Lipari, il ricordo di Isabella Eller Vainicher Conti

mgiacomantonio.jpg

di Michele Giacomantonio

Cari amici, la professoressa Caterina Conti gradirebbe che si ricordasse sua madre Isabella Eller Vainicher Conti nel 35° della sua scomparsa che cade il 25 icontidonna.jpgmarzo prossimo. Mi ha chiesto di poter pubblicare il capitolo del mio libro “Navigando nella storia delle Eolie” che riguarda sua madre con alcune piccole aggiunte inserite nel testo e due contributi più sostanziosi relativi ad un episodio accadutole a Milazzo subito dopo la guerra, e il contributo che diede alla nascita del Museo Archeologico. Abbiamo così concordato il testo che vi allego con la speranza che vorrete pubblicarlo sui vostri giornali on line.Il testo corretto con i contributi aggiunti è già stato pubblicato sul sito www.archiviostoricoeoliano.it (http://www.archiviostoricoeoliano.it/wiki/due-contributi-di-caterina-conti-su-sua-madre). Nel testo vi è anche una foto e per questo ho pensato di inviarvi il documento sia in word e sia in Acrobat. Caterina desidererebbe che il documento comparisse il giorno 24 alla vigilia della ricorrenza. Vi ringrazio per l’attenzione e contando sulla vostra collaborazione per ricordare questa Donna che tanto ha fatto le nostre isole e la gioventù, vi saluto con amicizia

Lettera aperta alla Preside, agli insegnanti ed agli studenti dell’Istituto Isabella Eller Vainicher Conti della prof.ssa Caterina Conti in occasione del 35° anniversario della morte della madre Isabella a cui la scuola è dedicata.

ccontipiccola.jpgCarissima preside, cari colleghi, carissimi ragazzi, grazie alla disponibilità dell’autore dott.Michele Giacomantonio ho pensato , in occasione del 35° anniversario della morte di mia madre, di far mettere in rete il capitolo del suo libro “Navigando nella storia delle Eolie”(Pungitopo Editore, 2010)  dedicato alla Prof.ssa e Preside Isabella Eller Conti Vainicher con alcuni miei contributi integrativi.

Il Governatorato inglese. La guerra era ormai agli sgoccioli. La notte fra il 9 e il 10 luglio 1943 le truppe alleate sbarcano  nei pressi di Gela  e cominciano a dilagare per la Sicilia. Palermo fu occupata il 22 luglio ed il 3 agosto gli americani entrarono a Catania. Il 17 agosto, martedì, capitolò Messina e lo stesso giorno, alle 12 e 30, gli inglesi sbarcarono a Lipari con tre mass ed un cacciatorpediniere  che operava nei dintorni. Scesero a terra ufficiali, marinai ma anche dei siciliani che si erano trasferiti in America da vari anni.

“Alla vigilia dello sbarco – racconta Renato De Pasquale – , ormai ritenuto imminente, ansia e paura si diffusero tra la gente, nella convinzione peraltro che il nemico avrebbe fatto razzìa di tutto. E così furono parecchi coloro che si preoccuparono di nascondere o addirittura sotterrare denaro, preziosi, argento e quant’altro si riteneva opportuno fare scomparire. Ma poi la paura si mostrò infondata. La truppa da sbarco era composta da un capitano e pochi soldati. La popolazione fu semplicemente invitata a denunciare e depositare presso i Carabinieri ogni tipo di arma posseduta. E così in caserma vennero ammassati vecchi fucili, revolver, sciabole. Più cimeli che vere armi”.

A dire il vero un’azione di saccheggio ci fu ma fu opera di liparesi che pensavano sia di approfittare della confusione sia di acquisire meriti verso gli occupanti. Non mancarono i fatti folkloristici. Così un maresciallo della polizia salì sulla gip degli inglesi e invitava i locali a festeggiare, mentre  la guardia del semaforo  mise la divisa americana e scese al porto di Lipari ad accogliere i vincitori. Fra la gente che  assisteva ci fu anche chi gridò “Abbasso l’Italia viva l’America”.

Il colonnello Jeo giunse il 24 agosto e prese possesso del Municipio assumendo i pieni poteri e governando per circa nove mesi sino al 12 maggio del 1944 quando lasciò l’isola.

