Eolie, esiste una mentalità e una cultura del turismo?

gmichel.jpgdi Michele Giacomantonio

Luigi Vittorio Bertarelli, fondatore del Touring Club Italiano che visitò Lipari all’inizio del 900 scriveva di noi nel 1909 “La commissione per il miglioramento degli alberghi del Touring nulla potrebbe fare; si troverebbe come un missionario incompreso in partibus infidelium… L’evoluzione è ancora lontana, l’abiezione attuale non è quasi avvertita”. Rileggevo queste pagine che allora furono pubblicate nella  “Rivista mensile Touring club italiano” sotto il titolo “Escursioni alle isole Eolie” e consideravo come giusto a cento anni di distanza le cose siano profondamente cambiate. Se allora il nostro viaggiatore poteva scrivere che “gli alberghetti sono al disotto di qualunque infima osteria di un paese settentrionale e così sporchi da apparire inabitabili” ora abbiamo diversi e numerosi alberghi non solo decorosi ma anche eleganti, accoglienti, ricchi di tutti gli agi che un turista moderno possa desiderare. E lo stesso si può dire nel campo della ristorazione. Se Bertarelli lamentava che “il ristorante – quasi l’unico – che passa per il migliore di Lipari è una bottega sudicia ad archivolti bassi, dove si mangia alla meno peggio ma dove il servizio è fantasticamente diverso da quanto s’usa in luoghi rispettosi del viaggiatore” oggi ristoranti, trattorie, luoghi di ristoro sono numerosissime per tutti i gusti – al mare sulla spiaggia, in collina, in violetti accattivanti , ecc. -e per tutte le tasche anche se probabilmente, soprattutto nel periodo estivo, i prezzi possono apparire un po’ proibitivi soprattutto per chi giunge a Lipari dopo un faticoso e costoso viaggio in aereo fino a Catania o Palermo. Ma non è di questo, dei costi cioè, che intendiamo parlare oggi. Per farlo ci sarà tempo. Oggi vorrei parlare di un problema che sta a monte. Si può dire che Lipari finalmente abbia scoperto la sua vocazione turistica? Si può dire che il turismo sia entrato nella mentalità e nella cultura degli amministratori, degli operatori economici e dei cittadini come la fonte principale della nostra economia e quindi della nostra ricchezza? Io ho molti dubbi a questo proposito. A cominciare dal fatto che ci siano idee chiare su quale turismo intendiamo puntare. Perché – sebbene si frequentino Borse internazionali, si faccia attività di promozione, qualcuno cura anche la propria clientela a distanza – ho spesso l’impressione che ancora per molti il turismo sia un frutto spontaneo che segue ragioni e motivazioni sue proprie praticamente estranee alle scelte che noi possiamo fare. Eppure per delle isole che sono state “scoperte” grazie alla cinematografia dovrebbe essere chiaro quanto fondamentale e determinante sia il circuito mediatico. Lo era negli anni 60 ed a maggior ragione lo è oggi. Ma qual è l’immagine delle Eolie che noi esterniamo ed in base alla quale la gente in Italia o nel mondo decide di venire a visitarci? I films degli anni 50 hanno valorizzato ed esaltato le bellezze naturalistiche, i paesaggi, il mare, il sole cogliendoli allora in una fase ancora un po’ selvaggia dell’ambiente e dell’umanità che vi viveva. Oggi di selvaggio è rimasto ben poco se non i disservizi – dai trasporti, al traffico, alle risorse idriche, agli incendi – che purtroppo non mancano mai. Si è cercato in questi anni di aggiungere al tema delle bellezze naturali quello della storia e della cultura di queste isole, che è un patrimonio enorme, a cominciare dal Museo archeologico ma che al museo non può e non deve essere limitato. E’ mia impressione,però, che i passi compiuti in questa direzione sono ancora incerti ed insufficienti mentre invece rischi sempre crescenti incombono sul patrimonio naturale e sul paesaggio in un arcipelago il cui l’abusivismo continua ad imperversare ( soprattutto a Vulcano vengono segnalati – nel disinteresse più generale – imponenti movimenti che interessano la scogliera di Vulcanello ). Si è saputo che è stato istituito il Parco naturalistico delle Eolie ma di questo non si parla assolutamente, il piano di gestione richiesto dall’Unesco ha impiegato anni per vedere la luce, non esiste – come già abbiamo detto – una reale pianificazione dell’offerta culturale a cominciare dall’Auditorium e dal Museo del Cinema. Vi è solo improvvisazione e lamentazioni per scaricare su altri le proprie responsabilità ( si veda la triste vicenda degli operai della pomice) ma nessun progetto serio di promozione coerente del nostro territorio. Nel 1999 l’Amministrazione comunale aveva promosso il documento le Eolie del 2000 che voleva essere una carta di indirizzo proprio nella prospettiva di potenziare il turismo naturalistico e culturale come punta di diamante della promozione delle Eolie. In questi anni questa strada è stata completamente ignorata. Ed il turismo è continuato a calare lentamente ma inesorabilmente di anno in anno. Ci sono indubbiamente anche cause esterne (la crisi internazionale ad esempio) ma ci sono soprattutto nostre gravi deficienze interne di cui si parla troppo poco in una realtà acquiescente per rassegnazione o connivenza. Potremmo dire riprendendo Luigi Vittorio Bertarelli a cento anni di distanza che la nostra evoluzione non è ancora finita, anzi qualche volta ci viene il dubbio se siamo entrati in una fase triste di involuzione.

 

Eolie, esiste una mentalità e una cultura del turismo?ultima modifica: 2009-08-01T07:51:00+02:00da leonedilipari
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