Finisce l’indennità di disoccupazione. Si prospetta un inverno di sofferenza

Un dramma silenzioso, quello dei lavoratori stagionali del turismo e del commercio. A denunciarlo è la Fisascat Cisl nel corso del suo Esecutivo provinciale. il 40% di loro ha terminato, infatti, proprio in questi giorni di Natale ha finito di percepire l’indennità di disoccupazione, la Naspi, e sta per entrare adesso in un inverno di sofferenza.

«I lavoratori contrattalizzati a maggio, il cui contratto è terminato il 30 settembre scorso, e che hanno lavorato dunque per 5 circa mesi – spiegano Pancrazio Di Leo e Salvatore D’Agostino, responsabili della Fisascat Cisl Messina – hanno avuto accesso alla Naspi per un corrispettivo di 2 mensilità e mezza e sino alla prossima primavera non avranno alcun sussidio per mandare avanti le loro famiglie. È un’emergenza economica ma soprattutto sociale».

Il dato, per altro, si ancor più preoccupante se si tiene conto di chi ha iniziato a giugno e che fa aumentare la stima dei lavoratori al 50%. «C’è chi ha lavorato sino ad ottobre – continuano Di Leo e D’Agostino – ma anche per loro sta iniziando un inverno complicato e da gennaio tutti i lavoratori stagionali sono costretti a dover affrontare un lungo inverno senza alcun sussidio, e così sarà sino ad aprile-maggio, sino cioè all’avvio della prossima stagione turistica».

La Fisascat Cisl di Messina ha ribadito come i lavoratori stagionali sono stati penalizzati dalla Riforma Naspi varata nel 2015 nell’ambito del Jobs Act e che, nel determinare il superamento della Aspi e MiniApsi, non si è rivelato una riforma del lavoro funzionale alle necessità del comparto ma ne ha invece acuito le difficoltà.

La riduzione del periodo lavorativo e contributivo sta progressivamente portando alla fame migliaia di famiglie per le quali il periodo invernale è ormai diventato un incubo. Un problema ben vivo nel comprensorio di Taormina e ancora più drammatico appare l’esempio di realtà turistiche di rilievo come le Isole Eolie, dove il periodo di impiego consente ai lavoratori di percepire in media due mesi di indennità Naspi, che evidentemente non possono bastare alle famiglie per affrontare un arco di tempo equivalente a circa 6/8 mesi di assenza di qualsiasi forma di sostegno al reddito.
All’Esecutivo provinciale ha partecipato anche la segretaria territoriale della Cisl Messina, Mariella Crisafulli, che ha sottolineato il «disagio economico ma anche sociale di chi vive al Sud. Bene – ha detto la Crisafulli – l’investimento della Fisascat sui giovani, dando seguito all’indirizzo della Cisl nazionale, così da dare spazio ed opportunità di sviluppare competenze ed impegnarsi concretamente nel Sindacato».

Il «tesoro» della Sicilia: 17,6 miliardi per chi sarà il futuro Governatore

rpiemontepiccoladi Roberto Piemonte

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Il «tesoro» della Sicilia: 17,6 miliardi per chi sarà il futuro Governatore
Che domenica 5 novembre voti, si astenga nel segreto dell’urna o resti a casa, l’ultimo seme di speranza nella crescita che ogni siciliano, lattanti compresi, metterà nelle mani del futuro Governatore è di poco superiore a 3.491 euro. Quel gruzzoletto pro-capite, moltiplicato per gli oltre 5 milioni di residenti isolani, si trasforma infatti in un fiume di risorse: 17,6 miliardi.È questa la dote complessiva dell’ultimo ciclo settennale comunitario (2014-2020) di promozione e sostegno dello sviluppo socioeconomico che il futuro presidente regionale sarà chiamato, dopo 23 anni di vane attese, a mettere completamente a frutto………..

