Musumeci firma nuova ordinanza, resta la quarantena per chi rientra
Il presidente della Regione Siciliana Nello Musumeci ha firmato la nuova ordinanza che recepisce il decreto del presidente del Consiglio e regolamenta, tra l’altro, le attività economiche e produttive, il trasporto pubblico e la prevenzione sanitaria.
Ma nell’Isola ci saranno alcune restrizioni ulteriori: ad esempio tutti, eccetto i minori sotto i sei anni, dovranno indossare la mascherine sia all’aperto sia nei luoghi pubblici al chiuso. Rimane l’obbligo di quarantena e di registrazione per chi arriva da fuori regione almeno fino all’8 giugno. Dal 25 maggio potranno riaprire musei e parchi archeologici, palestre e piscine. Non è stata invece ancora fissata la data di riapertura di lidi e stabilimenti balneari che intanto potranno però prepararsi. Nei prossimi giorni il presidente della Regione incontrerà i rappresentati dei gestori degli stabilimenti balneari per concordare assieme la data ufficiale dell’apertura della stagione.
L’ordinanza consente le attività turistiche, le attività alberghiere ed extralberghiere, compresi gli alloggi in agriturismo, bed&breakfast, villaggi turistici, campeggi, case vacanza. Le attività di catering sono autorizzate a partire dall’8 giugno, rimanendo subordinata per ciascun evento la individuazione di locali pubblici o privati adeguati a garantire il rispetto delle Linee guida.
Per quanto riguarda i trasporti, la ministra Paola De Micheli ha firmato, di concerto con il ministero della Salute, il decreto che aggiorna le misure di limitazione alla mobilità delle persone per il contrasto della diffusione dell’epidemia da Covid19. E dunque sono riaperti i collegamenti marittimi per il trasporto passeggeri con la Sicilia, ma sempre per consentire lo spostamento del personale delle forze dell’ordine e delle forze armate, del personale sanitario e sociosanitario nonché dei passeggeri per esigenze di lavoro, motivi di salute e assoluta urgenza o per il rientro nella propria abitazione, domicilio o residenza. Pertanto i collegamenti via mare per i passeggeri da Messina per Villa San Giovanni e Reggio Calabria e viceversa saranno assicurati mediante dieci corse giornaliere A/R, nella fascia oraria dalle 6 alle 21.
Invece, per quanto riguarda il trasporto aereo i collegamenti di aviazione generale con le due isole maggiori viene ora consentito senza la previa autorizzazione dei Presidenti di Regione.
Noi di Salina “untori” delle Eolie
di Giancarlo Baldanza
Oggi un noto imprenditore agricolo di Salina si è recato a Stromboli insieme a 2 suoi operai e ad attrezzature agricole, per piantare credo malvasia in un terreno di sua proprietà. Ebbene, mi risulta fino a prova contraria che i 3 di Salina siano stati costretti nei fatti a lasciare le loro attrezzature a Stromboli e ad andarsene via dall’isola proprio perché provenienti da Salina, isola dove sono stati registrati, al momento, gli unici 5 casi nelle Eolie ufficialmente contagiati da covid19: uno di loro ricoverato in terapia intensiva al Policlinico di Messina, 4 invece in quarantena rigorosamente rispettata, ma in buona salute.
Ebbene, nonostante la grande serietà e senso di responsabilità delle persone di Salina vittime del contagio, oggi alcuni e ripeto solo alcuni eoliani di altre isole vedono noi salinari come i nuovi potenziali untori da covid19 e quanto accaduto oggi a Stromboli sarebbe una triste conferma.
Già l’annullamento da alcune settimane della corsa dell’aliscafo delle 9.20 a S. Marina Salina, corsa proveniente da Stromboli e Panarea prima di giungere a Lipari, è un palese triste segnale di isolamento operato da una parte della comunità eoliana verso l’isola di Salina e i suoi abitanti.
E allora se quanto accaduto oggi a Stromboli ai 3 amici di Salina fosse vero (e fino a prova contraria, pare purtroppo vero), faccio 3 legittime domande:
1) come si comportano gli abitanti di Stromboli con le altre persone che provengono specialmente da Milazzo o più in generale da Messina intesa sia come città e come provincia, visto che ad oggi risultano 108 casi accertati con 57 ricoverati?