Ma ancora prima il 23 agosto egli ebbe a conoscere la determinazione degli eoliani quando un motoveliero ruppe il divieto di navigazione senza autorizzazione e si recò a Milazzo al comando alleato per chiedere i viveri per una popolazione ridotta allo stremo e  sul  bastimento c’erano tutte le autorità dell’arcipelago.

Era stato il signor Salvatore Bonica ad avere l’idea. La gente era affamata ed a Lipari non c’era più niente da mangiare. Andò da mons. Re e chiese il suo aiuto. Bisognava approntare un mezzo di trasporto ed andare direttamente al comando. Non occorsero molte parole per convincere il vescovo che chiamato un giovane seminarista, Alfredo Adornato, per farsi accompagnare, andarono prima dal dott. Ugo Sclafani che era il commissario prefettizio al Comune e poi dal comandante del Rolando, il capitano  Francesco Piluso.

“E se quella pattuglia di inglesi che sono arrivati pochi giorni fa, ci fermano?”, chiese il Piluso.

“Isseremo sul pennone del Rolando la bandiera pontificia “ disse il vescovo e fece cenno al Bonica che l’aveva ripiegata in un pacchetto che portava gelosamente sotto il braccio. E così con la bandiera in testa portata dal Bonica e poi il Vescovo, il Commissario, don Adornato e il capitano Piluso il piccolo drappello andò al porto dove era ormeggiato il Rolando. Ed il veliero prese la rotta verso Milazzo con la bandiera sul pennone e sulla tolda disegnato il simbolo della Croce Rossa.

A Milazzo furono accolti con rispetto ma fu anche detto loro che un carico di viveri per le Eolie era già stato disposto e sarebbe arrivato il giorno dopo con le navi che accompagnavano il governatore Jeo. Un viaggio inutile? Assolutamente no. A Milazzo ci sono cinquanta soldati eoliani che da mesi cercano di tornare alle loro isole e non trovano un mezzo di trasporto. Loro interlocutrice si fa una professoressa napoletana che ha sposato un’eoliano e dopo mesi e mesi che non lo vedeva lo ha ritrovato fra questa schiera di reduci dispersi. Una parte di questi reduci aveva fatto come punto di raccolta la casa, dove la professoressa  Conti da un oltre un mese, era stata ospitata dal nostromo Bartolo Casamento, con i figli Caterina e Giovanni. Tra l’altro tra questi reduci, vi era lo straordinario prof. Nicola Monteleone, che aveva con sé il primo antibiotico, la penicillina, che usò per persone che ne avevano bisogno.

“Eccellenza, – dice la professoressa Conti rivolgendosi a mons. Re – sono cinquanta giovani che non aspettano altro che tornare alle loro famiglie. Se ci fosse posto a bordo…”.

Il posto c’era ed il Vescovo fu ben felice di accoglierli sul Rolando. Saliti a bordo, questi giovani  se ne stavano sul ponte, uno a fianco all’altro, muti, increduli che il calvario era veramente finito. Ed era proprio la professoressa Conti che faceva la spola da uno all’altro rincuorando, esortando.

Il giorno dopo, 24 agosto, poco prima che in Cattedrale si desse inizio alla messa pontificale si sentirono dei colpi di cannone e subito dopo arrivarono con la notizia che una nave inglese stava entrando nel porto. Mons. Re capì subito che si trattava della nave con i viveri e rimandando di un’ora la messa solenne, scese al porto con la gente per accogliere le tanto attese vettovaglie.

“Il periodo del governatorato – a parte alcune assurde carcerazioni di nostri concittadini, forse vittime di qualche delazione – pur potendo essere considerato – osserva Renato De Pasquale –  senza infamia e senza lode,  fu sempre un periodo di umiliazione che la sconfitta ci costrinse a subire”.

Comunque alcune cose positive vanno ascritte a questo Governatorato nei pochi mesi che governò. L’aver tracciata la strada Canneto – Acquacalda che era una antica aspirazione e  aver pensato a rimettere ordine nel sistema scolastico eoliano.

Per la scuola, nell’ottobre 1943, il col. Jeo chiede la collaborazione  della professoressa Isabella Eller Vainicher  Conti . Napoletana di famiglia e di nascita, fin dal 1933, dopo che si era sposata con Riccardo Conti, la professoressa si era trasferita a Vulcano dove aveva creato la prima scuola elementare dell’isola, una scuola sussidiaria privata per i figli dei coloni, diretta e sostenuta solo da lei. “ Pensò essa stessa – scrive Giuseppe Iacolino– più tardi ad assicurare organicità a quella scuola e la necessaria continuità nel tempo affrontando la sua prima battaglia con i vertici della Provincia e coi ministeri”.

