“Fior di stipendi” anche nelle PA: ma chi siamo noi, dei Babbi Natale?

pubblica amministrazione.jpg“Fior di stipendi” anche nelle PA: ma chi siamo noi, dei Babbi Natale?

Insomma, ci sono persone disoccupate che non trovano lavoro e ci sono persone precarie che un lavoro ce l’hanno ma è, oltre che precario, anche sottopagato. Mentre ci sono persone che percepiscono fior di stipendi dallo Stato senza esserseli necessariamente guadagnati. Anche questa è una delle tante aberrazioni che rendono l’Italia uno Stato anti-meritrocratico che tende ad amplificare fortemente le differenze sociali: ad alcuni tutto e ad altri niente. Ecco perchè il nostro Paese pullula di “caste”…

Gli stipendi dei dirigenti comunali: il miracolo dei pani e dei pesci. Perché, a prescindere dalle dimensioni del Comune e dal numero dei suoi abitanti,  gli stipendi dei dirigenti sono tutti pressochè  uguali e tutti al massimo della retribuibilità?

Piccola cronistoria di tre contratti nazionali della dirigenza degli Enti Locali dal  1999 al 2005.

Quando si incrociano i dati  una  evidenza è  balzata agli occhi: non c’è sostanziale differenza nei redditi della dirigenza tra piccoli, medi, grandi comuni e città metropolitane. Un segretario generale percepisce un compenso annuo lordo di:

155.137 euro se lavora nel Comune di Conegliano con 36.000  abitanti
177.501 euro se lavora nel Comune di Nuoro con 164.260  abitanti
154.532 euro  se lavora nel Comune di Brindisi con 89.651 abitanti
119.221 euro (*) se lavora nel Comune di Napoli con 1.004.500 abitanti
163.904 euro (*) se lavora nel Comune di  Roma con 2.728.296 abitanti

(*) – esclusa la retribuzione di risultato

Riesce a passarsela ancora  meglio il segretario generale del Comune di Lecce (412.978 abitanti) che si accaparra un reddito annuo di  205.108 euro e,  al  top,  il  direttore generale del Comune di Milano che sbanca con i suoi 289.000 euro tondi tondi.
Ma per la miseria, con quale logica aziendale il responsabile, ad esempio, di una bottega di paese può essere pagato come uno che dirige 4 supermercati e a questi, a sua volta, può esser riconosciuto lo stesso compenso del dirigente di 100 filiali di  supermercati? Solo nella  logica  aberrante della  P.A. [Pubblica Amministrazione] possono prodursi tali fenomeni  retributivi paranormali.

Ma capiamoci subito per non creare danni. Non è che sono pagati poco i segretari o direttori generali delle grandi città. Anzi, se la passano molto bene e senza troppe verifiche. Ma gli  altri  sono  completamente fuori dalla grazia di dio. E infatti hanno una certa  resistenza a pubblicarli questi megastipendi. Come faranno a giustificarli davanti ai  cittadini ai quali continuamente  ripetono che non c’è una lira in cassa per questo o quel servizio o ai loro dipendenti, che guadagnano la quarta, quinta parte dei loro stipendi, spesso per accollarsi  la  maggioranza del lavoro?

Come si è potuto  arrivare a questo?

Ultimi  passaggi: il CCNL 1999 – Area della  dirigenza – normava: – 37,632  milioni di lire come retribuzione tabellare annua a regime per la qualifica unica dirigenziale,  compresa anche la 13° mensilità ; – da un minimo di 17milioni di lire a un massimo di  82 milioni  per la retribuzione di posizione – una quota non inferiore al 15%  la retribuzione di risultato da erogare solo a seguito di controllo di gestione , e quindi di organizzazione certa di questa funzione, e in correlazione con i compensi percepiti ai sensi dell’art.37  (Avvocatura). Ne discendeva che nel 1999 il compenso massimo previsto per un dirigente ammontava a 135,632  milioni lire e cioè circa 70.000 attuali euro.