2) Forse ad alcuni di Stromboli il covid19 di Salina risulterebbe più aggressivo di quello di Milazzo o di Messina o di altre zone della Sicilia o d’Italia?
3) visto che sono state chieste e ottenute le barricate verso Salina e i suoi abitanti, come possono gli abitanti di Stromboli lasciare la loro isola per motivi di lavoro o di salute e recarsi a Lipari o sulla terraferma dove operano persone che provengono da posti infettati da covid19!? Per coerenza, non dovrebbero rientrare a Stromboli per le stesse ragioni con le quali è stato chiesto l’allontanamento odierno dei 3 di Salina perché gli stessi strombolani rientranti sull’isola diventerebbero giocoforza potenziali untori del loro stesso paese. Non ci hanno pensato? No!? Male!
Naturalmente queste mie domande sono rivolte a quella parte di stromboliani che hanno di fatto chiesto l’allontanamento dei 3 di Salina.
E se malauguratamente il covid19 dovesse colpire anche l’isola di Stromboli, cosa che ovviamente non auguro in alcun modo, da Salina avreste solidarietà concreta e non a chiacchiere, come anche noi salinari abbiamo dimostrato sia durante l’eruzione dello Stromboli del 2002 che quella del 3 luglio scorso, con il grave disastro economico che ciò vi ha procurato.
Con molta amarezza.
Lipari – Coronavirus, circa 200 controlli della guardia di finanza. Il comandante Bartolotta “Isolani disponibili e sensibili in un contesto molto delicato…”
Lipari – Coronavirus: Circa 200 i controlli eseguiti dalla pattuglia della guardia di finanza nelle strade della maggiore isola delle Eolie e non c’è stata una sanzione.
Il comandante Francesco Bartolotta dichiara: “Devo comunicarle in dato che sicuramente a livello di cronaca non sarà eclatante, ma ci tengo a sottolineare che i cittadini di Lipari sono stati veramente eccezionali.
Fino ad ora solo noi abbiamo effettuato circa 200 controlli tra porto e vie cittadine senza elevare alcuna sanzione.
Ribadisco che la gente è molto sensibile al problema ed anche durante i controlli ha dimostrato disponibilità e sensibilità. Posso garantirle che la gente è molto disciplinata. Ci lamentiamo sempre della cittadinanza che è scorretta, una volta tanto facciamogli un complimento per come si stanno comportando in questo contesto molto delicato. Diamo dunque merito alla popolazione eoliana che è disciplinata e deve continuare così…”.
23 marzo 2011-23 marzo 2020, Mamma Ginevra “da 9 anni Arianna ‘rapita e sequestrata’ manca al mio cuore…”
di Ginevra Pantasilea Amerighi
Oggi è il 23 marzo.
Il 23 marzo del 2011 mia figlia Arianna è stata rapita e sequestrata.
Oggi sono 9 anni che manca al mio cuore, ai miei baci, ai miei abbracci e non mi sento di aggiungere altro.
Un vuoto incolmabile, insopportabile, inaccettabile che cerco di vincere ogni giorno circondandomi della bellezza di un mondo che non ci vuole più e ha ragione.
Devo ringraziare tutti coloro che, in questi anni che sembrano essere stati avvolti da una nebbia fitta e costante, mi sono stati vicino con il pensiero e con i fatti.
Con le mani mi avete presa ogni volta che stavo precipitando, mi avete alzata ogni volta che sono stata buttata a terra.
Tutto questo aiuto mi ha portata ad oggi, ad essere nel modo in cui mi vedete.
Sono un po’voi, sono tutti voi.
Un pezzo alla volta si formano le persone e si dà colore al mondo e alla vita. E si creano e donano più sorrisi ai bambini.
