“Di tutte le isole meravigliose, l’isolachenoncè è la più comoda e la più solida: non è né troppo grande, né troppo
Correva l’anno 1960 e l’isola di Panarea era un’isola selvaggia e poco popolata. Non è azzardato dire che proprio grazie alla visione cinematografica le Eolie e Panarea cominciano ad avere un’attenzione particolare da parte dei visitatori. I milanesi acquistano terreni e ruderi
Sul cinema eoliano e in particolare sul film di Antonioni molto è stato scritto, ma forse pochi o nessuno ha o pensato di andare a intervistare i personaggi. Coloro che il film l’hanno vissuto dal retroscena. Quindi per sentire qualcosa di nuovo ci è sembrato interessante sentire la voce di chi a quel film ci ha lavorato. A Panarea abbiamo intervistato Giovanni Tesoriero e Bartolino Taranto.
Giovanni Tesoriero ha seguito la troupe del regista per tutta la lavorazione del film. Da Lisca Bianca a Bagheria. Da Noto a Siracusa non tralasciando Messina. La lavorazione su lisca bianca è durata due mesi. Le difficoltà non mancarono sia di ordine organizzativo sia per le avversità climatiche. La troupe stanziata a Panarea, faceva ogni girono avanti e indietro da Lisca Bianca. “ Io sono rimasto tre giorni sull’isolotto di Lisca Bianca solo in compagnia delle pecore “ così racconta Giovanni che all’epoca in cui fu girato il film aveva diciotto anni.
Bartolino Taranto ci racconta che Panarea cinquantotto anni fa, all’epoca della realizzazione del film non era tutta accoglienza, c’erano pochi locali, ogni cinque giorni si andava a Lipari (l’isola più grande dell’arcipelago) per rivedere le riprese. Bartolino ricorda la frenesia di quei giorni. La costruzione della casa su Lisca Bianca e le difficoltà per portare il gruppo elettrogeno su quell’isolotto sperduto in mezzo al mare. Una paga di 800 lire giornaliere, 1200 lire per una intera giornata lavorativa.
La gente del luogo era contenta della presenza di Antonioni sull’isola ,di quei riflettori, di quelle luci che hanno consacrato l’immagine di un