Napolitano sul vulcano

Quattordici anni, l’età del primo sbarco su emozioni, imbarazzi, disagi: amori. E del primo sbarco sull’isola rossa: Stromboli. Tra gli anni ’80 e ’90 la più nera delle Eolie era, infatti, rossa come nessun’altra. Un simbolo, tra la falce e il martello e la quercia: un’identità. I dirigenti del partito messinese si trasferivano per tutto agosto lì. Armi, bagagli e compagni. E figlie. E amiche delle figlie. In un continuo allargamento di famiglia dove la consanguineità era un’ideale, e di quel colore. Lo spazio si inventava: letti nel soppalco, nella terrazza, per terra, sacchi a pelo, materassini. In quella scomoda felicità, si odorava un’appartenenza di cui a 14 anni non si capiva nulla. Così si incontravano Occhetto e D’Alema. Si conosceva Napolitano. Si usciva la sera con i figli. I modi eleganti di Giulio Napolitano, lo stile punkabestia di Massimiliano Occhetto. Stromboli offriva un’adolescenza estiva dall’impronta certa. E difficile: niente luce, poca acqua. Un continuo salire e scendere, finché i polpacci si facevano roccia. Una scomodità fisica in perfetto pendant con l’appartenenza politica. “Come ci si sente a essere il figlio del segretario del secondo partito d’Italia?”, gli chiedevano spesso, e Massimiliano aveva una risposta prontissima: “Malissimo, non sono mica il figlio di Andreotti…”.

Si stava così, confusi, immersi in un ambiente scomodo ma sicuro, festaiolo. Dal fascino trascinante. Le mamme uscivano la notte, giocavano a carte fino al mattino. Si lasciavano corteggiare da uomini che indossavano il pareo come un kilt, in perenne posa da inellettuali, artisti a piedi scalzi, immersi nell’isola come indigeni. Un’isola da figli dei fiori. Le salite, le gite in barca, l’osservatorio, le serate in piazza: una continua altalena tra fatica e divertimento. Così a quell’epoca “Caterina” andava sull’isola non in città.

Ma tra Pci, Pds, Ds, Pd, Caterina è cresciuta e Stromboli è cambiata. I pareo-kilt sono diventati banalissimi bermuda. Per strada si incontra Bruno Vespa. Paolo Liguori è un habitué. Sono sbocciate terrazze ‘strafighe’ sul mare (in barba ad altre più ‘sfigate’, suppongo), ville da nababbi, o da Naomi. Stilisti (Dolce&Gabbana hanno la loro splendida villa a strapiombo sul mare a Piscità) e personaggi tv, più dei politici, popolano l’isola (la casa che affittava Angela Bottari adesso è di Angela Finocchiaro). Mentre la Tartana scimmiotta Panarea, e sdilabra l’identità strombolana. Eccola l’isola rossa oggi, come avesse seguito le sorti del Pci, a provare altri vestiti, a ballare sui muretti. Così che nel mezzo del cammino, quando i 14 sono ormai nella prima metà della vita trascorsa fin qui. Quando la confusione è alle spalle. Tutte le certezze attorno sono annacquate nei cocktail della Tartana, che come il centro-sinistra, sembra inseguire – comodamente in taxi – una clientela che non sarà mai quella di Stromboli. No. Perché se un tempo i dirigenti di partito non avrebbero concepito nessun’altra isola delle Eolie, e oggi scelgono la più comoda Salina. Se i simboli e le isole perdono significato. Se non si scorgono tanti punkabestia. Nonostante tutte queste cose, e infinite altre.

Il vulcano è più scostante di prima – per salire si fa una strada più ripida. La libreria sull’isola difende quel fascino antico. Lidia Ravera ci vive e ne scrive. Sul bancone del Barbablu – che non cambia stile, modi (guai a chiedere ad Andrea un Mojito) né clientela di riferimento – campeggia come sempre l’Unità (ancora per quanto?). La più alta carica (ricarica) dello Stato villeggia tra le viuzze di Piscità. E lo farà ancora. Ché da quando è Presidente di tutti a Stromboli torna sempre, ogni anno, a cavallo di luglio e agosto. Arriva in nave da Napoli, il modo in assoluto più scomodo. Così, lui e Clio sbarcano a piedi sull’isola ora dei cocktail ed happy hour o magari anche degli apericena. Pareva un’isola scordata da Dio, ora s’inonda di agenti in borghese, di agenti della scorta. Sai quando il Presidente è in acqua perché una motovedetta dei carabinieri si apposta di fronte alla caletta in cui fa il bagno. Perché quella curva, quello stretto passaggio verso il mare è presidiato dagli agenti. Piscità è la zona di Stromboli più scomoda, scendere da lì verso il mare per chiunque non è un’impresa ma di sicuro un momento atletico. Giorgio Napolitano va al mare così. Poi, verso le 7 di sera, da Piscità s’inoltra verso il centro di Scari, per la consueta passeggiata. Una passeggiata tra salite e discese. Tutti sanno che farà pausa a metà di una delle salite più lunghe e ripide. Il suo “bisolo”, direbbero lì, quel punto del muretto che è ormai la sua seduta e della moglie. Chiunque lo saluti, lui ricambia.

Gli strombolani sopportano lo straordinario presidio di polizia, i telefoni che vanno in tilt, perché c’è il Presidente. Danno sontuose feste in suo onore (nella villa di Alberto Contri, ex consigliere del cda della Rai) e gli regalano babà con la panna in formato gigante (a Stromboli, metà della popolazione è napoletana). L’altro giorno, le campane hanno suonato a festa, il parroco Luciano D’Arrigo, allo scoccare dei 500 voti, ha fatto suonare le campane della chiesa di San Vincenzo. Stromboli è ancora l’isola del Presidente. E adesso anche del primo nella Storia ad essere rieletto e addirittura in un momento così delicato da dover gestire le sorti del governo. Ma qualcuno è deluso dal cambiamento disatteso: “Oltre che di trovarmi a Stromboli, non ho altri motivi per essere contento” dice Sergio, uno che Stromboli la vive da sempre scomoda e non da happy hour. Ed è certo che Napolitano non possa significare cambiamento.

Ma l’Italia è a Stromboli, sintetizzata? Tra happy hour e librerie sull’isola. Lì dove il pizzaiolo è anche il presidente di circoscrizione e lancia petizioni per il recupero di una Chiesa. Dove in piena cecità di fronte alla crisi gli strombolani (non me ne vogliano) aumentano i prezzi: gli alimentari sono gioiellerie. Che sembrano dire ai turisti: “Andatevene tutti a casa”. Dove la discoteca è stracolma di ragazzini ma lì in un angolo, nel salottino, c’è pure la scrittrice. C’è, forse, un terzo, un terzo e un terzo.

Ed è strano che “iddu” (il vulcano) non abbia tuonato anche lui un festeggiamento (sarà che poi da lissù vede anche lui Paolo Liguori prendere il sole in terrazza?). Che lui stesso pare la Politica italiana: ribolle, poi esplode e si riacquieta. E dopo l’esplosione, Napolitano. Che a 88 anni è ancora là. Tra discese e ripide salite, tra lava e lapilli.

Napolitano sul vulcanoultima modifica: 2013-04-24T08:17:09+02:00da leonedilipari
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