Grazie
Messina&Provincia, Coronavirus: Mastroeni “gravissime ricadute a livello turistico. In 16 mila a rischio. Necessitano interventi a sostegno…”
CONSEGUENZE ECONOMICHE CORONAVIRUS, IL SEGRETARIO GENERALE CGIL MESSINA GIOVANNI MASTROENI:
NEL TERRITORIO MESSINESE GRAVISSIME RICADUTE, NEL SETTORE TURISTICO OLTRE SEDICIMILA LAVORATORI STAGIONALI SENZA OCCUPAZIONE. ABBIAMO CHIESTO ULTERIORI INTERVENTI DI SOSTEGNO AL REDDITO
– “Nel territorio della provincia di Messina le conseguenze economiche legate all’epidemia da Coronavirus sono molto estese e hanno gravissime ricadute sul già debole tessuto produttivo della nostra realtà”, il segretario generale della Cgil Messina Giovanni Mastroeni mette con forza in evidenza gli effetti pesanti dell’emergenza sanitaria in atto sul piano dello sviluppo e del lavoro nell’area metropolitana messinese e sottolinea come uno dei settori che sta vivendo una crisi economica più accentuata è quello del turismo.
“Non solo è saltato l’avvio della stagione turistica che in Sicilia ha inizio con le vacanze pasquali ma la grande paura oggi presente è di aver compromesso la stessa successiva stagione estiva vista la quasi totalità delle disdette rispetto alle prenotazioni”, fa presente il segretario della Cgil di Messina che mette in risalto i numeri di questa nuova crisi economica per il territorio messinese, le misure chieste con forza dal sindacato e le nuove richieste di sostegno per i lavoratori di un comparto fondamentale:
“In provincia di Messina, nel principale polo turistico di Taormina, in quello importante delle Eolie e in quello nascente dell’Agriturismo dei Nebrodi ad oggi fermi, sono senza lavoro circa 16500 lavoratori stagionali che operano in tale primario settore economico.
In presenza di tale emergenza, nel Decreto nazionale del Governo del 16 marzo 2020, all’articolo 28 è stata prevista un’indennità una tantum di 600 euro per i lavoratori stagionali del turismo, che dovranno presentare una domanda all’Inps e in tal senso le sedi della Cgil con tutte le prescrizioni del decreto sul coronavirus sono a disposizione dei lavoratori.
La Cgil e il Sindacato Confederale unitario a livello nazionale e regionale ha posto con forza la necessità di prevedere ulteriori e maggiori interventi di sostegno al reddito per gli stagionali del turismo a partire dai nostri 16500. Questi lavoratori in una situazione di normalità già stavano per essere assunti per affrontare la stagione 2020.
La conseguenza di tale gravissima crisi sarà non solo la perdita di mesi di lavoro, ma anche la ricaduta sul calcolo della disoccupazione-naspi fino al rischio di non percepire la stessa. L’iniziativa del Sindacato Confederale Unitario Cgil Cisl Uil nei confronti del Governo nazionale – conclude il segretario generale della Cgil Messina Mastroeni – è decisa e forte tesa ad ottenere nuovi interventi di sostegno economico per i lavoratori stagionali del turismo e soprattutto maggiore delle 600 euro oggi previste”.
#Coronavirus – TRASFERIMENTI NEI COMUNI
TRASFERIMENTI NEI COMUNI
Da oggi è fatto divieto a tutte le persone fisiche di trasferirsi o spostarsi con mezzi di trasporto pubblici o privati in un comune diverso da quello in cui si trovano, salvo che per comprovate esigenze lavorative, di assoluta urgenza ovvero per motivi di salute. Lo stabilisce l’ordinanza adottata congiuntamente dal ministro della Salute e dal ministro dell’Interno che rimarrà efficace fino all’entrata in vigore di un nuovo decreto del presidente del Consiglio dei ministri, di cui all’articolo 3 del decreto legge numero 6/2020.(ANSA)
Ordine medici e odontoiatri: “Eventuali responsabilità saranno sanzionate”
“L’Ordine dei medici e odontoiatri sarà intransigente nei confronti degli iscritti coinvolti nelle presunte vicende legate a ipotetici focolai di coronavirus o in merito al mancato rispetto di norme, anche deontologiche, in occasione dell’emergenza sanitaria”: sono le parole del presidente Giacomo Caudo, che già nei giorni scorsi ha precisato in alcune interviste la netta presa di posizione dell’ente, pronto ad avviare gli iter previsti e adottare eventuali provvedimenti. “Bisogna accertare le responsabilità, quindi le violazioni e i comportamenti contrari alla legge e al nostro codice deontologico prima di infliggere qualunque tipo di sanzione. Non accettiamo una giustizia sommaria e approssimativa – conclude Caudo – né tantomeno sterili presunzioni di colpevolezza e liste di proscrizione. L’Ordine farà la sua parte nel pieno e dovuto rispetto della normativa vigente”.
