Rubrica Religiosa a cura di mons. Alfredo Adornato

aadornato2.jpgdi Alfredo Adornato

III DOMENICA DI AVVENTO (ANNO C) – GAUDETE. Dal Vangelo secondo Luca

Che il Natale si stia velocemente avvicinando forse lo vediamo dallo sfarzo con cui il mondo lo prepara, ‘alla sua maniera’, illuminando le vie di ‘stelle’, con negozi che sembrano dare l’idea che la felicità sia nelle ‘cose’, o doni. Tutte vanità che poco aiutano a capire il grande Dono che Dio ci sta facendo: il Suo Figlio Unigenito, Gesù.
È Lui il vero e solo Dono di cui l’uomo, ogni uomo, ha bisogno…anche se non lo sa o non vuole ammetterlo. Il resto è cornice di festa che può fermarsi lì, senza farci salire di un palmo verso le stelle che fanno corona al Dio tra noi e con noi.
La Chiesa, invece, sollecita a essere lieti, perché Gesù è vicino.
Una volta, questa domenica era detta: ‘Laetare!’, ossia ‘Gioite!’: ‘Fatevi riempire di gioia perché Dio è vicino’.
Oggi l’evangelista Luca: “Le folle interrogavano Giovanni: Che cosa dobbiamo fare? Rispondeva: Chi ha due tuniche ne dia una a chi non ne ha; e chi ha da mangiare faccia altrettanto. Vennero anche dei pubblicani a farsi battezzare e gli dissero: Maestro, che dobbiamo fare? Ed egli disse: Non esigete nulla più di quanto vi è stato fissato. Lo interrogavano anche alcuni soldati: E noi che dobbiamo fare? Non maltrattate e non estorcete niente a nessuno, contentatevi delle vostre paghe. Poiché il popolo era in attesa e tutti si domandavano in cuor loro, riguardo a Giovanni, se non fosse lui il Cristo, Giovanni rispose a tutti dicendo: Io vi battezzo con acqua, ma viene uno che è più forte di me, al quale non sono degno di sciogliere neppure il legaccio dei sandali. Costui vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco. Egli ha in mano il ventilabro per ripulire la sua aia e per raccogliere il frumento nel granaio, ma la pula la brucerà con fuoco inestinguibile. Con molte esortazioni annunziava al popolo la Buona Novella” (Lc 3, 10-18).
Una esortazione anche per noi ad uscire dal chiasso della vita e recarci ‘nel deserto’, luogo di riflessione, di confronto con la Parola, e quindi di esame di noi stessi con sincerità. È un grande dono arrivare a chiederci: E io che devo fare?. Una domanda che credo ci poniamo tutti, ma proprio tutti, oggi, quando sentiamo il bisogno di trovare la luce, e quindi di capire, udire, sentire l’amore del Padre che ci sta cercando. Questo è il vero dono del Natale di Gesù.
Ma ci sono tanti atteggiamenti da cambiare. Un buon segno sulla ricerca di un cambiamento è quella, non tanto strana, richiesta di solidarietà verso chi è solo e cerca da noi amore e aiuto. È davvero forte l’eco della solidarietà oggi. Che non sia la strada buona che ci conduce a Betlemme?
D’altra parte, come si fa a rimanere insensibili alle tante voci di fratelli che non hanno più voce e non conoscono la gioia della vita, perché senza colpa sono condannati a morire di fame o a vivere un’esistenza che tale non è?
Ed è come assistere a un pericoloso ‘sbarramento nell’egoismo’ di troppi, che pure si dicono cristiani, ma non sono disposti a ‘recarsi nel freddo’ e chiedere a Giovanni Battista: ‘Cosa devo fare?’.
Cosa ci risponderebbe per diventare degni di ‘fare Natale’? Bisogna non fermarsi ad un momentaneo e fugace sentimento di pietà, ma condividere. Forse ci vuole il coraggio della fede e della carità. Non si può conoscere e creare speranza senza queste due sorelle: fede e carità.Un giorno scrissi,racconta un uomo sofferente , in un momento di sconforto, poiché non riuscivo ad avere braccia che arrivassero a tutti, una preghiera che vi offro: “Signore, questa sera non ho più voce, se non per dirti parole vuote. Insegnami a pregare ed amare. Signore, non so più, in questo mondo pieno di voci che tradiscono, trovare la voce che giunge a Te. Insegnami a pregare. Signore, a volte non prego neanche più, perché quasi non so più che Tu sei vicino a me. Insegnami a pregare. Signore, ora ti sto gridando che la vita mia e di tanti è vuota di senso e, a volte, non vogliamo neppure riflettere che il vero senso della vita sei Tu, Signore. Signore, insegnami a pregare. Signore, ci rimproveriamo che siamo incapaci di amare e intanto non ci ricordiamo che ogni vero amore viene da Te, è un dono. Insegnami a pregare. Signore, stasera vorrei fare vedere a tanti che mi si fanno vicini, per dirmi sofferenze e povertà, fratelli e sorelle la cui vita è stata sbagliata, che il mio volto per le lacrime diventa davanti a loro come un grumo di ghiaccio, per il dolore che condivido con loro: ma Tu, Signore, insegnami a pregare.
Signore, vorrei regalare a questi fratelli e sorelle un sorriso che dica: ‘Dio ti ama come la pupilla dei Suoi occhi’ ed invece ritrovo i miei occhi pieni di lacrime perché non lo so fare. Signore insegnami come si asciugano le lacrime degli uomini, come la Veronica asciugò il Tuo Volto sulla via del Calvario. Il loro ritrovato sorriso sarebbe come il ritrovato Tuo sorriso. Signore, ti prego, insegnami a pregare.

Rubrica Religiosa a cura di mons. Alfredo Adornatoultima modifica: 2009-12-12T08:56:15+01:00da leonedilipari
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