Rassegna Stampa. “Il Foglio” e i “Grillini”

bpalombelli.jpgdi Barbara Palombelli

Non servono più. E’ stato dimostrato che non aiutano, non incidono, non prevedono, non anticipano, a volte nemmeno raccontano. Sono una categoria del passato, remoto. Ora dormono sotto casa del loro killer, lo omaggiano, lo venerano, lo inseguono, narrano i movimenti delle persiane, le lucine accese nel “soppalco dove ha il suo studio”, la copertina scozzese, compilano dei servizi scritti e televisivi in cui a malapena si vede il retro dell’auto sulla quale “Lui” è uscito…

La verità è che non li ha soltanto cacciati dal palco di piazza San Giovanni, con un gesto che tutti abbiamo condannato (via, nessuno chiamò mai i carabinieri per toglierci di mezzo, quando quel mestiere lo facevo anche io), li ha cacciati da tutto. Inutili, superflui, anche un po’ fastidiosi. Un tempo, non se ne poteva fare a meno. Si veniva invitati, con largo anticipo, ai convegni in meravigliosi hotel.

Era una bella vita, prima delle ultime elezioni, quella. Ora è e sarà sempre di più un inferno. La delegittimazione assoluta del cronista politico è una delle più clamorose conseguenze della vittoria trionfale di Beppe Grillo. Con i tweet, gli sms e i social network si è sconfitta anche la corazzata della lottizzazione.

I cinque stelle hanno vinto senza tg, senza consiglieri d’amministrazione, editori amici o parenti, senza il “cronista di fiducia” che tutti i leader coltivano come un “cagnolino” per poi magari piazzarlo anche su una bella poltroncina in Parlamento, dove deve fare “arf” come Pluto con Topolino e gradire tutto ciò che il capo dice o pensa. Insomma, la fatica che serve per nominare tizio o caia alla vicedirezione della testata amica, potrebbe d’ora in poi essere dedicata ad altre operazioni più interessanti.

Loro, i cinquestellini, faranno tutto da soli: saranno gli inviati in Aula, filmeranno con i cellulari le riunioni delle commissioni, identificheranno alla prima riunione di Montecitorio tutti i lobbisti che regnavano indisturbati (con le loro forfore d’annata), li consegneranno al Web che ne farà salsicce mediatiche.

Esagero? Macché. Sono anche cauta. Quattro Radicali, alla fine dei Settanta, sconvolsero le stanze del potere con il loro look e con i metodi rivoluzionari per le vecchie cariatidi del Dopoguerra. Gli eletti di oggi sono così tanti che te li ritroverai ovunque: alla segreteria generale, alla vicepresidenza, alla vigilanza Rai, al Copasir, a mensa, dal barbiere, in banca.

Verranno svelate tutte le comodità e le piccole alleanze dietro i corridoi finiranno in tempo reale sui blog. Sarà divertente, vederli entrare con l’irruenza delle loro gioventù, e scoprire – come diceva Jannacci – l’effetto che fa. Agenzie e quotidiani arriveranno sempre troppo tardi, rispetto ai blitz autogestiti delle nuove truppe. Riusciranno ad aprire i cassetti giusti e a scoprire i veri intrighi, come hanno promesso ai loro sostenitori?

In un paese che ancora non ha capito bene chi e perché abbia ucciso Giulio Cesare, dove le verità sono nascoste da sempre da un tacito accordo paludoso in cui tutti si sono immersi, da non-grillina mi aspetto tuttavia moltissimo dalle inchieste sul campo che questi ragazzi e ragazze potranno fare.

P.S. Peccato non ci siano anche dei grillini nelle sedi della Rcs: per capire che l’azienda era in difficoltà dal 2007, i delegati sindacali hanno impiegato anni e ora, con il ritmo della telenovela, pubblicano ogni giorno un comunicato di denuncia sulle gestioni passate. Consiglierei di rivolgersi a Milena Gabanelli: magari in una puntata di “Report” potrebbe raccontarci come mai un’azienda editoriale che era un gioiello ora è così. Meglio tardi che mai.

Rassegna Stampa. “Il Foglio” e i “Grillini”ultima modifica: 2013-02-27T17:14:00+01:00da leonedilipari
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