Lipari, diario di un viaggio

aemail.jpgInsomma quanti erano??  Avevamo detto diciassette, o sedici, mi pare…  Sta di fatto che in una non precisata mattina di un nebuloso giorno (ero io nelle nuvole, il cielo era radioso) un numero imprecisato di amici parenti e forse anche figli, mi sottopose la proposta di andare a passare la giornata a Lipari, l’isola che per certi versi dava il nome all’intero arcipelago, per altri versi non lo so, e non mi importava.  “Dai dai!!! Si va tutti a fare il bagno alle spiagge bianche di pomice!!!”  Ero disteso nel letto, feci per partecipare alla gioia dell’escursione sull’isola e provai ad alzarmi, ma un rumore di ramo secco che si spezza mi ricordò che la mia pelle ustionata cercava ancora di rigenerarsi, e non tollerava movimenti bruschi. Avevo appunto fatto un movimento brusco e mi ero aperto da qualche parte del corpo, la pelle non ancora rigenerata aveva ceduto.
Stoicamente sopportai le mille spade che mi trafiggevano, dissi che non era il caso che mi muovessi almeno ancora per quel giorno, ordinai cortesemente cornetti per colazione e vodka per la giornata. Riguardo alla vodka, dissi educatamente che mi sarebbe servita per le pennette che avrei preparato la sera per tutti loro.  Mi portarono vodka e cornetti.  Nessuno credette alla storia delle pennette.
 
Via tutti, appartamenti svuotati, cornetti finiti e vodka gelata in corpo, persi quasi immediatamente la voglia di avere dei sensi e non li ripresi fino verso le due del pomeriggio.   Non furono proprio i sensi a riprendermi ma come dire, ci riprendemmo insieme, all’unisono, a causa di un forte tremore che avvolse casa, letto ed ammennicoli al contorno. Fu il terremoto. Mi alzai instabile e barcollante (barcollante non propriamente per l’attività sismica in corso), non avevo ancora deciso se spaventarmi o no, ero troppo intontito e non trovavo la vodka avanzata. Mi affacciai alla terrazza che dominava il mare antistante, diedi un’occhiata se in giro se fosse il caso di preoccuparsi di onde anomale, ma non mi parve di scorgere nulla di particolare. Tornai a letto, non pensando di controllare nel contempo cosa avvenisse nella vicina Lipari…
 
Mi sovvenne solo più tardi il ricordo dei miei cari e meno cari. Accadde questo, racconto brevemente. La vicina Lipari fu l’epicentro del sisma, gli stabili costoni delle ex cave di pomice pensarono bene di destabilizzarsi e scivolare verso le spiagge sottostanti. Nelle sottostanti spiagge si stava procedendo a balli, danze, pranzi, e sonnellini fatti di sole. Nessuno in acqua. Stranamente. Lo stranamente, mi dissero, era facilmente spiegabile in virtù del fatto che quel giorno si erano date appuntamento per un rave party tutte le peggiori meduse della zona, e l’acqua pareva il prodotto di una immonda espettorazione del mare. Forse in seguito il mare avrebbe anche respirato bene, ma l’acqua era decisamente impraticabile e catarrosa. Alla prima scossa, balli, danze, pranzi, e sonnellini fatti di sole cessarono immediatamente e tutti, per paura della cascata di pomice, si tuffarono in acqua. Risultato, nessun ferito per il terremoto, ma ustioni dolorose sparse per tutto il corpo e ricovero immediato nel vicino pronto soccorso.
 
Tutto questo ovviamente lo venni a sapere solo la sera al loro rientro. I miei cari e meno cari cercarono di avvertirmi e tranquillizzarmi tutto il pomeriggio al pronto soccorso, ma io avevo il cellulare immerso per errore nel bicchiere della vodka (pieno) caduto mentre riperdevo i sensi del pomeriggio. manco a dirlo, il cellulare era cotto da buttare. Prima di farlo lo succhiai un pò, per dimostragli l’affetto che negli anni avevo provato per lui. Venni ovviamente insultato e additato da mogli e cognate, i ragazzi (ma quanti erano?) mi guardavano schifati ed ustionati.
Altri pesanti insulti, avvennero quando non trovarono le pennette alla vodka.  Gli ultimi, i peggiori, arrivarano quando non trovarono proprio nulla da mangiare.
Lettera firmata
Lipari, diario di un viaggioultima modifica: 2010-09-30T21:01:01+02:00da leonedilipari
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