Stromboli. La Festa del fuoco “incendia” l’isola

arton40835-bea22.jpgdi Fabio Stassi

Si narra che Efesto, dio del Fuoco, scelse come propria residenza la straordinaria bellezza delle isole Eolie, e come fucina Stromboli, isola e vulcano, un abbraccio tra fuoco e mare.

La continua presenza dell’elemento fuoco (che ricordiamo essere sede del più attivo vulcano d’Europa) ha ispirato la nascita, dal 2008, della “Festa del Fuoco”.

Questo festival richiama artisti di fama mondiale, in una cornice unica, per celebrare questo elemento ed esplorare nuove forme espressive. Arti circensi, danza, musica si mischiano alla natura circostante per creare spettacoli unici ed irripetibili: durante i giorni trascorsi insieme gli artisti elaboreranno, come ormai da tradizione, uno spettacolo corale di chiusura festival.

Per quindici giorni, dal primo al 15 Settembre, l’isola vivrà in un Sogno, tema della manifestazione di quest’anno. Quindici giorni, 11 spettacoli serali, e da quest’anno workshop (laboratori) pomeridiani, tenuti dagli artisti stessi: per chi è interessato alla giocoleria, alla manipolazione di oggetti, alla danza ed al fuoco, ovviamente!

La festa nasce grazie alla passione e l’impegno dell’omonima associazione “Festa del Fuoco di Stromboli” (associazione culturale senza fini di lucro). Senza alcun tipo di finanziamento pubblico, ma solo grazie al mecenatismo del suo fondatore, la benevolenza degli isolani e l’aiuto di preziosi volontari, l’isola offrirà spettacoli indimenticabili e gratuiti: l’arte di strada non contempla il biglietto. Chi assiste potrà decidere se e quanto ricompensare le rappresentazioni che verranno offerte, riflettendo tanto sullo spettacolo in sé, quanto sulle migliaia di ore di pratica necessarie alla preparazione.

Il cast internazionale di artisti assicura una continua variazione di stili e coreografie, in un susseguirsi di attimi mozzafiato, dallo scorso anno accompagnati da musiche dal vivo. Quest’anno i musicisti del trio Focu Ardenti: Maura Guerrera, Gianmichele Montanaro e Marco Rufo proporranno antichi modi e temi canori della tradizione del Sud, con tarantelle, pizziche e tammurriate; un evento quindi che nonostante la vocazione cosmopolita ricerca un contatto e un legame con la realtà che lo ospita.

La Festa del Fuoco vi aspetta dunque dal primo settembre per due settimane, con la promessa anche quest’anno di soddisfare occhi e animo di chiunque accoglierà l’invito e verrà a visitare l’isola.

 

Di seguito il documentario girato per la Festa dello scorso anno potrà spiegare meglio di molte parole:

 

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Stromboli, la Protezione civile realizzerà una “Stazione base”

astrombolipiccola3.jpgStromboli – Il Dipartimento Protezione Civile potenzierà la sua attività nel’isola delle Eolie. Sarà realizzata una “Stazione Base” per il controllo dell’attività del cratere. Il decreto di immissione in possesso dei terreni sui quali posizionare il manufatto è stato firmato dal capo dipartimento Franco Gabrielli. L’immissione avverrà giovedi’ 12 luglio.  

Stromboli, la Protezione civile realizzerà una “Stazione base”ultima modifica: 2012-06-30T09:34:00+02:00da leonedilipari
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Da Palermo in linea Maria Elena Vittorietti

mevittorietti.jpgdi Maria Elena Vittorietti

teatrofuoco1.JPGCon l’arrivo dell’estate, torna un appuntamento imperdibile: il Teatro del Fuoco, International firedancing Festival. Tante le novità di questa quarta edizione. Dalla sede della kermesse che da Stromboli passerà a Lipari. Una location, che per il tema di quest’anno, sembra fatta apposta. Fire is passion infatti sarà il tema attorno al quale ruoteranno tutti gli spettacoli. Saranno passione ed eros a muovere le gesta di artisti provenienti da Slovacchia, Italia, Polonia, Argentina, Israele, Lipari, così come ha cantato Omero nel XII canto dell’Odissea, infatti era il luogo del travolgente amore di Circe per Ulisse. Il grande narratore greco aveva ambientato sotto la reggia di Eolo, all’ombra dei faraglioni di Lipari, i “planktai petrai”, cioè rupi erranti, l’incantesimo fra il ramingo eroe greco e la maga.

La quarta edizione del Teatro del Fuoco, International firedancing festival, organizzato come sempre da Amelia Bucalo Triglia, accenderà l’isola dal 23 al 30 luglio. Ad ospitare gli spettacoli sarà il teatro romano posto sull’altura del Castello, la vecchia reggia di Eolo, che domina l’isola e il suo azzurro mare. Due spettacoli del Teatro del Fuoco, approderanno anche sulle isole di Stromboli e Vulcano perché Fuoco e passione sono il magma creativo delle isole Eolie.

