Rassegna Stampa. “Corriere.it”: Tarsu-Tares-Tari, il caos delle tasse sulla spazzatura

acorriere.it.jpgPoveri Comuni, poveri cittadini. E poveri anche i Caf, i centri di assistenza fiscale. Tutti travolti dal caos tassazione locale. A Milano sono partite 458 mila lettere in cui si chiedono chiarimenti rispetto a metri quadrati e persone che abitano negli immobili. E intanto c’è anche l’ultima rata della tassa sui rifiuti da saldare. Per finire bisognerà aprire il portafogli per pagare la Service Tax 2013: 0,30 euro per ogni metro quadrato di appartamento da versare direttamente allo Stato con un F24. All’inizio fu la Tarsu. Fino al 2012. Che poi è soltanto l’anno scorso. Adesso tocca alla Tares. Ma già dall’anno prossimo arriverà il tempo… Non si sa bene di che cosa. Nella legge di Stabilità varata dal governo si parlava di una nuova tassa, la Trise. A sua volta suddivisa in Tasi (ex Imu, come corrispettivo dei servizi indivisibili forniti ai cittadini, dall’illuminazione delle strade in giù). E in Tari (a copertura della gestione dei rifiuti urbani). Ma alla fine questa complicata architettura rischia di non vedere la luce. Al suo posto arriverebbe il Tuc, tributo unico comunale. Certo, chiamare una tassa come un cracker… «Allora, visto che non è stata ancora approvata, possiamo cambiare il nome. Potremmo chiamarla Tul, Tributo unico locale, vi piace?», ha risposto scherzando il senatore Antonio D’Alì intervistato da «Un giorno da pecora», Radio2. Tarsu, Tares, Trise, Tasi, Tari, Tuc, Tul. E non è detto che sia finita qui. I Comuni, si diceva, barcollano sull’orlo di una crisi di nervi. Alcuni non sono riusciti nemmeno ad attrezzarsi per passare dalla Tarsu alla Tares. In loro soccorso è arrivata la legge 28 ottobre 2013, numero 124: quest’anno potranno continuare a far pagare la Tarsu salvo compensare con la fiscalità generale eventuali costi del servizio che restano scoperti. Tradotto: avremo a distanza di pochi chilometri famiglie che pagano la Tares e altre che pagano la Tarsu. Quante sono le amministrazioni che si tengono stretta la Tarsu? Non si sa. Di certo si tratterà di una quota di quelle che ancora non hanno chiuso il bilancio previsionale del 2013. Tra queste anche Roma. Che però farà pagare la Tares. I comuni che non si arrendono cercano di tenere il passo di novità che arrivano giorno per giorno, ora per ora. Milano, si diceva, sta inviando 458 mila lettere con la rata di conguaglio della Tares 2013. Più una richiesta di informazioni su consistenza dell’alloggio e persone che ci abitano. Obiettivo: far pagare in modo sempre più preciso dall’anno prossimo. In queste ore il municipio del capoluogo lombardo sta anche definendo un accordo con quattro Caf (Acli, Cgil, Cisl e Uil). Gli addetti dei centri di assistenza fiscale avranno accesso alle banche dati del Comune e aggiorneranno i numeri. Per i milanesi il servizio è gratuito, ai Caf l’amministrazione pagherà otto euro per ogni pratica sbrigata. «Apprezzabile la ricerca di fare ordine e chiarezza, il problema è che i comuni che hanno risorse sufficienti sono costretti a fare questo lavoro tardi e in condizioni difficili. In più facendo i conti con un contribuente disperato», allarga le braccia Guido Castelli, sindaco di Ascoli Piceno, e responsabile Finanza locale per l’Anci, associazione dei comuni italiani. Il primo cittadino ricorda anche che la finanza comunale è stata modificata 36 volte dal novembre 2011 a oggi. «Le difficoltà maggiori ci sono nei municipi piccolissimi e nelle metropoli. Di certo tutta questa frammentazione delle regole è un disastro», fa presente Paolo Conti, responsabile nazionale del Caf Acli. La si chiami Tari, Tuc, Tarsu o Tares, la verità è che alla fine ai cittadini il nome interessa poco. In media il Codacons stima per ogni famiglia italiana una stangata aggiuntiva pari a 77 euro. Nel caso di Milano, per il 2013 l’incasso Tares previsto dal Comune sarà pari a 288,9 milioni di euro, con un incremento dell’8,9% rispetto alla Tarsu 2012. E alla fine questo pesa più degli acronimi. ] Poveri Comuni, poveri cittadini. E poveri anche