo selvaggio dei ticket va a colpire ancora una volta i cittadini, nonostante le misure di compartecipazione alla spesa introdotti già negli scorsi anni (come per esempio i ticket sui codici bianchi di pronto soccorso inseriti dalla maggior parte delle regioni nel 2007 o, ancora, i ticket sulla farmaceutica ) ed andrà ulteriormente ad incidere sugli anziani, le fasce deboli, coloro che utilizzano il servizio sanitario nazionale e non hanno la possibilità economica di far riferimento al privato. Per quanto riguarda misure alternative che eviterebbero il ricorso al ticket, il progetto ICT Sanità cioè la Sanità elettronica, previsto da una legge dello Stato – Il codice per l’Amministrazione digitale- potrebbe portare secondo un accurato studio di Confindustria, il risparmio realistico di 11 miliardi di Euro.

Servizi di pubblica utilità. Altre misure, semplici quanto drastiche, potrebbero aiutare a “alleggerire” il peso della manovra a favore dei cittadini. Tra queste, l’abolizione delle Province, annunciata in più occasioni e mai varata; una coraggiosa liquidazione degli enti inutili. Contemporaneamente, per quanto riguarda le aziende municipalizzate, è necessario garantire un processo di progressiva privatizzazione di quelle che erogano servizi pubblici, in modo da scongiurare qualsiasi “svendita” del patrimonio pubblico a favore dei privati, e soprattutto qualunque detrimento delle tutele dei cittadini (in tema di qualità del servizio erogato, etc.). Anche sul fronte risparmio, su cui andrebbero ad incidere le decisioni contenute nella Manovra, chiediamo di non toccare i risparmi dei consumatori fino a 50.000 euro, mentre per quelli superiori a tale tetto, prevedere una tassazione diversa in relazione alle diverse quote di risparmio. Per i risparmiatori “vittime” della manovra finanziaria, prevedere un fondo di sostenibilità attraverso fondi reperibili dalle multe comminate dall’Autorità Antitrust.

Giustizia. Alcuni aspetti delle Manovra colpiscono poi il diritto alla giustizia per i cittadini, senza “aggredire” in alcun modo i costi legati alla inefficienza del sistema giudiziario. Viene colpita in particolar modo la fascia più debole della popolazione ponendo a carico di tutti una ulteriore “tassa”, rappresentata dall’aumento del contributo unificato, a seconda del valore di causa (dal 10 al 20% – Fonte, Sole 24 ore). Viene, inoltre, eliminata l’esenzione nelle controversie di lavoro e tra coniugi; e viene introdotto l’accertamento tecnico preventivo obbligatorio, che comporta la nomina di un consulente, per avviare un giudizio per il riconoscimento della invalidità civile, cecità e sordità civile, handicap e disabilità, nonché di pensione di invalidità ed inabilità, la cui sentenza è inappellabile,. A fronte di ciò, la giustizia rimane inaccessibile alla maggioranza dei cittadini italiani indeboliti dalla crisi economica e colpiti dalla disoccupazione, perché resta invariato l’importo massimo di reddito annuo consentito (€ 10.628) per accedere al patrocinio a spese dello Stato nel processo civile, penale, amministrativo, contabile e tributario.

*Coordinatore CittdinanzAttiva

 

Eolie&CittadinanzAttivaultima modifica: 2011-07-16T08:19:00+02:00da leonedilipari
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Eolie&CittadinanzAttiva

btedros2.jpgdi Marcello Benedetto Tedros

Iniziano i tanto attesi saldi di fine stagione, per non rimanere delusi ed acquistare in tutta tranquillità basata adottare alcuni accorgimenti. Diffidare di chi offre sconti superiori al 50%, spesso si tratta di merce dell’anno precedente. Gli articoli esposti conviene riportino ben in chiaro i due prezzi,quello “pieno” e quello in saldo (percentuale) fa parte della qualità del servizio ed è per legge. Le merci con sconti e ribassi devono essere separate in modo chiaro e inequivocabile da quelle non rientranti nella promozione,nel caso che venga indicato un solo prezzo di vendita per la stessa voce merceologica tutti gli articoli che rientrano nella voce reclamizzata devono essere venduti a tale prezzo. I prezzi pubblicizzati devono essere praticati senza limitazioni di quantità e senza abbinamento di vendita fino alla fine delle scorte.

