Rubrica Religiosa a cura di Mons.Alfredo Adornato

aalfredo3.JPGdi Alfredo Adornato

IV Domenica di Pasqua (Anno B9. Dal Vangelo secondo Giovanni.

In quel tempo, Gesù disse: «Io sono il buon pastore. Il buon pastore dà la propria vita per le pecore. Il mercenario – che non è pastore e al quale le pecore non appartengono – vede venire il lupo, abbandona le pecore e fugge, e il lupo le rapisce e le disperde; perché è un mercenario e non gli importa delle pecore. Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me, così come il Padre conosce me e io conosco il Padre, e do la mia vita per le pecore. E ho altre pecore che non provengono da questo recinto: anche quelle io devo guidare. Ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge, un solo pastore. Per questo il Padre mi ama: perché io do la mia vita, per poi riprenderla di nuovo. Nessuno me la toglie: io la do da me stesso. Ho il potere di darla e il potere di riprenderla di nuovo. Questo è il comando che ho ricevuto dal Padre mio».

Omelia: La quarta domenica di Pasqua ci presenta il decimo capitolo del vangelo secondo Giovanni. Gesù si presenta come il pastore buono che offre la vita per il gregge, immagine che ben si addice alla Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni di speciale consacrazione proposta dalla Chiesa per questa domenica. Il tema conduttore delle tre letture che oggi la liturgia ci propone è l’amore. L’amore con cui si svolge il proprio servizio ecclesiale, umano o sociale, trova in Gesù Cristo l’espressione più alta. Lui che offre “la vita per le pecore” anche quelle “che non sono di quest’ovile”, ci chiede la disponibilità alla sequela fino al dono di sé senza riserve o secondi fini (come ha fatto Lui), un lasciarsi conoscere e un conoscere per grazia il mistero divino di cui siamo partecipi. Solo nell’aderire a Lui saremo capaci di conoscere chi noi siamo e a quale speranza siamo stati chiamati. C’è uno stupendo scambio di conoscenza: quanto più impariamo a conoscere Gesù tanto più conosciamo noi stessi. Il Signore impariamo a conoscerlo attraverso l’ascolto della sua parola, facendola scendere nel profondo della nostra esistenza per guarire le nostre ferite, anche quelle nascoste, per strappare il male che vi si annida, per portare luce fin nelle regioni più segrete e permettere di discernere il bene e il male. Siamo chiamati a fare nostri i sentimenti e gli atteggiamenti del buon pastore, come la disponibilità al dono di sé e al sacrificio per gli altri; la capacità di costruire relazioni umane; l’apertura missionaria nei confronti di chi non ha ancora maturato una scelta di fede. Celebrare la Giornata mondiale per le vocazioni diventa così una preghiera che non riguarda chissà quale categoria di persone, ma ogni cristiano con piena responsabilità nella comunità cui appartiene: come mi posso impegnare all’interno della mia parrocchia? Di che cosa c’è bisogno? Quale servizio posso assumere per il bene della comunità? Come posso offrire il mio contributo? E’ soprattutto dalla buona testimonianza di vita che nascono nuove e sante vocazioni, perché il Signore chiama tutti a costruire il suo Regno!

 

Rubrica Religiosa a cura di Mons.Alfredo Adornatoultima modifica: 2009-05-02T08:16:18+02:00da leonedilipari
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