Lipari&Depuratore

plocasciopiccola1.jpgdi Pietro Lo Cascio*

Sintesi intervento seduta 9 luglio 2013.

Questa umiliante vicenda del depuratore di Canneto Dentro è segnata da una lunga serie di luoghi comuni. Uno è stato rievocato spesso in questi giorni: lo “spirito di sacrificio” che gli amministratori del tempo avrebbero dimostrato scegliendo di localizzare l’impianto di pretrattamento in via Falcone e Borsellino. Ma si può spacciare per sacrificio una scelta cialtrona, miope e arrogante? Quella scelta fu la migliore prova di come una classe politica incapace gestisse il nostro paese; cosa abbiamo imparato da quell’esperienza, se oggi – facendo finta di subirlo – consentiamo una vasca di sollevamento liquami nel litorale di Canneto? “È indispensabile dotarci di un impianto di depurazione moderno ed efficiente”: lo dimostra il recente sequestro giudiziario dell’impianto di pretrattamento. Ma chi può non volerlo? Il problema, semmai, è essere davvero certi che la gestione dell’“emergenza” porti risultati concreti, e in quali tempi:

1) la ditta che ha vinto la gara (Sigenco) sarebbe fallita e dopo 6 mesi il commissario Pelaggi ha assegnato la gara alla seconda (Oliva). In realtà, la Sigenco ha avviato un concordato, e il ramo aziendale dei lavori pubblici è stato rilevato dal gruppo Ricciardello di Messina. A fronte delle dotazioni dell’appalto, è difficile credere che Ricciardello stia a guardare e non tenti un ricorso, bloccando le procedure per la costruzione del nuovo depuratore;

2) dato che il progetto e la sua localizzazione costituiscono a tutti gli effetti una variante alle previsioni dello strumento urbanistico, ricordo che la legge assegna al consiglio comunale l’esclusiva facoltà di avallare simili scelte. In assenza di un qualsiasi pronunciamento del consiglio, chi è destinato a subire un esproprio avrà gioco facile ad avviare un ricorso, e i ricorsi saranno numerosi. Per quanto tempo la nostra comunità resterà in bilico tra un impianto di pretrattamento sotto sequestro e un nuovo depuratore bloccato da battaglie legali? “Non ci sono alternative alla localizzazione a Canneto Dentro”. Questa è la menzogna più clamorosa sulla quale è stata imbastita l’intera vicenda della gestione emergenziale e del progetto della Sogesid. Ho ricevuto dall’ing. Cavallaro una lettera dove tutte le motivazioni della presunta impossibilità di realizzare un depuratore nell’area di Pignataro vengono smentite. Ne riprendo i passaggi salienti:

1) per il vincolo di inedificabilità entro 150 m dal mare, tali impianti beneficiano di una deroga;

2) per il vincolo paesaggistico (area TO1 del PTP), vale il medesimo concetto;

3) per la presenza di Siti Natura 2000 (SIC e ZPS), basta dotare il progetto di una valutazione di incidenza ambientale che dimostri l’assenza di impatto su habitat e specie di interesse comunitario o, se questo dovesse verificarsi, che ne preveda la mitigazione;