Fu probabilmente  perché si era reso conto delle grandi doti organizzative e soprattutto della sua forte volontà che il Governatore inglese le chiese  di riorganizzare il sistema scolastico eoliano. Lo studio approfondito della situazione e delle esigenze della popolazione studentesca delle Isole, la portò a richiedere subito la soppressione dell’esistente Scuola di Avviamento Professionale e la creazione di una Scuola Media e di un Istituto Tecnico Commerciale, che lo stesso Governatore istituiva con Decreto A.M.G.O.T. il 1 dicembre del 1943 e l’8 febbraio 1946 ne otteneva la Regificazione come Sezione staccata dell’Istituto “Jaci” di Messina. Nel 1948, poi questo Istituto otterrà la qualifica di Istituto Tecnico Commerciale statale ad indirizzo amministrativo e per Geometri.

“Inenarrabili le avventure di quegli anni per ottenere il riconoscimento legale da parte del Governo Italiano al nuovo Istituto. …Con zaino in spalla e mezzi di fortuna – la ricorda don Alfredo Adornato -, traversava il tratto di mare Lipari-Milazzo con barche a remi per 18 ore e per 13-14 volte. Utilizzando i permessi AMGOT faceva anche da corriere ai carabinieri e riusciva ad unirsi anche ai carabinieri per traversare lo stretto di Messina e raggiungere Salerno, sede del Governo provvisorio, quando ancora si combatteva a Cassino”. Viaggiava in terza classe, dormiva su una panchina di legno nelle stazioni, mangiava un panino nelle sale d’aspetto delle stazioni.

“Il Colonnello Jeo , meravigliato di tanto coraggio e di tanta forza d’animo, ebbe a chiederla un giorno :”Ma dove trova la forza e l’energia per superare tante fatiche?” Ed ella riecheggiando la pagina evangelica, rispondeva “..Come fanno gli uccelli del cielo?..” fu la sua risposta. “Se in Italia – concluse il Governatore – molti fossero come lei, ben presto questo paese diventerebbe una grande nazione”.

Una importante stazione archeologica. Nel 1946 metterà piede nelle Eolie per la prima volta un personaggio di grande levatura scientifica e culturale che porterà le Eolie alla ribalta del mondo con il loro immenso tesoro archeologico. Ma prima di Luigi Bernabò Brea a Lipari vi erano stati anche altri archeologi e di reperti archeologici avevano parlato numerosi viaggiatori.(omissis, per il testo integrale si veda il libro “Navigando nella storia delle Eolie” o si consulti il sito www.archiviostoricoeoliano.it).

Luigi Bernabò Brea mette piede nelle  Isole Eolie nel 1946 che, dagli anni immediatamente successivi, divengono il centro dei suoi interessi scientifici; vi inizia con la collaborazione preziosissima di Madelene  Cavalier, uno straordinario lavoro di scavi sistematici; ricostruisce la storia dell’antropizzazione dell’arcipelago dal neolitico fino all’età romana con una chiarezza, una puntualità che portano immediatamente i risultati delle sue scoperte ad essere paradigma imprescindibile per la conoscenza e lo studio delle civiltà preistoriche e protostoriche di tutto il Mediterraneo centrale.

Le ricerche condotte con le tecniche stratigrafiche e il bagaglio di conoscenze di cui Bernabò Brea aveva fatto tesoro, vengono seguite da pubblicazioni: i materiali vengono subito ordinati e classificati, si inizia un gigantesco lavoro di trasformazione del Castello di Lipari che, circondato dalle monumentali opere di fortificazione cinquecentesche, ospitava la Cattedrale, l’antico palazzo del Vescovi, altre chiese e gli edifici che, fra i due conflitti mondiali, costituiscono la sede della colonia di confino politico.

Bernabò Brea a questo proposito si trovò, in qualche modo la strada aperta, perché nel 1947 era stato creato, proprio al Castello, nel vecchio palazzo dei vescovi, un Antiquarium. Promotrice ne era stata  Isabella Conti. La professoressa aveva  frugato fra le case della città e della campagna in cerca di ogni tipo di reperti che si conservassero in privato e si era  accordata con mons. Bernardino Re, anch’egli un collezionista di pezzi recuperati nei terreni della Mensa, e si era ingegnata a catalogare e inventariare ogni oggetto. Occorreva una sede per fare una sorta di mostra permanente di questi reperti. Bussò a tante porte: Prefettura, Ministero degli Interni, Ministero dell’Istruzione. Ma nessuno le dava risposte. Così un bel giorno decise di salire al castello di forzare una porta del plesso che era stato destinato al confino e lì organizzò la sua mostra.