Sorgente: Il «tesoro» della Sicilia: 17,6 miliardi per chi sarà il futuro Governatore

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Rassegna Stampa. La Lira per salvarci ?

Se è corretto che l’avvento del governo Monti in Italia e del governo Papademos in Grecia corrisponde a un colpo di stato finanziario imposto dalla Banca Centrale Europea (Bce), dal Fondo Monetario Internazionale (Fmi) e dalla Commissione dell’Unione Europea sottomessa al direttorio della Francia e della Germania che sono i principali Paesi creditori dell’Italia e della Grecia; se è corretto che l’economia italiana è fondamentalmente sana e che l’Italia, al pari del resto del mondo, sta pagando le conseguenze del crimine perpetrato dai poteri finanziari forti che hanno messo sul mercato un ammontare di prodotti derivati pari a 700.000 miliardi di dollari, denaro virtuale che non ha riscontro con i beni prodotti, contro un Pil (Prodotto Interno Lordo) mondiale di 60.000 miliardi di dollari che corrisponde al valore della ricchezza reale dell’insieme degli stati del mondo; se è corretto che nel 2000, prima dell’adesione all’euro, gli italiani stavano meglio di quanto non stiano oggi mettendo a confronto i dati concernenti il reddito pro-capite a prezzi costanti, l’occupazione reale, le esportazioni delle nostre imprese e la bilancia dei pagamenti; se tutto ciò è corretto allora è arrivato il momento di valutare seriamente e prendere successivamente e rapidamente la decisione di riscattare la nostra sovranità monetaria, che significa tornare a battere moneta in Italia uscendo dall’euro, come presupposto inevitabile per salvaguardare la nostra sovranità nazionale, affinché non ci si ritrovi sempre più succubi di un’Europa centralistica e autoritaria egemonizzata dalla Germania e sempre più in balia dei poteri finanziari forti che ci schiavizzeranno riducendoci, al pari dei cinesi capital-comunisti, in semplici produttori di materialità per far crescere illimitatamente il Pil, la cui ricompensa corrisponderà alla possibilità di consumare il più possibile, scardinando la nostra civiltà laica e liberale dalle radici giudaico-cristiane svuotandola di qualsiasi presenza di spiritualità, valori non negoziabili, identità comunitaria e nazionale, certezza delle regole e democrazia sostanziale.

Nel suo discorso alla Camera prima di ottenere un consenso plebiscitario lo scorso 18 novembre, Monti ha sdegnosamente rifiutato qualsiasi allusione alla sua appartenenza ai poteri finanziari forti, considerandola offensiva, ha escluso qualsiasi conflitto d’interessi per la presenza di diversi ministri che ricoprivano ruolo dirigenziali nelle banche o al servizio dei banchieri, fino ad escludere del tutto, addirittura ironizzando, sul fatto che in Italia ci siano dei poteri finanziari forti: “A proposito di conflitti di interesse e poteri forti, di poteri forti in Italia non ne conosco, magari l’Italia avesse qualche potere forte in più”. Sulla dinamica che ha portato all’avvento del governo Monti abbiamo già ampiamente trattato sul Giornale e ribadisco la mia condanna assoluta perché si tratta di una flagrante violazione della nostra democrazia sostanziale. Monti ci dica soltanto se è vero o meno che è stato consigliere della Goldman Sachs, la più importante banca d’affari al mondo, presidente europeo della Commissione Trilaterale e socio del Gruppo Bilderberg, che annoverano al loro interno i più potenti finanzieri, imprenditori e politici del mondo.

