Vulcano, sotto il cratere c’è di più

di Rossella Cerulli

vulcanoarcipelago1.jpgSconta la presenza di un ospite colossale, che sbuffa da quasi 6000 anni. Eppure l’isola di Vulcano, la più meridionale delle isole Eolie, 24 km al largo di Milazzo, costa nord orientale della Sicilia, non ospita soltanto un famoso cratere, monitorato h24 e meta di visitatori di tutto il mondo. Né vanta solo baie e calette, dove gettare l’ancora in estate.

No: superato il Porto, l’isola svela un lato di sé inaspettato, molto campestre e poco vulcanico. Che vale la pena conoscere in questi mesi primaverili, quando l’esplosione di ginestre e di acacie in fiore tappezza di giallo tutti i rilievi. Punto di riferimento per ogni tipo di informazione sono Luigi Segatta e Nidra Haupalae di Nolo Sprint, vulcanari d’adozione, trasferitisi qui 15 anni fa e veri appassionati del posto. “Un tempo Vulcano era ricoperta da una rete di mulattiere”, spiega Segatta, “di cui non esiste quasi più memoria. Con degli amici del posto stiamo recuperando, zappa alla mano, alcuni sentieri.

Valga per tutti la via Reale, percorso panoramico di 5 km che dal porto conduceva vero l’interno. Abbiamo ripristinato metà percorso: entro l’estate speriamo di completarlo”. Segatta e Haupalae organizzano anche escursioni in quad negli angoli meno conosciuti dell’isola, impossibili da raggiungere senza un conoscitore esperto (la segnaletica è praticamente inesistente). Tra le tante, quella che porta al Timpone di Rina, alle spalle dell’abitato di Lentia, con vista a 360° sulla costa ovest, a picco sul faraglione detto pietra Quaglietto (da ‘i quajetri, le berte che qui fanno sosta).

Ma anche la salita alle Grotte dei Rossi, più verso l’interno, spettacolare villaggio scavato nella pietra, zona di antiche sepolture trasformate poi in abitazioni. Perché Vulcano, considerata dai Liparoti una sorta di porta dell’Ade, fu infatti a lungo un luogo di inumazioni. Sentieristica a parte, anche percorrere in motorino l’unica provinciale riserva delle sorprese. Basta salire verso il Piano, caldera formatasi 80.000 anni fa, per scoprire un’altra isola, la più antica.

Terminato di colpo l’agglomerato del Porto, la strada si inerpica girando intorno al cono del vulcano, e nella zona di Vallonazzo il panorama si fa verdissimo, in contrasto con rosso arido del cratere: riparata da venti e erosione, la vegetazione ha qui il sopravvento, grazie alla scarsa acidità dei terreni. E nonostante l’orizzonte si apra nel blu sul profilo di Salina, Lipari e Filicudi, l’ambiente si fa quasi montano, 400 m di altezza tra alberi d’alto fusto (impensabili vicino al mare o alla pozza dei fanghi) e boschetti di lecci, dove in autunno si raccolgono funghi. Superato l’abitato del Piano, manciata di case gettate tra i campi coltivati, 500 ettari, si apre un reticolo di sentieri.

Lungo i quali è facile incontrare mandrie di capre al pascolo, vacche, galline in libertà e qualche cavallo: perché questo è proprio un vulcano di campagna. Imperdibile quello che porta al Belvedere di Capo Grillo, spettacolare punto di osservazione dove le isole sono a portata di mano, compresa Panarea e la più lontana Stromboli. Visibile anche l’istmo che collega Vulcano a Vulcanello, il più giovano vulcano d’Europa, unitosi all’isola solo nel ‘500. Proseguendo lungo la strada deserta, profondi tornanti a zig zag tra il verde e le vigne scendono giù fino a Gelso, nei pressi del Faro, minuscolo insediamento fuori dal tempo, affacciato sul mare nel versante sud.

Da qui il cratere non si vede più (non a caso questo fu il primo centro popolato dell’isola, al riparo dalle eruzioni): in compenso nelle giornate terse l’Etna spunta dietro i rilievi della costa, vicinissima all’orizzonte. Esistono però itinerari più impegnativi, da effettuare a piedi con trekker esperti. Dario Scaffidi, guida ambientale di Trekking Eolie, associazione senza fini di lucro, suggerisce quello nella Valle Roia, profondo canyon che separa la caldera della Fossa del Vulcano da quella del Piano. “Ci si può anche addentrare da soli”, precisa Scaffidi, “ma dopo l’accesso molto largo il sentiero si restringe, ostruito dalla vegetazione ed è difficile procedere”.

Una camminata di quattro ore, dal Porto fino alla scogliera sul mare e ritorno, seguendo la base verdissima del cratere, in una gola dalle pareti di roccia alte 30 metri. Dove sgorga anche l’unica sorgente d’acqua dell’isola, detta a’schicciula (la goccia) dai vulcanari. Tutto insomma fuorché un ambiente vulcanico. Ma per quello c’è sempre l’escursione classica sul cratere.

Vulcano, sotto il cratere c’è di piùultima modifica: 2013-04-23T18:30:07+02:00da leonedilipari
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