Il Castello, col palazzo vescovile che Bernabò Brea riesce a restaurare, diventa il nucleo principale di quella che sarà la più importante realizzazione museale siciliana in campo preistorico, ma soprattutto esempio impareggiabile di organizzazione espositiva, di perfetta tenuta dei depositi e dei laboratori. Questo Museo dal 1960 è in continuo processo di ampliamento e miglioramento. Infatti se si pensa alle opere realizzate per l’importantissimo padiglione dedicato alla vulcanologia, a quelle riguardanti il padiglione ristrutturato delle isole minori, e infine ai lavori per il completo rifacimento del padiglione n. 2, si ha l’idea di ciò che oggi rappresenta per l’archeologia non soltanto siciliana, questa istituzione museale, ma soprattutto dell’enorme insegnamento che è per tutti coloro che creano e gestiscono musei. (omissis…).

Note bibliografiche e biografiche

– R. De Pasquale,  Il mio tempo, op. cit., pag. 59 e ss.

– Isabella Eller Vainicher Conti ha svolto un ruolo fondamentale per lo sviluppo socio-culturale delle Eolie. Nasce a Napoli il 15 gennaio 1906.. Isabella rimane orfana di madre in giovane età ed è colpita dalla poliomelite, passerà molto tempo ingessata, seduta su una poltrona. Da autodidatta consegue il diploma magistrale e in seguito anche la licenza liceale scientifica. Si iscrive alla facoltà di Scienze Naturali dell’Università di Napoli conseguendo la laurea.

Durante una spedizione scientifica universitaria nel 1929 a Vulcano conosce Riccardo Conti che si occupa dell’estrazione dello zolfo e che insieme al fratello Attilio aveva realizzato una teleferica che serviva al trasporto dello zolfo dal cratere.  Si sposeranno il 15 febbraio 1933 e Isabella dopo il matrimonio si trasferisce a Vulcano dove dà vita ad una scuola elementare sussidiaria per i figli dei coloni. Quando chiude la fabbrica di zolfo nel corso degli anni 30, Isabella inizia a insegnare lontano dalle isole mentre il marito è chiamato in guerra e deve partire. Rientra a Lipari alla fine dell’anno scolastico 1942/43 attraverso un viaggio avventuroso nell’agosto del 1943 e poco dopo avrà l’incarico dal Governatore inglese Jeo di riorganizzare le scuole delle Eolie. A partire da quegli anni è impegnata in tante iniziative sociali e culturali per le quali spende la propria esistenza insieme alle cure per la propria famiglia che va crescendo..     

Diventa componente del Consiglio di Amministrazione del Consorzio Provinciale per l’istruzione tecnica, Consigliere comunale di Lipari, creatrice della Sezione per le Isole Eolie del Centro Ecologico Italiano. Nel campo del turismo, nel 1947 fonda la prima “Pro-Eolie” premessa per la istituzione dell’Azienda di Soggiorno e Turismo. Si occupa anche di archeologia ed a questo proposito ”è stata dal 1947 – ha detto di lei Luigi Bernabò Brea – la più attiva e fattiva collaboratrice della Soprintendenza nel complesso di scavi e di ricerche…Per suo esclusivo merito sorse il primo nucleo di un Antiquarium eoliano, della cui conservazione onoraria essa ricevette incarico ufficiale dal Ministero”.

– Il 25 settembre furono tratti in arresto perché imputati di propaganda fascista Lino Carnevale, Checchino Vitale, Ninì Fiorentino, Attilio Maggio. In seguito furono arrestati anche l’ing. La Rosa e altri.

– Per questo paragrafo oltre a R. De Pasquale, Il mio tempo, op. cit., vedi anche  A. Lo Cascio, Mons. Bernardino Salv. Re, vescovo cappuccino di Lipari, Messina  1977, pag.200-201; A. Adornato, Scritti e discorsi ecc., op. cit., pag 58-65.

– Giuseppe Iacolino, Gente delle Eolie, Lipari   1994, pag.53.