4) la localizzazione in aree ad alta pericolosità (P4) o ad alto rischio (R3) del PAI: ciò è fuori dalla logica con cui vengono redatti i PAI, il cui obiettivo è individuare gli interventi per mitigare i rischi a scala di piano e fornire  strumenti di lettura per l’esame di fattibilità di singoli progetti; in zona P4 l’intervento è fattibile previa verifica della compatibilità geomorfologica (lo stesso PAI fornisce linee guida per tale verifica), mentre in zona R3 deve prevedere opere per la mitigazione del rischio, che sono state previste dalla Lotti. L’intervento di bonifica del pendio interessato dalle opere in sotterraneo, secondo quanto afferma l’ing. Cavallaro, ha costi abbastanza contenuti. Del resto, quando si sostiene che i costi di un’opera simile sarebbero esorbitanti, è opportuno notare che il progetto che si era aggiudicato la gara li aveva già previsti anche con una dotazione finanziaria decisamente inferiore a quella attuale. Non è superfluo infine osservare che tutti i motivi ostativi del PAI stridono con l’esistenza di una trafficata strada provinciale (con relativa galleria), di un porto, di un albergo e di una capitaneria. Inoltre, è evidente che l’“alternativa” proposta dalla Sogesid non sia immune da rischi legati al dissesto idrogeologico: a Canneto Dentro si prevede uno sbancamento di circa 100 mila metri cubi (un’immane trasformazione della morfologia di una valle) che andrebbero poi trasferiti alla ex discarica di Lami (non si capisce perché e con quale autorità, dato che il sindaco ha annunciato in consiglio la definizione degli interventi propedeutici all’attivazione della sua bonifica). Sostanzialmente il progetto della Sogesid non poteva costituire un plagio di quello della Lotti, ed è per questo che qualcuno ha deciso di localizzarlo a Canneto Dentro. “Ormai è tardi, la gara è già stata aggiudicata”. Ciò in effetti è avvenuto nel novembre 2012, più di otto mesi fa. Ma ricordo a tutti che un’altra gara, quella del “ciclo dell’acqua”, era stata regolarmente appaltata e vinta nel 2000 dall’ATI Lotti, che se l’è vista scippare nel 2002 quando il commissario-sindaco Bruno affidò la progettazione alla Sogesid. Lo stesso commissario-sindaco dichiarò che l’affidamento “era stato concordato con il ministero dell’Ambiente a causa della non validità del progetto nel conseguire gli obiettivi propri di un ciclo integrato dell’acqua” (cito l’interrogazione parlamentare dell’on. Orlando, 2/2/2010). Mi pare evidente che se un progetto debba conseguire tali obiettivi, non si tratta certamente di quello della Sogesid. E qui, sfatati finalmente i luoghi comuni, dobbiamo riflettere sul perché ci si ritrovi oggi – dopo 13 anni di emergenza – con:

1) un impianto di pretrattamento sotto sequestro giudiziario;

2) un progetto che non prevede la realizzazione di reti fognarie nelle frazioni  di Pianoconte, Quattropani, Lami, Serra, Pirrera, Acquacalda, dove sono peraltro sorte nuove infrastrutture turistiche;

3) nonostante il decreto di nomina commissariale del 2002 citasse come priorità di provvedere al rifornimento idrico delle frazioni di Lipari, la Sogesid prevede la spesa di 1000000 di euro – cifra risibile in confronto alle dotazioni finanziarie complessive;

4) nessun intervento risolutivo per il rifornimento idrico di Stromboli, Panarea, Filicudi e Alicudi;

5) un costo dell’acqua nel comune di Lipari destinato a rimanere tra i più cari d’Europa: 4,80 euro a metro cubo per l’acqua desalinizzata, con possibilità di aumenti in futuro; intere contrade con reti idriche già esistenti continuano a pagare l’approvvigionamento a mezzo autobotte fino a 8 euro a metro cubo;

6) un progetto che non risolve la dipendenza dall’approvvigionamento idrico a mezzo navi: continuiamo a dipendere da un contratto (procedura negoziata ai sensi dell’art. 57 del DL 163/06, senza regolari gare d’appalto che tengano conto di elementari criteri di economicità) tra Ministero Difesa e società Marnavi, per un importo di 26 milioni di euro per 2 milioni di metri cubi d’acqua: 13 euro al metro cubo, un costo certamente sostenibile a lungo termine per un Paese in piena spending review;

