Lipari&Tribunale che se ne va
alcune considerazioni sulla nota apparsa oggi, inviata da Michele Giacomantonio al collega Luca Zaia. Nel 1997/1998 la classe politica liparese, ma non solo, si impegnò perchè, soppresse le Preture, Lipari divenisse sede di Sezione Distaccata di Tribunale. E oggi Michele Giacomantonio rivendica legittimamente quel successo.
Ma, oggi, la classe politica e, segnatamente, il Comune di Lipari, al di là della proposizione di un ricorso al TAR, ricorso che attività politica non è, cosa ha fatto? NULLA. Oggi, ancora, la Comunità Eoliana annovera tra i suoi c.d. figli un Ministro di questo Governo, Giampiero D’Alia, quintessenza della latitanza da ogni concreto problema in ideale prosecuzione degli insegnamenti paterni.
Michele Giacomantonio non ha quindi ragione alcuna per meravigliarsi di petizioni e proclami, unica “arma” rimasta ai cittadini stante l’ assenza della politica.
Un’ altra nota, relativa, questa, alla doglianza dello stesso Michele Giacomantonio sul “trattamento” riservato da chi su questo giornale scrive al Presidente Giorgio Napolitano, di fatto osannato o quasi da Michele Giacomantonio.
Rammento che la statura di un uomo, e di un politico, non si misura episodio per episodio, ma dalla intera sua vita. E rammento che Giorgio Napolitano era ed è rimasto (stante l’assenza di un ripudio) comunista, cioè uno sconfitto con ignominia dalla storia, sia culturalmente, sia politicamente, sia intellettualmente. Un comunista, per dirne soltanto una, che non solo da componente il Comitato Centrale del Partito Comunista Italiano votò il documento che definiva teppisti prezzolati i rivoltosi di Ungheria, ma ritenne dover aggiungere di suo che l’ intervento repressivo della Armata Rossa in Ungheria, con le decine di migliaia di morti che cagionò, era stato “un grande contributo alla pace”. Sono, queste, cose che non si dimenticano, e sono dei “marchi”.
Alfio Ziino
Lipari&Tribunale che se ne va
Anche i 30 avvocati delle Eolie, spalleggiati dai 4 comuni dell’arcipelago si muoveranno subito dopo Pasqua su Roma insieme al gruppo parallelo dei legali e sindaci di Ischia, Elba e Maddalena. Da oggi le Eolie hanno cambiato modo di manifestare per non allontanarsi di più dalla giustiza che vuol portare il Tribunale alla chiusura per ordine di un ministro alla fine del suo mandato, pur essendo una avvocato che con il codice é diventato il più ricco d’Italia. Roma per la giustizia delle isole sarà la fase iniziale di un lungo processo che non é mai iniziato perchè quasi chiuso sul nascere senza capire il perché, senza aver messo alla prova che significato ha la giustizia per l’isolano di Alicudi o di Ginostra. Molti dicono che é giustizia abbandonata, con queste chiusure, in mezzo al mare. Per questo molti giovani avvocati eoliani andranno a Roma per consegnare ai responsabili del ministero il codice del mare, l’unico mezzo che permette alla legge di navigare con la prua verso la giustizia che vul dire “isole con il tribunale”. E dal 2 maggio la giustizia esecutiva mobiliare sarà amministrata nella sede principale e non più in quella locale di Lipari.