i Caf, i centri di assistenza fiscale. Tutti travolti dal caos tassazione locale. A Milano sono partite 458 mila lettere in cui si chiedono chiarimenti rispetto a metri quadrati e persone che abitano negli immobili. E intanto c’è anche l’ultima rata della tassa sui rifiuti da saldare. Per finire bisognerà aprire il portafogli per pagare la Service Tax 2013: 0,30 euro per ogni metro quadrato di appartamento da versare direttamente allo Stato con un F24. All’inizio fu la Tarsu. Fino al 2012. Che poi è soltanto l’anno scorso. Adesso tocca alla Tares. Ma già dall’anno prossimo arriverà il tempo… Non si sa bene di che cosa. Nella legge di Stabilità varata dal governo si parlava di una nuova tassa, la Trise. A sua volta suddivisa in Tasi (ex Imu, come corrispettivo dei servizi indivisibili forniti ai cittadini, dall’illuminazione delle strade in giù). E in Tari (a copertura della gestione dei rifiuti urbani). Ma alla fine questa complicata architettura rischia di non vedere la luce. Al suo posto arriverebbe il Tuc, tributo unico comunale. Certo, chiamare una tassa come un cracker… «Allora, visto che non è stata ancora approvata, possiamo cambiare il nome. Potremmo chiamarla Tul, Tributo unico locale, vi piace?», ha risposto scherzando il senatore Antonio D’Alì intervistato da «Un giorno da pecora», Radio2. Tarsu, Tares, Trise, Tasi, Tari, Tuc, Tul. E non è detto che sia finita qui. I Comuni, si diceva, barcollano sull’orlo di una crisi di nervi. Alcuni non sono riusciti nemmeno ad attrezzarsi per passare dalla Tarsu alla Tares. In loro soccorso è arrivata la legge 28 ottobre 2013, numero 124: quest’anno potranno continuare a far pagare la Tarsu salvo compensare con la fiscalità generale eventuali costi del servizio che restano scoperti. Tradotto: avremo a distanza di pochi chilometri famiglie che pagano la Tares e altre che pagano la Tarsu. Quante sono le amministrazioni che si tengono stretta la Tarsu? Non si sa. Di certo si tratterà di una quota di quelle che ancora non hanno chiuso il bilancio previsionale del 2013. Tra queste anche Roma. Che però farà pagare la Tares. I comuni che non si arrendono cercano di tenere il passo di novità che arrivano giorno per giorno, ora per ora. Milano, si diceva, sta inviando 458 mila lettere con la rata di conguaglio della Tares 2013. Più una richiesta di informazioni su consistenza dell’alloggio e persone che ci abitano. Obiettivo: far pagare in modo sempre più preciso dall’anno prossimo. In queste ore il municipio del capoluogo lombardo sta anche definendo un accordo con quattro Caf (Acli, Cgil, Cisl e Uil). Gli addetti dei centri di assistenza fiscale avranno accesso alle banche dati del Comune e aggiorneranno i numeri. Per i milanesi il servizio è gratuito, ai Caf l’amministrazione pagherà otto euro per ogni pratica sbrigata. «Apprezzabile la ricerca di fare ordine e chiarezza, il problema è che i comuni che hanno risorse sufficienti sono costretti a fare questo lavoro tardi e in condizioni difficili. In più facendo i conti con un contribuente disperato», allarga le braccia Guido Castelli, sindaco di Ascoli Piceno, e responsabile Finanza locale per l’Anci, associazione dei comuni italiani. Il primo cittadino ricorda anche che la finanza comunale è stata modificata 36 volte dal novembre 2011 a oggi. «Le difficoltà maggiori ci sono nei municipi piccolissimi e nelle metropoli. Di certo tutta questa frammentazione delle regole è un disastro», fa presente Paolo Conti, responsabile nazionale del Caf Acli. La si chiami Tari, Tuc, Tarsu o Tares, la verità è che alla fine ai cittadini il nome interessa poco. In media il Codacons stima per ogni famiglia italiana una stangata aggiuntiva pari a 77 euro. Nel caso di Milano, per il 2013 l’incasso Tares previsto dal Comune sarà pari a 288,9 milioni di euro, con un incremento dell’8,9% rispetto alla Tarsu 2012. E alla fine questo pesa più degli acronimi.

Rassegna Stampa. “Corriere.it”: Tarsu-Tares-Tari, il caos delle tasse sulla spazzaturaultima modifica: 2013-11-14T10:05:22+01:00da leonedilipari
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