Lipari&cani

dbillitteri.jpgdi Daniele Billitteri

Le orecchie al vento, escono dai vicoli che qui spuntano quasi tutti davanti al mare. A volerla guardare così, sembra che se ne stiano lì a scutare l’orizzonte, come vedette dai merli del castello, come chi non teme ma neanche spera. He il mare ti porti qualcosa. Come chi guarda. E basta.

I cani di Lipari sono un popolo nel popolo. Comunità di liberi, dividono il territorio cogli umani in una quotidiana armonia che solo un luogo chiuso e, sotto certi aspetti, Angusto ti può suggerire.

Non so se questo abbia una risposta scientifica ma i cani di Lipari mi sembrano, non dico tutti uguali perché non è così, ma sicuramente tutti appartenenti a uno stesso ceppo che va addirittura oltre le razze. Sono tutti di media taglia, hanno in genere i musi affilati e una forma dela bocca che produce la sensazione di un sorriso vago e malinconico.

Un contrasto stupendo con tutto il resto delle cose che si possono vedere qui dove un tramonto è l’incendio di un pianeta della Cintura di Orione, dove un acquazzone è una procella inghiotti-galeoni dipinta da un pittore romantico inglese mentre snocciola come in un rosario, versi di Byron.

Qui tutto è maestoso e gli umani non sono ancora riusciti del tutto a corrompere tanta magnificenza, non ancora. Salire sui monti è come affacciarsi sulla soavità del mondo col vantaggio di perdersi il dettaglio delle perfidie, delle arroganze, delle miserie. Ma lo sapete che a Lipari ci sono i bosch? Lo sapete che c’è un santuari che si iscrive a pieno titolo nella breve lista dei luighi dove, se dici “ti amo”, è per sempre? E lo sapete che quando l’astronomia vuole regalarci un momento di armonia tra il tramonto del Sole e l’alba della Luna, ci fa assistere a un minuetto galante dove un cavaliere cerimonioso riempie di attenzioni una dama bellissima e riservata, poco incline alle luci fastose di un salone da ballo?

Loro, i cani, sembrano candidamente consapevoli e lasciano che tutto accada. Sono i custodi dell’isola? Non credo. La notte non ci sono pattuglie. Scompaiono, accettano l’ospitalità degli uomini e si trasformano per magia. Diventano ciambelle ora scure ora fulve, ora mielate ora macchiate. Appoggiano il muso affilato sulla coda, distendono le orecchie e lasciano la guardia a un cane di terracotta che in un villino baggiano all’ingresso della borgata di Acquacalda, dà le spalle al mare come se fosse proprio il mare a meritare un guardiano per proteggerlo da i tanti che non sanno amarlo. Non ho mai visto un cane di Lipari fare il bagno nè familiarizzare più di tanto magari sperando in un rimasuglio di brioche che qui sono quato il culo di una modella di Botero. No, i cani d Lipari sono magri, perfino smilzi. Ogni tanto qualcuno di loro non si vede più e c.è chi si dice certo che abbia preso la prima nuvola di Libeccio che porta al quinto cielo dove il Signore ha collocato il Grande Canile senza Paradiso e senza Inferno. Cioè senza Giudici.

Lipari&caniultima modifica: 2013-08-25T09:30:36+02:00da leonedilipari
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