Baciamo le mani
Lipari&Tribunale che se ne va
Altro che risparmio di spese di giustizia, con la soppressione dei Tribunali e delle sedi distaccate,aumenterà il caos nell’amministrare la giustizia, in quanto seguiranno ampie manifestazioni di protesta che verranno sollevate dagli avvocati e da chi di ragione, aumenteranno anche i nuovi disagi per i cittadini che attendono giustizia, in considerazione che non può accertarsi un provvedimento in violazione ai più elementari principi costituzionali e di legge. Il provvedimento di soppressione dei Tribunali è anticostituzionale e non vi è alcun dubbio. E’ stato allora riportato immediatamente nella relazione letta dagli avvocati eoliani, nella sede distaccata del Tribunale di Lipari, alla presenza del Sindaco Marco Giorgiani e ad un gruppo di avvocati e politici. Che la situazione vada risolta davanti alla Corte Costituzionale ed ai Tribunali del Tar non vi è dubbio alcuno. L’altra possibilità, per le isole minori è quella di rappresentare al governo la gravità della perdita della Sezione nelle isole, in quanto non si può considerare valida l’applicazione serrata di una “giustizia navigante” equiparando le sedi distaccate dei tribunali nelle isole a quelli della terraferma. E di ciò nessuno può sostenere il contrario. Ritengo indispensabile fare un sunto delle iniziative sino ad ora intraprese. La Sardegna è stata la prima a depositare i ricorsi davanti al Tar contro i decreti delegati di revisione della geografia giudiziaria, partiti con la spenidng review ed ora arrivati alla fase dei provvedimenti attuativi.E’ stato depositato infatti al Tar dell’isola il ricorso contro la soppressioni delle sezioni distaccate di La Maddalena e Olbia. Nel ricorso, si contesta, tra le altre cose, l’inserimento in sede di conversione del decreto legge n. 138 del 2011 avente ad oggetto la stabilità finanziaria, di una norma eterogenea per la quale non sussistono né potevano essere invocati i stessi requisiti di “necessità e urgenza” previsti dalla Costituzione. Inoltre, lamentano i ricorrenti, contenendo il provvedimento una delega legislativa, questa andava adottata per le vie ordinarie. Nelle 72 pagine del ricorso, si legge infatti che “l’art. 72, co. 4, Cost., prevede inderogabilmente che la procedura di esame e di approvazione diretta da parte della Camera è sempre adottata, tra gli altri, per i disegni di legge di delegazione legislativa. Il medesimo vincolo procedurale è previsto per i disegni di legge di conversione dall’art. 96 bis del regolamento della Camera dei Deputati e dall’art. 35 e 78 del Regolamento del Senato della Repubblica”.“Nella fattispecie – prosegue il ricorso – è quindi palese la violazione non solo dell’iter ordinario di produzione legislativa (sancito dagli artt. 70 e 72 co. 1 e 4), ma anche di quello previsto per la c.d. decretazione d’urgenza (art. 77 co. 2), perché non sussistono – per espressa dichiarazione del legislatore, che neppure li ha enunciati con clausola di mero stile! – ragioni di necessità ed urgenza a sostegno e supporto dell’introduzione, soltanto in sede di conversione, di una disposizione relativa alla riorganizzazione nella distribuzione degli uffici giudiziari, del tutto eterogenea rispetto al contenuto del decreto-legge convertito, anzi dichiaratamente (rectius, “confessoriamente”) legata ad altro decreto-legge (già oggetto di conversione con altra Legge)”. La giunta regionale siciliana ha deciso di ricorrere innanzi alla Corte Costituzionale contro la soppressione dei tribunali cosiddetti “minori”, in forza del principio della “perequazione infrastrutturale”, sollevando conflitto di attribuzione e ritenendo incostituzionale la norma. In particolare la giunta propone impugnativa riguardo l’articolo 1 del decreto legislativo 155 del 7 settembre 2012, ritenendolo illeggittimo in quanto varato senza alcun concerto con la Regione siciliana. Il confronto sulla materia era stato, peraltro, sollecitato dal presidente della Regione con una apposita nota, inviata nel febbraio scorso, al ministro della Giustizia. I giudici del Tribunale amministrativo regionale della Sardegna, con ordinanza n. 351 del 31 ottobre scorso, hanno rigettato la richiesta di