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Rassegna Stampa. “Corsera”, Argentario e pontili galleggianti

di Marco Gasperetti

La prima onda dello tsunami giudiziario è arrivata venerdì mattina. Sommergendo il primo «pontile d’oro» di Monte Argentario, promontorio di vip e parlamentari in vacanza. I sigilli sono stati apposti dalla Guardia di finanza di Grosseto al Domiziano di Porto Santo Stefano, 150 metri di lunghezza, 200 posti barca e yacht sino a quaranta metri. Struttura abusiva, secondo la procura maremmana, che con il decreto di sequestro ha firmato i primi cinque avvisi di garanzia nei confronti di due funzionari comunali, il progettista, il costruttore e il proprietario del pontile con reati che vanno dall’abuso edilizio alla violazione delle norme di tutela ambientale, dal falso all’occupazione abusiva di suolo demaniale. Adesso il pontile incriminato deve essere rimosso, insieme alle barche già pronte per la prossima stagione. Ed è solo l’inizio.

ALTRI 17 APPRODI – La Finanza è già pronta a sequestrare gli altri 17 approdi di Porto Santo Stefano e di Porto Ercole, mille posti barca in tutto, per un business (rimessaggi e indotto compresi) di oltre cento milioni di euro. Secondo la procura, infatti, tutti gli approdi delle due cittadine dell’Argentario sarebbero abusivi e dunque fuori legge. Insomma si rischia la paralisi con danni inimmaginabili per il turismo. Se l’operazione «Pontili puliti» non avrà stop imprevisti, già da primavera Monte Argentario potrebbe essere de-barchizzato, ovvero ripulito da panfili, yacht barche a vela o a motore che hanno fatto la felicità di molti vacanzieri illustri. Tra questi il sottosegretario alla Presidenza del consiglio, Rocco Crimi, il vice sindaco di Roma e parlamentare Mauro Cutrufo, Cesare Previti con il suo brigantino «Barbarossa» che la scorsa estate ha accompagnato le presunte spoglie del Caravaggio dando il via alle celebrazioni della scoperta delle ossa del grande Michelangelo Merisi.

IL PIANO DEL 1959 – Loro e gli altri, ovviamente, c’entrano niente con l’inchiesta, partita a maggio dalla procura di Grosseto. I magistrati sono andati a leggere nelle vecchie carte del Comune e hanno scoperto che l’unico piano del porto in vigore risale al lontanissimo 1959 e non prevede costruzioni di pontili. Addirittura Porto Ercole è ancora indicato come «porto rifugio» dove le imbarcazioni possono ripararsi solo in caso di mare mosso o tempeste. Il pm Alessandro Leopizzi ha poi scoperto che le presunte illegittime concessioni demaniali per realizzare i pontili erano state concesse, violando la legge, dalla capitaneria di Porto di Livorno allora competente su Monte Argentario e avallate dal Comune. Gli eventuali reati sono andati prescritti. Non però quelli effettuati dopo il 2004. E, secondo l’inchiesta, non ci sarebbe pontile a Porto Santo Stefano e a Porto Ercole che dopo quella data non abbia realizzato lavori di ampliamento, come effettuati, secondo l’accusa, dal Domiziano, il primo a essere sequestrato.

ICEBERG – Dunque quella di venerdì è solo la punta dell’iceberg di una maxi inchiesta. Che oltretutto si affianca a una sentenza del Consiglio di Stato che ha dichiarato illegittime le concessioni dei pontili di Porto Ercole e alle nuove normative europee che prevedono la messa all’asta delle medesime. Fino a oggi, infatti, le concessioni, oltretutto abusive per la procura, sono sempre nelle stesse mani e si tramandano come un bene ereditato. Un tesoro che ufficialmente, da dichiarazione dei redditi, fattura più di 5 milioni l’anno ma che, con indotto e rimessaggi, potrebbe essere venti volte superiore.

Rassegna Stampa. “Corsera”, Argentario e pontili galleggiantiultima modifica: 2011-01-15T13:30:00+01:00da
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