I giorni della guerra, quando i tedeschi sbarcarono a Stromboli.
Denominata il “Faro del Mediterraneo” fin dai tempi antichi, Stromboli era conosciuta a tutti coloro che percorrevano le rotte del mar Tirreno. Essa era un punto di riferimento, utile a orientarsi durante la navigazione e ancor più di notte, i suoi bagliori sembravano indicare a tutti la giusta via da seguire. Proprio come avevano fatto nei tempi antichi i romani, i greci e i turchi, anche i tedeschi durante la Seconda Guerra Mondiale, data sua posizione strategica, decisero di occuparla e di farne un punto d’osservazione privilegiato.
L’arrivo dei soldati stravolse la vita della pacifica popolazione dell’isola, che composta per lo più da pescatori e contadini, si trovò
Il rumore dei cannoni si sostituì a quello del vulcano, così come i bagliori delle sue esplosioni si mescolarono a quelle delle bombe che cadevano sulle città della costa, ben visibili sulla linea dell’orizzonte. Anche il vulcano, da sempre irruente e permaloso, sembrò soffrire la presenza di quei “profanatori” e proprio come i suoi abitanti, per tutto il periodo se ne rimase nascosto sulla cima della sua montagna come se fosse impotente di fronte alla guerra. La gente di Stromboli con grande amore e determinazione, riuscì a superare le tante difficoltà di quel lungo periodo e quando anche la guerra finì, attese con impazienza di risentire la voce prepotente del vulcano che da sempre l’aveva accompagnata e solo allora si sentì nuovamente libera.