sospensiva della legge che sopprime le sezioni staccate dei Tribunali in Italia, fra cui Olbia e La Maddalena, presentata dagli avvocati e dall’amministrazione di Olbia. Tuttavia il Tar, ritenendo che “l’esame nel merito della causa, che può, stante l’importanza della questione qui esaminata, essere fissato a breve, consentirà, da un lato a tutte le parti di spiegare le proprie difese nei termini propri della relativa fase di giudizio (e di conseguenza con la dovuta ponderazione che la controversia merita) dall’altro di adottare i provvedimenti necessari in tempo per la utile definizione della controversia”, ha rinviato al 23 gennaio, perché all’interno del ricorso si sono prospettate “alcune questioni di costituzionalità rilevanti e meritevoli di approfondito esame proprio della fase di merito”. I giudici del Tar Catania hanno rigettato la richiesta di sospensione avanzata dagli avvocati di Taormina. Il Consiglio nazionale forense si è mosso per l’incostituzionalità della legge 155/2012 (che ha soppresso le sezioni staccate dei Tribunali di tutta Italia) e l’Oua (l’organismo sindacale delle toghe). Gli avvocati del Tribunale di Modica sono pronti a combattere anche con le armi che hanno in possesso per salvare il tribunale, e su questo stanno lavorando, nonostante qualcuno pensa che ci sia troppo silenzio attorno alla vicenda della soppressione del Tribunale di Modica”. E’ un concetto chiaro, ineccepibile sul quale non transigono i componenti del consiglio dell’Ordine Forense di Modica, che hanno tenuto in proposito una conferenza stampa in Tribunale, durante la quale è emerso che sono state depositate sessantamila firme raccolte in tutta Italia contro la soppressione dei Tribunali Minori, dunque oltre il numero previsto che era di cinquantamila. Il Tribunale di Modica, ricordano i dati storici, fu soppresso già dal 1810 al 1862. Partono i ricorsi al TAR voluti dall’OUA per opporsi ai decreti di riforma della geografia giudiziaria che hanno scippato il territorio nazionale di quasi 1000 uffici giudiziari. Un vero e proprio comitato di azione quello costituitosi per far fronte alla decisione del Governo Centrale di chiudere buona parte dei tribunali Italiani per il contenimento di una spesa pubblica che sta penalizzando sempre più i cittadini che si vedono depauperati anche e soprattutto dei diritti primari e fondamentali. L’OUA (organismo unitario avvocatura) con il suo presidente Maurizio De Tilla, annuncia una serie di ricorsi da nord a sud dello stivale. Ricorsi sono già stati protocollati, è il caso di Imola e Porretta Terme al TAR Emilia Romagna, e Pisticci a quello della Basilicata. Pronto anche il ricorso per il tribunale di Sala Consilina (accorpato come noto al tribunale di Lagonegro), Orvieto, Sant’Angelo dei Lombardi, Ariano Irpino, Montepulciano, Mistretta, Nicosia, Pinerolo, Lucera, Melfi, Camerino e poi nel Lazio e in tutte le Regioni». «Se l’obiettivo è risparmiare, questa è la strada sbagliata –afferma de Tilla – oltretutto usando uno strumento normativo con un iter costellato di evidenti profili di illegittimità. Tra questi, per citarne uno, l’introduzione della nuova normativa nella legge di conversione di un decreto legge il cui oggetto
è totalmente estraneo alla materia della revisione della geografia giudiziaria. Ci rivolgiamo al Governo poiché apra subito un confronto per rivedere scelte incostituzionali e sbagliate che producono risparmi
inesistenti rispetto ai costi diretti e indiretti (sui cittadini, sulle imprese, per lo sperpero di denaro pubblico per strutture appena costruite o ristrutturate). Per concludere si denunzia: Una politica
assente, collusa con gli interessi delle poltrone, che non ha saputo o per meglio dire voluto combattere per salvare il tribunale. Ci vediamo a Roma.
LA NOTA PRECEDENTE. A breve si terrà a Roma un incontro per la salvezza dei Tribunali delle isole organizzato dagli avvocati e sindaci di Ischia, Elba e Maddalena. Dell’ incontro sono stato informato dal Presidente dell’Associazione degli avvocati dell’isola di Ischia con il quale sono in stretto contatto sui movimenti da seguire e che sempre, attraverso “Il Notiziario”, ho informato gli addetti ai lavori delle Eolie.
