I manifesti col suo volto sono comparsi in diverse zone della provincia di Catania, bacino elettorale di Raffaele, che da Grammichele ha scalato le cime della politica fino a incappare nell’inchiesta giudiziaria di Catania con quell’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa che lo ha convinto a farsi da parte, dimettendosi da governatore, lasciando le cariche di partito, e lavorando in silenzio nelle stanze della politica.
“Liberi di crederci” è lo slogan del giovane Lombardo che prova così a ripercorrere le orme del padre e dello zio Angelo, eletto alla Camera dei deputati. Molti nel Mpa prevedono una valanga di voti per Toti Lombardo, buona parte eredità che gli lascia in dote il padre, che, dopo avere annunciato il suo ritiro in campagna, aveva escluso la discesa in politica del figlio.
Toti ha scelto invece di provare a varcare il portone di Palazzo dei Normanni, sede dell’Assemblea regionale siciliana sconvolta durante la legislatura appena terminata dai continui cambi di casacca dei deputati, travolti dall’abilità politica di Raffaele Lombardo che è riuscito a rompere prima il centrodestra, mandando all’opposisione Pdl e Pid, e poi il centrosinistra, spaccando il Pd (gran parte del gruppo parlamentare ne ha sostenuto l’azione amministrativa salvo voltargli le spalle in primavera).
E di Toti, chi lo conosce, ne parla come abile oratore e comunicatore, con alle spalle tanti coetani pronti a sostenerlo. Nel Mpa qualcuno ha già fatto le valigie, troppo forte il consenso dei Lombardo per una sfida tutta in famiglia, meglio emigrare in liste collegate agli avversari di Miccichè.