Coronavirus, così l’aggiornamento nelle nove province della Sicilia++
Questi i casi di coronavirus riscontrati nelle varie province dell’Isola, aggiornati alle ore 12 di oggi (domenica 22 marzo), così come segnalati dalla Regione Siciliana all’Unità di crisi nazionale.
In totale sono 630 i casi positivi registrati dall’inizio, ma attualmente ne risultano 596 perché 26 sono già guariti e 8 deceduti. Questa la divisione degli attuali positivi nelle varie province: Agrigento, 39; Caltanissetta, 26; Catania, 225; Enna, 29; Messina, 108; Palermo, 81; Ragusa, 8; Siracusa, 48; Trapani, 32.
Il prossimo aggiornamento avverrà domani. Lo comunica la presidenza della Regione Siciliana
Si raccomanda di attenersi scrupolosamente alle indicazioni fornite dal ministero della Salute per contenere la diffusione del virus. Per ulteriori approfondimenti visitare il sito dedicato www.siciliacoronavirus.it o chiamare il numero verde 800.45.87.87.
Coronavirus: l’aggiornamento in Sicilia, 596 attuali positivi e 26 guariti++
Questo il quadro riepilogativo della situazione nell’Isola, aggiornato alle ore 12 di oggi (domenica 22 marzo), in merito all’emergenza Coronavirus, così come comunicato dalla Regione Siciliana all’Unità di crisi nazionale.
Dall’inizio dei controlli, i tamponi validati dai laboratori regionali di riferimento (Policlinici di Palermo e Catania) sono 5.580. Di questi sono risultati positivi 630 (140 + di ieri), mentre, attualmente, lo sono 596 persone (+138 rispetto a ieri).
Risultano ricoverati 275 pazienti (37 a Palermo, 106 a Catania, 57 a Messina, 1 ad Agrigento, 15 a Caltanissetta, 19 a Enna, 6 a Ragusa, 21 a Siracusa e 13 a Trapani) di cui 55 in terapia intensiva, mentre 321 sono in isolamento domiciliare, 26 guariti (11 a Palermo, 6 a Catania, 4 a Messina, 2 ad Agrigento ed Enna, 1 a Ragusa) e 8 deceduti.
Il prossimo aggiornamento avverrà domani. Lo comunica la presidenza della Regione Siciliana.
Si raccomanda di attenersi scrupolosamente alle indicazioni fornite dal ministero della Salute per contenere la diffusione del virus. Per ulteriori approfondimenti visitare il sito dedicato www.siciliacoronavirus.it o chiamare il numero verde 800.45.87.87
La preghiera di Papa Francesco per il #coronavirus
“Cari fratelli e sorelle, in questi giorni di prova, mentre l’umanità trema per la minaccia della pandemia, vorrei proporre a tutti i cristiani di unire le loro voci verso il Cielo. Invito tutti i Capi delle Chiese e i leader di tutte le Comunità cristiane, insieme a tutti i cristiani delle varie confessioni, a invocare l’Altissimo, Dio onnipotente, recitando contemporaneamente la preghiera che Gesù Nostro Signore ci ha insegnato. Invito dunque tutti a farlo parecchie volte al giorno a recitare il Padre Nostro mercoledì prossimo 25 marzo a mezzogiorno. Tutti insieme”.
È questa l’esortazione che arriva da papa Francesco al termine dell’Angelus.
“Nel giorno in cui molti cristiani ricordano l’annuncio alla Vergine Maria dell’Incarnazione del Verbo, possa il Signore ascoltare la preghiera unanime di tutti i suoi discepoli che si preparano a celebrare la vittoria di Cristo Risorto”, ha aggiunto.