Per la bellezza di una donna molti sono periti; per essa l’amore brucia come fuoco (Siracide 9.8)L’associazione simbolica tra fuoco, amore e passione ricorre ampiamente nei prodotti letterari e figurativi della cultura Occidentale. L’amore infiamma e riscalda, la passione brucia, il desiderio consuma presso poeti e scrittori d’ogni tempo e d’ogni estrazione.

Così Freud che in L’acquisizione del fuoco (1931), a partire da alcune osservazioni sul mito di Prometeo, osserva che «il fuoco doveva apparire ai primitivi come qualcosa di analogo alla passione amorosa –noi diremmo: come un simbolo della libido. Il calore irradiato dal fuoco evoca la stessa sensazione che accompagna lo stato di eccitazione sessuale, e la fiamma rammenta, per forma e movimenti, il fallo in attività». A sua volta Abraham in Psicoanalisi del mito (1971) istituisce una serie di collegamenti tra la produzione del fuoco e la procreazione. L’allievo di Freud fonda le sue interpretazioni del materiale analitico rifacendosi ai lavori di Adalbert Kuhn (L’origine del fuoco e della bevanda divina, 1859). Kuhn, dopo aver ricordato che i popoli indo-europei si procuravano in origine il fuoco con il sistema dello “strofinamento”, cioè attraverso la frizione di un bastone rigido con un disco di legno tenero incavato, aveva sottolineato la caratterizzazione sessuale dei due elementi lignei individuando una stretta relazione tra il bastone-pene e Prometeo, rapitore del fuoco e progenitore degli uomini. Insoddisfatto dalle spiegazioni di tipo “naturalistico” proposte da Kuhn -che riteneva l’uomo avesse sperimentato tale tecnica a partire dall’osservazione di un germoglio secco di una pianta rampicante, agitato dal vento, strofinarsi al cavo di un tronco e dunque infiammarsi-, Abraham rileva una «evidente analogia … tra il concepimento e la preparazione del fuoco. Come la frizione di un disco di legno con un bastone produce il fuoco, anche la vita dell’uomo si risveglia nel grembo materno». Alla base dei miti ignei, come quello di Prometeo, dunque, soggiacciono motivazioni pertinenti la realizzazione del desiderio nella sfera sessuale e in particolare l’identificazione della genesi dell’uomo con la genesi del fuoco: «il simbolismo dello strato più profondo è indiscutibilmente sessuale: esprime una mania di grandezza sessuale. L’uomo paragona la sua potenza generatrice a quella del foratore che produce il fuoco nel disco di legno, all’opera del foratore celeste, il lampo. Nella forma più antica, la leggenda di Prometeo è l’apoteosi della potenza generatrice dell’uomo». Anche Jung (Simboli della trasformazione, 1970) sarà attratto dalla valenza sessuale del mito prometeico. Prometeo, l’apportatore del fuoco, è «fratello dell’indiano Pramantha, pezzo di legno maschio il cui sfregamento produce il fuoco». Nello sfregamento dei due pezzi di legno, un bastone rigido ruotato all’interno di un altro più tenero, si riproduce dunque l’atto sessuale. Jung ricorda che gli Indiani «concepiscono il pramantha, strumento del manthana (sacrificio del fuoco) in veste esclusivamente sessuale: il pramantha come fallo o uomo, il legno trivellato sottostante come vulva o donna. Il fuoco ottenuto con la trivellazione è il bambino, il figlio divino di Agni. Nel culto i due pezzi di legno hanno nome Pururavas e Urvaši e sono immaginati come persone, uomo e donna. Il fuoco nasce dai genitali della donna». Questo rito, al pari di altri di epoche e popoli differenti, dimostrerebbe, secondo Jung, «l’esistenza di una tendenza generale a stabilire una corrispondenza tra la produzione del fuoco e la sessualità. La ripetizione cultuale o magica di questa scoperta antichissima mostra quanto lo spirito umano perseveri in vecchie forme e quanto sia profondamente radicata la reminiscenza della produzione del fuoco mediante trivellazione». Per Jung, dunque, come già per Abraham, l’uomo apprende a produrre il fuoco attraverso una sorta di imitatio del coito.

