«Un vero disastro – commenta l´ex ministro dell´Istruzione Giuseppe Fioroni – così salta il diritto universale all´istruzione pubblica garantito dalla Costituzione, chi è ricco potrà permettersi le scuole di alto livello, le altre famiglie dovranno accontentarsi di quello che resta, compresa la formazione professionale. Il piano di Tremonti è ormai chiaro, e se andrà in porto sarà un dramma per il Paese».
Ma da dove escono fuori questi numeri preoccupanti? «Siamo partiti dai dati ufficiali del ministero della Pubblica istruzione relativi al 2007-2008 ed abbiamo elaborato una serie di proiezioni in base ai tagli del personale ed alla consistenza numerica degli studenti nelle scuole – chiarisce Mariangela Bastico, per anni assessore alla scuola in Emilia-Romagna e viceministro di Giuseppe Fioroni – Abbiamo poi messo in relazione i dati rispetto alle ipotesi di accorpamento per le scuole con meno di 500 o di 600 alunni. Ne esce fuori un panorama molto preoccupante. Presenteremo oggi i risultati dell´inchiesta alla festa nazionale del Pd a Firenze».
Vediamo, attraverso esempi pratici, cosa potrebbe accadere nel prossimo futuro. Nelle grandi aree urbane, come Roma, Napoli, Palermo o Milano, spostare una scuola di piccole dimensioni in un´altra non crea problemi insormontabili. A parte le famiglie che hanno la scuola vicino a casa, in genere, i bambini vengono accompagnati in macchina e si tratterebbe di fare qualche chilometro in più. Certo ci potranno essere più disagi ed un aumento dello stress da traffico, ma nelle città ci si è assuefatti. Altra storia è quella che riguarda il piccolo paese nelle valli alpine, sull´Appennino tosco-emiliano o sui monti del Sannio. Lì bambini e genitori saranno costretti ogni mattina ad una levataccia, e dovrà essere il Comune ad organizzare il servizio di trasporto scolastico.
«Ho appena finito un incontro con un gruppo di sindaci delle comunità montane a Barga, in provinicia di Lucca – confida Mariangela Bastico – e dire che sono usciti molto preoccupati è dir poco. A parte i problemi logistici e finzanziari, il problema è che si va verso uno smantellamento della scuola come presidio sociale ed identitario, in piccoli paesi dove ha già chiuso l´ufficio postale e magari anche la stazione dei carabinieri».
Ancora più drammatica la prospettiva per le piccole isole: Lipari, Panarea, Pantelleria, Lampedusa, l´isola del Giglio, Ponza e tante altre. Difficile trasferire i piccoli delle elementari con un gommone sulla terraferma, condizioni meteo a parte.
Ma in forza del principio dei tagli, tutto è possibile. «Tagliare 100 mila insegnanti vuol dire cambiare il sistema scolastico italiano – commenta Mariangela Bastico – ma non è un´operazione campata in aria. Abbiamo 25 mila posti vacanti, ogni anno vanno in pensione 30 mila insegnanti, quelli di ruolo si possono usare per cancellare le supplenze. Non si licenzia nessuno ed in quattro anni si raggiunge l´obiettivo di Tremonti. Ma i costi sarebbero pesantissimi: il definitivo abbandono della scuola pubblica, ed il crollo definitivo del sistema di istruzione».
ISOLE MINORI, SCUOLE A RISCHIO
ISOLE MINORI, SCUOLE A RISCHIOultima modifica: 2008-08-30T17:02:09+02:00da
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