7) non è superfluo infine ricordare che il progetto Lotti prevedeva la realizzazione di un “ciclo dell’acqua”, con il recupero di risorse idriche destinate all’agricoltura, alla pulizia urbana ecc., un valore aggiunto in termini di sostenibilità dell’intervento. Che senso hanno avuto 13 anni di emergenza idrica, a fronte di tutto ciò? Ma non c’è solo il progetto Lotti: ricordo che nel 2007 era stata avanzata una proposta alle autorità locali e regionali dalla Aqua Blue di Bubesheim per l’installazione di moduli di dissalazione di nuova generazione – non ingombranti come quelli attuali né inquinanti – che avrebbero prodotto acqua a un costo oscillante tra 1,05 e 1,21 euro, ben poca cosa rispetto ai 5 che dovremo pagare per la desalinizzata secondo progetto Sogesid. Dal sito www.sogesid.it, “promuovendo un approccio integrato alle tematiche dello sviluppo che aiuti le autorità territoriali ad essere protagoniste della propria crescita … riteniamo si possa diffondere un’immagine riqualificata e qualificante del territorio, capace di attrarre investimenti e ricchezze”. Certo, bisognerebbe comprendere in quale modo le nostre autorità territoriali possano essere state “protagoniste della propria crescita”, dato che lo stratagemma dell’emergenza le ha esautorate da qualsiasi processo decisionale. Sulla “capacità di attrarre investimenti e ricchezze”, invece, potremmo riflettere a lungo. Un articolo di Francesca Sironi pubblicato sull’Espresso del 4/7/2013, dal titolo eloquente “milioni tanti, bonifiche zero”, offre un interessante spaccato delle attività della Sogesid, dai progetti insostenibili e balzani (tipo il recinto sotterraneo dell’area industriale di Mantova da 110 milioni/anno di manutenzione) al vorticoso giro di appalti e consulenze milionarie che gravita attorno alla società. Quando l’articolo parla di “progetti faraonici che difficilmente vedranno la luce”, getta un oscuro presagio sulla vicenda del depuratore di Lipari. Non è un mistero che il personaggio-chiave, l’avv. Pelaggi, come risulta dalle notizie lette sui giornali, sembrerebbe essere il protagonista di inquietanti vicende (caso SISTRI: tracciabilità dei rifiuti e affidamento a società Selex; la discarica di Pioltello; l’ILVA di Taranto);

1) conflitti di interesse: membro CdA della multiutility ACEA e contemporaneamente capo della segreteria tecnica del Minambiente che doveva finanziarne gli interventi; oppure commissario all’emergenza idrica delle Eolie e contemporaneamente membro del CdA della Sogesid;

2) sopralluoghi pilotati: nelle intercettazioni dell’inchiesta su ILVA di Taranto, Pelaggi sarebbe citato dal legale dell’azienda Perli in merito alle modalità di svolgimento dei sopralluoghi della commissione tecnica che deve valutare le emissioni della fabbrica; Perli, al quale Pelaggi avrebbe passato informazioni sottobanco, afferma che non esistono problemi e che “la visita allo stabilimento va un po’ pilotata”;

3) indagini per corruzione: indagato dalla Procura di Milano per una tangente da 700 mila euro per lo smaltimento di rifiuti tossici della discarica di Pioltello; secondo l’ordinanza del tribunale di Milano, due dirigenti della società incaricata dello smaltimento nel corso di una telefonata intercettata il 15/3/2011 parlano della cifra e dicono “poi settecento sai dove vanno” “lo so, lo so” “c’è andata bene anche stavolta” “questo commissario è fantastico”. Si è detto e scritto di tutto: uomo dei poteri forti (Carlo Ruta in “L’isola possibile” suppl. Manifesto marzo 2009), sodale dell’ambiente familiare dell’ex ministro Prestigiacomo (Giuliano Foschini ed Emanuele Lauria in un’inchiesta pubblicata su www.patrimoniosos.it). Sulla sinergia con la Prestigiacomo esistono pochi dubbi: l’emergenza idrica Eolie (DL 1 del 14/1/2013) è stata infatti prorogata su proposta in commissione di un parlamentare siracusano del PDL. Quale dovrebbe essere l’atteggiamento del consiglio comunale e dell’amministrazione di Lipari di fronte ai poteri forti che, sotto il nome della Sogesid e di Pelaggi, si muovono nello scenario di un appalto da 40 milioni di euro, ma soprattutto attorno a una vicenda di cruciale importanza – quale è per noi la corretta localizzazione e la concreta realizzazione di un depuratore?

