I rappresentanti del comitato presieduto da Manuela Sonia D’Ambra (alle 23′ settimana di gravidanza) in una nota hanno ricordato che “oltre al punto nascite hanno chiuso anche il reparto di pediatria, assegnando invece una deroga a cinque ospedali siciliani per la loro difficoltà o impossibilità di garantire in tempi congrui, il trafserimento delle pazienti verso strutture di secondo livello. Ma come si fa a dimenticare che tra Lipari e la Sicilia ci sia di mezzo il mare? La popolazione eoliana, arrabbiata e mortificata vuole sapere perchè una donna isolana in stato di gravidanza deve essere costretta a vivere, insieme al nascituro, una condizione di grave insicurezza; deve affrontare una lunga traversata in mare; deve affrontare un viaggio in elicottero, vento permettendo; deve trasferirsi sulla terraferma 15 giorni prima della data prevista per la fine della gravidanza per raggiungere la struttura ospedaliera piu’ vicina, privandosi del conforto della famiglia e abbandonando i propri figli”.
E ancora: “deve affrontare enormi disagi in termini di costi, in un momento in cui le difficoltà economiche sono diventate una regola per la maggior parte delle famiglie italiane, quando potrebbe utilizzare le risorse disponibili per il benessere del nascituro; deve aspettare l’urgenza per poter far nascere il proprio figlio a Lipari (l’esempio della signora di Salina che dopo aver fatto il giro della Sicilia in elicottero per poter partorire, è stata riportata a Lipari è emblematico) e perchè con la chiusura del reparto di pediatria i nostri bambini devono essere ricoverati nel reparto di medicina generale in un ambiente non a loro confacente?”. “Adesso basta – hanno concluso – l’ospedale di Lipari appartiene agli eoliani e noi rimarremo qui a manifestare ad oltranza fino a quando non saremo certi che il nostro diritto alla salute sia concretamente e definitivamente rispettato e assicurato. Tutti insieme siamo uniti e gridiamo “Giu’ le mani dal nostro ospedale”.
Intanto, un pool di avvocati è già al lavoro per presentare un ricorso al tar di Catania contro il “decreto-Russo”. Tra poco l’intervista all’ing. Emanuele Carnevale.