Il secondo gesto forte che il Papa ha indicato è stato un momento di preghiera da lui presieduto venerdì 27 marzo, con la speciale benedizione Urbi et Orbi sul sagrato di San Pietro, con la piazza ovviamente vuota. “Venerdì prossimo 27 marzo, alle ore 18, presiederò un momento di preghiera sul sagrato della
Basilica di San Pietro, con la piazza vuota. Fin d’ora invito tutti a partecipare spiritualmente attraverso i mezzi di comunicazione. Ascolteremo la Parola di Dio, eleveremo la nostra supplica, adoreremo il Santissimo Sacramento, con il quale al termine darò la Benedizione Urbi et Orbi, a cui sarà annessa la possibilità di ricevere l’indulgenza plenaria”.
“Alla pandemia del virus vogliamo rispondere con la universalità della preghiera, della compassione, della tenerezza. Rimaniamo uniti. Facciamo sentire la nostra vicinanza alle persone più sole e più provate”. E ha citato i malati, il personale sanitario, le forze dell’ordine, le autorità.
In conclusione, il Papa esorta a leggere oggi, tranquillamente e lentamente, il capitolo 9 del Vangelo di Giovanni come lui stesso farà: “Ci farà bene a tutti”. Questi gesti forti proposti da Francesco nella prossima settimana, in questo tempo particolare di prova per tutta l’umanità, contengono l’esortazione ad affrontare le avversità uniti nella preghiera e nell’amore, pur se nella distanza fisica, come lui stesso sta facendo anche nel quotidiano con la Messa mattutina da Casa Santa Marta che da due settimane vuole sia trasmessa in diretta streaming.
Il portavoce vaticano, Matteo Bruni, in una nota ha spiegato che i cattolici di tutto il mondo il 27 marzo si riuniranno in preghiera virtualmente, insieme al Papa, alle 18. La preghiera globale sarà trasmessa in streaming e sarà concessa l’indulgenza plenaria per quanti si uniranno spiritualmente, secondo le
condizioni previste dal recente decreto della Penitenzieria Apostolica”, fa sapere ancora il portavoce Vaticano.
LA CATECHESI: SIATE FIGLI DELLA LUCE
“Non basta ricevere la luce, occorre diventare luce. Ognuno di noi è chiamato ad accogliere la luce divina per manifestarla con tutta la propria vita. I primi cristiani, teologi dei primi secoli, dicevano che la chiesa è il mistero della luna, perché dava luce ma non era luce propria, era quella che riceveva da Cristo. Anche noi dobbiamo essere mistero della luna, dare la luce ricevuta dal sole che è Cristo Signore. Ce lo ricorda San Paolo: ‘comportatevi perciò come figli della luce; ora il frutto della luce consiste in ogni bontà, giustizia e verità'”. Lo ha detto Papa Francesco all’Angelus trasmesso in via streaming dalla Biblioteca del Palazzo Apostolico Vaticano commentando oggi l’episodio del Vangelo che racconta dell’uomo cieco dalla nascita, al quale Gesù dona la vista.
“Il seme di vita nuova posto in noi nel Battesimo è come scintilla di un fuoco, che purifica prima di tutto noi, bruciando il male che abbiamo nel cuore, e ci permette di brillare e illuminare. Maria Santissima ci aiuti ad imitare l’uomo cieco del Vangelo, così che possiamo essere inondati dalla luce di Cristo e incamminarci con Lui sulla via della salvezza”, ha concluso Bergoglio.
I prodigi che Gesù compie, ha spiegato il Pontefice, commentando il brano evangelico centrato sul tema della luce “non sono gesti spettacolari, ma hanno lo scopo di condurre alla fede attraverso un cammino di trasformazione interiore”. E “possiamo anche noi fare questa esperienza!”
“Con la luce della fede colui che era cieco scopre la sua nuova identità – ha sottolineato Bergoglio -. Egli ormai è una ‘nuova creatura’, in grado di vedere in una nuova luce la sua vita e il mondo che lo circonda, perché è entrato in comunione con Cristo. Non è più un mendicante emarginato dalla comunità; non è più schiavo della cecità e del pregiudizio. Il suo cammino di illuminazione è metafora del percorso di liberazione dal peccato a cui siamo chiamati. Il peccato è come un velo scuro che copre il nostro viso e ci impedisce di vedere chiaramente noi stessi e il mondo; il perdono del Signore toglie questa coltre di ombra e di tenebra e ci ridona nuova luce”.
