Da Roma in linea Rosanna Fortuna e Natalino Natoli

rfortuna.JPGnnatolinatalino.jpgdi Rosanna Fortuna e Natalino Natoli

L’ADOLESCENZA TRA APPARTENENZA E SEPARAZIONE.

Continuando ad illustrare la fase adolescenziale e le sue implicazioni a livello psicologico, ci addentriamo nelle dinamiche rispetto alle relazioni significative per l’adolescente stesso. Il difficile processo che porta l’adolescente verso una costruzione e definizione della propria identità si sviluppa all’interno di una rete di relazioni complementari: il rapporto con i genitori e la relazione nel gruppo dei pari.

Il ragazzo si trova a vivere due spinte inconciliabili e ambivalenti: da una parte il desiderio di affiliazione, ovvero il bisogno di essere protetto dalla famiglia di origine e di sentirsi ancora bambino; dall’altra, il desiderio di autoaffermazione, poiché vuole differenziarsi e acquisire una propria autonomia. L’adolescente, quindi, manifesta i suoi stati di conflitto attraverso il rapporto con i genitori che diventa sempre più variabile: da un lato è portato a denigrarli e dall’altro ad amarli e a considerarli come punti di riferimento.

In questa fase, l’adolescente rinuncia alla dipendenza protetta dell’infanzia e al controllo parentale per differenziarsi ed avviarsi all’indipendenza e alle responsabilità della vita adulta. Per intraprendere questo percorso, un primo passo è distaccarsi emotivamente dalla famiglia, un distacco spesso agito in modo violento e irruento attraverso sentimenti conflittuali nei confronti dei genitori. In adolescenza, quindi, i comportamenti oppositivi possono essere interpretati come un tentativo di affermazione di sé, ovvero una sorta di manifestazione di autonomia.

L’adolescente, mettendo in discussione i valori genitoriali, sembra voler ricercare continuamente il conflitto che appare determinante nella costruzione della propria personalità, in quanto attraverso il conflitto impara alcune abilità sociali, come la capacità di ascolto e la negoziazione, elementi indispensabili nelle relazioni sociali.

I rapporti di amicizia e la partecipazione alla vita di gruppo rappresentano un ponte significativo tra il mondo infantile e il mondo adulto.

Gradualmente il ragazzo abbandona il concetto di sé costruito sull’opinione dei genitori per sostituirlo ad una considerazione di sé derivata dai giudizi dei coetanei.

I rapporti di amicizia con il gruppo di pari, così come i primi rapporti di coppia, ricoprono un ruolo importante soprattutto in questa fase di distacco dalla famiglia e di lotta per l’indipendenza. I coetanei, infatti, rivestono una significativa funzione di supporto e sostegno per uno svincolo emotivo dai genitori. In questo periodo, le relazioni amicali assumono una importanza fondamentale, in quanto vengono messe in discussioni le figure parentali e rappresentano pertanto una possibilità per affrancarsi da loro. Gli amici però non sono più dei compagni di gioco, ma dei confidenti con cui confrontarsi.

L’appartenenza al gruppo dei coetanei nasce quindi dal bisogno di condivisione e di approvazione. Essa ha una duplice funzione, sia di nicchia protettiva, sia come fonte di sostegno narcisistico, che favorisce il gioco delle identificazioni e differenziazioni, di rispecchiamento dell’altro visto come simile a sé.

Come nelle diverse fasi di passaggio della vita, alla famiglia è richiesto di adattarsi in modo flessibile sia alle richieste ed esigenze dei singoli suoi componenti, sia ai cambiamenti che intervengono dall’esterno. Per questo motivo, l’adolescenza rappresenta un’occasione di reciproco adattamento per poter essere affrontata in maniera serena e permettere il raggiungimento dell’obiettivo ultimo di svincolo.

Si assiste pertanto all’evoluzione di alcune modalità di comunicazione tra genitori e figli. Appare necessario che ogni membro familiare trovi un nuovo equilibrio tra flessibilità e senso di continuità, per poter accedere ad un nuovo livello di relazioni.

Nella fase di svincolo adolescenziale, appare centrale nel rapporto genitori-figli la dialettica tra il senso di appartenenza e il bisogno di autonomia. Pertanto anche la famiglia dovrebbe oscillare tra due elementi: la coesione e l’adattabilità.

Il tipo di famiglie che favoriscono questo processo evolutivo dell’adolescente e che risultano ottimali per lo sviluppo di un rapporto di fiducia presentano le seguenti caratteristiche: chiarezza di confini; buona flessibilità organizzativa e accordi espliciti relativamente l’esercizio del potere; comunicazione chiara, aperta e leale; capacità di ascolto dei valori, delle richieste e dei bisogni; flessibilità ad adattarsi ad essi; disponibilità a cogliere nell’altro le sue risorse, potenzialità e competenze; tolleranza nell’accettare evoluzioni e cambiamenti.

L’adolescenza evidentemente  non riguarda solo il singolo adolescente, ma rappresenta un passaggio critico che contiene in sé sia il carattere di sfida che di risorsa per tutta la famiglia, in quanto mette in discussione l’assetto familiare che necessita una riorganizzazione. Anche i genitori, quindi, sono chiamati in causa in questo processo di costruzione della personalità e dovrebbero crearsi una nuova immagine del figlio.

Questa fase implica spesso una crisi per quelle coppie che hanno investito molto nel vedersi solo come genitori: essi possono sentirsi inutili o inadeguati di fronte al figlio che diventa indipendente e comunque il figlio rimanda loro l’idea del tempo che passa.

Il compito dei genitori è quello di accettare e stimolare questo processo di crescita e di autonomia, accettando di separarsi dal proprio figlio e riconoscendolo come diverso da sé. Dalla parte dell’adolescente, invece, egli dovrebbe costruire la propria autonomia sapendo di poter contare sui sostegno psicologico dei propri genitori quando si allontana.

Secondo Gambini,  l’entrata del figlio in adolescenza comporta una modulazione dei rapporti di coppia sia a livello coniugale sia genitoriale. Per favorire lo svincolo progressivo del figlio, la coppia a sua volta deve affrontare diversi compiti di sviluppo.

Compiti di sviluppo come coppia:

–  ridefinire e curare la relazione coniugale;

–   investire fuori dal sistema familiare sia con interessi come singoli che come coppia;

–  elaborare la crisi di mezzo.

Compiti di sviluppo come genitori:

–   rinegoziare la relazione con il figlio;

–  gestire la conflittualità del figlio;

–  aumentare la flessibilità dei confini familiari;

–  fornire una guida sicura e validi modelli di identificazione;

–  mantenere una comunicazione aperta con il figlio;

–  favorire una mediazione con il sociale.

Compiti di sviluppo come figli:

–  portare a compimento il processo di differenziazione;

–  accettare il processo di invecchiamento dei propri genitori.

Da Roma in linea Rosanna Fortuna e Natalino Natoliultima modifica: 2013-11-16T08:01:27+01:00da leonedilipari
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