Controllare sempre l’etichetta di composizione e manutenzione dei capi. È consigliabile acquistare nei negozi abituali e ricordarsi il capo che ci interessa, quello che abbiamo visto e soprattutto il suo prezzo per capire l’esatto sconto, quello è il vero Saldo, nelle promozioni possiamo invece trovare merce invenduta degli anni precedenti. Confrontare, se possibile, i prezzi tra vari negozi.

Gli acquirenti non hanno diritto ad una riduzione del prezzo se dopo aver comprato un prodotto a saldo, o in qualsiasi vendita straordinaria, lo vedono in un altro negozio ad un prezzo inferiore, infatti i prezzi sono liberi. Anche la merce in saldo deve essere cambiata, se difettosa, esibendo lo scontrino.

Occorre perciò non solo conservare lo scontrino, ma fare molta attenzione a quelli di carta chimica, che sbiadiscono dopo qualche mese, eventualmente fotocopiandoli per poterli esibire al momento opportuno. Il Codice del Consumo (Dlgs.206/05) prevede infatti che ogni bene acquistato da un  consumatore per uso proprio, gode di una garanzia piena ed assoluta di due anni, e di almeno un anno quando si tratta di un bene usato. Il negoziante è quindi obbligato a sostituire l’articolo difettoso anche se dichiara che i capi in saldo non si possono cambiare.

Salvo casi eccezionali e per motivi igienici (ad esempio biancheria intima) non si puo’ vietare di “provare” la merce in vendita, occorreranno pertanto un apposito camerino e spazi necessari. I commercianti sono tenuti a far provare anche le scarpe. I negozianti sono obbligati ad accettare i pagamenti con carte di credito anche durante i saldi. In caso di anomalìe o di mancata applicazione della normativa vigente, è opportuno inviare una segnalazione alla Polizia Municipale, competente per il municipio di appartenenza. Potrete inoltre rivolgervi a Cittadinanzattiva

Eolie&CittadinanzAttivaultima modifica: 2011-07-02T07:56:00+02:00da leonedilipari
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btedros2.jpgdi Marcello Benedetto Tedros*

Servizio idrico. Oltre un quarto delle segnalazioni (28%, +2% sul 2009) sono per il servizio idrico, afflitto da disfunzioni croniche: frammentarietà e usura della rete al punto che un terzo della popolazione riceve un approvvigionamento discontinuo e insufficiente. Troppo alte sono considerate le tariffe, poco trasparenti le voci in bolletta, mentre rientra l’emergenza legata al canone di depurazione delle acque reflue. Tredici cittadini su 100 segnalano un servizio sistematicamente interrotto, mentre 12 su 100 ricevono acqua non potabile e inquinata.

Trasporto marittimo. I passeggeri sono stati afflitti per il 71% da ritardi (problema cresciuto esponenzialmente visto che nel 2009 era pari al 18%), dalle condizioni inadeguate dei mezzi (17%) e dall’aumento delle tariffe per il 12%.

Servizi postali (4% delle segnalazioni). I disservizi legati alle poste ottengono il 4% delle segnalazioni, concentrate per il 47% nell’ambito dei prodotti postali, per il 23% in quello dei prodotti Bancoposta e per il 30% riguardano gli uffici postali, dato quest’ultimo in aumento del 6%. Nel settore dei prodotti postali, le voci più indicate sono la corrispondenza (ritardi, mancato recapito e smarrimento) e i pacchi (smarrimento, manomissione o danneggiamento).  Quanto ai prodotti Bancoposta, si segnalano per lo più disservizi con il conto corrente, seguono i prodotti di risparmio e investimento. Negli uffici postali, ci si lamenta soprattutto delle code agli sportelli.

