Nelle sue ultime interviste, il sindaco di Lipari per difendere il progetto del megaporto agita quello che, secondo la sua visione antiquata di amministrazione, sarebbe un pericolo: la perdita di una cascata di milioni che pioverebbe su Lipari se si realizzasse il progetto. E, per enfatizzare la “minaccia”, porta ad esempio un antico finanziamento sulla portualità che sarebbe stato perduto dalle Eolie. Tralasciando di rispondere sulla democristiana idea che i finanziamenti che andrebbero sempre accaparrati, della qualità del progetto, delle ricadute sull’economia locale ( esiste uno studio? chi la redatto? E in caso contrario il progetto si fonda solo sul convincimento del Nostro?), sui cittadini favorevoli al progetto che non vorrebbero sottoporsi al referendum ( anche se la domanda sorge spontanea: l’Ineffabile ci fa o ci è? ) vorrei raccontare la mia versione su quel progetto che nel frattempo, nella foga oratoria del sindaco, è lievitato da 40 miliardi di lire a 50 miliardi di lire. Visto che è una vicenda che risale al 1990, riassumo brevemente per chi non c’era o non ricorda.
A quell’epoca vigeva il sistema elettorale proporzionale e non c’era l’elezione diretta del sindaco che veniva eletto dal consiglio comunale. A Lipari, e in Sicilia, il partito che dominava, con maggioranze bulgare, era la DC. Un partito che al suo interno aveva delle correnti, spesso in lotta tra loro che assomigliavano a veri e propri partiti ( a Lipari in una competizione elettorale, la corrente andreottiana presentò una propria lista autonoma). Le “scelte” politiche venivano fatti in alcuni salotti e poteva accadere che in giunta entrassero politici di seconda e terza fila. Per un periodo la poltrona di primo cittadino toccò all’attuale sindaco. Come molte altre, la sua amministrazione non lasciò nessun segno. Però riuscì a fare approvare in giunta un progetto per ridisegnare marina corta. Una parte del progetto fu pubblicato sul giornale di Aldo Natoli. L’opera, affidata ad uno studio tecnico ligure, da quanto ricavato dal progetto pubblicato sul giornale, prevedeva:
- riportare la penisoletta del purgatorio all’origine, ossia eliminare le ali che furono costruiti intorno agli anni 70;
- dal ristorante “Il Pirata” fino ad arrivare all’hotel “Giardino sul Mare” sarebbe stata realizzata una nuova piazza ,circa la metà dell’attuale piazza di Marina Corta
- in linea con il “Giardino sul Mare” avrebbe avuto origine un opera muraria di circa 600 metri che sarebbe arrivata sotto il castello
- E per non farci mancare niente, per regolare il traffico, il progetto prevedeva che dalla salita di San Giuseppe sarebbe stato scavato un tunnel che avrebbe trovato sbocco in via stradale piano conte all’altezza della villa Zagami.
Al momento del voto, un assessore lascio la stanza per non esprimere il proprio dissenso alla geniale opera. Dopo qualche mese la pubblicazione del progetto su l'”Arcipelago in” ( mi pare che questo sia il nome del giornale, se sbaglio mi scuso con l’interessato), armato di giornalino e qualche cartolina di Marina Corta vengo a Roma e, grazie ai buoni uffici del professore Antonio Cederna, riesco ad ottenere immediatamente un incontro con i vertici nazionali del WWF. Tralascio i commenti alla vista del progetto e le considerazioni sull’inadeguatezza della somma stanziata per garantire il maestoso progetto. Dopo meno di una settimana, vengo raggiunto a Lipari da un dirigente nazionale ed un dirigente siciliano del WWF. I dirigenti dell’associazione ambientalista, oltre me, incontrarono varie persone, tra i quali anche i due consiglieri comunali di opposizione.
Dopo circa una settimana, ai primi di giugno, mi telefonarono dal WWF di Roma e mi dissero di “non preoccuparmi” perché, secondo le loro fonti, il progetto del porto non “esisteva” . O meglio: era un trucco escogitato per garantire finanziamenti alle correnti di partito ( il progetto comunque doveva essere pagato), ma non potevano denunciarlo alla magistratura perché non avevano le prove. E a supporto di questa tesi mi fecero nomi di altri luoghi dove era stato utilizzato lo stesso stratagemma. A Lipari, però, si continuò a parlare per anni di questo progetto. Ma, viste le informazioni “alternative”a disposizione mia e di altri, non ricordo nessuno che fece barricate. Il sindaco per giustificare la non realizzazione dell’opera, racconta la favola che di quei presunti finanziamenti se ne “impossessò” il comune di Santa Marina Salina, ma anche questa fiaba è stata smentita più volte da Riccardo Gullo, a quei tempi sindaco di Santa Marina Salina.