– L’Allied Military Government of Occupied Territories (AMGOT), in italiano Amministrazione militare alleata dei territori occupati, è stato un organo militare deputato all’amministrazione dei territori occupati dagli Alleati durante la seconda guerra mondiale.

Due contributi integrativi. Al testo di Giacomantonio voglio   recare, d’accordo con lui,  due contributi integrativi: il primo riguardante il periodo in cui rimanemmo – mia madre  mio fratello Giovanni ed io –  bloccati a Milazzo, il secondo relativo al contributo di mia madre alla nascita del Museo archeologico.

Il primo contributo mi sembra illuminante per la valutazione degli uomini e come il loro comportamento sia indipendente dalla razza , dalla cittadinanza, dalle nascita, dall’appartenenza .

Questo piccolo episodio finora non l’ho mai raccontato a nessuno , e quindi è dedicato esclusivamente a voi.

La preside Conti , che aveva insegnato a Barcellona alla fine di quell’anno scolastico riuscì a trasferirsi a Milazzo, con i figli Caterina e Giovanni, con le masserizie a piedi su un carretto.

Arrivò a Milazzo, la vigilia della requisizione della nave che faceva servizio Milazzo- Lipari. La nave avrebbe potuto raggiungere Lipari, ma fu dato ordine diverso al comandante, che fu costretto a lasciare il porto di Milazzo e a spostarsi in altra zona dove la nave fu poi affondata.

La Sig.ra Isabella trovò ospitalità nella casa del nostromo Bartolo Casamento, la cui famiglia l’aveva abbondata perché la zona era ritenuta troppo pericolosa, perché si pensava che la battaglia sarebbe potuta avvenire nella Piana di Milazzo.

Isabella rimase in una Milazzo deserta per un mese con Caterina e Giovanni, mangiando pomodori con il sale e spighe di granturco abbrustolite.

A Milazzo, dove tutti erano fuggiti, vi erano soltanto la famiglia Conti, il carcere e i carabinieri, che uno o due volte la settimana andavano a controllare se la famiglia Conti era ancora viva.

Si deve pensare che Milazzo era sottoposta ad una serie di bombardamenti ininterrotti , compresa poi una battaglia navale, perché oltre tutto nel porto vi era ancorata una magnifica nave tedesca.

Durante tutto il periodo precedente all’arrivo degli americani, la famiglia Conti finì con il raccogliere attorno a sé una parte dei 50 reduci che salirono sul motoveliero Rolando per rientrare a Lipari con il vescovo S.E. . Reduci, che via via arrivavano alla spicciolata con le loro sofferenze e le loro tragedie.

Va detto però a questo punto che il primo dei reduci che era arrivato a casa Conti , fu un certo signore di Lipari, al quale Isabella dette subito ospitalità, facendo cedere a Caterina il suo letto.

Il giorno dopo l’arrivo di questo liparoto, eravamo ancora all’inizio del mese, arrivò la notizia che un motoveliero sarebbe venuto da Lipari a prendere i fuggiaschi. Isabella con Caterina e Giovanni e il liparoto, andarono sul porto ad attendere il motoveliero.

Dopo un po’, mentre che aspettavano sotto il sole, era estate e l’asfalto bruciava, si sentirono ad un certo punto in lontananza  dei bombardieri in arrivo.

Allora esisteva sul porto un albergo, “La stella d’Italia”, anch’esso abbandonato. Isabella con i bambini e l’amico si rifugiarono nell’ingresso la cui porta spalancata era proprio sulla banchina. Arrivarono i bombardieri e le bombe cadevano fischiando, fitte, dappertutto. Ad un tratto l’amico disse: “Aspettate un momento che adesso ritorno”, lasciando lì soli Isabella, Caterina e Giovanni. Dopo avere atteso un po’, vedendo che l’amico non ritornava e che le bombe continuavano a cadere, uscimmo da quel rifugio e facendo la piccola stradina, arrivammo sulla strada e cominciammo a correre verso la stazione, tentando di andare verso un posto più sicuro.

Va tenuto presente che faceva un caldo terribile, mamma che era claudicante e zoppicava, e Giovanni che aveva sempre le scarpe rotte, camminando sull’asfalto che bruciava, piangeva. A questo punto mentre correvamo arrivò un giovanissimo marinaio tedesco, che ghermisce Giovanni sotto le ascelle e comincia a correre lungo la strada verso la ferrovia.