La società Telecom Italia S.p.A. (di seguito anche Telecom), in qualità di professionista, ai sensi dell’art. 18, lettera b), del Codice del Consumo. La società è attiva nella realizzazione e fornitura di infrastrutture di telecomunicazioni, nonché nell’offerta dei relativi servizi. Il bilancio della società, relativo all’esercizio chiuso al 31 dicembre 2009, presenta ricavi pari a 20.474 milioni di euro.

LA PRATICA COMMERCIALE. Il procedimento concerne il comportamento posto in essere dal professionista, nell’ambito della vendita di prodotti c.d. “pregiati”, quali telefoni fissi, “Aladino Cordless”, “Syrio” e “Symbio”, computer, Videotelefoni e Notebook, offerti congiuntamente alla fornitura dei servizi di telefonia fissa presso punti vendita fisici (c.d. dealer) e attraverso teleselling. Secondo le segnalazioni pervenute da alcuni consumatori nel periodo maggio 2009-maggio 20102, anche attraverso la Direzione Contact Center dell’Autorità3, nonché sulla base delle informazioni acquisite dal professionista4, Telecom avrebbe fornito ai propri clienti apparecchi non richiesti, diffondendo informazioni non veritiere in merito alla gratuità degli stessi, e omettendo di fornire agli utenti informazioni rilevanti. Alla fornitura dell’apparecchio, avrebbe fatto seguito, infatti, la richiesta di pagamento del prodotto in sede di fatturazione del servizio telefonico. In particolare, diversi consumatori, utenti “Telecom”, hanno segnalato che, in sede di contatto telefonico per l’attivazione di opzioni telefoniche aggiuntive rispetto al piano tariffario in essere, avrebbero ricevuto da parte dell’operatore del call center l’offerta di un apparecchio “Aladino cordless” in comodato gratuito associato al nuovo piano attivato.

Successivamente alla conclusione del contratto per via telefonica, gli utenti avrebbero ricevuto in bolletta l’addebito rateizzato dell’apparecchio. Risultano altresì in atti segnalazioni nelle quali gli utenti dichiarano di non aver mai richiesto la fornitura di un apparecchio “Aladino Cordless” o di altro apparecchio pregiato5. Infine, i segnalanti lamentano difficoltà nella restituzione dell’apparecchio6. Alcuni utenti avrebbero, inoltre, ricevuto solleciti di pagamento delle rate dell’apparecchio nei quali Telecom avrebbe prospettato la possibilità di adire le vie legali per ottenere il soddisfacimento del credito7. Ciò premesso, la pratica commerciale oggetto del presente procedimento è l’ingannevole prospettazione delle condizioni economiche di prodotti pregiati associati ai servizi di telefonia fissa associata alla mancata adozione di sistemi di monitoraggio,dei contratti stipulati tramite dealer e teleselling che ha determinato la fornitura; non richiesta.

*Coordinatore CittadinanzAttiva Eolie

Eolie&CittadinanzAttivaultima modifica: 2011-06-28T10:47:00+02:00da leonedilipari
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btedros2.jpgdi Marcello Benedetto Tedros*

E’ un quadro allarmante, quello che emerge dall’XI Rapporto Pit servizi- Cittadinanzattiva dal titolo “Consumatori: diritti e servizi in stallo”,  presentato stamane a Roma.

Il cittadino si affatica tra mille difficoltà mentre peggiora la qualità dei servizi in quasi tutti i settori. Nel 2010 le telecomunicazioni si confermano il comparto con i maggiori problemi, almeno secondo le circa 9000 segnalazioni giunte al Pit servizi nel corso dell’anno. Il 21% dei consumatori segnala criticità nel settore delle tlc, ancora lontano dal garantire un adeguato sistema di tutela, seguono i servizi pubblici locali (17%), di un solo punto staccati dai servizi bancari (16%) e dall’energia (16%). Non ci fanno bella figura nemmeno la Pubblica Amministrazione (12%) e i trasporti (10%), in cui si fa sempre più urgente una liberalizzazione del settore. In coda ci sono i servizi postali (4%), quelli assicurativi (3%) e i beni e contratti (1%).

*Coordinatore CittadinanzAttiva

Eolie&CittadinanzAttivaultima modifica: 2011-06-24T21:27:00+02:00da leonedilipari
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