Le idee di Jung sul fuoco sono il punto di partenza delle riflessioni di Gaston Bachelard (L’intuizione dell’istante. La psicoanalisi del fuoco, 1973) il quale, rifiutandosi anch’egli di analizzare il significato culturale di questo elemento secondo il piano storico e le spiegazioni di tipo scientifico-naturalistico, fa invece riferimento alle strutture permanenti della rêverie. Per Bachelard, infatti, nello studio del fuoco e dei suoi rapporti con l’uomo «l’atteggiamento oggettivo non ha mai potuto realizzarsi», poiché la prima seduzione esercitata da esso sull’uomo «è a tal punto decisiva che devia ancora gli spiriti più retti e li riporta sempre all’ovile poetico in cui le fantasticherie sostituiscono il pensiero, in cui i poemi occultano i teoremi». Qualunque essa sia e comunque motivata, l’osservazione del fuoco è sempre, pertanto, una «osservazione ipnotizzata». Muovendo dalla constatazione che l’attrito, in particolare ritmico, è un’esperienza fortemente sessualizzata, come provato dai numerosi materiali raccolti dalla psicoanalisi classica, egli arriva a sostenere che «il tentativo oggettivo di produrre il fuoco per attrito è suggerito da esperienze del tutto intime. …. L’amore è la prima ipotesi scientifica per la riproduzione oggettiva del fuoco». Bachelard, seguendo Jung, ritiene produttiva la linea di ricerca consiste nel «cercare sistematicamente le componenti della Libido in tutte le attività primitive». Tanto che, nel ripercorrere le pagine dedicate da Frazer (Il ramo d’oro. Studio sulla magia e la religione, 1973) ai fuochi di gioia e più in generale alle feste del fuoco, ne denunzia i limiti interpretativi. «Frazer, pone, infatti, il motivo delle sue spiegazioni in alcune utilità. Così, dai fuochi di gioia si ricavano delle ceneri che vanno a fecondare i campi di lino, i campi di grano ed orzo». In questo modo l’antropologo inglese «introduce una specie di razionalizzazione inconscia che orienta male un lettore moderno facilmente persuaso dell’utilità dei carbonati e degli altri concimi chimici». Al contrario bisogna considerare «lo slittamento verso i valori oscuri e profondi. ¼ Sia che si nutra una bestia, sia che si ingrassi un campo, vi è, al di là del semplice utile, un sogno più intimo, ed è il sogno della fecondità nella forma più sessuale. Le ceneri dei fuochi di gioia fecondano le bestie e i campi perché fecondano le donne. È l’esperienza del fuoco d’amore il fondamento dell’induzione oggettiva. Una volta di più, la spiegazione mediante l’utile deve lasciare il passo alla spiegazione mediante il piacevole, la spiegazione razionale deve lasciare il posto alla spiegazione psicoanalitica».

Le indubbie suggestioni suscitate dalle analisi di Freud, Abraham, Jung, Bachelard per quanto attiene alle implicazioni psichiche della scoperta del fuoco e le sue relazioni con la sfera sessuale, non hanno mancato di influenzare alcune interpretazioni antropologiche di riti ignei. De Simone e Rossi (Carnevale si chiamava Vincenzo. Rituali di Carnevale in Campania, 1977) hanno fatto ricorso alla psicanalisi per sottolineare il legame tra fuoco e sfera vitale, interpretando in questa chiave alcuni aspetti dei roghi di sant’Antonio Abate e di Carnevale.

Al di là delle suggestioni che possono derivare da tal genere di letture, tuttavia, resta il fatto che l’unica conferma che si ottiene da analisi di questo tipo è quanto sia facile applicare modelli interpretativi fantasiosi quando la realtà si osserva senza la lente della storia e senza tener conto degli specifici contesti socio-culturali e dei sistemi di relazioni che li sostengono. Ciò che può essere osservato, in linea generale, è che il fuoco “umano”, laddove concepito come emanazione del fuoco “celeste”, è spesso associato al sole e ne detiene il potere generativo e vivificante, la forza e l’energia proponendosi, dunque, come simbolo di rinascita e di rinnovamento della vita, intimamente legato alla fecondità della terra, degli animali, degli uomini. Numerosi rituali, folklorici e etnologici, che prevedono il contatto con la fiamma, oltre a essere sostenuti dalla credenza nelle sue virtù purificatrici, fanno riferimento alla sua capacità di accrescere o stimolare la potenza sessuale. Il fuoco, in quanto calore vitale, è dunque anche seme, sperma. L’accensione di un fuoco è equiparata alla copula, alla generazione di un figlio. Sovente nella mitologia che concerne l’origine del fuoco si racconta della sua conservazione all’interno del sesso femminile. Diversi miti d’altra parte indicano il fuoco come elemento attivo della procreazione. Si pensi alla leggenda ovidiana secondo la quale Servio Tullio fu generato dalla vergine Ocrisia fecondata da un membro virile emerso dal sacro focolare o a Caeculus, mitico fondatore di Preneste, nato da una fanciulla fecondata da una scintilla sprizzata dal focolare e indicato pertanto come figlio di Vulcano.

Qualsivoglia sia la prospettiva interpretativa che scegliamo di adottare, resta il fatto che le fiamme, luce e calore insieme, potenziali apportatrici di vita e di distruzione insieme, possono efficacemente rappresentare, in ragione della strutturale ambiguità dei simboli, l’eterna opposizione che sostanzia i prodotti materiali e immateriali delle umane culture, quella tra la vita e la  morte. Resta il fatto che molteplici miti e riti del fuoco e con il fuoco, tanto antichi che moderni, rinviano alla sfera della fecondità e dell’eros, della passione amorosa e del concupiscente desiderio come è dato cogliere nelle straordinarie proposte del Festival internazionale Teatro del Fuoco, ideato da Amelia Bucalo Triglia.

Ignazio E. Buttitta

 

Da Palermo in linea Maria Elena Vittoriettiultima modifica: 2011-06-24T07:49:00+02:00da leonedilipari
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