di Gerardo Marrone

Se qualcuno dovesse mai pensare a un corso universitario di “Geografia del Web e dintorni”, chiami in cattedra Rosa Maria Di Natale. La giornalista etnea, che in effetti già insegna nella facoltà etnea di Lingue “Comunicazione, giornalismo e new media”, presenta domani pomeriggio a Catania nell’ex Monastero dei Benedettini – oggi sede di due facoltà dell’Ateneo – il suo saggio “Potere di link. Scritture e letture dalla carta ai nuovi media” (Bonanno editore, pp. 145, € 13).
Il libro non contiene solo significative riflessioni dell’autrice  e di alcuni tra i più acuti studiosi su quella che Karl Otto Apel ha definito la “comunità illimitata della comunicazione”, ma soprattutto una mappa per internauti con una approfondita, profonda, ricognizione di contenitori e contenuti a portata di mouse.  Rosa Maria Di Natale è riuscita a fotografare un oceano fatto di software, innovazioni, trappole virtuali, siti, spazzatura informatica e giacimenti culturali: un oceano che non ha ben poco di poetico e nel quale, a differenza di Leopardi, “naufragar non m’è dolce”. Anzi. Agli utenti, alla “comunità illimitata”, il compito di navigare senza lasciarsi travolgere. Ecco perché diventa sempre più fondamentale, e al tempo stesso sempre più difficile, quella educazione critica del giudizio che rappresenta l’unica bussola di orientamento. Nessuna improbabile regolamentazione “dall’alto” ci verrà in soccorso, già solo per il fatto che nessun’autorità statale potrà mai avere potere effettivo sul Fenomeno Globale per eccellenza. Bisogna, quindi, fare da sé per salvare la Rete, le sue formidabili opportunità, dagli attentati che ogni giorno essa stessa ospita e subisce: “qualità della comunicazione” – l’architrave concepita da Paul Grice a tutela della credibilità e, quindi, della stessa voglia di ascolto da parte degli interlocutori – è la parola-chiave perché il “potere di link” sopravviva a sé stesso.