Rassegna Stampa. “Il Corriere della Sera”, Lipari: Gianpiero D’Alia e le campane a festa

danieriLipari – Dopo Stromboli campane a festa anche nella borgata di Pianoconte. Le ha suonate il parroco Lio Raffaele per festeggiare Gianpiero D’Alia, primo ministro eoliano. Il papà recentemente scomparso era nativo della verde borgata di Lipari.

“Speriamo che faccia cose buone anche per le nostre isole – ha affermato Don Lio Raffaele – che faccia salvare i trasporti marittimi, il punto nascita dell’ospedale e la sezione distaccata del tribunale che dal 13 settembre dovrebbe chiudere i battenti per essere accorpata a Barcellona”.

Il parroco Raffaele che si divide tra Vulcano e Lipari, appresa la notizia della nomina di D’Alia a ministro, dopo aver celebrato la messa nella vicina isola, con il primo mezzo ha raggiunto Lipari e a Pianoconte con il suono delle campane nella chiesa di Santa Croce ha manifestato la sua gioia.

Nei giorni scorsi le campane a festa erano state suonate a Stromboli dal parroco Luciano D’Arrigo per l’elezione di Giorgio Napolitano, a Presidente della Repubblica che nel periodo estivo trascorre le sue vacanze nell’isola eoliana.  

Rassegna Stampa. “Il Corriere della Sera”, Lipari: Gianpiero D’Alia e le campane a festaultima modifica: 2013-04-28T09:32:03+02:00da leonedilipari
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Lipari, dedica del giornalista Vito Faenza con il volume “L’isola dei fiori di cappero”

di Rocco Di Blasi

vfaenza.jpgIl titolo è L’isola dei fiori di cappero (Edizionispartaco, 120 pagine, 10 euro). L’autore del romanzo, Vito Faenza, ha passato una vita a fare il cronista on the road e ha scelto una strada insolita per filtrare le sue mille esperienze tra episodi di terrorismo, delitti di camorra, iniziative e ricerche sulla criminalità organizzata.
Il filo del suo racconto è Anna, una ragazza di 13 anni, la più bella del paese, che ancora “non conosceva l’amore”, quando incontrò – all’uscita di scuola – Lui, un ragazzo più grande, al volante di una fuoriserie, che iniziò a farle una corte serrata e a offrirle passaggi per riportarla a casa. Ma non era un Lui qualunque: era il figlio del più potente boss camorrista della zona, più stupido del padre, ma destinato a seguirne la carriera criminale.

La camorra è tante cose, ma è soprattutto la capacità di imporre con la violenza e con la capacità di fuoco la volontà di chi comanda agli altri, intesi come cose più che come persone.
Anna, quando i familiari le aprono gli occhi sul personaggio che frequenta, decide di non volerne sapere: “Non dobbiamo vederci più”.
Pia illusione, la sua. Diventerà sua moglie, perché le minacce, alla fine, abbattono le resistenze anche dei genitori e del fratello.
Ma la protagonista del romanzo di Faenza non è una delle solite “donne dei boss”. Anna ha un suo spessore, grande intelligenza, furbizia, sa districarsi con sofferta diplomazia, anche nelle situazioni più difficili.
E le usa per costruirsi una vita clandestina con il suo vero amore, un ragazzo che è andato lontano per sottrarsi anche lui alle bande criminali, ma che è diventato intanto un magistrato di spicco nella lotta antimafia.
Moglie di un camorrista di giorno (spesso anche in galera), Anna diventa Penelope quando tesse la sua tela per raggiungere l’amato a Milano o in Svizzera.
Si ritroveranno, dopo mille peripezie, a Lipari, l’isola dei capperi. E l’autore è bravo a portarci per mano fino all’inatteso quanto sofferto lieto fine.

Lipari, dedica del giornalista Vito Faenza con il volume “L’isola dei fiori di cappero”ultima modifica: 2013-01-10T10:57:47+01:00da leonedilipari
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