“La Quaresima che stiamo vivendo sia tempo opportuno e prezioso per avvicinarci al Signore, chiedendo la sua misericordia, nelle diverse forme che la Madre Chiesa ci propone – ha aggiunto il Papa – Il cieco risanato, che vede ormai sia con gli occhi del corpo sia con quelli dell’anima, è immagine di ogni battezzato, che immerso nella Grazia è stato strappato dalle tenebre e posto nella luce della fede”.
Alla fine affideremo alla Santa Famiglia di Nazaret le nostre famiglie.
Con ogni benedizione.
Lo storico Ruta “evitare la catastrofe in Italia. Che fare?”
di Carlo Ruta
Dobbiamo prenderne atto: non esistono modelli, perché è mancata la capacità di pensarli in tempo, un attimo prima. Occorre quindi inventarseli, adesso. La storia stessa non offre punti di riferimento chiari. Sarebbe inutile ricercare precedenti nel periodo lungo per trarne lezioni decisive, perché la lotta contro le pestilenze, contro i morbi, fino a qualche secolo fa avveniva con mezzi inadeguati, i numeri degli infettati e dei morti erano immensi, i tempi per il ritorno alla normalità erano lunghissimi, perlopiù di anni, e la conoscenza in campo medico solo tra l’Ottocento e il Novecento ha fatto balzi in avanti decisivi.
Stiamo vivendo in realtà un disastro in progress, e ce ne ricorderemo per sempre. Ma occorre riflettere su quel che ancora è possibile fare per evitare, che in Italia, nel Nord soprattutto, oggi nelle «barricate», si sprofondi ancora. Il nostro Paese, lo si è detto già, non è la Cina, per tanti motivi. E tuttavia il governo italiano, nel vuoto quasi assoluto di punti di riferimento, storici e del presente, ha dovuto ispirarsi, per necessità, a quella esperienza. Dall’Oriente asiatico è arrivato un modello che appariva risolutivo e lo si è adottato. Ma proprio perché l’Italia non è la Cina, questo paradigma operativo si sta rivelando poco applicabile e, soprattutto, non risolutivo. Vi prego allora amici di seguire il mio ragionamento, perché credo che qui stia la chiave di tutto, e soprattutto dell’attuale situazione italiana.
La Cina, che conta circa un miliardo e 300 milioni di abitanti, non ha chiuso l’intero paese, dall’Oceano Pacifico alle frontiere con la Mongolia, a quelle occidentali con India, Pakistan e Kazakistan. Non avrebbe potuto adottare una soluzione del genere perché ne sarebbe derivato il più grande disastro umano della storia. Ha chiuso, ermeticamente, solo una provincia, quella di Hubei, che ha un numero di abitanti pari a quello italiano, e ha fatto tutto ciò nella maniera più determinata e totalizzante, con l’arresto di tutti i settori produttivi, inclusi gran parte di quelli strategici, lasciando attivi solo gli avamposti medici, potenziandoli anche, e pochissimo altro.
Ma ciò è potuto avvenire perché nei tre mesi che sono stati necessari alla eradicazione del morbo da quella provincia, l’altra Cina, con i suoi territori immensi, con il suo gigantismo economico e con il suo «restante» miliardo e 250 milioni di abitanti attivi, ha continuato produrre tutto l’occorrente per sé, e, in maniera piena e di fatto solidale, per la provincia immobilizzata. E sta qui la differenza con il nostro Paese.
L’Italia, come qualsiasi altra nazione al mondo, non può chiudere tutto perché collasserebbe dopo due giorni. Ha fatto comunque delle scelte, a gradi. Prima ha creato, con acume e ponderatezza, le zone rosse. Ma quando il timore di un contagio generalizzato ha preso il sopravvento, il Paese intero, dal Brennero alla Sicilia, è diventato di fatto, con decreti di emergenza, zona rossa. Quel che è avvenuto in queste due settimane è tuttavia ben noto: il virus continua ad alimentarsi ed è sempre più virulento. Si comprende allora, ad un esame disilluso dei fatti, che il provvedimento del Governo, pur importante, pur utile per tanti aspetti e perciò comprensibile, non può essere decisivo e conclusivo, anche dopo gli inasprimenti degli ultimi giorni. Per quali motivi?