Ogni tanto si girava per essere certo che riuscivamo a seguirlo. Quando ritenne, di averci portato abbastanza in salvo, poggiò Giovanni a terra e da lontano ci salutò. Tornammo a casa e vi rimanemmo per circa un mese. Il nostro amico lo ritrovammo sulla banchina di Lipari, quando finalmente ritornammo sulla nostra isola. Mamma che si era inginocchiata per baciare terra, incontrò il signore della storia che, essendo rientrato con il motoveliero un mese prima, aveva avuto pure il coraggio di stendere la mano a mia madre.

Tutto quanto raccontato per voi ragazzi è per dire che il bene – il male, il coraggio- la vigliaccheria , sono indipendenti dal colore della pelle, della razza, della nazionalità.

Mia madre, Isabella Conti Eller Vainicher, subito dopo la guerra, ha sentito la necessità di impegnarsi nella salvaguardia e valorizzazione del patrimonio archeologico eoliano custodito sia nella Cura Vescovile, sia presso privati, per scongiurarne la sua dispersione E questo coinvolgendo sia la Soprintendenza alle Antichità di Siracusa, allora diretta dal prof. Bernabò Brea, sia il Vescovo del tempo,  mons. Bernardino Re, ed altre personalità Liparesi.  Fondò, quindi, con la collezione vescovile e quelle di alcuni privati, presso i locali dell’Istituto Tecnico di Lipari un antiquarium, che successivamente rappresentò il primo nucleo espositivi del Museo Archeologico Eoliano presso la sua attuale sede nel Castello di Lipari.

Come documentato dalla copiosa corrispondenza intercorsa – oltre 100 lettere attualmente custodite presso l’archivio di famiglia –  tra i il prof. Bernabò Brea e mia madre, è stata proprio lei ad occuparsi della ricerca di una sede per la realizzazione del Museo Eoliano, del quale fu poi Conservatrice Onoraria, ponendo la sua attenzione nei locali del complesso del Castello di Lipari, affinché questo luogo, per lungo tempo usato come campo di detenzione e di confino, diventasse un luogo di cultura e di riscatto sociale e culturale degli Eoliani.

Tale era la fiducia del prof. Bernabò Brea nei confronti di mia madre, che lo stesso, nonostante mia madre non fosse un’archeologa, la incaricò di sorvegliare gli scavi eseguiti da Bottari, dipendente delle Soprintendenza di Siracusa, nella località Portinenti di Lipari.

Dopo anni di oblio sul ruolo avuto da mia madre nella fondazione del Museo di Lipari, soltanto nel 2006, in occasione del centenari della sua nascita, il Museo, allora diretto dal dott. Riccardo Gullo, organizzò una mostra, che è stata inaugurata il 25 marzo presso i locali dell’ex chiesa di S. Caterina e successivamente spostata presso i locali dell’ex Ostello – anch’esso fondato da mia madre -, sulla sua vita e le sue opere.  Ma ebbe vita breve, poiché, dopo tre anni, a seguito del pensionamento del dott. Gullo, la nuova dirigenza del Museo ritenne di doverla smantellare, mettendo da parte la documentazione, riprodotta in copia secondo un criterio espositivo allora molto apprezzato dai fruitori della mostra, che testimoniava l’impegno ed il ruolo avuto da mia madre nella fondazione del Museo di Lipari.

La mostra, per ciò che concerne l’attività svolta per la creazione del Museo. conteneva la corrispondenza del 1947, relativa all’antiquarium e la documentazione sull’istituzione di un apposito comitato locale, la corrispondenza del 1948, sulla attività archeologica e l’antiquarium, la nomina a Conservatrice onoraria e la corrispondenza del 1950 sull’antiquarium, la corrispondenza del mese di ottobre 1950 e dell’anno 1951, riguardante ancora l’antiquarium, una “nota archeologica” per la pubblicazione in un opuscolo sulle “Isole Eolie”  e notizie del 1954, quando dall’antiquarium nasce il Museo Archeologico Eoliano, con il quale continua la collaborazione di mia madre. Spero che questa parte di storia del Museo non passi definitivamente nell’oblio perché sarebbe una testimonianza di verità che non toglie meriti a nessuno! Vi abbraccio tutti.

Caterina Conti

Lipari, il ricordo di Isabella Eller Vainicher Contiultima modifica: 2013-03-25T10:11:00+01:00da leonedilipari
Reposta per primo quest’articolo