Onde evitare di cavalcare ruoli spettanti alla politica di cui non faccio parte e mai ho fatto parte, ho doverosamente informato anche il collega Gaetano Orto che é consigliere al comune di Lipari. E’ di vitale importanza organizzare in forza la presenza politica eoliana perché forte di 4 comuni che hanno già manifestato l’intenzione di difendere la casa della giustizia dell’arcipelago eoliano. Dopo la parole si aspettano i fatti prima di ricevere una ulteriore…in…giusta sentenza.
*Avvocato
Lipari&tribunale che se ne va
Le Eolie, l’Elba, la Maddalena ed Ischia, dovranno essere compatte per “salvare” le sedi distaccate dei Tribunali delle rispettive isole. L’auspicio me lo ha manifestato il presidente dell’associazione degli avvocati dell’isola di Ischia con una telefonata. Uniti – ha dichiarato – ci recheremo a Roma per rappresentare alle istituzionali nazionali la problematica legata all’insularità dei nostri Arcipelaghi”. E’ chiaro – per quanto riguarda le Eolie – che il primo passo dovrà essere quello di mettere d’accordo i quattro Comuni di Lipari, Santa Marina, Leni e Malfa.
LA NOTA PRECEDENTE. Ho letto che anche il Sindaco del Comune di Malfa, stilerà un documento da inviare al Ministro di Grazia e Giustizia per il Tribunale che se ne và. Ritengo, allo stato che sia inutile continuare a scrivere al Ministro della Giustizia, ritengo che sia più opportuno, affiancarsi al Comune di Lipari per il ricorso amministrativo, per cercare di salvare dal naufragio, questo Tribunale importante per la giustizia degli eoliani. L’esempio di questi ultimi giorni è stato eclatante, si rischierebbe, per ogni e qualsiasi questione di doversi recare sempre fuori dalle isole, con tutte le conseguenze possibili, quando viceversa, così come Crocetta ha pensato bene, dev’essere il medico a recarsi nelle Eolie per le partorienti. Ed allora, solo se i Comuni saranno uniti in questa “battaglia” si potrà sperare, se ancora siamo in tempo, di vincere la causa più importante della storia eoliana. Baciamo le mani.
Lipari&Tribunale che se ne va
E pensare che qualcuno ci voleva far credere che i suoi referenti politici romani avrebbero risolto il problema… Il gruppo il faro lanciò l’allarme oltre un anno fa, ma nessuno ci ascoltò.
*Consigliere comunale Il Faro
Lipari&Tribunale che se ne va
Sicuramente lodevole ed apprezzabile l’iniziativa del mio carissimo amico Gaetano Orto ma mi chiedo… a giochi ormai fatti si riuscirà a cavare un ragno dal buco? Nell’ultimo incontro di noi avvocati al Comune alla presenza del Sindaco ed al Presidente del Consiglio, la protesta doveva iniziare subito dopo l’estate, beh, oggi siamo a primavera ed in tutto questo arco di tempo poco o nulla è stato fatto. Purtroppo la politica ottusa dell’ultimo decennio non ha capito che in queste isole, ogni diritto che ci viene sottratto dal governo centrale o regionale è irrimediabilmente perso e recuperarlo diventa un impresa impossibile, ne abbiamo la prova con i trasporti.
Lipari&tribunale che se ne va
Caro direttore,
penso che la notizia “Lipari, il tribunale se ne va” è un ulteriore tegola lanciata sul futuro di noi giovani che abbiamo scelto di intraprendere la professione di avvocato per vivere e continuare a restare nelle nostre amate isole, il tutto sotto l’indifferenza e la miopia di questa classe politica che non riesce a percepire il danno che una comunità isolana come la nostra subirà dalla soppressione del Tribunale. Non lamentiamoci poi, se queste isole sono sempre più povere e le giovani menti cercano fortuna altrove.
Avvocato Claudio Mandarano