L’Italia, come ogni altro paese, conta su una serie di settori economici e di attività pubbliche di rilevanza strategica che, anche nelle condizioni estreme, come quelle di una guerra devastante, non possono essere bloccati senza che si determini l’implosione materiale dell’intero sistema, economico, sanitario, sociale e civile. L’ho detto ieri ma è il caso di ribadirlo oggi, in maniera un po’ più argomentata. Non si possono fermare l’industria alimentare, la produzione agricola, l’industria farmaceutica, l’industria dell’elettricità, la gestione delle reti fognarie, la manutenzione degli autoveicoli, il trasporto merci e di passeggeri, il trasporto aereo, il trasporto marittimo, i servizi postali, i servizi di vigilanza, i servizi di pulizia urbana.
Non possono essere fermati inoltre: il sistema sanitario, gli organi amministrativi dello Stato, delle Regioni e dei Comuni, le attività di assistenza pubbliche e private, i corpi armati e i servizi di polizia, il sistema carcerario, i servizi funerari. E si sta parlando, si badi, solo degli ambiti più significativi.
Come si può ben capire, anche in tempo di coronavirus, si tratta di masse enormi di persone, nell’ordine di milioni, che giorno dopo giorno sono chiamati ad espletare le loro funzioni, vitali appunto, che implicano contatti materiali, relazioni, sinergie, scambi. E non può essere evitato, a ben vedere, che da questi milioni di cittadini attivi e cooperanti il morbo continui a penetrare nel vivo dell’Italia, quella che, per decreto, resta barricata in casa. È inutile illuderci: i numeri sono troppo grandi, trattandosi di milioni appunto, perché ciò non accada. Lo si è visto in questi giorni.
Nella stragrande maggioranza, questi italiani attivi hanno familiari con cui vivono, madri, mogli, mariti, figli, nonni, nipoti, e in determinate ore del giorno e della notte è naturale che si ritrovino in un focolare domestico. Si evince allora, da tutto ciò, che la chiusura in casa di gran parte della popolazione non basta. Occorre a questo punto altro. Il tempo è sempre più esiguo, e si è già quasi al marasma, come nel racconto dantesco del conte Ugolino, per metterla in metafora, con i padri che rosicchiano i figli.
Dopo quasi un mese di gestione di questa crisi, senza precedenti appunto, manca ancora l’essenziale, dai tamponi alle banali mascherine protettive, a ogni altro presidio sanitario, mentre numerose categorie di malati, per sopperire alla carenza di strutture ospedaliere e di operatori medici e paramedici nelle aree più congestionate dal contagio, vengono lasciati di fatto a sé stessi, spesso senza cura.
Quando ci vuole per porre fine a questo caos italiano a cielo aperto? John Rawls diceva che il governo di un paese bene ordinato, cioè civile, è legittimato a concepire la disuguaglianza solo in un caso: quando si tratta di assicurare pienezza di diritti ai più svantaggiati. In Italia, i più svantaggiati in questo momento sono diventati invece gli agnelli sacrificali. E peseranno come macigni nella coscienza di chi aveva e ha il dovere di prevenire e di fare il possibile per scongiurare il peggio.
Che fare, allora, per fuoriuscire da questa situazione apocalittica? Ritengo che ci possano essere ancora atti ancora atti importanti, con la consapevolezza comunque che siamo arrivati davvero all’ultima spiaggia. Anzitutto, credo che sia utile tornare alla differenziazione delle aree, e alla decretazione, per quelle più colpite, nel Nord, dell’arresto di ogni attività. Si lascino operare, in queste province, solo gli avamposti sanitari. Si faccia presto a potenziarli, a moltiplicarli, a porli in sicurezza, e si congelino anche parti dei settori strategici. E, dal momento che è mancata l’azione solidale di altri paesi, è importante che sia l’altra Italia a farsi carico di tutto quel che occorre, attivando in pochissimi giorni un’industria dell’emergenza, nell’Italia centrale e nel Sud in particolare, in cui il contagio non manifesta ancora un andamento parossistico.
