Rassegna Stampa, “La Stampa”, Edda Ciano e il Comunista. L’inconfessabile passione della figlia del Duce

flalicata.jpgdi Francesco La Licata

Una storia d’amore. Un’incredibile storia d’amore tenuta segreta per decenni, sigillata dentro un pacco di ricordi, eciano3.jpgappunti e lettere nascosti nell’armadio della casa, la Petite Malmaison di contrada Timparozzo di Lipari, che fu teatro dell’incontro impossibile e tormentato fra Edda Ciano, la figlia del Duce, e il capopopolo comunista di Lipari, Leonida Buongiorno, ufficiale degli Alpini e partigiano della Resistenza in Francia. Quella trama struggente, restituita dal filo della corrispondenza amorosa dei due personaggi, oggi diventa storia viva nel racconto (Edda Ciano e il Comunista. L’inconfessabile passione della figlia del Duce, Rizzoli, da oggi in libreria) che Marcello Sorgi è riuscito a mettere insieme soprattutto grazie alla certosina ostinazione che gli ha consentito di strappare all’oblio e alla pudica riservatezza dell’erede di Leonida quegli straordinari documenti.

lastampa.jpgContrariamente a quel che si può pensare, non fu la diversità politica e ideologica dei protagonisti a spezzare un filo sentimentale annodato in un luogo magico e nutrito di tutte le accortezze e i vezzi di cui sono capaci due normali innamorati. Sorgi prova a interpretarla, quella «sconfitta»: l’esplosione iniziale che vede Leonida soggiogato dal fascino di Ellenica (trasfigurazione mitologica dell’amata Edda), «puntuta», civettuola e forse «divertita» per l’insolita liaison col comunista. Fino all’esaurimento della linfa amorosa, forse prosciugata dall’incertezza dell’uomo siculo, attratto dall’avventura, anche intellettuale, con l’amante così diversa da lui ma anche timoroso di perdere le proprie certezze e un futuro familiare assolutamente «normale» con una donna «normale».

Edda Ciano giunge a Lipari a novembre del ‘45 sulla scia della legge speciale che destinava al confino chi aveva tenuto «una condotta ispirata ai metodi e al malcostume del fascismo». Una legge che non poteva, quindi, risparmiare la figlia del Duce, moglie dell’ex ministro degli Esteri fascista, Galeazzo Ciano. L’incontro con Leonida è un’esplosione sotto la luce «accecante» del sole di Lipari. La famiglia di Leonida, figlio del socialista primo trombone dell’orchestra isolana, offre riparo alla donna già segnata dalla doppia tragedia della perdita del padre e del marito, giustiziato dai repubblichini ventitré mesi prima. La terrazza della Petite Malmaison diventa la palestra degli incontri, del corteggiamento. Passavano le notti sul terrazzo e lui le recitava i versi dell’Odissea, alla luce delle stelle. In quella terrazza, i loro corpi si sarebbero incontrati. Nove mesi durerà l’«idillio» fatto di carezze audaci, lunghe passeggiate, poesie urlate al mare, dialoghi in francese e in inglese. Poi Ellenica ottiene la libertà e, nel 1946, lascia Lipari, non senza il tormento del distacco amoroso e delle inevitabili «conseguenze»: lo strazio della lontananza, della nostalgia e della gelosia. La storia, vissuta da lontano, assume contorni inediti per Leonida che – stando alle risposte di Ellenica – appare completamente preso, geloso per la mondanità a Capri e per la frequentazione di Edda col gioielliere napoletano Chanteclair. Ma anche per lei: «Mio carissimo e unico comunista, vi amo assai. Adoro le vostre effusioni in inglese». E ancora: «Adorabile allievo di sieur Palmiro: non trovate che nei confronti dell’amore la politica non ha alcun fascino?».

Cambia il rapporto, seppure tra Ellenica e Leonida ci saranno almeno altri due incontri a Lipari e un misterioso viaggio al Nord, fortemente voluto da lei ma interrotto per le sopravvenute paure dell’uomo, pian piano scivolato verso la scelta di un matrimonio tranquillo. Scelta aspramente contestata da Ellenica che, quasi per troncare uno stillicidio insopportabile fatto di lunghi silenzi epistolari, chiuderà drastica: «Siate felice». E adesso è lei a pagare il prezzo più alto: innamorata di un Leonida che non c’è più. Disperata, fino al punto di rasarsi a zero: «Non c’è più un capello sulla mia testa e sono identica a mio padre».

Eppure Ellenica avrà da Leonida un ultimo, sbalorditivo sussulto. A sessant’anni compiuti si incontreranno ancora a Lipari e lui, Baiardo (uno dei nomi con cui Edda lo chiamava), la porterà a vedere il muro sul quale aveva fatto incidere i versi dell’Odissea che, venticinque anni prima, recitava sulla terrazza della Petite Malmaison. Dodicesimo canto, laddove Circe «nel tentativo disperato di tenerlo vicino a sé indica a Ulisse due rotte impossibili per far ritorno ad Itaca». «Nella sua mente – azzarda Sorgi – i versi scolpiti sul muro dovevano sicuramente simboleggiare un ricordo poetico e una sintesi folgorante della loro storia. Ma appunto, se nella metafora Circe era Ellenica, e se Ulisse era Baiardo, e soprattutto se ogni rotta appariva senza scampo, si può capire perché quel giorno, nel suo cuore di soldato, prudenza, saggezza, o alla fine paura, avessero avuto il sopravvento».

Ma una donna a pancia scoperta in quegli anni a Lipari non s’era mai vista, anzi non s’era mai visto un costume a due pezzi. La sola idea che una donna potesse fare il bagno men che vestita era proprio impensabile. Toccò a Leonida ed Edda rompere anche questa convenzione.

Autore: Marcello Sorgi
Titolo: Edda Ciano e il Comunista. L’inconfessabile passione della figlia del Duce
Edizioni: Rizzoli

Rassegna Stampa, “La Stampa”, Edda Ciano e il Comunista. L’inconfessabile passione della figlia del Duceultima modifica: 2009-03-27T17:01:59+01:00da leonedilipari
Reposta per primo quest’articolo