Rassegna Stampa. “Dagospia” e Politiche 2013

dagospia.jpgE’ noto che quando un bene è proibito diventa più ricercato e gli “spacciatori” aumentano. Va da se’ che, non potendo usufruire dei sondaggisti accreditati e non volendo dare spazio a valutazioni interessate, abbiamo sentito direttamente un campione rappresentativo delle “decisioni di voto” dei nostri amici e ci siamo fatte delle idee molto precise.

Idee sull’evoluzione politica del nostro Paese che, a scanso di equivoci con qualsiasi organismo che volesse controllare, abbiamo segnalato ai nostri lettori in tempi non sospetti, persino quando esse non avevano il conforto dei sondaggi, e che oggi confermiamo nella convinzione che i grandi movimenti dell’elettorato rispetto ai candidati e ai partiti in campo non siano una questione di decimali dell’ultima ora ma originati da scelte coerenti dei cittadini rispetto alla disastrosa situazione economica e civile da una parte e alla zoppicante offerta politica vecchia e nuova dall’altra.

Detto questo, e tirato il fiato dopo lo sforzo, comunichiamo ai cittadini elettori e alle povere, derelitte, ambiziose o straripanti forze politiche che ambiscono a rappresentarci quanto segue:

Uno. Il divario in testa alla classifica tra Bersani Pierluigi e Berlusconi Silvio in Pascale diminuisce. La cosa non avviene per meriti o demeriti propri delle due forze politiche, che restano quelli ormai consolidati per entrambi, ma perché Grillo Beppe nella sua ascesa dalle Alpi quasi alle Piramidi sta rosicchiando voti anche al Pd. Il Pdl non cresce ma beneficia delle difficoltà del competitor.

Due. Grillo Beppe veleggia alla grande in zona Champions e ‘’La Repubblica” lo eleva persino a vero sfidante di Bersani Pierluigi. Incurante della sua incolumità personale nelle piazze e perseguendo un disegno che viene da lontano perché, come ben sa chi ha visto i suoi spettacoli anche sei anni fa, ha sempre utilizzato la politica come argomento chiave dei suoi spettacoli.

Oggi la finzione è diventata realtà: specchio disperato del Paese o nuova politica che sia, oggetto futuro di “scouting” da parte di Bersani o di approcci più diretti e concreti da parte di altri, ci saranno e peseranno. La controprova si avrà quando molti cominceranno a chiedere come ha fatto il comico a fare dal nulla una forza a due cifre con il due davanti, se ha avuto aiutini come quelli che furono attribuiti a Di Pietro nella caduta della Prima Repubblica e via complottando ma non troppo. Ovviamente, si confermerà primo partito in Sicilia anche alle politiche dopo esserlo stato alle regionali e va molto bene anche in Veneto. Molti grillini lanciano, per vero o per finta, Fo Dario a palazzo Chigi oppure al Quirinale.

Tre. Berlusconi Silvio, che i sondaggi sin dal suo ingresso ufficiale in politica nel 1993 li ha incorporati e connaturati, ha frenato volutamente la sua corsa. Sembra incredibile a dirsi, ma è così. La congiuntivite è sicuramente fastidiosa ma non era tale da non consentirgli di fare dal vivo venerdì il comizio di chiusura.

Il fatto è che, avendo ormai in tasca la grande rimonta che voleva fare, non gli conviene spingere sull’acceleratore per fare il sorpasso in volata. Sa che non ha un candidato premier all’altezza, che all’estero sono spaventati dal suo ritorno sia a Palazzo Chigi sia al Ministero dell’Economia, che la situazione economica e’ davvero preoccupante e da buon impresario si accontenta di mettere all’incasso un risultato comunque strabiliante visto le percentuali cui era precipitato il Pdl senza di lui.

Certo, la sua rimonta è stata favorita anche dagli errori degli altri, ma oggi è un dato acquisito che il fidanzato della Pascale vuole maneggiare con cura sapendo che questa per una serie di ragioni non solo anagrafiche è la sua ultima esibizione elettorale e che può capitalizzare di più se è indispensabile agli scenari istituzionali del dopo voto, e lo è soprattutto se non vince.