Si riattivi in sostanza la vita delle aree del Paese in cui la situazione appare ancora gestibile, perché il blocco rischia di risultare, nel presente e in prospettiva, estremamente dannoso. Qui non si tratta di chiudere, come si sta facendo, ma di riconvertire con urgenza, attivare appunto un’industria straordinaria, di guerra all’infezione, mettendo in campo tutte le energie possibili. E in questo caso sì che la storia offre degli esempi: come quello, davvero luminoso, delle donne di Cartagine, che nel 146 a.C., quando la città nordafricana era allo stremo, all’unisono sacrificarono tutto, perfino i loro capelli, per ricavarne cordame, necessario per la difesa, ormai disperata, delle mura. Non servì a nulla contro gli assedianti di Scipione Emiliano, ma quelle donne ci provarono.
Pensiamo ancora alla resistenza. Pensiamo alla rivolta del Ghetto ebreo di Varsavia. Ricordiamoci dell’Italia del «fischia il vento». Siamo o non siamo i figli e i nipoti di quella generazione? Dimostriamo di esserne degni e ci si muova, subito.
Vanno emergendo prodotti antivirali già in uso che, impiegati nelle terapie contro l’infezione, stanno dando frutti. Sulla base di ciò si istituisca allora, con urgenza, in due-tre giorni, e non di più, un protocollo di cure. Si levi la voce dell’Italia che «sventola sul ponte bandiera bianca», come la Venezia del 1848 di Arnaldo Fusinato, perché si crei, subito un organismo tecnico internazionale, di scienziati e medici, per l’approntamento di un vaccino in tempi rapidi, possibilmente entro l’estate. Si provveda a dotare l’intero paese di presidi sanitari, subito. Si provveda a sanificare gli ambienti, le scuole, gli uffici pubblici, i luoghi di socializzazione, subito.
Si chiedeva Kennedy se ci fosse un giudice a Berlino. È ora di chiedersi perché in questo momento non si levano a sufficienza voci alte e influenti, come, un tempo, quelle di Bertrand Russell, Piero Calamandrei, Giorgio La Pira, Albert Einstein, Benedetto Croce. Possibile che l’Occidente, che ha creato tutto, che ha inventato tutto, che si è sentito fino ad oggi padrone di tutto, debba votarsi alla catastrofe, morale oltre che materiale? Possibile che l’Italia resti, a fronte di tutto questo, attonita e spaesata?
*Storico e saggista
#Coronavirus: vertice a Messina con Musumeci
Vertice a Messina voluto dal presidente della Regione Siciliana, Nello Musumeci, sull’emergenza Coronavirus, al quale hanno preso parte il prefetto Maria Carmela Librizzi, il sindaco Cateno De Luca, i vertici delle Forze dell’ordine e delle Aziende sanitarie peloritane.
Nella sede della prefettura, il governatore ha illustrato tutte le misure già adottate nelle strutture ospedaliere del capoluogo e della provincia messinese per fronteggiare l’emergenza in atto e le iniziative per contrastare un eventuale picco dell’epidemia.
In particolare è stato organizzato un Piano, che ricalca il profilo epidemiologico delle aree del Nord maggiormente esposte, che prevede una dotazione adeguata di posti letto Covid-19 con oltre 110 posti di terapia intensiva distribuiti su vari presidi ospedalieri.
L’assessore alla Salute Ruggero Razza ha quindi descritto quanto è stato predisposto per i pazienti contagiati dell’Istituto Bonino Pulejo, del personale e degli ospiti e gli operatori della casa di riposo in cui si sono registrati dei casi di Coronavirus.
Prima del vertice, il governatore e Razza hanno effettuato un sopralluogo proprio negli ospedali della città dove la riconversione è già stata avviata.
“Ci siamo mossi con largo anticipo proprio per anticipare il virus – ha detto il governatore Musumeci -. Al Policlinico ho trovato un fronte già attrezzato per reggere un urto che nessuno vorrebbe mai attendersi. Anche al Papardo si sta lavorando con grande efficienza e presto, oltre al reparto che ospita già alcuni concittadini contagiati, sarà attrezzato un intero plesso con ulteriori posti letto dedicati alla pandemia”.