Eolie, quale turismo?

lchiofalo3.jpgdi Luca Chiofalo

Tra disservizi, caos e orde di selvaggi travestiti da turisti, stiamo per entrare nel pieno di un’altra stagione da precari del turismo. Sempre sospesi tra una volontà (solo verbale) di qualificare l’offerta ed un’accettazione passiva (nei fatti) di un turismo di bassa qualità, ci barcameniamo anno dopo anno tra mille difficoltà, continuando per fortuna a spuntarla, ma perdendo terreno prezioso rispetto alle mete più prestigiose. Come ho fatto più volte, ribadisco che non ci mancano gli strumenti per essere efficienti e competitivi; il nostro “tallone d’achille” è piuttosto la gestione farraginosa e dissennata delle infinite risorse e potenzialità che il nostro territorio possiede. Rasenta l’incredibile la totale assenza, in un arcipelago come il nostro, meta di primo piano dei flussi siciliani, di un piano strategico in materia turistica; strumento, quest’ultimo, irrinunciabile per una pianificazione ragionata che in tempi medi garantisca stabilità alla nostra industria turistica e che consenta, evitando loro di “tirare a campare”, agli imprenditori locali di investire conoscendo il “mercato”, cioè il tipo di turismo a cui dovranno rivolgere l’offerta. “Qualificare” dovrebbe essere la parola d’ordine e il primo punto dell’agenda politica, ma una cronica mancanza di programmazione mette a rischio perfino i livelli minimi di qualità della nostra offerta, condizionando in negativo la domanda. Il disastro dei trasporti è una zavorra pesantissima, ma tra i “temerari” che riescono ad arrivare alle Eolie, pochi appartengono a quel turismo di fascia medio-alta che, negli anni passati, ha fatto la fortuna dell’arcipelago. Ad indicare impietosamente che la qualità dei nostri ospiti si abbassa, basta notare il proliferare per le vie del centro di fast-food, rosticcerie ed attività low-cost, uniche categorie commerciali in espansione. Non marginali, nella negatività del quadro, l’assoluto disprezzo dell’ordine e del buonsenso a cui ci siamo abituati.

Esemplari, a tal proposito, l’incivile “caccia al turista” tollerata ai porti e la politica dissennata in merito alla “concessione” degli spazi pubblici e alle relative autorizzazioni alla diffusione di musica amplificata, che ha trasformato le nostre vie del centro in chiassosi “bivacchi” per aspiranti alcolisti, scoraggiando le serene passeggiate di isolani e turisti che apprezzano “altro”. Piccoli esempi, tra tanti possibili, di un tracollo annunciato, che ci concede tempi stretti per risalire la china. La crisi (non tutti i mali vengono per nuocere) ci impone di scegliere “cosa vogliamo fare da grandi”, di decidere quale tipo di turismo “corteggiare”. Non è possibile continuare con l’approssimazione e accettare tutto ciò che viene, è necessario dare un indirizzo alla nostra politica turistica, al fine di rendere ancora sostenibili l’iniziativa imprenditoriale di qualità ed un buon tenore di vita nell’arcipelago. La sola strada percorribile è quella di un confronto serrato tra istituzioni e privati per l’individuazione dei provvedimenti necessari a “tirarci fuori dalle secche” e, conseguentemente, ad incrementare, destagionalizzando e qualificando, i flussi turistici verso le nostre isole. Chi auspica un salto di qualità “batta un colpo”, altrimenti rassegniamoci tutti ad un futuro da “precari”…

Eolie, quale turismo?ultima modifica: 2010-06-28T11:18:08+02:00da leonedilipari
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