Quattro. Le elezioni politiche 2013 resteranno nella storia come quelle in cui l’antipolitica ha segnato il risultato più eclatante: tra Grillo Beppe, Ingroia Antonio (che, peraltro, ha già certificato l’insuccesso annunciato della sua lista, facendo sapere via intervista che tornerà al suo lavoro di magistrato. Non è ancora nota la reazione del Guatemala), spiccioli di destra e di sinistra e l’ampia area del non voto, cui vanno aggiunte le schede bianche e quelle annullate si tratta di un’area vastissima che è di fatto il primo partito e che ha in Grillo la rappresentanza parlamentare sia pure improvvisata.

Cinque. Sherpa Monti, nonostante l’endorsement a suo favore della Casa Bianca, della Cancelleria tedesca, dell’Europa burocratica di Bruxelles e di quella elettiva di Strasburgo, del Fondo Monetario, della Banca Mondiale, della Banca dei regolamenti internazionali, di Basilea 2 e 3, delle Cayman, del miglio d’oro della spiaggia di Miami, dei Club Bildeberg, Trilateral, Forex, Ambrosetti, Rotay riuniti del Molise, di Santa Romana Chiesa con Papa in carica e con Papa che lascia e quant’altri all’estero;

 dei circoli ricreativi del Lungotevere, di S. Egidio, Italia Futura, Udc, Fli in tutte le sue diramazioni anche di Val Cannuta, di Napoli e di Montecarlo; della cosiddetta grande stampa (con significative eccezioni, va detto) e persino di alcuni direttori a riposo, della Rai tutta e di più, di Valentina Vezzali (nonostante si fosse già fatta “toccare” da Berlusconi Silvio), di Bombassei Alberto, che pure ha fatto una buona campagna elettorale, e di tutto il Kilometro Rosso di Bergamo, delle generose esibizioni tv di Tinagli Irene, di Buffon Gigi (grande portiere che comincia ad avere il sospetto di aver sbagliato la seconda uscita politica della sua vita, dopo quella della maglia con il ‘’boia chi molla”, ma allora era giovane), di Federico Toniato in accoppiata con Marco Simeon e pezzi di una certa lobby d’Oltretevere, e chi più ne ha più ne metta;

nonostante tutto questo e tutto quel che essendo più oscuro ci sfugge, Sherpa Monti oscilla pericolosamente sul baratro, tra retrocessione e permanenza in serie A sull’ultimo strapuntino, trascinando eventualmente con sé le vecchie glorie dell’Udc e di Fli, di finiana e bocchiniana memoria. Anche Cordero di Montezemolo Luca, nell’ultimo incontro che hanno avuto una settimana fa, gli ha rimproverato tutti gli errori di strategia e di comunicazione e ha provato a farsi vedere in alcuni incontri pubblici per dare una mano.

Sei. Maroni Roberto. Se mantiene le distanze, minime ma sinora mai intaccate, con Ambrosoli e va a presiedere la Lombardia apportandola alle truppe del centrodestra al Senato può aspirare a recitare la parte più istituzionale dell’antipolitica dando linfa ad un accordo con Tosi in Veneto, che sta beneficiando anche dei transfughi di Italia Futura delusi da Monti.

Sette. Con l’antipolitica in Parlamento e quella fuori che si avvicinerà al 45 per cento, non ci sarà tra qualche giorno alternativa a due cose:

– L’incarico di formare il governo da parte di Napolitano Giorgio a chi vince le elezioni sia pure di un voto e prende la maggioranza alla Camera.

– L’apertura contestuale di un tavolo per il governo dell’emergenza economica e per le riforme necessarie ad ammodernare le istituzioni. Corollario alquanto obbligato di questo passaggio, la presidenza del Senato a Berlusconi Silvio e l’ingresso nel governo di tutti i principali leader, da Monti a Tremonti (che ha accettato il passaggio elettorale con la Lega ma si iscriverà al Gruppo Misto).

