Lipari, Acquacalda&cani

emottola.jpglgulotta.jpgdi Enzo Mottola

Tanto per chiarire il mio evidente crittografico messaggio: NON CE L’HO CON I CANI! NON CE L’HO CON IL SIGNOR RIZZO NERVO(che cordialmente saluto) da me citato (cfr. testo lettera del 23/08/13) come “personaggio di tutto rispetto” e non persona di rispetto (maliziosamente fraintendibile) e Very important person (che non è una cattiva parola).

-di Laura Gulotta

Egr. sig. Mottola, ritengo la sua sia ormai una questione di puntiglio per i cani di Acquacalda! La figura del “cane di quartiere” non è stata istituita dall’amministrazione comunale bensì viene recitata da una specifica legge in materia di randagismo! Rileggendo poi la sua “lettera aperta” viene da chiedersi PERCHE’ lei sig. Mottola preferisce “tacere” su situazioni di casi di maltrattamento animale ed
“urlare” per situazioni superabili e tollerabili? Certo è che questi 3 cani, Nerina, Cappuccino e BoBo detto Bartolomeo, non sono stati posti in spazi di sua proprieta’ ma in luoghi pubblici ove non è di certo lei a poter/dover  legiferare. La vera tristezza ed amarezza oggi è data dal fatto di non avere un referente all’altezza delle situazioni in materia di randagismo presso il nostro comune perchè il libero arbitrio non deve esistere quando si ricoprono cariche socialmente importanti! Mi auguro che presto si potra’ dialogare con persone qualificate per  concertare un programma valido quando la presenza di medici veterinari e personale volontario dell’ ENPA e dell’asso.ne Eolo a  4 zampe onlus ha già dimostrato la validita’ del proprio operato come mai visto in questo comune! Si va avanti per sinergia di forze e non per cercare ostacoli da porre!

– di Enzo Mottola

Gentile Dott.ssa Gullotta, “La mia libertà finisce dove inizia la libertà di chi mi sta accanto”. Da sempre ho improntato la mia vita sull’osservanza di questa massima, o almeno ci ho provato e continuerò a provarci. Quindi la base del vivere civile è il rispetto reciproco: rispetto personale, comportamentale,  delle idee di ciascuno di noi. In mancanza di ciò ognuno si assume le proprie responsabilità. La decisione unilaterale dell’Amministrazione di istituire i cosiddetti cani di quartiere, lede la libertà di coloro i quali, per svariati motivi, non sopportano la convivenza con questi animali (cinofobia, allergie, tutela personale e così via). Non a caso è sancito chiaramente (a livello nazionale e Lipari fa parte dello Stato Italiano) che il cane di quartiere è tale se richiesto espressamente da un  certo numero di persone, previa osservanza di precipue procedure e assunzione di conseguenti responsabilità. Non mi risulta che ci sia stata alcuna petizione  a riguardo per cui mi sembra trattarsi di mera imposizione finalizzata allo scaricarsi di ogni responsabilità.

Tutto ciò a prescindere dal soggettivo amore per i cani, sicuramente le vere vittime della “bestialità umana”. Per ciò che riguarda la mia libera scelta di vivere su un’isola, immerso nei profumi, nei colori, nella tranquillità di una natura ancora sufficientemente incontaminata, ovviamente non prevedevo, e non prevedo, la forzata convivenza con un bestiario rumoroso. Sono bombardato quotidianamente, dalle primissime luci dell’alba (le 3, le 4 del mattino per intenderci) fino al tramonto, cioè  16-18 ore al giorno, con una frequenza media di 10-20 secondi, da un lacerante suono non di uno ma di sei o sette galli, in estenuante gara di potenza canora; il chiocciare assordante di forse una quarantina di pennuti, lasciati sempre liberi di scorazzare, maleodoranti, per tutto il giardino, fin sotto la rete di confine; i latrati strazianti di (forse) 2 cani tenuti da anni legati ad una corda di meno di due metri e relegati sotto una tettoia di indecifrabile materiale in qualsiasi condizione atmosferica; il belare e le cornate di alcune capre costrette in un inqualificabile recinto;  gli urli e le bestemmie dei proprietari dei suddetti animali. Con tutta sincerità, gentile Dottoressa, in tale scenario non ci trovo nulla di bucolico, di sano amore per la natura, di amorevole cura degli animali. È’ piuttosto un’eclatante mancanza di rispetto dell’altrui libertà di vivere tranquillo. Provare per credere.

-Egr. Direttore,
da qualche giorno seguo con grande interesse la vicenda che ha coinvolto i cani di Acquacalda ed ho atteso i risvolti prima di scrivere in merito.
L’autore dell’articolo del cane che morde lo  straccione, che, come ben sappiamo, da anni si batte contro i cani randagi, questa volta ha avuto il tanto atteso premio: via dalla vista, sia pure per un VIP, i cani “aggressivi” che disturbano le passeggiate dei cani della “sua” frazione!! Nerina, Cappuccino e Bobo, sono tre cani che come la maggior parte di quelli esistenti hanno avuto la sfortuna di nascere sul nostro territorio dai tanti cani abbandonati dagli umani, sopravvisuti nonostante l’indifferenza dell’uomo e diffidenti verso lo stesso per le crudeltà subite dalle varie “azioni” che tutti conosciamo! Da tanti anni esistono persone che da sole od organizzate in associazioni ed enti, dedicano gran parte del proprio tempo alla lotta al randagismo, sacrificando tempo e denaro al fine di concorrere all’estinzione del fenomeno lottando contro chi vorrebbe sapere tutti i cani, esclusi i loro, rinchiusi nei canili dove l’impiego di ingenti somme di denaro pubblico serve solo ad arricchire le tasche di qualcuno a discapito di milioni e milioni di esseri condannati a sopravvivere in prigione da INNOCENTI!
La legge esiste e si deve applicare e far rispettare, bisogna promuovere quanto più possibile le sterilizzazioni e le collaborazioni tra comuni ed associazioni animaliste! Il nostro sindaco, Marco Giorgianni, ha dimostrato di voler combattere la piaga del randagismo e di certo , dopo anni di omissioni, non può di certo in “nove mesi” risolvere le problematiche da tutto ciò scaturite! 
Il cane di quartiere che non è pericoloso può stare libero se sterilizzato, accudito e, quantomeno, ignorato dai cittadini; non preso a pietrate o mostrando bastoni.

I tre cani disturbano perché difendono da altri cani il territorio sul quale vivono? Togliamoci dalle mai pietre e bastoni e mettiamoci pane e biscotti. Non bisogna dimenticare che il randagio e’ una creatura dell’egoismo umano e dovremmo agire all’unisono quando si lotta per ridurne l’esistenza con civiltà e non contro! Non si può amare solo il proprio cane!
Ricordo inoltre a chi si lamenta dello starnazzare delle galline o del gallo che canta, che ha deciso di vivere su di un’isola dove grazie a Dio ancora è possibile incontrare la natura nelle sue manifestazioni più belle e soprattutto non è in soggiorno obbligato, o rinchiuso in un box di 2 mt x 3mt dove le uniche cose che vedi, forse, sono gli occhi del compagno di cella! Buona vita a tutti, quando tutti siamo sotto lo stesso cielo! 

Dott.ssa  Laura Gulotta

Lipari, Acquacalda&caniultima modifica: 2013-09-02T16:55:00+02:00da leonedilipari
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