Ma già  con CNNL  per il biennio economico 2002-2003: – lo stipendio tabellare balza dai  precedenti 37,632 milioni di  lire ( circa 18 mila euro) a 36.151,68 euro, cioè si raddoppia confermando anche  il maturato economico di cui all’art.35 CCNL/96 nonché la retribuzione individuale di anzianità;
– la retribuzione di posizione viene riderterminata da un minimo di 9.299,77 euro a un massimo di € 42.869,47 con un aumento di circa 2.000 euro annui;
– proporzionalmente è aumentata anche la retribuzione di risultato;
– ulteriormente, entrambe vengono incrementate di un importo pari all’1,66 del monte salari dell’anno 2001 a decorrere dall’1.1.2003.

Quindi già qualche anno dopo, in barba a qualsiasi criterio di legittima rivalutazione e principio di equità retributiva, il compenso esigibile da un dirigente balzava a €. 92.500  che, rapportato in lire , significava un aumento  di più  del doppio rispetto al precedente contratto.

Col successivo contratto biennio economico 2004-2005:
– lo stipendio gabellare è incrementato di € 780 all’anno a partire dall’1.1.2004 e di  € 1.023 dall’1.1.2005, arrivando a raggiungere la bella cifra di € 40.129,98;
– le retribuzioni di posizioni e di risultato vengono incrementate di  €  1.144  dall’1.1.2005;
– la retribuzione di posizione è incrementata da un minimo di €. 10.443 a un massimo di €. 44.013,47;
– le risorse vengono ulteriormente incrementate di un importo pari al monte salari del 2003;
– la tredicesima mensilità, che era ricompressa nella “ rendita di posizione” viene pagata a parte.

A questo punto, sempre calcolando al 15% e cioè al minimo, la retribuzione di risultato, siamo arrivati a 105.460  euro. Erano partiti da 70 milioni di lire. In 6 anni sono arrivati all’equivalente di più 210 milioni delle vecchie  lire! Esattamente il triplo! E a prescindere dal tipo di Comune, immenso, grande, medio, piccolo, infimo, lo stipendio, così calcolato, resta identico!
Provare per credere. Aprite i siti di comuni di grandezza assolutamente diversa e vedete se stiamo dicendo la verità. E se vi prendete la briga di aprire i siti dei vostri Comuni sulla trasparenza, vedrete che in quanto a creatività finanziaria sui loro stipendi , la dirigenza è imbattibile.

Domande spontanee:
– Cosa giustifica questi balzi in avanti a triplicazione dei compensi in un paio di anni?
– È triplicato il lavoro dei dirigenti? Lavorano anche di notte e di domenica , rinunciando alle ferie?
– Sono diventati talmente capaci da far funzionare gli enti locali e le regioni come orologi svizzeri?
– Come mai i Sindaci, le Giunte, i Consigli in ogni comune e senza un fiato avallano sempre stipendi corrispondenti a capacità, competenze, incarichi, responsabilità al massimo livello e sempre con il massimo raggiungimento dei risultati?
– ARAN e sindacati che  hanno sottoscritto in questi anni i contratti nazionali  e le giunte e i sindacati locali che  hanno sottoscritto quelli decentrati, pensano di aver operato al loro meglio quanto a  politiche retributive  e  di riequilibrio dei pubblici bilanci ?
– E cosa ne pensano i cittadini e gli altri dipendenti pubblici non altrettanto miracolati?

La crescita dei dirigenti non è direttamente proporzionale ad un aumento dei servizi. La burocrazia vive momenti di crisi e di stasi. La crescita dell’esercito dirigenziale costa tanto. In un periodo di involuzione soprattutto per quanto riguarda la sfera lavorativa non è certo piacevole leggere e comprendere gli stipendi faraonici dei dirigenti.