Nessuno potrà essere lasciato fuori dalla Grande coalizione che verrà pena l’indebolimento irreversibile degli avanzi politici della Prima e della Seconda Repubblica che hanno l’obbligo civile di provare a traghettare il Paese verso la Terza Repubblica, intervenendo almeno sulle emergenze prima di consegnare il tutto ai grillini se riusciranno a non ubriacarsi alla buvette della Camera e al bar del Senato.

Ovviamente, il punto 2 non vale se il Pd dovesse prendere la maggioranza anche al Senato. In tal caso l’accordo sarebbe soltanto istituzionale, ma buonsenso vorrebbe un coinvolgimento nell’area di governo dei principali partiti perché la sfida interna ed esterna è enorme.

Otto. Tutta l’operazione deve essere fatta a cuore aperto e in pochissimo tempo, di fronte ai mercati internazionali che già martedì non perderanno l’occasione di inviarci un bombardamento d’assaggio. E di fronte ad una situazione gravissima dell’economia reale, che ha bisogno come il pane di un governo che in poche settimane dia l’ossigeno necessario a imprese e persone in crisi: di lavoro, di liquidità e di fiducia per i progetti personali e aziendali.
Noi speriamo che ce la caviamo.

LA NOTA PRECEDENTE. “Nel buio della sala correvano voci incontrollate e pazzesche. Si diceva che l’Italia stava vincendo per 20 a 0 e che aveva segnato anche Zoff di testa, su calcio d’angolo.” Così, nell’indimenticabile “Il secondo tragico Fantozzi” Paolo Villaggio dipingeva l’ansia degli impiegati che non potevano guardare Italia Brasile perché costretti a partecipare alla proiezione della “Corazzata Potemkin”

Non è molto diversa la sensazione che si respira nelle war room elettorali dei vari candidati in questi giorni di buio di sondaggi. L’effetto delle piazze che si gonfiano confondono le stime sull’effettivo peso delle liste, e tra gli addetti ai lavori si aggirano voci incontrollate: che Grillo sia il primo partito in Sicilia, che porterà un milione di persone a San Giovanni, che la lista Monti stia per scomparire, che Ingroia stia per collassare.

E proprio sul tema dei sondaggi comincia a serpeggiare un dubbio: è sempre più diffusa l’impressione che i sondaggi non riescano affatto a descrivere la realtà delle intenzioni di voto degli italiani, e che servano come il pane metodi di misurazione più accurati dei classici CATI (le telefonate ai campioni di 1000 persone), certamente utili ad appurare se si usa lo yoghurt Yomo o Danone, ma non sensibili abbastanza per comprendere le scelte elettorali, specie in anni di grande abbondanza di indecisi.

Metodi nuovi ce ne sono: ma non è facile adattarsi alla politica, e tantomeno alla politica italiana. C’è l’analisi del sentiment sui social network, che permette stime molto più sofisticate sull’attitudine dei consumatori su un marchio, un prodotto, un personaggio, un partito.

E c’è il nowcasting basato sulle ricerche su google: le previsioni a brevissimo termine basato sulla frequenza di parole chiave cercate sul motore di ricerca. Tutte tecniche utilissime, ma con un limite: che in Italia la TV resta il mezzo di informazione principale, e molti elettori internet non sanno ancora cosa sia.

Forse possono essere i nuovi metodi di “osservazione partecipata” che cominciano a diffondersi tra le grandi multinazionali. In che cosa consistono? Nell’inviare antropologi (si, antropologi) ad osservare e documentare i momenti di vita vissuta dalle persone. Lo sta facendo la Absolut Vodka, che manda un occhialuto osservatore negli house party degli americani, per osservare a fondo come i clienti si relazionano con il prodotto nell’intimità della vita quotidiana.

Funziona: secondo The Atlantic, Microsoft sarebbe il più grande datore di lavoro di antropologi, secondo solo al Governo degli Stati Uniti. È vicina l’epoca in cui anche i partiti inizieranno a studiarci come tribù dell’Amazzonia?

http://www.theatlantic.com/magazine/archive/2013/03/anthropology-inc/309218/#.UScdImnqD8Q.mailto

Rassegna Stampa. “Dagospia” e Politiche 2013ultima modifica: 2013-02-23T14:43:00+01:00da leonedilipari
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