1) IMMEDIATA INTERLOCUZIONE con i massimi livelli governativi: di fronte al rischio di conflitti sociali e di ripercussioni negative su una fragile economia turistica, noi dobbiamo ottenere l’immediata revoca dell’emergenza, la ridiscussione delle modalità di espletamento del procedimento che va riavviato attraverso vie ordinarie. Non è realistico? Non lo era nemmeno nel 2002, quando con la complicità dell’authority per la vigilanza sui contratti pubblici è stata contestata la convenzione tra il Comune e la Lotti: eppure è stato possibile. Del resto, il consiglio ha già espresso in passato la sua posizione nettamente contraria alla localizzazione a Canneto Dentro, dando mandato all’amministrazione perché attivasse un ricorso giudiziario. A questo proposito, un ricorso del Comune è stato depositato al TAR del Lazio il 17/11/2011 (tra le motivazioni: mancata comunicazione degli elaborati progettuali da parte del commissario prima della conferenza servizi 22/9/2010 – eccesso di potere del commissario nel recepimento dei pareri dei soggetti interessati e nel mancato riferimento agli strumenti urbanistici – “illogicità manifesta” nella scelta della localizzazione – omessa menzione dei pareri negativi espressi da soggetti interessati, p.e. il consiglio). Risulta poi presentata una domanda di prelievo (un sollecito) l’11/1/2012. Poi nient’altro: non è stata fissata la data dell’udienza di merito, né nessuno sembra avere sollecitato in tal senso il legale incaricato dall’ente, prof. Saitta. Perché? Sul piano squisitamente politico, invece, è evidente che oggi – a differenza del periodo nel quale il Minambiente era retto dalla Prestigiacomo – le condizioni siano propizie per ridiscutere l’intera questione. Certamente, un ministro della Repubblica conosce bene i luoghi sui quali grava lo scempio, ed è in grado anche di cogliere le istanze di una piccola amministrazione di provincia e della comunità che questa rappresenta; e un altro ministro ha confermato la decisione del suo predecessore Clini in merito alla chiusura della società in house Sogesid. Ricordo ancora che il Governo ha accettato un OdG della Camera Deputati (n. 9/5714/6, presentato dall’on. Naro) che “impegna il Governo a valutare attentamente l’opportunità dell’attuale proroga dell’Emergenza Idrica nelle Isole Eolie e comunque a individuare iniziative volte a favorire il rientro, entro un breve termine, nel regime ordinario delle attività favorendo in tal modo la traslazione alla Regione Siciliana delle competenze correlate alla realizzazione delle opere in argomento in concertazione con l’ente locale di riferimento”.

2) IL CONSIGLIO COMUNALE È L’ORGANO DEPUTATO ALLA PIANIFICAZIONE URBANISTICA. Ciò significa assumerci le nostre responsabilità, ribadendo il fatto che l’emergenza non preveda una deroga alla LR 25/86 (e se nessun progetto è stato portato all’approvazione del Consiglio, ciò è un difetto del procedimento, non certamente nostro!), e che la localizzazione sia stata decisa ignorando tanto le previsioni dello strumento urbanistico quanto un precedente deliberato consiliare (2/2011). Lo dobbiamo fare votando una nuova mozione che ne richiami e ne ribadisca gli enunciati. È indispensabile, altrimenti saremo tutti complici di quella “illogicità” che, nel ricorso depositato al TAR, abbiamo attribuito a chi ha gestito l’emergenza.

Può darsi che non siate responsabili per la situazione in cui vi trovate, ma lo diventerete se non fate nulla per cambiarla – Martin Luther King

*Consigliere La Sinistra Eoliana

Lipari&Depuratoreultima modifica: 2013-07-10T15:52:00+02:00da leonedilipari
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