Sulla prospettiva della crescente sottomissione dell’Italia ad un’Europa egemonizzata dal direttorio franco-tedesco, consideriamo che del nostro debito estero, pari a 1.040 miliardi di euro, la Francia detiene 378 miliardi di euro (36% ) mentre la Germania detiene 140 miliardi di euro (13%). Così come per la Grecia che ha un debito estero di 175 miliardi di euro, la Francia detiene 55 miliardi di euro (31%) mentre la

Germania detiene 33 miliardi di euro (19%). I colpi di stato finanziari messi a segno prima in Grecia e poi in Italia corrispondono alle decisioni assunte da Sarkozy e dalla Merkel, d’intesa con i centri finanziari internazionali, per garantire i loro interessi nazionali. Se vogliamo avere un riscontro circa l’atteggiamento aggressivo, al limite dell’intimidatorio, dei due leader citiamo quanto hanno detto recentemente la Merkel: “Se cade l’euro cade l’Europa. Nessuno prenda per garantiti altri 50 anni di pace in Europa”, e Sarkozy: “L’Europa è il continente che ha conosciuto le guerre più barbare al mondo, e non sono accadute nel Medioevo, ma nel XX secolo, per ben due volte. […] Lasciare distruggere l’euro è prendersi il rischio di distruggere l’Europa. Coloro che vogliono distruggere l’euro si assumeranno la responsabilità di riaccendere i conflitti nel nostro continente”.

 

Dobbiamo prendere atto che l’euro è l’unica moneta al mondo che impedisce agli stati che lo adottano di poter ottenere il prestito dalle rispettive banche nazionali e sono costretti ad offrire i loro titoli sul mercato, esponendosi al rischio di intercettare i prodotti derivati, il cancro della finanzia internazionale. La speculazione sui titoli azionari e sullo spread finisce per far cadere i governi nazionali. Al contrario gli inglesi, i danesi e gli svedesi, che non aderiscono all’euro, se ne fregano dello spread, quando hanno bisogno di soldi vanno dalle rispettive banche centrali e si fanno stampare moneta.

Ecco perché è arrivato il momento di riconsiderare la nostra adesione all’euro e al ripristino della nostra sovranità monetaria, anche attraverso la rinazionalizzazione della Banca Centrale d’Italia e attribuendo direttamente al Tesoro l’emissione della moneta così come è avvenuto in passato. E’ ora che decidiamo se vogliamo diventare schiavi di questa Europa dell’euro, autocratica, materialistica, consumistica e relativista, o se scegliamo di affrancarci finanziariamente, riscattare la nostra sovranità nazionale e rinascere come civiltà con un’anima che mette al centro la persona non la moneta, persegue il bene comune non il profitto costi quel che costi.

Eolie, i pescatori sollecitano il pagamento del fermo biologico

pesca.JPGSos dai pescatori alla Regione: “sbloccate i fondi per il fermo biologico”. A febbraio difatti non sono state liquidate le indennità. L’assessore regionale alla pesca Roberto Di Mauro ha replicato che “i soldi sono già pronti, potranno essere liquidati solamente quando la documentazione sarà completa”.

Pesca, in arrivo un mare di…finanziamenti

PESCA2.JPGSi apre un nuovo capitolo per la pesca siciliana. Regole e priorità si potranno riscrivere  grazie ad un finanziamento di 151 milioni di euro del Fep (Fondo europeo della pesca) per il 2007 2013, che sarà utilizzato dalla Regione per interventi nel settore ittico.

È emerso questa mattina nell’ambito della conferenza stampa di presentazione della “due giorni”, in programma sabato e domenica ad Agrigento con la partecipazione del Distretto produttivo della pesca di Mazara del Vallo e delegazioni del comparto pesca provenienti da Marocco, Egitto, Libia, Malta e Tunisia.

La manifestazione è stata presentata dall’assessore regionale alla Cooperazione Roberto Di Mauro. “Così come previsto dall’Unione – afferma Di Mauro – l’indirizzo del governo prevede un lavoro sistemico destinato alla conservazione delle specie e alla salvaguardia degli habitat marini. Saranno attivate nuove regole per la gestione dei fondi riguardo la promozione del pescato attraverso ricerche ed azioni di marketing più incisive”.

