Rubrica Religiosa a cura di mons. Alfredo Adornato

aalfredo3.JPGdi Alfredo Adornato

II DOMENICA DI QUARESIMA (ANNO C). Dal Vangelo secondo Luca
“In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giovanni e Giacomo e salì sul monte a pregare. Mentre pregava, il suo volto cambiò d’aspetto e la sua veste divenne candida e sfolgorante. Ed ecco, due uomini conversavano con lui: erano Mosè ed Elìa, apparsi nella gloria, e parlavano del suo esodo, che stava per compiersi a Gerusalemme.
Pietro e i suoi compagni erano oppressi dal sonno; ma, quando si svegliarono, videro la sua gloria e i due uomini che stavano con lui.
Mentre questi si separavano da lui, Pietro disse a Gesù: «Maestro, è bello per noi essere qui. Facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elìa». Egli non sapeva quello che diceva.
Mentre parlava così, venne una nube e li coprì con la sua ombra. All’entrare nella nube, ebbero paura. E dalla nube uscì una voce, che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’eletto; ascoltatelo!».
Appena la voce cessò, restò Gesù solo. Essi tacquero e in quei giorni non riferirono a nessuno ciò che avevano visto”.

Appare davvero sconcertante il fatto che la volontà del Padre, che tanto ci ama da sacrificare persino Suo Figlio, si rivelasse in uno scenario di gloria come era appunto la Trasfigurazione. Ma quando si dona amore, si sa molto bene che ogni dono è sacrificio, ma proprio perché si tratta di amore non può essere che gioia.
Verrà il giorno della agonia del Getsemani e Gesù prenderà con Sè nuovamente gli stessi apostoli pregandoli che Gli tenessero compagnia nella sua agonia, raccomandando loro di ‘vegliare e pregare’ per Lui che soffriva e pregava. Noi sappiamo come, sul Tabor, ebbe il sopravvento il sonno lasciando così ‘solo’ il Maestro.
Difficile nella vita di ciascuno di noi saper conciliare, come Gesù, splendore e dolore. Quando per noi arrivano le notti dell’anima, per qualsiasi sofferenza che siamo chiamati a vivere, abbiamo come la sensazione che ‘il buio’ in cui cadiamo sia davvero la fine di tutto. Quanta gente disperata si incontra nella vita, anche per poca cosa.
Bisognerebbe ricordarsi della trasfigurazione di Gesù. Lui è sempre luce, speranza, anche e soprattutto quando sembra che nel cuore regni il buio.
Lo so che è difficile quello che sto dicendo o meglio che la fede ci insegna, ma è l’unica via per non soccombere.
In questo tempo andare a visitare quanti sono costretti a stare sulla croce della loro malattia o anzianità è un viaggio tra i dolori della gente, quei dolori che non fanno mai cronaca perché sulla ‘strada del mondo’ regna l’effimero o la sicurezza di coloro che non sanno cosa sia né Tabor, né Calvario.
Un “viaggio” che sempre dona la sorpresa di incontrare tanta ma tanta sofferenza nascosta, ma anche tanta serenità nell’accoglierla. Una serenità che certamente è dono di Grazia, presenza di Cristo. Gesù abbandona in quel momento l’aspetto di immediatezza e di umanità con il quale si era rivelato loro tutti i giorni per manifestarsi quale egli effettivamente era, cioè Dio fatto uomo, prefigurato anzitempo dalla Legge e dai Profeti (Mosè ed Elia); ciò non può che affascinare gli apostoli astanti che “non sapevano che cosa dicevano” per la paura, eppure mentre parlavano si rivolgevano proprio a Lui, a Gesù, il che vuol dire che più che di timore si trattava di gioia ed entusiasmo e che quindi essi erano contenti di “restare lassù” e fare tre tende – attenzione!- non per loro stessi, ma per lo stesso Gesù, Mosè ed Elia; cioè di dormire anche all’addiaccio pur di contemplare la gloria maestra.
Se infatti facciamo un’altra considerazione, il fatto sta avvenendo nello stesso periodo in cui Gesù con tutti gli apostoli si reca a Gerusalemme, luogo nel quale il Signore subirà l’estremo supplizio per la salvezza dell’umanità; e allora ecco che all’attenzione di questi tre esterrefatti uomini tutto quanto si spiega: il loro Maestro è il Figlio di Dio, ora trasfigurato quale Signore glorioso dell’universo e imperatore del mondo che per il riscatto dell’umanità si sta avviando verso la morte di croce e questo non può che recare gioia ed entusiasmo. Ma non solo. Recherà nel loro cuore anche la necessità a collaborare con il loro Signore affinché tale evento salvifico si realizzi; insomma parteciperanno alla missione salvifica di Cristo soprattutto perché hanno ora capito chi Lui è veramente e quali intenzioni Lui nutre verso tutti gli uomini. In un certo qual modo si sono allora convertiti, nel duplice senso che hanno compreso l’amore di Dio nei loro riguardi e che ad esso sono disposti a collaborare.
E’ proprio vero. E’ bello stare con il Signore tutte le volte che si sperimenta la Sua compagnia e si comprende la grandezza del suo disegno di amore; si vorrebbe restare sempre con Lui dimentichi di ogni cosa relativamente ai problemi della vita di tutti i giorni, alle ansie e alle lotte continue…. Tutto si vorrebbe trascurare pur di trastullarci in quella ineffabile presenza

Rubrica Religiosa a cura di mons. Alfredo Adornatoultima modifica: 2010-02-27T09:34:27+01:00da leonedilipari
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