di Emanuele Coen
Un cono con immancabile nuvoletta
Stromboli, l’isola più giovane e settentrionale del gruppo, inconfondibile per la forma conica e la nuvola di fumo nerastro che cinge in ogni momento la vetta della montagna, presenta coste rocciose e a picco a differenza del lato nordorientale, verdeggiante e coltivato. La cima, a 926 metri, costituisce la sommità di un apparato che si eleva dal fondo marino per 3.500 metri, mentre i crateri sono situati più in basso, verso nordovest, all’apice dello scivolo chiamato Sciara del Fuoco, lungo il quale la lava giunge al mare. Un muro di roccia nero come la pece che sprofonda negli abissi più profondi, inaccessibili ai subacquei, puntando verso la Fossa del Tirreno profonda oltre tremila metri. Sul versante più dolce, invece, i villaggi collinari di San Bartolomeo e San Vincenzo digradano verso il mare circondati da vigneti, fino alle spiagge di sabbia scura e ciottoli di Piscità, Scari e Ficogrande.
Da qui si può ammirare Strombolicchio, lo scoglio connesso all’apparato del vulcano, mentre sul lato nord dell’isola, si trova l’altro centro abitato, Ginostra, con il porticciolo Pertuso dove può approdare una barca per volta. D’inverno, quando il mare è agitato, il villaggio resta fuori dal mondo per giorni interi. L’associazione Nesos (nesos.org, tel. 347 5768609), formata da guide qualificate, organizza escursioni naturalistiche in tutto l’arcipelago. A Stromboli, uno degli itinerari attraversa la colata lavica di San Bartolo, di epoca romana, e il Vallonazzo, la profonda incisione torrentizia che separa le formazioni geologiche più antiche di 13mila anni da quelle del Neo-Stromboli, fino a cinquemila anni fa. Un viaggio di tre ore fra eriche, ginestre odorose, corbezzoli, folti arbusti, lecci (Quercus ilex), canneti, fiordalisi delle Eolie