– La paga dei politici del Trentino Alto Adige analizzata da Gian Antonio Stella sul “Corriere della Sera” ha sollevato polemiche e distinguo

Dellai (21.000 euro lordi al mese) e Durnwalder (25.620 euro lordi al mese) guadagnano più di Obama (23.083 euro lordi al mese), Sarkozy (21.133 euro), Merkel (18.883 euro), Cameron (18.170 euro)

La politica delle province autonome di Trento e di Bolzano non cessa di fare discutere sulla stampa nazionale. Gian Antonio Stella sulle colonne del “Corriere della Sera” ha fatto le pulci alle paghe degli amministratori delle due province, riportandone i redditi mensili lordi. Davvero una bella paghetta, per degli amministratori che devono pensate ai bisogni di circa 500.000 residenti di ciascuna provincia autonoma. Il più pagato in assoluto è l’obmann dell’Alto Adige, Luis Durnwalder, che dall’alto dei suoi 25.620 euro lordi al mese seguito dal suo vice, Hans Berger (24.360 euro), sopravanza di un bel po’ capi di stato come Barak Obama (presidente degli Stati Uniti, 308 milioni di abitanti, fermo a soli 23.083 euro lordi al mese), oppure la cancelliera della Germania, Angela Merkel (oltre 90 milioni di abitanti, 18.883 euro), o anche il primo cittadino di Francia, Nicolas Sarkozy (21.133 euro).

Non se la passa male nemmeno il presidente del Consiglio provinciale di Bolzano, Mauro Minniti, che per “governare” l’attività di 35 consiglieri riceve ogni mese 21.440 euro lordi al mese. Che dire del “povero” presidente della provincia di Trento, Lorenzo Dellai, fermo a “soli” 21.000 euro lordi al mese, che prova a buttarla sull’ironico (“dovrò spiegare bene a mia moglie quanto guadagno esattamente, perché a leggere certe cifre riportate dal Corriere potrebbe pensare che abbia un’altra famiglia da mantenere”). Bei soldini, non c’è che dire, anche se al netto del peso del fisco e del contributo spesso elargito al partito di appartenenza le cifre si dimezzano e anche oltre, anche se spesso tali retribuzioni sono accompagnati da un impegno personale non proprio da stakanovisti e da onerose responsabilità.

Anche se Durnwalder, con la faccia tosta che lo caratterizza, dice che lui “è il primo dipendente provinciale che apre il portone del Palazzo alle sei del mattino e lavora per 17 ore al giorno” e che sottolinea come lui “guadagni un terzo dello stipendio del direttore generale della Cassa di risparmio locale”, Stella gira il coltello nella piaga dei costi della politica, sottolineando come nelle autonomie speciali una poltrona o uno strapuntino retribuito non si neghi a nessuno: dalle circoscrizioni (nel comune di Trento, 105.000 abitanti, sono ben 12 e a Rovereto, 35.000 anime, 7; in tutt’Italia sotto i 250.000 residenti sono state abolite. Un presidente di circoscrizione “becca” quasi 1.000 euro lordi al mese, il consigliere semplice il gettone di presenza) alle Comunità di valle (nuovo ente intermedio tra la Provincia e i Comuni, ben 15, ora sotto scacco del referendum abrogativo che la Lega Nord ha promosso. I presidenti incassano da 2.891 a 3.533 euro lordi al mese, gli assessori 867, i vicepresidenti 1.060), sono ben cinque i livelli di governo locale e tutto è un fiorire di incarichi o di consulenze spesso di chiaro sapore clientelare.

Le province autonome saranno sì un esempio per capacità di governo e per la qualità della spesa pubblica, tanto da meritare la presenza continuativa ai vertici delle classifiche nazionali della qualità della vita, ma quella che Stella definisce la “casta” a buon diritto andrebbe messa a ferrea dieta, per il bene loro, dei contribuenti e della democrazia partecipativa. Senza che qualcuno parli di “aggressioni personali e alle funzioni” (Dellai dixit), rischiando di “farla fuori del vaso” in un eccesso d’ira per lesa maestà. Non si tratta di facile populismo, ma la politica in salsa autonomista ai contribuenti locali costa veramente troppo (95,3 euro/anno a ciascun residente).

“Fior di stipendi” anche nelle PA: ma chi siamo noi, dei Babbi Natale?ultima modifica: 2013-06-12T22:56:00+02:00da leonedilipari
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