Palermo, è deceduto il giornalista Giovanni Rizzuto. Era un amico delle Eolie

grizzuto1.jpgE’ morto stamane a Palermo il giornalista Giovanni Rizzuto, 64 anni, caporedattore centrale del Giornale di Sicilia. Da qualche mese era malato. Ieri l’Ordine dei giornalisti di Sicilia gli aveva assegnato la medaglia per i 35 anni di iscrizione, un riconoscimento che gli sarebbe stato consegnato sabato prossimo nel corso dell’assemblea dell’Ordine.

Giovanni Rizzuto era anche un habituè delle Eolie. Amava queste isole e tutte le estati per le sue vacanze sceglieva l’Arcipelago. Girava in barca tra Lipari e Vulcano e si divertiva a passeggiare anche sul corso. “All’Accademia del Marciiapiede” ci incontravamo perchè voleva sempre “aggiornato” delle cose eoliane. Giovanni aveva curato la prefazione del volume “Il Vippaio Eoliano”. Ciao Giovanni. Abbiamo perso un grande giornalista e soprattutto un amico.  

Ai familiari le nostre condoglianze.

Il ricordo di Daniele Billitteri

Giovanni Rizzuto era come un’ombra che frequentava l’orizzonte degli eventi occupandone non visto le prime linee. E in prima linea se n’è andato. Sino a sabato scorso era al giornale a lavorare.
Sotto certi aspetti non parlava molto. Praticava con gusto un po’ retrò la sentenza secondo la quale «la meglio parola è quella che non si dice». Credo che gli sarebbe piaciuto che la sua immagine fosse associata a quella di un vecchio contadino o di un vecchio pescatore. Gente di poche parole anche loro.
Qui vogliono un «pezzo» sul giornalista. Allora basterebbero poche frasi: aveva 61 anni e aveva cominciato a fare il giornalista a 18. Era bravo, uno dei più bravi, conosceva tutto e tutti, poteva parlare di politica e di supermercati, di banche e di bancarelle. Aveva esilaranti idiosincrasie: per i «puntunieri», per i sindacalisti, per i morti di fame assistiti, per gli ammortizzatori sociali. Ma nel mestiere aveva fatto di tutto e sempre a un livello alto e con un ritmo che si potrebbe dire sincopato, come in certi pezzi jazz dove la musica sembra sempre restare a metà ma è proprio quello che dà l’armonia complessiva.

Ma che abbiamo raccontato di Giovanni Rizzuto quando abbiamo detto che ha cominciato al giornale L’Ora nei primissimi mesi del 1970? Lì ben presto cominciò ad occuparsi di politica regionale e i grandi maestri certo non mancavano. Si chiamavano Angelo Arisco, Marcello Cimino, Giuliana Saladino, Salvo Licata, Mario Genco, Bruno Carbone, Aldo Costa, Nino Sofia. E che «asilo» cresceva con cotanti maestri: Giovanni, Antonio Calabrò. Giacomo Galante, Peppino Sottile, Marcello Sorgi, Claudia Mirto, Tano Gullo. Perfino io.
E che potremmo dire del suo passaggio al Giornale di Sicilia, chiamato dall’allora direttore Lino Rizzi? Lunghissima carriera: cronista di nera, responsabile di pagine provinciali, capo delle Province, capo del settore interni ed esteri poi, da lunghi anni, caporedattore centrale.
Servizio permanente effettivo: difficile trovare la sua scrivania vuota. Era sempre lì ed è lì che lo abbiamo visto invecchiare, arrivare improvvisamente con gli occhiali da vicino che addirittura la sera lasciava sulla scrivania. E la malattia, meno di un anno fa. Mai un cedimento all’autocommiserazione. Parola d’ordine: sobrietà.

Il giornalista è tutto qui. Vi pare poco? Vi sembra biografia avara? Avreste voluto leggere di infinite «cavigghie», di vicinanze con la politica politicante. Spiacente: Giovanni aveva solo amici, neanche tantissimi, ma con la gente tendeva a costruire rapporti schietti dove, ancora, non servissero tante parole, tante spiegazioni. Un sistema da società arcaica, al più da consorzio agricolo.
Era nato a Palermo ma il padre era di Cattolica Eraclea. Ed ecco rintracciato il suo legame con l’ambiente contadino. Era fiero di sapere guidare un trattore e di spegnere gli incendi estivi… coi fiammiferi spiegando come funzionava la sorprendete tecnica dello «stagliafuoco» che doma le fiamme col fuoco.
Ma all’inizio degli anni Settanta chi frequentava troppo la campagna era «antico». A mare bisognava andare. E Giovanni si partiva per Marettimo e si imbarcava coi pescatori e mancava due o tre giorni. Che faceva? Imparava: palamiti, tremmagghi, esche. Poi tornava e gli toccava la parte. In natura: ceste di pesce.

A sedici anni, arrivato a Palermo era approdato alla Federazione giovanile comunista. Segretario regionale del Pci era Emanuele Macaluso che sarebbe diventato suo amico. Giovanni non si metteva mai in gioco per praticare rigagnoli, per vivere una militanza tiepida. Così andò ad occupare, con gli operai che rischiavano il licenziamento, gli stabilimenti della Keller al rione Montegrappa. E, in occasione del terremoto del gennaio del 1968, partì per Santa Margherita Belice, giovane volontario. Dopo una settimana era direttore di un ospedale da campo.
Tutte esperienze che avrebbe messo all’incasso facendo il giornalista. Refrattario alle passioni dell’ideologia ma non per questo cinico convinto di essere «titolare» della verità. Sospettoso per tutto ciò che «va per la maggiore», frequentava le nicchie senza spocchia ma con l’orgoglio di chi non si fa omologare. Così è stato da cronista, così da dirigente ma senza mai perdere il gusto per lo sberleffo. Le riunioni dei capiservizio per pianificare il giornale erano addirittura divertenti e Giovanni non si tirava indietro quando lo provocavamo sui sindacalisti o sui magistrati.

Malocarattere, sicuro. Non era facile. Ma lui e io ci conoscevamo da 43 anni, vissuti gomito a gomito fuori e dentro il mestiere. Troppe risate ci siamo fatti, troppe volte ci siamo cazziati a briscola in cinque nel corso di serate estive indimenticabili. L’ho sentito l’ultima volta una settimana fa. Ma un mese fa ci siamo incontrati al supermercato. Due chiacchiere guardando etichette di passato di pomodoro. Mi disse: tu che sai mettere mano a cucina, com’è stu sucu? E io, che conoscevo il suo gusto per la battuta, gli risposi: pasta picca e suca assai. Si mise a ridere, poi guardò e mi disse: ma ti pare giusto che devo morire? No, mi pare sbagliatissimo.

Palermo, è deceduto il giornalista Giovanni Rizzuto. Era un amico delle Eolieultima modifica: 2012-03-29T14:34:00+02:00da leonedilipari
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