LE ROCCE “SPIA” PER TERREMOTI ED ERUZIONI

170288736.jpgÈ il primo passo per prevedere terremoti ed eruzioni: per la prima volta i tremori che spesso annunciano il 227299928.jpgrisveglio di un vulcano possono essere interpretati secondo riferimenti precisi, grazie alle rocce dell’Etna e all’analisi, pubblicata sulla prestigiosa rivista Science, condotta da un ricercatore precario dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv).

“La sismicità nei vulcani è strettamente correlata alle deformazioni del suolo, alle faglie e ai movimenti dei fluidi vulcanici che avvengono al loro interno”, spiega Sergio Vinciguerra, dell’Ingv.

Classificare e interpretare questi segnali, aggiunge, “è un problema aperto nella sismologia dei vulcani”. I segnali sismici generati all’interno dei vulcani hanno infatti caratteristiche molto diverse, che finora è stato necessario interpretare di volta in volta.

Adesso, però, l’interpretazione sarà più facile e oggettiva, grazie ai risultati pubblicati oggi su Science.

Per il presidente dell’Ingv, Enzo Boschi, si tratta di “un lavoro fondamentale. Finalmente – osserva – possiamo cominciare a interpretare il tremore vulcanico in maniera più fisica e abbiamo trovato una logica per interpretarlo”.

Nell’esperimento, condotto nel laboratorio dell’università di Toronto diretto da Philip Benson, un campione di basalto dell’Etna alto dieci centimetri, dal diametro di quattro centimetri e con un foro centrale per simulare un condotto vulcanico, è stato sottoposto a pressioni e sollecitazioni analoghe a quelle che avvengono in natura. In pratica, è stata mimata la serie di eventi che precede un’eruzione.

I carichi ai quali è stato sottoposto il campione di roccia equivalgono a quelli che sono attivi all’interno del vulcano. Così il campione di roccia dell’Etna ha generato microterremoti ad alta frequenza durante la deformazione e fratturazione, e tremori a bassa frequenza per la decompressione dei fluidi intrappolati nelle microfratture.

I dati sono stati analizzati a Roma, nell’Ingv e, nonostante le piccole dimensioni della roccia utilizzata in laboratorio, i risultati sono generalizzabili ai fenomeno sismici e vulcanici reali.

“Abbiamo applicato leggi di scala – spiega Vinciguerra – e i nostri segnali sono equivalenti a quelli dei terremoti e tremori reali”. In pratica, aggiunge, “questa varietà di segnali sismici può essere analizzata proprio come gli eventi sismici, che avvengono su scala più grande, negli edifici vulcanici”.

All’Ingv, prosegue, “ci stiamo organizzando per avere l’attrezzatura e gli strumenti per poter fare in Italia esperimenti analoghi…”. La pausa è d’obbligo perchè il futuro, per lui come per i suoi numerosissimi colleghi precari, è davvero incerto.

“Mi sono laureato nel 1992 e lavoro nell’Ingv dal 2004. Il prossimo anno raggiungerò quindi cinque anni di attività nell’istituto e, sulla base dell’emendamento sui precari, sarò licenziato nel luglio 2009”.

Come Vinciguerra tanti altri precari svolgono un lavoro di primo piano negli enti pubblici di ricerca italiani. All’indomani dell’incontro dei presidenti degli enti d ricerca con il ministro della Pubblica amministrazione e l’innovazione, Renato Brunetta, Boschi si dice ottimista: “ci stiamo adoperando con il ministro Brunetta per tenerli negli enti, nel rispetto legge vigenti”.

LE ROCCE “SPIA” PER TERREMOTI ED ERUZIONIultima modifica: 2008-10-10T14:21:24+02:00da leonedilipari
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