Nel segno della fede e della politica

sleonepiccola5.jpgdi Salvatore Leone

La politica è più forte della fede. Il voto più della preghiera. Così sembra ma non lo è. Basta vedere i segnali che arrivano in contemporanea dal cielo. Chi ha fede ha forza anche se la politica umana, terrena tiene duro e cerca finanche la santificazione. I fatti dimostrano ed impolverano presagi lungo i viottoli chiamati turisticamente sentieri nelle nostre isole, benedette con qualche interrogativo. Il Papa non ha avuto forza di portare a termine il proprio mandato divino. I motivi li sapremo un giorno, sempre però il giorno dopo di un altro evento. Il Vuoto che lascia è grande. La Politica tiene duro. Il presidente Napolitano amico di Stromboli che è un misto fra Mare e Monti di problemi che ha, compresa la causa che ha dovuto intentare davanti alla Corte Costituzionale per la difesa di principi costituzionali , non molla, non scompare. Si carica con i suoi 86 anni di vita di cui 60 di politica e vola in America a dichiarare che in Italia tutto va bene. Fa l’emigrante moderno della politica con le sue scatole di cartone cariche di voti. Fedeltà politica o politica fedele. Una per l’andata e l’altra per il ritorno. Il Papa si dice che si è dimesso perchè ha visto Satana in Chiesa. Napolitano invece resiste perchè ha visto Obama. Che vita. In una sua intervista, Napolitano ha dichiarato che non esita a confessare che una delle esperienze più belle che hanno caratterizzato il suo settennato è stato proprio il rapporto con Benedetto XVI. Hanno scoperto significative affinità, vissuto sentimenti di grande e reciproco rispetto, sentendosi vicini perché chiamati a governare delle realtà incomparabili e complesse. Il Papa, ha dichiarato Napolitano, oltre a essere un “capo di Stato”, è soprattutto guida della Chiesa universale, mentre lui si trova al vertice delle istituzioni della Repubblica Italiana in un momento molto, molto difficile. La fede è dimissionaria. La politica no. Resiste con voglie anche americane. Al momento. Il Papa rimane a casa, deve far prevalere in qualsiasi contesto delle forti motivazioni di serenità, di pace, di moderazione perchè sente molto questa missione di moderatore.Non si può dimenticare il messaggio che il Papa ci ha rivolto in occasione delle celebrazioni per il 150° anniversario dell’Unità d’Italia che il Santo Pontefice porterà sempre con se, come retaggio del mandato presidenziale. Ci si poteva aspettare certo un messaggio cordiale, non puramente formale, ma non tanto impegnativo come invece sono state le sue parole e anche il suo giudizio storico. E questo dimostra veramente come in Italia lo Stato e la Chiesa, il popolo della Repubblica e il popolo della Chiesa, siano così profondamente e intimamente uniti. È stato un messaggio che ha sapientemente richiamato il contributo fondamentale del Cristianesimo alla formazione, nei secoli, dell’identità italiana, così come il coinvolgimento di esponenti del mondo cattolico nella costruzione dello Stato unitario, fino all’incancellabile apporto dei cattolici e della loro scuola di pensiero alla elaborazione della Costituzione repubblicana e al loro successivo affermarsi nella vita politica, sociale e civile nazionale. In questa difficile fase ci ha confortato la sua sensibilità e attenzione per la causa dell’unità europea, così come per la dimensione etica e culturale di una crisi che va superata guardando a nuovi parametri di benessere sociale e civile da perseguire. È una consapevolezza che si nutre dell’attenzione e del rispetto per il suo magistero, per le sue parole di sapienza e di fede, per i messaggi costantemente rivolti ai problemi del mondo d’oggi e ai grandi temi della condizione e del destino dell’uomo. Nel segno della croce e nel segno della scheda elettorale. Due ottantaseienni a confronto. Lontani e Vicini, uno in crisi sentimentale e l’altro che vive una crisi economica, non propria ma di altri.
Baciamo le mani.

Nel segno della fede e della politicaultima modifica: 2013-02-17T12:43:00+01:00da leonedilipari
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