I 151 milioni di euro saranno destinati per il 20% (più di 31 milioni di euro) all’ammodernamento delle flotte siciliane; per il 37% (oltre 56 milioni di euro) a progetti concernenti l’acquacoltura; per il 21% (oltre 31 milioni di euro) allo sviluppo del comparto nei mercati esteri; per il 5,5% (più di 8 milioni di euro) allo sviluppo sostenibile delle zone di pesca ed infine per l’1,5% ( 1,5 milioni di euro) a progetti-pilota di assistenza tecnica.

Bds, per le imprese 450 milioni

bds.jpgCredito in Sicilia. Dal Banco di Sicilia 450 milioni alle imprese.

L’iniziativa è del gruppo Unicredit ed è una misura anti-crisi.

PESCA, I SINDACATI SOLLECITANO INCONTRO

bpesca.JPGLe segreterie nazionali di Fai, Flai e Uilapesca hanno chiesto un incontro urgente al coordinatore degli assessori regionali all’agricoltura e pesca presso la conferenza stato-regioni, Enzo Russo, per rappresentare lo stato di disagio e di forte preoccupazione dei lavoratori della pesca, a seguito dei piu’ recenti provvedimenti adottati dal governo, e per discutere sull’attuazione delle misure sociali che il Fondo europeo per la pesca (Fep) e il relativo programma operativo italiano affidano alle regione e che, secondo Fai-Flai-Uilapesca, andrebbero coordinate da un tavolo tripartito (sindacato, associazioni professionali e regioni). Nel merito, Fai-Flai-Uilapesca lamentano come i piu’ recenti provvedimenti, varati a sostegno del settore, non abbiano tenuto conto delle esigenze dei lavoratori dipendenti e siano stati indirizzati solo ed esclusivamente verso le imprese. E’ il caso del decreto sull’arresto definitivo delle imbarcazioni che ha stanziato 150 milioni di euro solo per le aziende senza introdurre misure sociali per i lavoratori, possibilita’ prevista dal Fondo europeo per la pesca (Fep); e’ ancora il caso dei 30 milioni di euro, stanziati lo scorso anno per far fronte all’emergenza caro gasolio e di cui avrebbero dovuto beneficiare anche i lavoratori, vittime al pari degli armatori, in virtu’ del contratto alla parte che determina la loro retribuzione. Una modifica pre-natalizia al decreto ha dirottato questa somma solo a vantaggio delle imprese. C’e’ poi l’incertezza della disponibilita’ di risorse per il prossimo Fermo Pesca, visto che sono state in gran parte gia’ utilizzate per il Fermo di emergenza dello scorso 2008. Infine Fai-Flai-Uilapesca lamentano la scarsa attenzione del Mipaaf nel voler estendere al settore della pesca un sistema di ammortizzatori sociali organico e completo, come quello vigente in agricoltura.

EVASIONE, STRETTA DEL FISCO PER LE RISTRUTTURAZIONI EDILIZIE

AENTRATE.jpgEvasione, stretta del fisco per le ristrutturazioni edilizie. L’Agenzia delle Entrate controllerà le utenze elettriche e gli alalcci di gas e acqua con il coinvolgimento dei Comuni. Si punta a raccogliere piu’ informazioni e dai possibili. L’obiettivo è di verificare i lavorie seguiti e scovare chi ha dichiarato il falso.

TURISMO E TERZIARIO. BONANNI, “A RISCHIO MIGLIAIA DI POSTI”

BRAFFAELE.jpg“La situazione è pesante. Non ci sono piu’ settori che passano indenni da questa crisi. Nell’industria del terziario cis ono piu’ di 15 mila posti di lavoro a rischio. E riteniamo che soprattutto il turismo che ha già chiuso il 2008 con un segno negativo, nel 2009 potrebbe subire un tracollo”. Lo ha detto il segretario generale della Cisl Raffaele Bonanni. “Le difficoltà maggiori – ha detto – ruguardano però il comparto meccanico e quello chimico”.